Storia & Archeologia
La Storia e l'Archeologia : una passione da sempre! Il luogo di ritrovo per tutti gli amanti di queste discipline meravigliose. Un tuffo nel passato per sognare e vivere esperienze magiche, visitare i luoghi del passato e conoscere i grandi uomini che con le loro imprese hanno segnato la storia dell'Umanità.
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Che cosa è l'Archeologia?Sono uno stoico ... e così, nonostanze la influenza che mi affligge da venerdì scorso, mi sono messo comunque al lavoro... Buona lettura. L’archeologia è scoperta dei tesori del passato, lavoro meticoloso di un analista scientifico, esercizio di immaginazione creativa. Ma è anche il cosciente sforzo interpretativo attraverso cui si arriva a comprendere che cosa tutto ciò significhi nella storia dell’umanità. L’archeologia è, al tempo stesso, attività fisica sul campo e attività intellettuale svolta nello studio o in laboratorio. Ciò sicuramente costituisce parte della sua grande attrattiva : l’archeologia è ricerca emozionante della conoscenza su noi stessi e sul nostro passato. In questo senso l’archeologia è anche intesa come antropologia : antropologia è, in senso lato, lo studio dell’umanità, dei caratteri fisici dell’uomo in quanto animale e dei caratteri non biologici, esclusivi dell’uomo, quelli che chiamiamo cultura : “conoscenza, fede, arte, costumi, leggi, usanze e tutte le altre capacità e abitudini acquisite dall’uomo come componente della società”; così, nel 1871, Edward Taylor, sintetizzò il termine “cultura”. Orbene, se l’archeologia si occupa del passato, sotto quali aspetti essa differisce dalla storia? In senso lato, come l'archeologia è un aspetto dell'antropologia, così è anche parte della storia, con ciò intendendo l'intera storia dell'umanità fin dai suoi inizi oltre 3 milioni di anni fa. Infatti per oltre il 99% di questo enorme arco di tempo l'archeologia - cioè lo studio della cultura materiale del passato - è la sola fonte importante di informazioni, se si esclude l'antropologia fisica, che concentra l'attenzione più sul progresso biologico che su quello culturale del genere umano. Le fonti storiche tradizionali cominciano solo con l'introduzione della scrittura intorno al 3000 a.c. in Asia occidentale, e notevolmente più tardi nella maggior parte delle altre aree del mondo (per giungere, per esempio, al 1788 d.C. nel caso dell'Australia). Comunemente si distingue tra la preistoria - il periodo precedente le testimonianze scritte - e la storia in senso stretto, cioè lo studio del passato basato sulle testimonianze scritte. L’archeologia può dare un grande contributo anche alla conoscenza di quei periodi e luoghi per i quali esistono documenti, iscrizioni e altre testimonianze scritte. Piuttosto spesso è proprio l'archeologo a prendere in considerazione in primo luogo questo tipo di testimonianze. Dato che l'obiettivo dell'archeologia è la conoscenza dell'umanità, essa è dunque una disciplina umanistica, uno studio dell'uomo. E poiché è interessata al passato dell'uomo, è una disciplina storica. Ma essa differisce dallo studio della storia scritta - sebbene usi testimonianze scritte - in un punto fondamentale: il materiale che gli archeologi rinvengono non ci dice direttamente che cosa pensare. I documenti storici scritti fanno affermazioni, presentano opinioni, comunicano giudizi (sebbene tali affermazioni e giudizi debbano essere essi stessi interpretati). Gli oggetti scoperti dagli archeologi, invece, di per se stessi non dicono nulla e siamo noi, oggi, a dover dar loro un senso. Da questo punto di vista la pratica dell'archeologo è piuttosto simile a quella dello scienziato. Lo scienziato raccoglie dati, conduce esperimenti, formula un'ipotesi (una proposizione per spiegare i dati), verifica l'ipotesi rispetto a ulteriori dati, e infine costruisce un modello (una descrizione che riassume