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Apollo Errante

Prospettive rovesciate, segni e segnali dell'anima di Roberto Caravella

 
 

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« NativitasIpocrisia e riso amaro »

APOLOGIA DEL MALE

Post n°38 pubblicato il 23 Marzo 2009 da codadipavone
 

Ciao, Piero. Com’è diverso ora il tuo campo di grano.
Non più slanci poetici né turbamenti interiori spingono l’uomo verso il “mortal respiro”; semplicemente l’inganno fanciullesco del desiderare tutto ad ogni costo ignorando il semplice corollario della vita: non si è soli, non si unici, nulla sopravvive. Il mistero più evidente è che non c’è nessun mistero e oggi la prospettiva deve essere rovesciata, costi quel che costi. In un orto che viva secondo natura o come vezzosamente diremmo oggi - “biologicamente” – il flagello della lumaca è noto e il coscenzioso ortolano “biologico” sa che quel flagello si ripete ciclicamente perchè la popolazione di limacce è solitamente sopita per un anno, in sviluppo un altro anno e in preoccupante esubero quello successivo. Ma l’ortolano sapiente sa che quell’esubero è un flagello ma anche una buona novella poiché è il principio di un nuovo ciclo in cui, le lumache nude saranno naturalmente decimate e andranno ad assopirsi con buona pace del l’ortolano e dell’orto. Le limacce non sono buone da mangiare ma soltanto nocive, né più né meno che gli esseri umani di questo miserando pianeta, tuttavia hanno il buon senso “biologico” di autoregolarsi e non muovono violenza ad altro che non sia il loro cibo. Ovunque vadano lasciano la loro traccia bavosa che si perde tra le altre lasciandfo smarrito ed esausto chi tenti di seguirla: come le società multinazionali, si dirà… Ma il peggio, e il saggio ortolano lo sa,  è che la peggiore lumaca di tutte non è quella enorme dal manto leopardato, che serpeggia silente fra gli ortaggi, ma quella piccolina e appena visibile che rode le piante partendo dal fusto centrale delle radici. Divora avidamente tutto ciò che incontra con una rapidità inversamente proporzionale al ritmo del suo incedere. Sembra ancora di sentir parlare degli esseri umani. Ma il peggio deve ancora venire. La crisi… Una parola incomprensibile ai più anche se tutti credono di essere aggiornati e di saperne qualcosa. Pochi sanno, o pochi ricordano, che da crisi come questa si esce soltanto con il sangue, tanto sangue…  purtroppo. Oppure rammentiamo speranzosi l’intervento divino, la punizione, il diluvio, Sodoma e Gomorra che giunge dall’eternità per portare il novello equilibrio nella speranza che il sopravvissuto goda di buona memoria e grande saggezza per allungare il ciclo di sofferenza dell’umanità. Così è stato in “quei tempi”;  ora però è diverso: la limaccia umana ha deciso di divorarsi da sola divorando ogni cosa con una crudeltà che sembra non avere limite. E per di più mente, spudorata-mente  mente con ogni menzogna persino a se stessa. Ma l’ortolano biologico ricorda molto bene… La limaccia si autodistruggerà quanto più essa crescerà perchè, nonostante tutto così è sempre stato e così sempre sarà. Così è stato tre secoli fa, così due secoli or sono e così anche, per ben due volte, nel secolo scorso. Fiumi di sangue sono scorsi per fertilizzare il nuovo mondo che, tuttavia, non nasceva più “bello, saggio e forte che pria” ma più insulso e volgare che mai generando terrore ad ogni suo passo e vestendosi di una livrea fascinosa e attraente. Ora le grandi limacce si muovono lente alla ricerca di un cibo che non c’è, un cibo che è stato loro sottratto da piccole e voraci lumachine nascoste nell’ombra umida della terra. Sono tante e mnolto egoiste ma, peggio, si travestono da “simpatici cuccioli” di lumachine indifese. Noi aspettiamo però che arrivi il fiume di sangue, perchè arriverà, presto o tardi, arriverà come è sempre arrivato ogni trenta, quaranta o cinquant’anni. E’ così che andrà perchè così deve andare. La lumaca argentina ci aveva avvertito qualche tempo fa e quella coriacea americana ha cominciato a lasciare la sua preoccupante scia bavosa in giro per il mondo; e che dire delle piccole e tenere lumachine italiane, tedesche, belghe o, generalmente europee? Il nostro orto è quasi del tutto divorato. Stiamo tentando di salvare qualche rapa sperando che da essa si possa cavare un po’ di sangue, ma purtroppo bisogna arrendersi all’evidenza. Una sana auto eutanasia è quello che ci vuole. Guerra si vuole e guerra sia. Presto sarà di nuovo così e noi, ortolani coscenziosi aspettiamo il sangue delle rape che scorra a fiumi, e noi saremo saggiamente lì a guardare i corpi delle limacce vinte scorrere tra le zolle verso il loro destino.
Caudapavonis

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