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« Sfigati oggi: il maschio...Messaggio #4453 »

Il pubblico dei Talk Show

Post n°4452 pubblicato il 26 Novembre 2007 da Le.Arabe.Felici
 

La televisione, quella malefica scatola luminosa che attira quotidianamente la vostra attenzione di bambini, convogliandovi i neuroni dentro un tubo catodico, ha creato più mestieri dei posti di lavoro promessi da Berlusconi (esatto: quel tizio che giurava sulla testa dei suoi figli di rispettare una serie di patti con gli italiani. Il fatto che i suoi figli non siano morti, evidentemente lascia pensare che queste promesse le abbia mantenute. O, cosa più probabile, che i figli non siano i suoi. Sappiamo, tuttavia, di una serie di bambini morti stecchiti per esplosione maxillofacciale in Thailandia e nelle isole Baleari, nei pressi del villaggio Club Med. Mentre le loro capocce si disarticolavano, pare che i bambini urlassero “mi consenta”).

Fateci caso: la televisione crea posti di lavoro perché inventa dei ruoli e delle collocazioni nell’ambito della società che non sono mai esistite prima.

Pensate alle veline. Prima una determinata categoria di ragazze, diciamo un po’ disinibite, con una proprietà di linguaggio pari a quella di un neonato abbandonato nella giungla ed allevato da oranghi, avvezze a girare col culo di fuori, le chiamavamo mignottone. Adesso si chiamano veline, diventano miliardarie, aprono dei locali a Porto Cervo e si sposano i calciatori.

Ma se nel caso delle veline non si tratta di un nuovo mestiere, ma semplicemente il mutare di un aggettivo che sottende un medesimo significato, ci sono altre attività che la televisione ha creato dal nulla.

Una di queste è il pubblico. Diventare pubblico di una trasmissione è diventato un mestiere. Assolutamente duro e difficile. Il pubblico viene pagato e , come tale, deve essere disposto a subire ogni sorta di umiliazione possibile. Prima di tutto, è costretto a vedere i programmi della De Filippi. E questo, già di per se, potrebbe garantire il Paradiso. Ma c’è di più: il pubblico non deve avere una età variabile. Il pubblico può avere o 17 anni o 56. Se avete una età compresa in questa fascia, non potete fare il pubblico, ma al massimo l’opinionista (quel tipo che interviene nelle trasmissioni e spara cazzate credendo di star disquisendo dei massimi sistemi)

Il pubblico di 17enni deve avere la caratteristica di non emettere alcun tipo di fonema. Deve esprimersi esclusivamente con urletti isterici da contralto, toccando le medesime tonalità acute che potrebbe raggiungere Axl Rose mentre gli appendono i coglioni ad una incudine con delle mollette collegate a degli elettrodi.

Il pubblico di 17enni, qualsiasi sia il programma al quale sia invitato, deve sorreggere per almeno due ore un cartoncino Bristol con sopra incise delle scritte ammiccanti e dei disegni con cuoricioni. Voi pensate che non sia faticoso reggere un foglio di cartone leggerissimo. Stolti. Dimenticate che due ore sono tante. E la circolazione sanguigna fa spesso brutti scherzi. Ci sono state delle groupies che hanno avuto una embolia dalle parti di ulna e radio che ha causato lo scoppio di una arteria nei pressi dell’incavo ascellare ed un susseguente sbocco di sangue che ha colpito involontariamente le persone accanto a loro: Garrison e Fioretta Mari.

E poi c’è il pubblico 56enne. La caratteristica di questo è che deve essere prettamente femminile e composto preferibilmente da insegnanti in pensione. Queste devono avere i capelli pettinati rigorosamente a profiterol, come se, in pratica, se li fossero phonati dentro la tazza del cesso, ed il colore deve essere quello tipico della vecchietta bagnata che esce dal parrucchiere in una buia giornata di pioggia: tra il celeste ed il rosa. La loro espressione , invece, deve essere rigorosamente ingrugnita, quasi infastidita, pregna di spocchia, con la bocca articolata come se avessero inavvertitamente assaggiato una palletta di merda di procione scambiandola per un Ferrero Roche.

E, se fate parte del pubblico 56enne, non dimenticate di adornarvi il flaccido corpo con ninnoli ed oggetti preziosi e di bigiotteria, che siano ben in primo piano quando alzate la mano per intervenire in diretta.

Contrariamente al pubblico 17enne, che urla, quello 56enne grida. Grida esponendo giudizi che sono stronzate colossali ma che vengono esposte come se fossero il testamento di Manzoni.

Il pubblico è a tutti gli effetti un mestiere. Difficile, ovvio, perché per farlo bisogna vendere il culo e dimenticarsi di avere una dignità. Ma frutta bene e , per qualche soldino, si può essere ben disposti a umiliarsi di fronte a milioni di persone litigando per motivi futili.  

 
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Anonimo il 26/11/07 alle 15:58 via WEB
Io non parlerei, se fossi in te, Signor Canaletta del Bowling.
 
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