in modo soddisfacente la regolarità osservata nei dati). L'archeologia, da molti punti di vista, compie un percorso assai simile. L'archeologo deve sviluppare un'immagine del passato, così come lo scienziato deve elaborare una visione coerente del mondo naturale, che non si trova già pronta. L'archeologia, in breve, è al tempo stesso una scienza e una disciplina umanistica. Questo è uno dei motivi del fascino dell' archeologia: essa riflette l'ingegnosità dello scienziato moderno così come quella dello storico moderno. I metodi tecnici usati dalla scienza archeologica sono i più ovvi, dalla datazione con il radiocarbonio allo studio dei residui di cibo nel vasellame. Ugualmente importanti sono i metodi scientifici d'analisi e di deduzione. Alcuni autori hanno parlato della necessità di definire una distinta teoria intermedia (Middle Range Theory, teoria del campo intermedio), intendendo con ciò un distinto corpus di idee, per colmare la lacuna tra i dati archeologici grezzi e le osservazioni e le conclusioni che si possono dedurre da quei dati. Questo è un modo di vedere la questione. Ma non è necessario fare una così netta distinzione fra teoria e metodo. Il nostro obiettivo sarà quello di descrivere chiaramente i metodi e le tecniche usate dagli archeologi per indagare il passato. I concetti analitici dell' archeologo costituiscono una parte della serie di approcci al problema, così come lo sono gli strumenti usati nel laboratorio. L'archeologia moderna è una grande Chiesa che comprende numerose differenti «archeologie», le quali però sono unite tra loro dai metodi e dagli approcci che condividono, descritti a grandi linee in questo libro. Abbiamo già attirato l'attenzione sulla distinzione tra l'archeologia del lungo periodo della preistoria e quella dei tempi storici. Spesso questa distinzione cronologica è accentuata da ulteriori suddivisioni, cosicché esistono archeologi specializzati nei periodi più antichi (il Paleolitico, prima di lO 000 anni fa) o in quelli più recenti (le grandi civiltà delle Americhe o della Cina; l'egittologia; l'archeologia classica dell' antica Grecia e di Roma). Uno dei maggiori sviluppi degli ultimi due o tre decenni è il fatto che ci si è resi conto che l'archeologia può contribuire molto alla conoscenza della preistoria e della storia antica, ma anche a quella di periodi storici più recenti. In America Settentrionale e in Australia l'archeologia storica - cioè lo studio degli insediamenti coloniali e post-coloniali in quei continenti - si è molto sviluppata, analogamente a quanto è accaduto in Europa per l'archeologia medievale e post-medievale, cosicché quando si tratta dell'insediamento coloniale di Jamestown negli Stati Uniti o del Medioevo di Londra, Parigi e Amburgo, l'archeologia diventa una fonte primaria di dati. Queste suddivisioni cronologiche sono trascese da specializzazioni che possono offrire contributi a molti diversi periodi archeologici. L'archeologia ambientale è una di queste branche, in cui archeologi e specialisti di altre scienze studiano l'uso di piante e animali da parte dell'uomo, nonché il modo in cui le società del passato si sono adattate a un habitat che cambiava continuamente. L'archeologia subacquea è un'altra di queste branche, che richiede grande coraggio e abilità. Negli ultimi trent'anni essa è divenuta un'attività altamente scientifica, in grado di salvare dall' oblio alcuni periodi del passato sotto forma di relitti di navi che hanno gettato nuova luce sulla vita antica, tanto sulle terre emerse come sui mari. Anche l'etnoarcheologia, come abbiamo appena visto brevemente, è un'importante specializza zione della moderna archeologia. Oggi ci rendiamo conto che siamo in grado di spiegare i reperti archeologici - vale a dire ciò che troviamo - soltanto se riusciamo a spiegare nei particolari il modo in cui si sono formati. I processi di formazione dei