Creato da Anna_san il 30/01/2009

La via del ritorno

Quando le stelle non stanno a guardare

 

 

« Forza di gravità, ti odioTratto da "La crisi dell... »

Tratto da "La crisi della morte" di Ernesto Bozzano

Post n°105 pubblicato il 13 Marzo 2024 da Anna_san
 

  «Io sapevo di dover morire, ma non tremavo e non rabbrividivo a tal pensiero. Da lungo tempo i terrori dell'ortodossia avevano perduto ogni efficacia sull'animo mio, e mi sentivo preparata ad affrontare l'inevitabile crisi con serenità filosofica. Dirò, anzi, che vi era qualche cosa di più nel mio stato d'animo, poiché mi disponevo a vigilare ed analizzare con interesse di studiosa il lento avvicinarsi della Grande Ora. Non volevo perdere questa suprema opportunità di acquisire cognizioni psicologiche sfuggite alle indagini della scienza. Rimasi pertanto impassibile osservatrice dei lenti progressi della mia propria agonia, nutrendo speranza di poter comunicare ai presenti le mie osservazioni, e rendere con ciò un ultimo servigio all'umanità: quello di dissipare il terrore che a tutti incute l'ora fatale. 

 «Pareva che l'ambiente terreno si ritirasse attorno a me e mi sentivo come galleggiare fuori dal corpo, in un mezzo di esistenza ignoto. Nulla intervenne di quanto mi attendevo di dover provare durante la crisi della morte. Così, ad esempio, avevo letto descrizioni intorno a una sorta di "epilogo della morte" che si genererebbe nella mentalità dei moribondi, e in conseguenza del quale passerebbero dinanzi alla visione soggettiva dei medesimi tutte le vicende della loro vita. Nulla vi fu per me di tutto questo: io non mi sentivo attratta né dal passato, né dal futuro. Un pensiero solo, un sentimento solo dominava la mia coscienza: quello dei miei cari che abbandonavo. Eppure io non avevo mai considerata me stessa come una donna eccessivamente tenera, ed avevo allenata la mia ragione a disciplinare tutti gli impulsi e tutte le emozioni; al qual proposito ritengo che tale disciplina abbia influito molto favorevolmente sull'efficace rendimento della mia attività nella vita. Nonostante ciò, in quell'ora suprema, l'amore mi apparve come la somma e la sostanza di tutto ciò che di pregevole esiste nella vita...

 «Quel mio stato di attenzione vigilante sull'approssimarsi della morte finì per esaurirmi e a poco a poco m'invase una dolce sonnolenza; tanto dolce, tanto riposante che in quel periodo di semiincoscienza, precedente lo stato di totale incoscienza, riflettevo sul fatto di non aver provato che due sole volte una sensazione analoga di sonnolenza deliziosa...

«Mi risvegliai provando quasi un senso di rimorso, così come avviene quando si ha coscienza di aver dormito troppo a lungo, al di là delle convenienze sociali. Quel risveglio mi parve anche più dolce del periodo che precedette il sonno. Non mi curavo di aprire gli occhi, e giacevo beandomi deliziosamente in quel senso di pace e di serenità cui tante volte nella mia provata esistenza avevo desiderato invano di pervenire. Com'era dolce! Com'era perfetto quel senso di pace! Oh, fosse potuto durare in eterno! Comunque, io mi sentivo bene; segno che dopo tutto non ero prossima a morire. Avrei dovuto, forse, sottomettermi ancora all'antico servaggio, e conoscere ancora il tedio e l'irrequietudine della vita. D'un tratto, mi avvenne di udire il suono di alcune voci che conversavano nella camera attigua con tonalità abbassata. Sebbene io le udissi chiaramente attraverso la porta aperta, non pervenivo ad afferrare il senso dei loro discorsi. Ma, risvegliandomi maggiormente, arrivai ad afferrare una sentenza che fissò la mia attenzione, per quanto io non vi attribuissi importanza. La frase era questa:

 «"Non dubito ch'essa lo facesse a fin di bene; ma, del resto, era così eccentrica!". «L'altra rispose: "Sì, molto eccentrica, ed anche ostinata nelle sue ubbìe". «E la prima così riprese: "Ha avuto un'esistenza molto provata dalla sventura, ma bisogna pur convenire che la causa dei suoi mali fu quasi sempre se stessa. Ed è quasi sempre così". «"Sì, è proprio vero. Per esempio, io ben so...". E qui seguì la descrizione grottescamente travisata di taluni incidenti della mia vita. 

