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Sonetto 20°


 Mia brutta, sei una castagna spettinata, mia bella, sei come il vento, mia brutta, della tua bocca se ne può far due, mia bella, son freschi i tuoi baci come angurie. Mia brutta, dove stan nascosti i tuoi seni? Son minuscoli come due coppe di frumento. Mi piacerebbe vederti due lune sul petto: le torri gigantesche della tua sovranità. Mia brutta, il mare non ha le tue unghie nella sua bottega, mia bella, fiore a fiore, stella per stella, onda per onda, amore, ho contato il tuo corpo: mia brutta t’amo per la tua cintura d’oro, mia bella, t’amo per una ruga sulla tua fronte, amore, t’amo perché sei chiara e perché sei oscura. (P. Neruda, da "Cento sonetti d’amore" - 1959) .. Brutta, bella, alta, bassa, grassa, formosa o magra, tutto quello che si vuol dire, pensare: aspetto esteriore discutibile finché si vuole, ma quando amore unisce due anime non c’è niente che tenga, proprio niente. Mistero? Chiamatelo come volete, cari amici, è del tutto inutile perdersi in mille rivoli di parole e di pensieri: se amore avvince e a lui ci si abbandona totalmente, tutto quello che normalmente risalta perde di significato, come lo stesso Neruda in altro sonetto, il 90° quando, creando una metafora d’indicibile bellezza, in un unico verso scrisse: «tutto cessò d’esistere meno i tuoi occhi». Si, gli occhi: un oceano d’amore, fattosi universo, in cui perdersi per il resto dei propri giorni. Insieme..