reperti archeologici sono ora oggetto di intensi studi. E in questo senso che l'etnoarcheologia ha avuto i dovuti riconoscimenti: lo studio dei popoli viventi e della loro cultura materiale, allo scopo di migliorare la spiegazione dei reperti archeologici. Per esempio, lo studio delle pratiche di macellazione adottate da cacciatori-raccoglitori viventi, intrapreso da Lewis Binford presso gli eschimesi Nuna miut dell'Alaska, ha offerto al ricercatore molte idee nuove circa il modo in cui il reperto archeologico può esser si formato, permettendogli di sottoporre a una nuova valutazione i resti ossei di animali mangiati dai primi esseri umani altrove nel mondo. E tali studi non sono limitati a semplici comunità o a piccoli gruppi. A Tucson, in Arizona, il Garbage Project (letteralmente: «Progetto spazzatura»), allestito da William L. Rathje, prevede la raccolta della spazzatura dai bidoni di un settore della città e l'attento esame in laboratorio di tutto ciò che vi è contenuto. Questo lavoro piuttosto ingrato, condotto con metodologia prettamente archeologica, ha fornito informazioni preziose e inattese sulle modalità di consumo della moderna popolazione urbana. Se l’obiettivo dell’archeologia è conoscere il passato dell'uomo, resta il problema importante di che cosa si spera apprendere. Gli approcci tradizionali tendevano a individuare l'obiettivo dell'archeologia principalmente come la ricostruzione di un puzzle: un pezzo dopo l'altro pezzo. Ma oggi non è più sufficiente limitarsi a ricreare la cultura materiale delle epoche passate o a completare l'immagine di quelle più recenti. È stato definito un ulteriore obiettivo, cioè «la ricostruzione del modo di vita delle persone che produssero i resti archeologici». Noi siamo certamente interessati ad avere una chiara immagine del modo in cui gli uomini vivevano e sfruttavano il loro ambiente ma desideriamo anche conoscere perché essi vissero in quella maniera perché adottarono quei modelli di comportamento e in che modo la loro vita quotidiana e la loro cultura materiale giunsero ad assumere proprio quella forma. Noi siamo interessati insomma a spiegare i cambiamenti. Questo interesse per i processi di mutamento culturale è giunto a definire il concetto di archeologia dei processi culturali (o archeologia processuale).Essa procede ponendo una serie di domande, così come uno studio scientifico procede definendo l'obiettivo della ricerca, formulando le domande e cercando di fornire loro una risposta. Ci sono molte grandi questioni che sono oggi al centro dell'attenzione. Vorremmo per esempio conoscere le circostanze in cui fecero la loro comparsa i nostri primi progenitori. Ciò accadde davvero in Africa, e solo in Africa, come oggi sembra essere effettivamente accaduto? E i primi uomini erano veri e propri cacciatori o consumavano semplicemente prede uccise da altri animali? Quali furono le circostanze che permisero l'evoluzione della sottospecie Roma sapiens sapiens a cui noi apparteniamo? In che modo si può spiegare la comparsa dell'arte paleolitica? Perché questa si trova solo in aree così limitate? Come avvenne il passaggio dalla caccia-raccolta all'agricoltura in Asia occidentale, in Mesoamerica e in altre parti del mondo? Perché ciò accadde nel corso di appena pochi millenni? Come possiamo spiegare il sorgere delle città, in maniera piuttosto indipendente, in diverse parti del mondo? La serie delle domande potrebbe continuare, e oltre a queste questioni generali ne esistono di più specifiche. Insomma l’archeologia vuol conoscere il perchè una determinata cultura abbia assunto proprio quella forma, in che modo siano emerse le sue peculiarità e in quale misura esse abbiano influenzato gli sviluppi successivi. (tratto e adattato da “Archeologia. Teorie. Metodi. Pratica.” – di Colin Renfrew e Paul Bahn. Ed. Zanichelli) |
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