Creato da antony531 il 08/10/2007

I cafoni d'Italia

i cafoni con i telefonini e abbigliamento firmato

 

 

Se l'Africa ha il mal d'Europa

Post n°43 pubblicato il 31 Maggio 2011 da antony531
 

di Massimo Fini - 30/05/2011

http://www.comedonchisciotte.org/images/african_woman.jpg

Siamo continuamente sollecitati a versare, anche via sms, un obolo per l’Africa nera, soprattutto per i bambini che non hanno scuole, che non possono usufruire di un’educazione come si deve, che muoiono di malattie da noi curabilissime, come il tifo, o scomparse da tempo come la malaria. Alcune aziende, per accattivarsi i possibili clienti, dichiarano che uno o due euro saranno destinati ad aiutare l’Africa. Quando questi soldi arrivano a destinazione, se vi arrivano, sono maneggiati da ong che, animate dalle migliori intenzioni, li utilizzano per certi progetti in loco.

A queste ‘anime belle’ voglio raccontare la storia di Nana Konadu Yadom, una Ashanti, antichissima tribù dell’Africa nera, regina di un piccolo villaggio, Besoro, immerso nella giungla subtropicale del Ghana.

Quando è ancora principessa Nana parte per l’Italia perché vuole incontrare una suora di cui ha sentito parlare e l’ha affascinata. Al momento di partire è presa da qualche dubbio guardando i volti luminosi, gli occhi limpidi, sereni della sua gente e i mille bambini che scorrazzano allegramente. Ma parte. L’impulso alla conoscenza è più forte. Prima di raggiungere la suora, che dovrebbe stare, secondo vaghe indicazioni, in una città del Nord, si ferma in Sicilia dove, per vivere, si adatta a fare la colf. Quando raggiunge la città della suora, Schio, viene a sapere che è morta da cinquant’anni. Si ferma a Schio, sempre come domestica. Del nostro Paese non ha una percezione negativa, ne ammira le conquiste, anche se nota che tutti hanno sempre una tremenda fretta, vanno di corsa, sono ossessionati da uno strano strumento, l’orologio, tutte cose sconosciute a Besoro, anche perché a Besoro l’orologio non esiste, ci si regola con il levar del sole e quando l’ombra lambisce le radici di un certo baobab.

Nel frattempo a Besoro la regina morente, che è sua zia, l’ha nominata per la successione. Ma Nana rimane ancora un po’ in Italia. Diventa un caso: una regina che fa la sguattera! Finisce sui giornali. Per un pelo non la portano all’Isola dei Famosi. Dopo diciotto anni in Italia, Nana torna al suo villaggio, richiamata dal Consiglio degli Anziani perché adempia ai suoi doveri di regina. Ormai partecipe delle due culture Nana vuole portare qualche innovazione a Besoro, niente di grandioso: una piccola scuola, un piccolo ospedale. Costruito questo il medico, un nero pure lui, le fa notare che l’ospedale è inutile se non si costruisce anche un pozzo in modo che i bambini e gli adulti di Besoro non si abbeverino a un laghetto putrido dove si infettano. Comincia così una nota trafila da cui non si esce più. I bambini si ammalano di meno, ma Nana nota con sorpresa, che gli abitanti sono diventati tristi, non hanno più i volti luminosi, gli occhi limpidi, felici, mentre è comparsa una malattia mai vista a Besoro, l’ipertensione.

Il virus occidentale ha rotto equilibri ancestrali. Il primo a squagliarsela è il cacciatore Coio che torna nella foresta, poi altri, infine anche il tranquillo zio Ofa se ne va, mentre uno che lavora in ospedale le dice con una voce quasi infantile: “Io non posso vivere con l’orario”. L’esperimento è stato fallimentare.

Mi piace concludere questo apologo con le parole di Andrea Pasqualetto, il giornalista che ha raccolto il racconto della regina Nana Konadu Yadom per un libro che uscirà prossimamente da Marsilio: “Chi l’ha detto che l’Africa nera deve essere aiutata? Chi l’ha detto che servono scuole, ospedali, pozzi? Servono a chi? Agli africani o a noi?”.

 
 
 

La sessualita' è morta?

Post n°42 pubblicato il 06 Gennaio 2010 da antony531
 

 

Viviamo in un’epoca in cui la sessualità è stata repressa, quasi annullata.            

Si stendono fiumi di parole sul tema, si scattano migliaia di foto erotiche,                          

ma chi lo pratica più il sesso?

Qualcuno, stancamente, il sabato sera tenta qualche approccio con il/la 

proprio stanco/a compagno/a.

Qualcuno vive turbolenti e occasionali amplessi in discoteca,

stordito dall’alcol e dalla musica, infilando e mischiando organi genitali

 come se si  trattassero di frullatori, senza assaporare quanto accade

se non per qualche istante.

E gli altri? Gli altri sono vinti da una volgarità imperante, da una presenza di

simboli erotici e di corpi esibiti, talmente dirompente da diventare annichilente.

 La maggior parte dei maschi , facendo zapping in tv si sofferma sui corpi                        

delle belle svestite fanciulle, esibite un po’ in tutti i programmi che ci vengono              

proposti.   Tette, cosce, scollature, tacchi vertiginosi, “sorrisi da zoccole”,

visiniteneri e impuniti, stupidità ridondante, malizia e intelligenza si alternano          

tra una pubblicità di un orologio, un varietà per anziane e un programma 

per bambini. 

