Le Arabe Felici®

Dedicato ad Eva che oggi compie 31 primavere che sembrano 80

Molti di noi, uomini e donne, si dicono di stare invecchiando. Ma di solito il giudizio viene espresso in base ad una serie di luoghi comuni che la società accetta come stereotipi di misurazione del tempo biologico che passa. Magari ci si annoia alle feste, non si ha più la voglia che si aveva nel passato di fare tardi o vedersi con gli amici, lo sport si preferisce guardarlo piuttosto che farlo. Ma, secondo noi, questi non sono indici oggettivi di incipiente vecchiaia , sono esclusivamente delle sensazioni che magari erano latenti e che con il tempo diventano palesi. Sicuramente, a nostro avviso , non possono e non devono né essere presi come parametri di precoce senescenza, nè tanto meno come auto consapevolezza di stare incanutendo. Perché c’è uno ed un solo dogma che ci avverte che siamo ormai diventati vecchi: ed è quello che viene chiamato “il pigro assistere ai lavori di manutenzione alle strade o agli impianti”. Quando vi troverete annoiati a valutare lo stato di avanzamento di un qualsivoglia lavoro di operai impegnati a manutenere un bene pubblico ecco, allora potrete dirvi prossimi alla vecchiaia.
Esempio semplice di vita vissuta: sotto casa vostra stanno facendo i lavori per riparare gli impianti elettrici dell’Acea ineluttabilmente devastati dall’acquazzone che si è abbattuto in città. Voi indossate la vostra tuta dell’Australian , viola e rigorosamente acetata, se è estate potete addirittura indossare la canotta a costine, quella leggermente ingiallita ed infeltrita che vi rende giustizia soprattutto se avete le spalle a fiasco del Monopoli. Il tocco di classe sono i mocassini scamosciati senza lacci a coprire senza celare i calzini di spugna con la “T” di Tacchini.
Abbigliati in cotal guisa scendete e vi ponete assorti come un meriggio montaliano di fronte alla buca in cui gli operai si stanno barcamenando per riparare il guasto. Ed ecco che la vecchiaia si impossessa di voi, abbracciandovi nel candore del cammino dell’età. Il segno è indiscutibile: le braccia giunte dietro la schiena , lo sguardo spocchioso di chi sa che il guasto richiederà tantissimo tempo per essere riparato (anche se non avete mai capito un cazzo di elettricità e non riuscite neanche ad accendere le lucine dell’albero di Natale), e la testa che ogni tanto si scuote in segno di resa. Ottimo se ogni tanto le braccia da dietro passano in avanti, conserte sul petto, come a proteggersi. Il tocco di classe è , come passa qualcuno nei paraggi, meglio se uno sconosciuto, cominciare a lamentarsi ad alta voce, rivolti ad un interlocutore immaginario :” Che disastro. E quanto ci vorrà , ora?”. Appena il passante, disturbato dalla vostra voce, si gira verso di voi il gioco è fatto : “Ha visto che è successo? (sospirone) . Siamo da dodici ore senza corrente (sospirone a coprire la cazzata: in realtà la corrente manca da dieci minuti)”. E se si crea il capannello di gente , il gioco è fatto. Ed il risultato si appalesa: siete un vecchio di merda. Senza possibilità di appello.