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 le porte della creatività ovvero...un altro modo di percepire il viaggio

Post n°5 pubblicato il 13 Gennaio 2009 da miladylady


Osservo il nuovo progetto fotografico di un amico, intitolato porte, ammiro la sua maestria nel rendere così intensi e vibranti questi scatti e mi scopro a riflettere sulle porte “Porte, portali, portoni, porte aperte, chiuse, sbarrate, murate, per entrare e per uscire, insomma PORTE.” Silvio Lucchini - Porte (Dittici) http://www.silviolucchini.com/progetti/porte/porte.htm


la foto publicata in questo post è proprietà esclusiva di Silvio Lucchini

Le porte aperte dei ricordi d’infanzia, dei giochi d’estate, nei cortili, davanti al patio, in campagna, dai nonni, porte aperte, quasi spalancate solo smorzate da leggere tende, di cotone, di collane di legno, a volte di plastica “pelosa” sempre aperte per entrare, per uscire, tunnel di passaggio, ponti di comunicazione tra il “dentro” silenzioso, fresco, ristoratore e il “fuori” colmo di sole, di caldo di bambini vocianti, allegri, giocosi, sudati, scarmigliati, assetati…che percorrevano di corsa il varco, dove sapevano avrebbero trovato ristoro, bevande fresche e semplici merende piene di sapori, per poi correre di nuovo fuori e riprendere i giochi interrotti brevemente….interni che accolgono chiacchiere oziose di adulti, mentre sgranano piselli o tagliano verdure per la cena, ma sempre con lo sguardo vigile e benevolo verso il fuori, da dove provengono le risa…..porte aperte fino a sera, nido, grembo, rifugio.


Le porte chiuse, degli amori finiti, delle storie interrotte, delle parole non dette, muri invalicabili, singhiozzi che schiantano a terra, il corpo raggomitolato davanti alla porta sprangata, sbarrata, inviolabile, sentenza definitiva, spalle voltate, pugni contratti, serrature inaccessibili, solitudini infinite eppure insormontabili, rifiuti implacabili, catene di acciaio che ingabbiano il cuore.


Portoni e alla memoria appaiono come metafore quei tunnel di alcuni paesini di mare, passaggio discreto che armonicamente collega la passeggiata urbana con le spiaggie bianche, con scenari da fiaba, con vicoli che sembrano cartoline, con stradine quasi segrete con casette arroccate e rampicanti odorosi di caprifoglio e buganvillee che spuntano a sorpresa e fiori azzurri ai balconi di ferro battuto, e mattonelle dipinte con numeri gotici pieni di svolazzi acquarellati a mano ad indicare i civici…passaggi metafisici per la scoperta, lo stupore, la delizia.


Porte murate e subito prende alla gola una sensazione di inquietudine, leggende, racconti…donne infelici rinchiuse dietro mura, che siano quelle fisiche dei racconti medioevali o quelle create dalle violenze, dalle paure, dai diritti negati dei nostri giorni.


Porte per entrare e penso a luoghi raccolti, silenziosi, dove il desiderio di entrare si affaccia quasi esitante, in punta di piedi ti accosti ed entri, lentamente, silenziosamente, quasi a non voler disturbare il luogo, la magia del momento, e il ricordo intreccia una piccolissima cappella in cima ad una scogliera in un magico paesaggio da fiaba in Andalusia, arrivi e ti trovi davanti il muro posteriore, fai il giro attorno, vai verso la balaustra che si affaccia sul promontorio a picco sul mare e mai, mai ti saresti aspettato di trovare la porta aperta…e invece…il passaggio dal sole accecante all’oscurità del minuscolo interno diventa quasi un momento estatico, sublime, inenarrabile…se Dio esiste è in quel luogo.


Porte per uscire, lasciarsi alle spalle qualcosa, qualcuno, un luogo, ogni situazione che ci sta stretta, non ci appartiene più e giunge il momento in cui non si possono più ignorare i mondi possibili che ci sono all’esterno, giunge il momento in cui è vitale correre il rischio, lasciare ciò che si conosce eppure ci è estraneo e aprire le braccia e uscire nella burrasca, nel sole, nella pioggia, qualunque sia la situazione, andare per scoprire qualcosa di noi che ancora non conosciamo, porte da attraversare per inoltrarsi verso l’ignoto che ci appartiene.


Porte chiuse piano piano, senza far rumore, per allontanarsi silenziosamente; porte chiuse con furore, sbattendole, correndo fuori per mettere rapidamente una distanza dichiarata; porte aperte ignorate, pallidi deserti senza passaggi; porte socchiuse per consentire a chi desidera entrare di bussare per annunciarsi, porte spalancate come occhi stupefatti e ridenti per lasciare entrare il mondo.


Porte magiche, fantastiche, oniriche, fiabesche, percorsi ordinari che connettono con lo straordinario…Porte.

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creatività

 Gran parte dell’arte primordiale sembra essere stata creata dalle donne in un contesto rituale. La metodologia di ricercatori, antropologi, archeologi si basa sulla teoria accettata, ma erronea, che le civiltà arcaiche non potevano, per definizione, avere un concetto centrale astratto di divinità, quindi le statuette femminili non sono state considerate dee bensì semplici rappresentazioni di donne. La complessa opera di Marija Gimbutas e il concetto da lei coniato di archeomitologia ( che indica un metodo multidisciplinare che unisce l’archeologia descrittiva alla mitologia comparata, alla linguistica, al folclore e all’etnologia storica) dovrebbe invalidare per sempre questa teoria così fallace. Tutto richiama alla ciclicità e dunque al femminile, le stagioni,il giorno che oblia nella notte e poi rinasce con l’alba, i modi di dire ( i corsi e ricorsi storici), persino ad una convenzione come il tempo è stata attribuita un’impostazione ciclica (le ore). Invero per creare arte sciamanica la donna deve innanzitutto liberarsi della credenza diffusa, ribadita e stereotipata di non avere “doti artistiche”. Siate creative, vi appartiene!!!
 

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tú cantas esperanza, tú cantas remedios,
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"te quiero pequeña, chiquita, preciosa, hermosa.....
 

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“Perchè non disegno scarpe da uomo? Perchè non posso usare le paillettes, i tacchi a spillo alti dodici centimetri, i colori fluo” - Stuart Weitzman


 

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