Le Torri di Malta

QUESTA è integrazione.


Come suggeritomi da un caro amico, questa volta tratterò lo spinoso tema dell'integrazione. Una parola dal significato variamente interpretabile, usata in modo differente dalle diverse fazioni politiche. E che alcuni utilizzano per giustificare un insensato buonismo verso chi arriva nel nostro Paese pretendendo di imporre le proprie regole e le proprie leggi. Il mio personale pensiero, come qualcuno avrà già capito, si esplica perfettamente in una citazione dell'ex Primo Ministro australiano, John Howard, che ho inserito con orgoglio nel mio profilo. Ricordo che il testo mi è stato concesso con estrema gentilezza dall'amica angeligian, che ringrazio infinitamente. "Gli immigranti, non gli australiani, devono adattarsi. Sono stanco di questa nazione sempre preoccupata di offendere qualcuno o la sua cultura. Noi parliamo essenzialmente inglese, non arabo, cinese o qualsiasi altra lingua. Perciò se volete far parte della nostra società imparate la nostra lingua! La maggior parte degli australiani crede in Dio. Qui non si tratta di una pressione politica dell'ala cristiana di destra, ma è un fatto, perché sono uomini e donne cristiani che hanno fondato questa nazione e ciò è chiaramente documentato. Ed é giusto e appropriato esporlo sui muri delle nostre scuole. Se Dio vi offende, allora vi suggerisco di prendere in considerazione un'altra parte del mondo come vostra nuova casa, perché Dio è parte integrante della nostra cultura. Noi accettiamo le vostre credenze e non ve ne chiediamo la ragione. Tutto ciò che vi chiediamo é che voi accettiate le nostre e viviate in pace e in armonia con noi. Questo è il nostro Paese, la nostra terra e il nostro stile di vita e vi daremo ogni opportunità di godere di tutto questo. Ma se vorrete lagnarvi, lamentarvi, se avrete da ridire sulla nostra bandiera, sui nostri impegni, sulla nostra cristianità o sul nostro modo di vivere allora vi incoraggio a prendere in considerazione un'altra grande libertà australiana: "il diritto di andarvene". Se non siete felici qui allora andatevene. Non vi abbiamo obbligato noi a venire qui. Voi avete chiesto di stare qui. E allora accettate il Paese che voi avete accettato." Sinceramente, non avrei potuto esprimere meglio il concetto d'integrazione. Chi arriva volontariamente in un Paese straniero non può pretendere di imporre le sue leggi e credenze, ma deve accettare e adeguarsi alle leggi vigenti, anche se vanno in contrasto con quelle della società da cui proviene. Integrarsi significa diventare parte della società in cui si arriva, imparare la lingua e adattarsi allo stile di vita in cui si è scelto di vivere. Non vuol dire chiudersi in un ghetto e non uscirne mai, mantenere la propria lingua e le proprie leggi. Certo, nessuno impone di abbandonare le tradizioni, ma solo se queste non sono in contrasto con le leggi del Paese ospitante. Ovviamente il mio pensiero è radicalmente diverso da quello predominante nella sinistra, italiana e mondiale. Secondo i comunisti, infatti, chi arriva in Italia può fare tutto quello che vuole: mantenere le proprie leggi, non imparare la lingua, non lavorare, ...