 «Ero stupita: parlavano di me, e ne parlavano facendo uso del verbo nei tempi del passato. Che cosa intendevano dire? Mi credevano morta? Pensai ch'esse avrebbero potuto supporre ch'io fingessi di essere morta col proposito di udire i loro discorsi confidenziali sul conto mio; e perciò mi affrettai a chiamare l'una delle amiche onde assicurarla ch'io vivevo e mi sentivo assai migliorata... Ma loro non fecero nessun caso alla mia chiamata e continuarono la conversazione senza interrompersi. Chiamai nuovamente con voce sonora, ma neanche questa volta se ne curarono. Io mi sentivo così bene nel corpo e nella mente che mi decisi a interrompere i loro imprudenti discorsi presentandomi ad esse nell'altra camera... Ma... che cosa mi avveniva? Rimasi un istante allibita dal terrore, o da un alcunché di simile. Che cos'era quel fantoccio che qualcuno aveva deposto nel mio letto, dove pure avrei dovuto trovarmi io gravissimamente inferma, e che lì giaceva rigido al mio posto, livido in volto, e in tutto simulante un cadavere sul letto di morte? Lo scorgevo di profilo: aveva le braccia incrociate sul petto, le gambe rigidamente distese, con le punte dei piedi rivolte in alto. Su di esso era disteso un bianco lenzuolo; ma, caso strano! Io lo scorgevo ugualmente sotto il bianco lenzuolo, e ravvisavo in quel fantoccio le mie sembianze! Mio Dio! Ero dunque morta davvero? Fui colta da una enorme emozione, che parve scuotermi dai recessi più profondi dell'anima. Allora soltanto, non già prima, tutto il mio passato emerse improvviso ed invase come una grande ondata la mia coscienza; mentre tutto ciò che mi avevano insegnato, tutto ciò che avevo temuto, tutto ciò che avevo sperato intorno al grande transito della morte e all'esistenza spirituale mi si affacciò alla mente con chiarezza indescrivibile. Fu quello un solenne e pauroso momento; ma il senso di terrore passò fugacissimo, e rimase la solennità grandiosa dell'evento...

 «Comunque, proprio come avviene nel mondo dei viventi, in cui il sublime rasenta qualche volta il ridicolo, e ciò in maniera tanto immediata da bastare un altro passo avanti per cascare dal solenne nel faceto, dal dolore nella gioia, dalla disperazione nella speranza, così avvenne per la mia prima esperienza in ambiente spirituale. Infatti non potendo arrestare le lingue di quelle donne pettegole e maldicenti, dovetti rassegnarmi ad ascoltare il male che dicevano di me. E così per la prima volta ebbi a contemplare me stessa nella luce in cui mi vedevano gli altri. Ebbene, la lezione fu per me istruttiva, per quanto avessi varcata una frontiera che toglieva qualunque importanza alle vicende mondane. Tali discorsi maldicenti furono per me comparabili a uno specchio convesso posto dinanzi alla mia visione spirituale, in cui i difetti del mio carattere venivano esagerati e contorti in modo grottesco dalla convessità dello specchio che li rifletteva; e così avvenne che la mia prima lezione spirituale mi fu impartita dalle amiche viventi. 

 «Quando ebbero soddisfatto i loro istinti pettegoli, le due donne si alzarono per venire a contemplare un'ultima volta le sembianze dell'amica defunta, il cui carattere avevano anatomizzato con tanta spietata crudezza. Eravamo in tre a contemplare quel cadavere, per quanto una tra di loro fosse invisibile alle altre. E siccome le altre non avevano consapevolezza della mia presenza, io me ne disinteressai, assorbendomi nella contemplazione di quella salma inanimata che una volta era stato il mio corpo. Guardavo le pallide sembianze stravolte dalle sofferenze, e con la mia mano invisibile cercavo di allontanare dalla fronte i capelli incanutiti che la invadevano, mentre una pietà ineffabile mi opprimeva l'anima pensando alla sorte di quel vecchio corpo, dal quale mi sentivo per sempre separata.