E così, sempre di più le nuove generazioni                                            

sognano di "scopare" e sempre meno di fare l’amore.

Il sesso diventa un gesto di realizzazione personale, di sfogo, di sopraffazione 

maschile verso il femminile da un lato e di competizione, di affermazione del                

proprio io, di bisogno di essere all’altezza di modelli imposti dall’atra

 E rimane

Ben poco alla condivisione.

Ben poco al piacere.

Ben poco al rispetto.

Ben poco all’amore.

 

"Atra" è la bile scura, infernale, maligna, che scorre a fiumi 

nei rapporti che intercorrono, tra esseri umani, massmedia e la vita..

 
 
 

La Famiglia che non c' è più e il disagio crescente dei bambini

Post n°41 pubblicato il 02 Gennaio 2010 da antony531
 





 I


I bambini sono le prime vittime del mondo indifferente,

rapace, volgare in cui viviamo. Ma lo sono non soltanto

i bambini che muoiono di fame e di malattie nel Terzo Mondo.

Lo sono, anche, moltissimi bambini ben «protetti» che vivono

 nel nostro mondo occidentale, e vanno a scuola, fanno lo sport,

tornano a casa e guardano ore di tv.

 La malattia mortale che tocca una quantità enorme di questi

bambini «sani» è la famiglia.

 Non certo la famiglia tradizionale, nella quale esistevano

un padre e una madre che vivevano insieme, e davvero

in questo modo proteggevano e rendevano felici i loro figli.

Perché, prima ancora di ogni politica e progetto (sacrosanti)

 per salvaguardare i bambini, questo, senza troppi giri

 di parole, e odiose falsità mondane, è il punto: la famiglia.

La famiglia che, drammaticamente, con numeri ormai

esponenziali, vediamo non esistere più. Il problema non è la

regolamentazione delle unioni. Il problema, dolorosissimo,

 è il dover prendere atto della disgregazione delle unioni.

I bambini, istintivamente, cercano l' unione, una Unità che

è sostanziale del loro essere. Questo dovrebbero saperlo

tutti i padri e le madri che oggi fanno una famiglia e dei figli,

e poi, dopo due anni, dopo cinque anni, letteralmente si stufano,

trovano un altro o un' altra o litigano o hanno qualche difficoltà,

e per questo mandano all' aria la famiglia e distruggono la felicità

dei loro figli. Le «nuove famiglie» che poi (ormai, purtroppo,

in tutte le classi sociali) mettono in piedi questi padri e queste madri,

 le famiglie cosiddette «allargate», con il fidanzato della mamma

e la fidanzata del papà, non sono più una famiglia.

Sono un' altra cosa. Che magari funziona alla grande,

magari è allegrissima con tutti quegli scambi di fidanzati e di fratellini.

Ma non è la vera famiglia. Perché i bambini vogliono il loro

 padre e la loro madre. E non altro. È vero che ci sono

molte separazioni inevitabili. Ed è vero che i bambini nel dolore

si fortificano e si adattano a tutto. Ma non per questo bisogna

approfittare dei bambini: che sono assai più generosi e

buoni degli adulti.

 

 
 
 

Pensieri d'autunno, lungo il viale tappezzato di foglie multicolori

Post n°40 pubblicato il 30 Novembre 2009 da antony531

 

«Lo giorno se n'andava, e l'aere bruno
toglieva li animai che sono in terra
da le fatiche loro; e io sol uno
m'apparecchiava a sostener la guerra
sì del cammino  e sì de la pietate
che ritrarrà la mente che non erra.»

 

Questo è un periodo dell'anno che induce alla riflessione, che invita alla solitudine e al raccoglimento di cui l'anima ha tanto bisogno. Le giornate brevi ci ricordano la brevità delle cose terrene.

Noi siano come le foglie, dice Glauco a Diomede nell'«Iliade»; e lo dice con profonda pena, come chi sia convinto che le foglie cadute non ritorneranno più, e che la loro breve vita non è stata altro che un inutile capriccio del destino.
Ma se, invece, così non fosse?
Se nessuna di queste foglie fosse vissuta invano, se nessuna fosse destinata veramente al nulla, e se nessuna germogliasse sul ramo per un caso meramente fortuito?
Se ogni foglia e ogni essere umano: se tutto, ma proprio tutto ciò che esiste, avesse uno scopo ben preciso?
Se ogni cosa fosse chiamata all'esistenza da una ragione valida e profonda; se ogni cosa - materiale e spirituale - fosse legata all'altra, per formare un tutto armonioso, come una stupenda sinfonia celeste?

 
 
 

I nostri cari se ne vanno a poco a poco come per darci il tempo di accettare il distacco

Post n°39 pubblicato il 14 Settembre 2009 da antony531
 


 

e forse  il loro sorriso ci indica che, stanno già viaggiando in una

dimensione diversa dalla nostra, dove i corpi non si ammalano, non

invecchiano né muoiono, è per noi  un suggerimento, circa il destino

finale della nostra esistenza.

Dovremmo riflettere  su questo.

Forse, ci aiuterebbe a guardare alla vita e  alla morte

con una maggiore  consapevolezza.

 

 
 
 
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