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LA BUONA NOTIZIA!!

Post n°24 pubblicato il 04 Novembre 2006 da erasmus09

Afghanistan - 03.11.2006''Ho visto una città distrutta dalla guerra''Gabriele Torsello racconta i suoi giorni in Afghanistan e la sua prigioniaimmagineimmagineimmagineimmagineimmagineimmagineimmagineimmagineimmagineimmagine

Torsello subito dopo la liberazione Foto©M.Notarianni/PeaceReporterGabriele, sei stato a Lashkargah e da lì hai fatto un giro....
Sono stato a Laskargah per venti, ventun  giorni, in un albergo locale. Stavo insieme agli afgani, non ho avuto problemi. Ho fatto diverse foto, a diversi soggetti, una madrasa, un attacco suicida, una bomba esplosa vicino al compound del governatore, poi delle altre foto di vita quotidiana a Lashkargah, poi altre foto sui mestieri, sui lavori.
 
E fuori da Lashkargah?
Fuori da Lashkargah sono andato a Musa Qala, con un taxi locale. Là sono stato due notti.
 
E cosa hai visto?
Ho visto una città fantasma, la maggior parte è distrutta.
 
Cosa ti raccontava la gente?
C'era tensione tra la gente, c'era pochissima gente, perché la maggior parte della città, come detto, era distrutta.

Ti hanno parlato di vittime civili sotto le bombe della Nato?
C'erano un po' di problemi con la lingua, perché nessuno parlava inglese, io ho documentato fotograficamente la distruzione, era ben chiaro il bombardamento. Poi da là dopo due giorni gli anziani del villaggio mi hanno detto di andar via. Io ho rispettato la loro decisione e sono andato via. Sono tornato a Lashkargah, dove avevo bisogno di editare le immagini e di trasmetterle e non era possibile farlo, quindi ho pensato di andare a Kabul. Solo che all'uscita di Lashkargah hanno fermato l'autobus e cinque persone armate mi hanno preso e mi hanno portato via.

Hanno fermato l'autobus per prendere direttamente te, hanno puntato dritti su di te, o solo quando hanno visto che eri un occidentale ti hanno preso e portato via?
Non hanno visto che ero occidentale perchè non ero vestito da occidentale e assomiglio molto a gente locale. Non mi hanno preso per un occidentale. Sapevano che ero stato a Musa Qala. C'era un link con Musa Qala in qualche modo. E poi m'hanno portato via, m'hanno portato in questo posto e m'hanno tenuto sempre chiuso al buio, quasi al buio per diversi di giorni, poi mi han spostato in un altro posto, ho passato la maggior parte del tempo bendato e al chiuso, al buio.

Ti tenevano incatenato?
Incatenato ai piedi, con una catena di mezzo metro neanche, alle caviglie.

Sei riuscito a capire dalle voci quante persone erano i carcerieri?
Non proprio. I primi erano in cinque, quando ci hanno fermato, poi sono arrivate altre persone e, ripeto, passavo molto tempo al buio e in quei pochi spostamenti che ho fatto ero bendato molto bene, non potevo vedere.

Quanti spostamenti hai fatto?
Quattro spostamenti, credo fossero quattro, ma adesso la memoria è un po'... così.

Hai mai sentito echi o rumori di sparatorie, bombardamenti?
Dove stavo l'altra notte c'è stato un bombardamento lì vicino.

Un bombardamento aereo?
Non so se era un bombardamento aereo, ci sono state esplosioni molto forti, erano esplosioni di bombe, molto forti, vicino al posto dove stavo, poi a distanza di venti minuti si sentivano altre esplosioni.

Tu con loro non avevi dialogo, non riuscivi a parlare con loro?
No, non volevano che parlassi, e poi c'erano anche problemi di linguaggio, con qualcuno sono riuscito a parlare, un po' in urdu, un po' in pashtun. L'inglese non lo parlavano, quindi qualche parola così, in urdu e in pashtun.

E cosa vi siete detti?
No, l'unico contatto che avevo era con questi che mi portavano da mangiare, ed erano tutte conversazioni di base, tipo, per avere acqua, o luce. Mi tenevano in un posto dove non c'era neanche circolazione d'aria, c'era un buco che era la ventilazione della stanza che avevano chiuso con della plastica. Chiedevo che lo liberassero dalla plastica. Quindi il livello della conversazione era limitato ai bisogni essenziali. Ripeto, avevo un accesso molto limitato ai contatti umani, l'unico contatto era di quattro minuti al giorno: la mattina quando mi portavano il tè, poi a pranzo quando mi portavano da mangiare e la sera quando di nuovo mi portavano da mangiare. Erano contatti molto brevi che avevo con loro. Non c'era neanche la possibilità di...

Avevi la possibilità di lavarti?
Nei primi due posti potevo lavarmi, avevo la possibilità di lavarmi, nel terzo posto avevo pochissima acqua e non mi facevano uscire. Quindi usavo quell'acqua per lavarmi essenzialmente le mani... un accesso limitato.

Per andare in bagno come facevi?
Nei primi posti potevo andare al bagno, nell'altro invece non potevo, mi avevano dato una latrina e usavo quella.

Ti avevano lasciato un Corano, o ti avevano dato un Corano?
Avevo un mio Corano, una traduzione in inglese, che ho usato per i primi quindici giorni, poi dopo lo spostamento non l'ho più avuto.

Riuscivi a leggerlo, c'era luce a sufficienza?
Riuscivo a leggerlo, fino al periodo del Ramadan, poi, durante un altro spostamento non mi hanno dato il tempo di prendere le mie cose e non ce l'avevo più con me.

Eri bendato anche quando stavi nella stanza?
No, nella stanza non ero bendato.

Hai qualcosa da dire alla tua famiglia?
Che voglio vederli al più presto possibile.

Quando hai capito che saresti stato liberato?
Quando mi hanno messo in auto e mi hanno salvato, in quel momento, quando ho visto le facce degli italiani e ho capito.
 
Enrico Piovesana 

 
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