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Creato da Le.Arabe.Felici il 03/11/2005
Riteniamo lo scambismo semplice tradimento ad amministrazione controllata e il bang bussing il modo ideale per un viaggio di piacere
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Mio Fratello, Kahar.
Figlio unico.
Cordiali lettrici, cordiali lettori,
da circa sei anni l’appuntamento con il distributore automatico di benzina è per me un ricongiungimento familiare. Da quando scrivemmo i nostri nomi sul tetto polveroso dell’auto, per aiutare le reciproche dislessie ed avvicinare la distanza fonetica di entrambi, io e Kahar sappiamo come chiamarci. Io, lo chiamo Kahar. E lui, da sempre mi chiama Fratello.
Uno dei pochi che ancora “lavora” anche quando io ho terminato.
Uno dei tanti che chiama “lavoro” ciò che nessuno gli ha dato.
Un fratello del Bangladesh, in cui è tornato più volte, una volta per sposarsi, una volta per tentare ancora di farmi diventare zio, una volta per farmi sapere che sono stato zio solo per due mesi, una volta, l‘ultima, per rivedere la sua casa. Per l’ultima volta. Ora che tutto è andato distrutto.
Ma non perde il sorriso e mai si dimentica di salutare “lei”, come chiama mia moglie. Con un gran rispetto per la mia fortuna di poterla vedere ogni giorno.
Venerdì mi fa leggere una lunga fotocopia. E’ la sintesi del Decreto Flussi per il 2007. Una quota di 3.000 visti per lavoro è riservata al Bangladesh. E mi racconta di un suo amico, un fratello, che non ha più niente, 3 donne da mantenere ed un bambino piccolo. 22 anni e un sogno: venire in Italia. E mi chiede di fare richiesta per l’ingresso, come se fossi il suo datore di lavoro, ma che non avrei dovuto pagarlo. Solo un trucco, per farlo entrare in Italia. La richiesta si fa via internet.
E adesso?
Se è fratello di mio fratello, è mio fratello. Devo accettare.
Se si tratta di una falsa dichiarazione è un reato. Non devo accettare.
Gli chiedo: ma se viene qui senza lavoro, come fa? Mi risponde, di non preoccuparmi. Che qualcosa si trova, e che riuscirà anche a mandare soldi a casa. Di non preoccuparmi. E mi tiene la mano. Dice di non preoccuparmi.
E invece, la cosa mi preoccupa assai. Se fanno controlli, se lo trovano a fare cose strane sono io che garantisco per lui, dovrei assicurargli un alloggio adeguato e fare comunque false buste paga; e anche se volessi fare le cose regolarmente, non mi posso permettere di avere un collaboratore domestico. Sono seriamente preoccupato.
Su come fare a dirgli che, forse, non sono abbastanza suo fratello.
Cordialità
Yossaryan
Figlio unico, per paura.
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