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Le golose


 
Io sono innamorato di tutte le signore che mangiano le paste nelle confetterie.Signore e signorine – le dita senza guanto – scelgon la pasta. Quanto ritornano bambine!Perché nïun le veda, volgon le spalle, in fretta, sollevan la veletta, divorano la preda.C’è quella che s’informa pensosa della scelta; quella che toglie svelta, né cura tinta e forma.L’una, pur mentre inghiotte, già pensa al dopo, al poi; e domina i vassoi con le pupille ghiotte.un’altra – il dolce crebbe – muove le disperate bianchissime al giulebbe dita confetturate!Un’altra, con bell’arte, sugge la punta estrema: invano! ché la crema esce dall’altra parte!L’una, senz’abbadare a giovine che adocchi, divora in pace. Gli occhi altra solleva, e paresugga, in supremo annunzio, non crema e cioccolatte, ma superliquefatte parole del D’Annunzio.Fra questi aromi acuti, strani, commisti troppo di cedro, di sciroppo, di creme, di velluti,di essenze parigine, di mammole, di chiome: oh! le signore come ritornano bambine!Perché non m’è concesso – o legge inopportuna! – il farmivi da presso, baciarvi ad una ad una,o belle bocche intatte di giovani signore, baciarvi nel sapore di crema e cioccolatte?Io sono innamorato di tutte le signore che mangiano le paste nelle confetterie. (Guido Gozzano) Solitamente i riferimenti gastronomici di qualsiasi genere non sono considerati poesie. Eppure il poeta crepuscolare Guido Gozzano introdusse nella sua poesia, in questa poesia anche i profumi inebrianti delle vivande, dei dolci in particolare. Una poesia "deliziosa" questa, del poeta torinese, intrisa di leggera ironia e un pizzico di dolce malinconia.Nello scorrere questi versi viene da immaginare il giovane poeta seduto ai tavolini di un caffè in quel di Torino, sua città natale, caffè frequentato da persone di un certo lignaggio, sorbire una bevanda e osservare donne alle prese con la pasticceria in esposizione.Per inciso: vi assicuro, cari amici, che quella torinese è eccezionalmente buona!Inutile nasconderlo: si comprende molto bene che Gozzano amava le donne con intensa ammirazione, le osservava e le descriveva con minuziosa precisione. In questa poesia le racconta mentre scelgono e mangiano pasterelle: una evidente verità di vita connessa al cibo. Risalta la delicatezza dei gesti, nei versi, l’attenzione di Gozzano cui nulla sembra sfuggire. Quando si parla di paste, dolci, cioccolata e quant’altro - perdonate -  mi viene da sospirare perché, pur con qualche “sotterranea scappatella”, dovrei evitare certe prelibatezze. Invece …