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Il contributo del neurochirurgo Giovanni Migliaccio nel caso di Cogne.

Post n°5 pubblicato il 11 Gennaio 2007 da montotto
 

Egregi Colleghi,
qui di seguito riassumo con qualche aggiunta tutti punti essenziali che, a mio parere, sono inequivocabili per convincersi che il piccolo Samuele è morto di morte naturale e che non c'è né un mostro in libertà né tantomeno una madre snaturata e omicida.
In ogni caso finora nessuno ha portato un solo, dico un solo, argomento che possa seriamente contraddire le deduzioni cui sono giunto.
Ecco i punti essenziali sulla convinzione che il piccolo sia realmente morto per cause naturali, cioè a seguito di una imponente emorragia cerebrale, improvvisa e violenta, a seguito della rottura di una malformazione vascolare (aneurisma e/o malformazione arterovenosa):

1) si dice che il piccolo sia stato colpito in regione frontale con 17 colpi ad opera di un arnese largo e pesante! Mi chiedo: come è possibile contare 17 colpi sul capo di un bimbo di tre anni? Il numero di colpi inferti su un corpo si possono contare sul torace, sull'addome, ma non sul cranio.

2) a una prima ispezione del cadavere, ictu oculi, non si sono evidenziati lesioni di alcun genere: lo sfondamento del cranio in regione frontale provoca la frattura della base cranica anteriore che si esprime esternamente con un’enorme tumefazione del viso e degli occhi, definita come occhi da procione, patognomonica appunto di frattura della b.c.a.. E poi: in nessun'altra parte del corpo vengono riscontrate lesioni: è mai possibile che chiunque l’abbia colpito con violenza e in preda ad uno stato psichico quanto meno alterato neanche per sbaglio abbia colpito sul torace, sulle spalle, sull’addome? E’ vero, il prof. Viglino segnala delle escoriazioni sul 3° e 4° dito della mano destra, diagnosticandole come effetto del tentativo di difendersi dall’aggressore. Ma ragioniamo un attimo: istintivamente chi sta per esser colpito al capo tende a coprirsi, a difendersi con entrambe le mani, non con una sola!

3) Le ferite cutanee sul cuoio capelluto per la maggior parte sono dell’ordine di pochi millimetri. Esse sono spiegabili non come l’effetto di un corpo contundente (che ne avrebbe procurate di ben maggiori dimensioni), ma come l’esito della trazione che l’osso fratturato, affondandosi, esercita prima sul periostio, quindi sulla galea, poi sul sottocute e quindi sulla cute.

4) L'esame necroscopico ha evidenziato una emorragia intraventricolare e una emorragia subaracnoidea, senza tracce di ematomi extradurale e/o sottodurale: questi ultimi sono generalmente tipici delle lesioni traumatiche, mentre l’e.s.a. è tipica della rottura di lesioni vascolari. Esiste sì una e.s.a. post traumatica, ma con caratteristiche del tutto diverse.

5) Il piccolo è morto circa due ore dopo l'evento: se avesse ricevuto tutti quei colpi sul cranio, sarebbe morto all’istante. Non è possibile sopravvivere oltre pochi minuti dopo aver subito 17 colpi sul cranio!

6) E ancora: il medico del 118 non avrebbe potuto trasportarlo se ne avesse constatato la morte.

7) La stessa perizia esclude che le lesioni abbiano potuto creare spruzzi di sangue a distanza come sono stati rinvenuti attorno al corpicino e sulle pareti della stanza. Esatto! Infatti gli spruzzi a distanza non possono che essere riferibili al cosiddetto vomito a getto tipico dell'ipertensione endocranica.

8) Le fratture affondate riscontrate non sono che la conseguenza di trauma cranico a seguito di crisi epilettica insorta a seguito dell'emorragia. La dinamica può essere questa: si verifica il sanguinamento della malformazione con immediato inondamento ventricolare e degli spazi subaracnoidei, da qui l’irritazione della corteccia provoca la crisi epilettica generalizzata (che può essere della durata anche di alcuni minuti), nel corso della crisi il cranio ripetutamente “sbatte” contro il muro o contro il letto e si verificano le fratture.

9) Nella perizia necroscopica assurdamente si dichiara che lo stato di coma valutato con la scala CGS (Coma Galsgow Scale) e risultato = 3 consente la diagnosi di morte: non è così! Sappiamo bene che la diagnosi di morte viene accertata con altri parametri e per un certo periodo di tempo (EEG, EKG ecc.). Dal coma, anche con punteggio = 3, si può uscire.

10) Nella perizia viene affermato anche che il bimbo era già morto quando sono arrivati i soccorsi perché (e sarebbe una prova inoppugnabile) quando il medico del 118 ha introdotto nel cavo orale la tipica cannula detta di Guedell per favorire la respirazione, non vi è stato il riflesso della tosse! E' assurdo: in un paziente in coma profondo non è possibile evocare il riflesso della tosse!

