Il canto dell'anima
La parola è il luogo d'appartenenza dell'anima racconta il suo urlo nel deserto, canta i versi della follia, recita preghiere, silenziosamente posa il suo sguardo al mondo. Questo blog non rappresenta una testata giornalistica poiché viene aggiornato senza alcuna periodicità; non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62/2001. Le immagini e i video pubblicati sono tratti da Internet e quindi ritenuti di pubblico dominio. Qualora il loro utilizzo violasse i diritti d'autore lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro immediata rimozione.
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Ho provato, che dire, a farmi scegliere.
Ho sperato. Dovevo.
Era una possibilità, capisci?
Come fare a metterla via, a dimenticarla.
Forse aspettando, forse non era il momento.
Forse io e te abbiamo un altro tempo.
Sono sicuro che con qualche giorno in più, ora in più, ti avrei portato via con me.
È l’idea che almeno una volta succeda, no?
Hai presente?
Quell’idea invasiva e sotterranea che si inabissa o si palesa e lo fa una volta sola per tutte e se l’avverti non puoi far finta di niente se hai un po’ di senno.
Come un sibilo fluttuante e sinuoso.
A me è successo questo: non sono riuscito a fare finta di niente, non volevo, in fondo.
Non potevo far altro che cercare di portarti con me, dal profondo, per egoismo quasi, per farmi stare bene.
Anche se sapevo di non potere.
Anche se era rischioso.
Anche se tu non vuoi, anche se, infine, la tua felicità non dipende da me.
E non posso fare a meno di chiedertelo di nuovo. Solo per essere sicuro.
Verresti?
Italo Calvino, Gli amori difficili
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