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Chiara, la mia vita con te

Post n°16 pubblicato il 01 Aprile 2013 da paolo_melappioni

Sul tuo volto vedo il cielo bianco dei pomeriggi pigri di pioggia, passati a letto insieme, il rosa rotondo della vita che prende forma (come una pancia o il viso di un bimbo), il rosso scuro del sangue che segna il passaggio di te in questo mondo, quell'aria un pò triste per quella opportunità persa, la mestizia che lascia posto alla speranza, perchè hai la certezza che ancora per qualche tempo, come da un fiore il pistillo che cade, segua passaggi segreti dentro di te, fino a nutrirsi di ciò che sei, ed anche se ogni volta è come se morisse una parte di te, non solo gli echi primordiali del DNA, ma anche la tua costruzione e formazione, la materia mentale di ciò che sei, la tua anima, è una realtà che si rinnova e ti permette di sbocciare, un orologio interno, il cui ritardo ti emoziona e spaventa e ti lascia in quell'attesa sospesa. Vedo i bronci di quando eri piccola, la tua ostinazione di oggi, le lacrime che puliscono e idratano la tua pelle della sofferenza, che un pò si riassorbe perchè non sia che tu ne rimanga senza, lo stupore della tua gioia che cerca nella mie labbra la conferma della felicità. E tutto ciò insieme al tuo viso mi piace, anche le sue picole rughe, il lento definirsi deciso del tempo, la fretta del muoversi delle tue mascelle che crea il caos sul tuo viso, e le gocce d'acqua sullo specchio in cui si riflette e che lo frammenta, la complicità nei tuoi occhi in cui vedo i cerchi disegnati dagli echi dei nostri corpi, che si infrangono tra loro, il tuo non cedere all'amore per dimostrarti che non ti accontenti, per la tua convinzione che quanto di meglio sia già accaduto, ma che ti spinge a voler vivere tutto fino in fondo solo per dimostrarti di avere ragione, e nell'aria maliziosa della piga delle tue labbra, che rende un pò asimettrico il tuo viso riconosco la tua voglia un pò scettica in cui dai alla vita ancora la possibilità di stupirti, di ferirti, di travolgerti, come ami dire tu, l'apatia dei momenti in cui sei stanca e il tuo viso mostra la tua anima che sembra sul punto di spaccarsi, , ma dalle crinature esce una luce, che la rende più maestosa e penso che ne debba seguire un'esplosione accecante a cui faccia seguito una nuova te che ricordi vagamente quello che eri, invece si riassorbe a poco a poco perchè tu cambi dentro. Il tuo volto è come un pianeta, immerso nell'universo della moltitudine dell'umanità che fa venir voglia, insieme al tuo corpo di essere percorso con le dita, le labbra, per sentirne i mutamenti, i ricordi di eree, assaporarne le ninfee che a volte fai emergere dallo stagno di certi giorni bui, in cui ci spargi un pò di trucco leggero, che sa di fragole, o pesca.

 
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