11) Non risulta che sia stato fatto un esame istologico dei vasi del circolo di Willis (la zona vascolare arteriosa dove vi è maggior frequenza di malformazioni) o di altri distretti vascolari, attraverso il quale si sarebbe potuto evidenziare l'eventuale alterazione delle pareti di uno o più vasi arteriosi.

Rimango esterefatto come nessun medico, nessun avvocato, nessun giudice, quasi nessuno della gente comune, come se tutti fossero presi da una forma di condizionamento collettivo, si sia soffermato per un solo istante a voler prendere in considerazione con un minimo di razionalità l'eventuale ipotesi alternativa alla morte violenta del piccolo Samuele.

A questo proposito mi sovviene una barzelletta che poi tanto barzelletta non è: durante il giro visita il Primario preceduto dal solito codazzo di medici, infermieri, e caposala, deve fornire la diagnosi di 3 o 4 morti verificatesi nella notte precedente. Osserva il primo e dice: "questo è morto per ictus cerebrale", e la caposala prende nota. Al secondo: "questo è morto per edema polmonare" e così via. Giunge all’ultimo e dice: "questo è morto per infarto del miocardio" e se ne va. A questo punto la caposala si sente tirare la veste, si volta e quest’ultimo paziente le dice: "ma
signora io sono vivo!". E la caposala di rimando: "stia zitto lei! Ne vuol saper più del professor?"

Mi scuso per l’aneddoto, ma esso riflette un atteggiamento purtroppo comune in molte persone che, spesso, non sanno dare forza alle proprie idee e, anche, alla propria dignità.

Tornando al problema Samuele, mi sia consentito anche di sfiorare gli aspetti psichiatrici e psicologici poiché ritengo che gli psichiatri soprattutto, per la stessa natura della loro disciplina, devono tenere conto di mille variabili del comportamento umano, alcune delle quali sono senz'altro il confronto con personalità analoghe, la considerazione delle caratteristiche espressive di un carattere, la valutazione e il confronto delle analogie e via dicendo; è mai possibile che, pur riconoscendo l'anomalia del caso Franzoni (prof. Bruno in trasmissione TV “Porta a Porta”) non incomincino a pensare seriamente che non c’entra nulla la morte violenta?

Non vi è, nella storia criminale di tutti i tempi, riscontro di madri infanticide che, in un lasso di tempo più che breve, non abbiano confessato il loro misfatto dimostrando tutta la loro patologia e il loro dramma. E' mai possibile che questa donna, la signora Franzoni, non dimostri un minimo cedimento psichico, che dopo oltre tre anni non si ritrovi nei suoi comportamenti qualcosa di anormale?

E non mi si venga a raccontare la storiella dello sdoppiamento di personalità e della rimozione dell'accaduto! Una personalità è doppia per tutta la vita e non la si può nascondere!

Per la signora Franzoni, poi, dove sono le prove oggettive che possano far porre diagnosi di personalità schizoide? Nessuna personalità nè psicopatica nè criminale rimuove veramente il momento di un misfatto e poi di tale gravità! Può mentire ma non rimuovere il ricordo.
E il ricordo di un efferato omicidio pesa su comportamenti e personalità ogni giorno, ogni minuto!
Vorrei sperare che non si lasci nulla di intentato perché giustizia trionfi, e, fino ad ora, mi pare, nessuno ha preso seriamente in considerazione l’ipotesi della morte naturale.
Tale ipotesi è stata ritenuta e continua a ritenersi assurda, ma quali sono gli elementi clinico-scientifici che sostengono tale assurdità?

Ringraziando per l’ attenzione, invio a tutti cordiali saluti

Dott. Giovanni Migliaccio, Neurochirurgo
Specialista in Neurochirurgia
Dirigente U.O. di Neurochirurgia
Azienda Ospedaliera
Fatebenefratelli & Oftalmico - Milano

 
 
 
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PABLO NERUDA - LA REGINA

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Io ti ho nominato regina.
Ve n'è di più alte di te, di più alte.
Ve n'è di più pure di te, di più pure.
Ve n'è di più belle di te, di più belle.

Ma tu sei la regina.

Quando vai per le strade
nessuno ti riconosce.
Nessuno vede la tua corona di cristallo, nessuno guarda
il tappeto d'oro rosso
che calpesti dove passi,
il tappeto che non esiste.

E quando t'affacci
tutti i fiumi risuonano
nel mio corpo, scuotono
il cielo le campane,
e un inno empie il mondo.

Tu sola ed io,
tu sola ed io, amor mio,
lo udiamo.
 
 

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