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Perchè esistono i vegetariani?

Post n°3238 pubblicato il 21 Febbraio 2007 da Le.Arabe.Felici

I giorno scorsi abbiamo suscitato non poche polemiche con un post sui Vegani. Non neghiamolo, i vegani sono indubbiamente gli estremisti dell’alimentazione, i vegetariani guerriglieri. Come ci piace fare, dopo aver trattato in modo grossolano e trivio il problema alimentare, ci piace affrontarlo ora in modo più scientifico, senza partire da considerazioni morali o etiche circa la vita e la sofferenza degli animali, del resto siamo carnivori convinti, ma partendo da solide basi mediche e scientifiche. E, nei limiti del possibile, culturali.

Partendo dalla  storia, è pacifico e provato che una volta nelle nostre campagne il padrone del podere era assai più soggetto a malattie quali la gotta rispetto ai contadini che lavoravano i campi. Il bracciante , nutrendosi di vegetali, minestre, farina di castagne, focacce risultava assai meno passibile a malattie rispetto al padrone, uso a mangiare il cibo dei ricchi, la carne.
La crescita della borghesia, nel XVIII secolo, ha creato quella sorta di adeguamento a quei privilegi che in passato erano esclusivamente appannaggio della nobiltà. La carne, i grassi animali, sono diventati dieta comune e si è verificato un aumento di ipertensioni, insufficienze renali, paralisi.
Oltre ad un fattore prettamente salutista, come accennato, la dieta vegetariana spesso parte da fondamenti etici, basati sulla dignità che ogni essere vivente dovrebbe avere e sul suo diritto di vivere.
Facendo una ricerca su Internet, a parte le sacre scritture indiane e orientali, dalla Genesi si apprende: “ “ E Dio disse: vi ho dato ogni erba da seme che sia sulla superficie di tutta la terra, ed ogni albero nel quale sia frutto che porta seme; ciò vi servirà da cibo”.
E lo stesso ritroviamo nei passi in cui si parla di nazireato: il nazireato era una dedicazione di alcune persone che non mangiavano carne e si facevano crescere la barba e i capelli. Erano maestri ebraici di cui si ritrova peraltro la descrizione nell’Antico Testamento. Lo stesso tipo di scelta che avrebbe fatto anche Gesù. Gesù Cristo il Nazareno: nazareno non vorrebbe tanto dire che proveniva da Nazareth, ma in quanto era nazireo, aveva fatto questo voto di nazireato.
E’ errato anche prendere a questo punto come metro di riferimento l’animale carnivoro, come l’uomo, mettendo sullo stesso piano i comportamenti di entrambi: abbiamo letto tra i commenti, infatti, che il leone non campa di insalate, e l’uomo non può agire diversamente.
Consideriamo un leone, per rimanere in tema. Questo ha una dentatura particolare, con un grosso sviluppo dei canini e gli incisivi molto piccoli. Poi presenta un dente particolare, che si chiama dente ferino, che è estremamente sviluppato e serve per dilaniare e sbranare le carni.
I brani di carne vengono inghiottiti praticamente interi e digeriti grazie ad uno stomaco particolarmente spesso, che ha una notevole produzione di acido cloridrico e pepsina, l’enzima che digerisce la carne. Una volta che si ha questa secrezione acida intensa c’è un rapido passaggio del cibo attraverso un intestino che è molto corto e, in poco tempo, le feci vengono espulse.Tutti i felini hanno l’addome incavato per la scarsa massa intestinale. Geneticamente, morfologicamente e bilogicamente il felino, o il canide, hanno un apparato digerente perfettamente allineato al loro essere carnivori.
 L’uomo, anatomicamente, è un animale molto simile ai primati, e soprattutto alle scimmie antropomorfe.
Le scimmie non mangiano carne, sono frugivori, come l’uomo all’origine.
La chiave comune, il pollice opponibile, nasce dall’evoluzione e dalla necessità di saper distinguere un frutto acerbo da uno maturo. L’uomo ha ghiandole salivari molto sviluppate che producono grosse quantità di ptialina, l’enzima che serve alla digestione degli amidi, zuccheri complessi che si trovano solo nel mondo vegetale. Il cibo deglutito arriva lentamente allo stomaco, che ha una parete più sottile rispetto a quella dei carnivori. Ed anche l’intestino, ovviamente, ha una lunghezza superiore a quella dei carnivori. La carne viene mangiata e arriva nello stomaco. Per essere digerita ha bisogno, come si è visto nei carnivori, di una notevole secrezione acida e di pepsina. Lo stomaco dell’uomo , non quello di un canide, con sforzo notevole va incontro ad autoaggressione, con gastriti, duodeniti, ulcere gastriche e duodenali. Tutta questa secrezione acida si riversa poi nell’intestino, dove altera il normale Ph che diviene più acido di quello che dovrebbe essere e fa diminuire
la peristalsi.
Il senso di questo noioso post è quello di aver cercato di dare delle informazioni quanto meno oggettive cercando di non schierarci tra le fila dei vegetariani rompipalle, ma desiderando nel contempo di non criticare a priori delle posizioni.

