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Post n°11 pubblicato il 24 Marzo 2006 da erasmus09

Iraq, per vendetta marine Usa massacrarono donne e bambini
di
red. (l'Unità del 22 marzo 2006)


Dopo lo scandalo delle torture di Abu Ghraib, dopo quello della stanza delle torture di Saddam Hussein usate dai marine per gli interrogatori, l'esercito americano è sempre più sotto accusa per i suoi abusi. L'esercito americano ha ammesso di aver aperto un'inchiesta sull'uccisione di 11 persone da parte di militari Usa, avvenuto mercoledì scorso ad Ishaqi, a nord di Baghdad. Ad accusare i soldati statunitensi è la polizia irachena, ma ci sono anche testimonianze di giornalisti, e un'inchiesta del settimanale Time.
Le vittime facevano parte della stessa famiglia, dalla nonna di 75 anni al nipotino di sei. Cinque delle vittime sono bambini. Tutti uccisi a sangue freddo con una pallottola in testa. I cadaveri sono stati trovati con le mani legate e la casa è stata fatta saltare in aria. «Si è trattato senza alcun dubbio di un evidente e perfetto crimine», ha detto il colonnello Farouq Hussein della polizia irachena.
Le forze Usa hanno ammesso soltanto di 4 morti, tra i quali solo uno era un ribelle. Per catturarlo, i soldati hanno sparato sulla casa in cui si era rifugiato e nella sparatoria hanno perso la vita anche due donne e un bambino.
Ma non è la prima volta che l'esercito Usa viene accusato di uccidere a sangue freddo vittime innocenti. Proprio il numero di questa settimana del settimanale Time ha rivelato dell'uccisione a sangue freddo, nel novembre scorso ad Haditha, nell'Iraq occidentale, di 15 persone disarmate, tra cui 7 erano donne e 3 bambini, sulla base di prove raccolte dalla polizia irachena.
"Un mattino ad Haditha" aveva titolato il giornale americano per ricordare quel 19 novembre 2005, quando i militari del terzo battaglione della prima compagnia dei Marines, la compagnia Kilo, massacrarono a sangue freddo i civili nelle loro abitazioni. Quella mattina, un ordigno rudimentale esplose lungo la strada per Haditha, uccidendo due soldati e ferendone altri tre. L'indomani un comunicato dell'esercito americano da Ramadi fornì la sua versione ufficiale: un ordigno sulla strada aveva fatto saltare un blindato Usa, uccidendo un soldato e 15 civili. Le truppe americane hanno ammesso solo l'uccisione di quattro persone in tutto. Ma dalle testimonianze raccolte a gennaio, quando vennero sentiti testimoni oculari e operatori umanitari, emerse un'altra verità, rivelata dal Time, e cioè che i civili furono giustiziati nelle loro abitazioni in rappresaglia all'attentato dinamitardo compiuto dalla guerriglia. Alcuni corpi, come si vede da foto pubblicate dal giornale, indossavano il pigiama. L'irruzione nell'abitazione sarebbe avvenuta per vendicare la morte del militare ucciso.
 
 
 
 
 