Un esempio recente è quello dei clandestini, che secondo la sinistra, appena sbarcati in Italia dovrebbero avere una bella casa, un buon lavoro e la possibilità di vivere in tutto e per tutto come se fossero rimasti nel loro Paese, ma con tutte le agevolazioni del nostro. La scusa principale che trovano è che 'anche gli italiani sono stati emigranti'. È vero, ma noi abbiamo saputo adattarci. L'America è diventata la nostra casa, abbiamo imparato l'inglese e ci siamo adattati allo stile di vita americano. A testimonianza che gli italiani non erano solo Al Capone, tanti politici amati erano italoamericani: Fiorello La Guardia e Rudolph Giuliani, sindaci di New York, e Nancy Pelosi, speaker della Camera. Noi ci siamo adattati, a differenza di molti immigrati nel nostro Paese. E questo perché non abbiamo avuto vita facile, eravamo discriminati. Invece la politica della sinistra, il tappeto rosso che ha steso, ha permesso agli immigrati di continuare a vivere esattamente come nel loro Paese, spesso radicalmente diverso dal nostro. E questo, purtroppo, accade in tutta Europa: mentre l'Olanda è diventata, in pratica, un califfato islamico, nel Regno Unito è stata addirittura proposta la sharia, da applicare a tutti gli inglesi musulmani. In Italia, poi, agli islamici è permessa la macellazione rituale (di cui ho parlato in un precedente post), un rito barbaro che prevede la morte per dissanguamento dell'animale, da compiere anche in casa, se si vuole. Mentre agli italiani è vietato macellare animali fuori dagli appositi spazi. La sinistra si riempie la bocca con la parola 'discriminazione', senza accorgersi che gli immigrati, lungi dall'essere discriminati, sono più che favoriti. Infatti, se uno di loro viene rifiutato da un'azienda che, per esempio, non ha più posto, il sindacato starnazzerà che c'è stata una discriminazione razziale. Come di razzismo si è parlato in merito al recente ddl sicurezza. È grazie alla sinistra se ci troviamo in questa situazione, ma loro non sentono ragioni. Ci aveva avvertito Oriana Fallaci, e l'ha proclamato lo stesso Gheddafi: gli islamici non hanno rinunciato a conquistare l'Europa, ma non lo faranno con i cannoni, come nel Cinquecento, ma con i loro figli. Infatti, sono molto più prolifici di noi. Per queste affermazioni la Fallaci è stata dichiarata fuorilegge in Svizzera. Non è razzismo inverso, questo? E non è razzismo inverso quello dell'Europa, che ha rifiutato di ricordare le innegabili radici cristiane che ha? Inutili sono state le preghiere del Papa, e cadranno nel vuoto anche le invocazioni fatte ieri. Tutto per non 'offendere' gli immigrati. Per lo stesso motivo molti vogliono togliere i crocifissi dalle scuole e dai luoghi pubblici, e in alcune scuole materne non si celebrano più il Natale e la Pasqua. Inoltre, molti si saranno dimenticati di quando tale Adel Smith, musulmano, scagliò fuori dalla finestra il crocifisso della camera d'ospedale dove giaceva la madre, infastidita dal "cadaverino" (parole di Smith), senza ricevere la minima sanzione, o di quando un musulmano tentò di murare la madonnina storica di un paesino.
Un'amica di famiglia mi ha raccontato, poi, che alcuni suoi dipendenti musulmani festeggiarono l'undici settembre. È integrazione, questa? È integrazione farsi beffe delle leggi statali, imporci di rinunciare ai nostri simboli, pretendere agevolazioni assurde? In merito, altra esperienza personale, l'AUSL del mio paese deve concedere il trasporto gratuito ai bambini islamici, perché le madri, in quanto donne, non possono guidare per arrivare al Centro Servizi. È giusto che io paghi le tasse per loro, perché la loro legge impone questa cosa? A un bambino cristiano non sarebbe concesso. Evidentemente la sinistra non conosce la parola 'reciprocità'. Se loro possono venire qua a costruire le loro moschee e a imporre le loro leggi, allora noi dobbiamo poter andare a casa loro a imporre le nostre chiese e il nostro stile di vita. Questo, ovviamente, non è giusto, ma la sinistra si cela dietro a quei valori cristiani che per tutto il resto del tempo disprezza e condanna. Implicando, in tal modo, una superiorità morale talmente politicamente scorretta che non voglio parlarne per timore di una nuova censura. Dico solo che se fossimo davvero uguali allora da loro dovrebbe esserci la stessa libertà che c'è da noi (e ciò non è chiaramente vero), ma non vado oltre. Il discorso di Howard è chiaro e coerente: se qualcuno vuole venire da noi si deve adattare, senza pretendere di imporre la propria legge. Ma l'occidente è troppo preoccupato di 'offendere' i poveri immigrati per rispettare quel concetto tanto evidente e corretto. Nessuno ha obbligato africani, cinesi, albanesi e romeni a venire in Italia, nessuno ha puntato loro la pistola alla testa obbligandoli a venire qui. Loro hanno scelto il nostro Paese, e si devono adattare alle nostre leggi. Possono mantenere le loro credenze e tradizioni, purché non siano in contrasto con le nostre leggi. Questa è integrazione. Non esiste solo in Australia, anche in Italia voi stranieri avete "Il diritto di andarvene".