 «Ero dunque morta? Strana sensazione invero quella di sapersi morti e di sentirsi esuberanti di vita! Com'è frainteso dai viventi il significato di tale parola! Essere morti significa animarsi di una vitalità diversa e straordinaria, di cui l'umanità non può formarsi idea. Probabilmente la mia morte era avvenuta da ventiquattr'ore: ero caduta nel sonno nel mondo dei viventi, e mi ero risvegliata in ambiente spirituale. Strano a dirsi. Solo in quel momento, per la prima volta, mi ricordai di trovarmi in ambiente spirituale. Fino a quel momento i miei pensieri e le mie emozioni si erano manifestati vincolati al mondo dei viventi. Ma dov'erano gli spiriti di tanti miei cari che prima di me avevano varcato la frontiera della morte? Mi aspettavo di vederli accorrere a darmi il benvenuto sulla soglia della dimora celeste, per servirmi quindi da consiglieri e da guide. L'isolamento in cui mi trovavo non mi preoccupava, e tanto meno mi spaventava, ma provavo un senso di delusione e di disorientamento penoso. Comunque, tale stato d'animo ebbe la durata di un attimo, poiché non appena ebbi formulato nella mente quei pensieri, vidi dissolversi e sparire la camera in cui mi trovavo e tutto ciò che in essa era contenuto, ritrovandomi, non so come, nel mezzo a una sorta di vasta campagna pianeggiante...

La bellezza del paesaggio era indescrivibile. Anche il paesaggio terrestre è bello, ed io ne avevo sempre sentito intensamente la bellezza, ma quello celeste è di gran lunga più meraviglioso... Io camminavo, ma, così strana! I miei piedi non toccavano il suolo. Scivolavano su di esso, così come avviene nei sogni... Ma dov'erano i miei cari? Dov'erano tanti amici defunti che avevo amato in terra? Non ero consapevole di avere esternato a viva voce tali pensieri, ma come se qualcuno avesse udito e si fosse affrettato ad esaudirmi, vidi a me dinanzi due giovani, la cui radiosa bellezza era superiore a tutto ciò che mente umana può immaginare... Molti anni prima avevo deposto nella tomba, con lacrime di cordoglio disperato, due miei bimbi adorati; l'uno dopo l'altro. E molte volte piangendo sulle loro tombe, avevo proteso avanti le braccia come se sperassi di riprenderli alla morte che me li aveva rapiti. Oh! I miei bimbi! I miei bimbi! Quanto ansiosamente li avevo desiderati!... Quando mi vidi dinanzi quei giovani radiosi, un istinto subitaneo ed infallibile mi avvertì che quelli erano i miei bimbi fatti adulti. Non esitai un istante a riconoscerli. Protesi avanti le braccia come avevo fatto tante volte in terra, e questa volta li strinsi realmente al mio seno!...»

Con vero rincrescimento interrompo a questo punto la narrazione dell'entità comunicante, narrazione che diviene sempre più interessante, allorché le si manifestano i genitori, i parenti e i conoscenti, nonché il suo spirito-guida. Ma non essendo possibile citare tutto, mi limito a riferire ancora un brano di dialogo in cui viene spiegato per quale motivo la personalità della defunta comunicante rimase per qualche tempo in solitudine nel mondo spirituale. Essa domanda allo spirito-guida: «Perché fui condannata a passare da un mondo all'altro completamente sola?». (Spirito-guida) «"Condannata" non è la parola, mia cara. Tu non eri sola. Sembrava a te di esserlo, ma in realtà io con molti altri spiriti di congiunti ed amici, ti stavamo ansiosamente vigilando in attesa del momento in cui fosse a noi possibile di manifestarci a te. Per molte anime di defunti, il transito dal mondo dei mortali a quello degli immortali è un periodo di crisi morale assai penosa ed essi abbisognano dell'assistenza immediata dei loro cari che li confortino ed incoraggino, fino a quando non si siano familiarizzati con il nuovo ambiente; ma tu non eri un'anima come tante altre. Nelle più critiche vicende della vita, tu scegliesti sempre di agire da sola; tu rinchiudesti costantemente in fondo all'anima i tuoi pensieri, le tue meditazioni, il frutto della tua esperienza, e perfino le tue emozioni. Tu sapesti, con fermezza da eroina, guardare in faccia la morte. Orbene, a un temperamento come il tuo, si richiedeva di trovarsi in ambiente spirituale in apparente isolamento, onde meglio apprezzare in seguito il valore del consorzio spirituale. Ma non appena tu sentisti il bisogno di compagnia, e la desiderasti con il pensiero, immediatamente noi fummo in grado di rispondere alla tua chiamata».

La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/AnnaBrancaleon/trackback.php?msg=16751602

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun trackback

 
Commenti al Post:
Nessun commento
 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

ULTIME VISITE AL BLOG

Anna_sanmaxncflussocaoticoAntico_MaestroLACARTADELTEMPOpitstop101nella_notte_MFlaneur69HaiMessoSoloAmicifrency_49_2016UnUltimoSognoboycarino985ISussurriDelLagoDoNnA.Scassetta2
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963