Giovanamsterdam
 
di MARCO TRAVAGLIO dall'Unità del 23 marzo 2006
 
Mancava giusto l'Olanda. In questi cinque anni il governo Bellachioma era riuscito a litigare con tutti i governi d'Europa e del Mediterraneo. Tutti tranne uno: i Paesi Bassi. Fortuna che il sagace Carlo Giovanardi se n'è accorto e ha provveduto da par suo proprio sul filo di lana, a tre settimane dalla fine della legislatura, definendo «nazista» la legislazione olandese in materia di eutanasia. Il Fernandel modenese, che è il più astuto fra i ministri dopo la prematura dipartita di Gasparri e Calderoli, ha detto proprio così: «nazista». Che cosa c'entri il nazismo con l'eutanasia, lo sa solo lui: non risulta che nel Terzo Reich vigesse l'eutanasia, a meno che lui non la confonda con l'eugenetica, che è proprio il contrario. Ma questa maggioranza di spensierati allegroni è fatta così: si allea con i nazisti, poi va in giro per l'Europa a dare dei nazisti agli altri che il nazismo lo proibiscono e i nazisti li arrestano. Intanto il gruppo più estremista del Parlamento europeo espelle <?xml:namespace prefix = st1 ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:smarttags" />la Lega perché troppo estremista. Naturalmente gli olandesi non hanno idea di chi sia Giovanardi: leggono che in Italia fa il ministro dei Rapporti col Parlamento da 5 anni, e lo prendono sul serio. Così convocano l'ambasciatore per chiedere spiegazioni. Ora il povero diplomatico dovrà spiegare alle autorità locali che, sì, in teoria Giovanardi sarebbe ministro, ma insomma, non bisogna esagerare. Mostrarne una foto in primo piano potrebbe aiutare.
In ogni caso, ci siamo giocati anche l'Olanda. Il Belgio se n'era andato da tempo, da quando Bossi e Calderoli lo dipinsero rispettivamente come «la patria della pedofilia» e la «terra dei culattoni». La Francia ci ha inquadrati da quando Bellachioma definì «clown» il presidente Chirac e lo accusò di intelligenza con Al Qaeda e Saddam. Un po'come quando Zapatero vinse in Spagna, e il nostro governo salutò il suo successo come «la vittoria del terrorismo» (ma Bellachioma s'era già segnalato nel vertice di Caceres levandosi le scarpe davanti ai grandi del mondo). Il governo inglese traballa grazie al nostro premier e ai suoi presunti versamenti all'avvocato Mills, marito della ministra Jowell, che per sopravvivere ha dovuto fingere di divorziare. Poi c'è la Germania, dov'è ancora vivo il ricordo
delle nobili parole del premier al socialdemocratico Shultz («Stanno girando un film sui lager nazisti, la proporrò per il ruolo di kapò») e di quelle del sottosegretario Stefani a tutti i tedeschi («si ubriacano di birra per fare le gare di rutti»).

Ma i nostri sgovernanti non trascurano nemmeno i particolari, riuscendo a molestare anche i paesi più piccoli. In Estonia, Bellachioma elogiò le bellezze dell'Estuania». In Liechtenstein piombò all'improvviso un giorno della primavera 2003, per evitare di doversi presentare al tribunale di Milano: il premier Juncker, convocato a sorpresa per un summit sul nulla, non la prese bene e gli restituì lo sgarbo facendogli «tap tap» sul capino neocrinito a un vertice europeo. Poi i paesi nordici. Dalla Danimarca Bellachioma s'è fatto conoscere raccontando, nella conferenza stampa con l'allibito premier Rasmussen, la presunta liaison fra Veronica e Cacciari. In Norvegia ha fatto chiedere all'ambasciatore italiano di cancellare dal festival del documentario il reportage della Pbs americana «Citizen Berlusconi» (ottenendo, in cambio, una tripla proiezione). Poi ha proseguito il tour protestando con l'ambasciata di Svezia per uno spot della tv di Stoccolma («Siamo una tv pubblica e dunque libera, non come quelle dell'Italia di Berlusconi e della Russia di Putin»): l'ambasciatore svedese gli ha spiegato che, dalle sue parti, un conto è il governo e un conto la tv. Infine la Finlandia: «Per portare a Parma l'Agenzia europea dell'alimentazione ho dovuto rispolverare le mie doti di play boy e far la corte alla presidente Tarija Halonen». La poveretta è stata crocifissa dall'opposizione, scandalizzata all'idea che avesse ceduto un pezzo di sovranità in cambio di coccole, e ha avuto il suo daffare per spiegare agli ignari finlandesi chi è Bellachioma. Lui intanto riparava alla gaffe peggiorando la situazione. Mostrava, in una convention forzista, una foto della Halonen: «Ma pensate che abbia fatto la corte a una così?».
Ora, per completare l'opera, siamo all' Olanda «nazista». Senza dimenticare la Libia di Gheddafi che, essendo notoriamente intimo di Bellachioma, batte cassa minacciandoci di attentati. Non si esclude un inedito asse anti-italiano fra Amsterdam e Tripoli. Basta mettere un microfono sotto il naso di Giovanardi

 
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