 
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robig80
robig80 il 22/02/07 alle 01:58 via WEB
E’ apprezzabile lo sforzo nello scrivere qualcosa che abbia un fondamento di oggettività su un argomento che tanto divide le coscienze da un punto di vista etico, ma sarebbe opera utile controllare anche la oggettività e la serietà delle fonti che si prendono in considerazione, soprattutto dal punto di vista scientifico. Prendiamo ad esempio un punto cardine del vostro ragionamento: lo sforzo che lo stomaco attua per la digestione dei cibi carnei visto come causa di autoaggressione della mucosa del primo tratto del tubo digerente. Innanzitutto direi che l’apparato digerente umano è fisiologicamente deputato alla digestione degli stessi, come di tutti i cibi proteici e lipidici (tramite un complesso meccanismo in piccola parte da voi stessi accennato, comprendente la secrezione, da parte dello stomaco, di acido cloridrico e pepsina, da parte del pancreas, di altri enzimi, e da parte del fegato di succhi biliari, il tutto regolato da un complesso sistema neurologico e ormonale), e non esiste un concetto di sforzo “sovrafisiologico” dello stomaco per espletare tali meccanismi. Inoltre, per quanto riguarda la letteratura scientifica, tra le cause di gastriti, duodeniti e ulcera peptica (gastrica o duodenale) non è annoverato il consumo di cibi carnei; consumo che non è, peraltro, causa né di sforzo notevole né di autoaggressione della mucosa. Mi piacerebbe conoscere la fonte di tale affermazione, che non prende in considerazione le attuali conoscenze scientifiche sull’argomento. La classificazione attualmente in vigore delle gastriti, ad esempio (classificazione di Sidney), che tiene in gran conto il fattore eziologico, non parla in nessun caso di tale correlazione. Senza entrare nei particolari, per la maggior parte delle gastriti croniche le cause sono infettive (su tutti Helicobacter Pylori), di tipo autoimmune, o correlate ad uso cronico di farmaci (prevalentemente antinfiammatori non steroidei). Lo stesso dicasi per le ulcere peptiche. Aggiungerei un accenno ad un solo elemento che fa capire quanto il consumo di cibi di derivazione animale sia importante per la vita dell’uomo: il ferro è contenuto, in ordine di quantità decrescente, dai seguenti alimenti: carni rosse, carni bianche, uova, pesce, legumi, verdure. In questi ultimi due alimenti però l’assorbimento del ferro è limitato dalla presenza di acido fitico, il quale forma con il ferro composti insolubili, impedendone l’assorbimento intestinale. Tale assorbimento è invece possibile per gli animali erbivori, dai quali ci distinguiamo notevolmente per caratteristiche anatomiche e fisiologiche. Una dieta che si basi esclusivamente su prodotti vegetali non può garantire un apporto sufficiente di ferro, con il rischio di sviluppare una anemia sideropenica. Ricordo che il ferro, oltre ad essere fondamentale per il trasporto di ossigeno a tutti i tessuti dell’organismo umano, è anche direttamente necessario per lo sviluppo di energia (e quindi di vita) in ogni singola cellula (vedi catena dei citocromi). Mi sono limitato a riportare un paio di argomentazioni, basate su dati scientifici, che fanno supporre che l’alimentazione carnea dell’uomo non sia una anomalia. Non sono un esperto di anatomia comparata, ma le mie conoscenze nell’ambito della medicina umana mi portano a credere fermamente che l’uomo sia un animale onnivoro. Sono gradite eventuali critiche e/o osservazioni. Lascio ad altri argomentazioni etiche e morali. Mi scuso per essermi dilungato in un commento probabilmente noioso per i più. D’altro canto l’argomento meriterebbe spazi molto più ampi per ulteriori spiegazioni ed approfondimenti, e non è questa la sede più opportuna. Un mediocre studente di medicina.
 
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