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mitica

Post n°43 pubblicato il 14 Giugno 2009 da miladylady

Marija Gimbutas è autrice di oltre 20 opere e 200 pubblicazioni su argomenti che spaziano dalla preistoria e mitologia dell'Europa Antica alle origini delle culture indoeuropee.

Nacque in Lituania, nel 1921, morì a Los Angeles nel 1994.

Studiò le culture del neolitico e dell'età del bronzo della "Vecchia Europa", un'espressione da lei introdotta. I lavori pubblicati tra il 1946 e il 1971 introdussero nuovi punti di vista nell'ambito della linguistica e dell'interpretazione della mitologia.

Marija Gimbutas giunse negli Stati Uniti come rifugiata dalla Lituania dopo aver conseguito un dottorato in archeologia in Germania, ma mai dimenticò le radici lituane. Iniziò all'Harvard University traducendo testi di archeologia dell'Europa orientale, e divenne assistente al Dipartimento di Antropologia.

Nel 1956, la Gimbutas introdusse la sua "Ipotesi Kurgan", che coniugava lo studio della cultura Kurgan con la linguistica al fine di risolvere alcuni problemi concernenti gli antichi popoli parlanti il proto-indo-europeo, che qualificò come genti "Kurgan". Questa ipotesi e il suo atteggiamento multidisciplinare ebbero un impatto significativo sull'indoeuropeistica.

In qualità di professore di archeologia alla UCLA University , Marija Gimbutas diresse i maggiori scavi dei siti del neolitico nell'Europa sud-orientale tra il 1967 e il 1980, grazie ai quali furono portati alla luce una gran quantità di manufatti artistici e di uso quotidiano risalenti ad un periodo precedente a quello che si riteneva a quel tempo l'inizio del neolitico in Europa.

Gimbutas si guadagnò una reputazione di specialista mondiale dell 'età del bronzo indoeuropea, nonché del folklore lituano e della preistoria dei balti e slavi, ma ottenne una fama inaspettata con Il linguaggio della Dea, che ispirò una mostra a Wiesbaden, ed il suo ultimo libro The Civilization of the Goddess (1991), che presentava una panoramica delle sue teorie circa le culture del neolitico in Europa: configurazioni architettoniche, strutture sociali, arte, religione e letteratura. Il libro discuteva le differenze tra gli elementi del sistema della "vecchia Europa", da lei considerato matriarcale e ginocentrico, e la cultura patriarcale portata dagli indoeuropei nell'età del bronzo. Secondo la Gimbutas, questi due sistemi si sarebbero fusi generando le società classica dell'Europa storica.

Nel suo lavoro reinterpretò la preistoria europea alla luce delle sue conoscenze in Linguistica, etnologia e storia delle religioni, proponendo così un quadro in contrasto con le tradizionali assunzioni circa l'inizio della civilità europea.

Joseph Campbell e Ashley Montagu ritennero paragonabile il contributo di Marija Gimbutas alla Stele di Rosetta e la decifrazione dei geroglifici egiziani. Campbell scrisse la prefazione ad una edizione del Il linguaggio della Dea , prima che la Gimbutas morisse, e spesso diceva di quanto profondamente si rammaricasse che le sue ricerche sulle culture del neolitico dell'Europa non fossero disponibili nel tempo in cui lui stava scrivendo The Masks of God. I suoi articoli sono archiviati insieme con quelli della Gimbutas alla "Joseph Campbell and Marija Gimbutas library", in California.

Per Maria era ovvio che ciascun aspetto della cultura della Vecchia Europa esprimesse un sofisticato simbolismo religioso. Pertanto si dedicò allo studio esaustivo dell'iconografia e del simbolismo del Neolitico al fine di scoprirne i significati sociali e mitologici. Per realizzare ciò fu necessario allargare gli orizzonti dell'archeologia descrittiva al fine di includere linguistica, mitologia, comparazione delle religioni e lo studio storiografico. Lei definì questo approccio interdisciplinare, archeomitologia.

L'interpretazione di Riane Eisler e di Marja Gimbutas rintraccia la cultura pacifica del culto della Dea madre nei simboli dell’antica Europa. Un materiale abbondante ma  sul quale scarsa è stata invece l’attenzione ad esso dedicata. Le due studiose usano il termine gilania, coniato da Riane Eisler. E' una parola composta dalle radici greche della parola donna e uomo, unite dalla l come legame tra le due parti dell’umanità, per spiegare la struttura sociale ‘egualitaria’ di popolazioni matrifocali.

 

L'ipotesi Kurgan è quella che riceve maggiori consensi circa la diffusione delle lingue indoeuropee.

 

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creatività

 Gran parte dell’arte primordiale sembra essere stata creata dalle donne in un contesto rituale. La metodologia di ricercatori, antropologi, archeologi si basa sulla teoria accettata, ma erronea, che le civiltà arcaiche non potevano, per definizione, avere un concetto centrale astratto di divinità, quindi le statuette femminili non sono state considerate dee bensì semplici rappresentazioni di donne. La complessa opera di Marija Gimbutas e il concetto da lei coniato di archeomitologia ( che indica un metodo multidisciplinare che unisce l’archeologia descrittiva alla mitologia comparata, alla linguistica, al folclore e all’etnologia storica) dovrebbe invalidare per sempre questa teoria così fallace. Tutto richiama alla ciclicità e dunque al femminile, le stagioni,il giorno che oblia nella notte e poi rinasce con l’alba, i modi di dire ( i corsi e ricorsi storici), persino ad una convenzione come il tempo è stata attribuita un’impostazione ciclica (le ore). Invero per creare arte sciamanica la donna deve innanzitutto liberarsi della credenza diffusa, ribadita e stereotipata di non avere “doti artistiche”. Siate creative, vi appartiene!!!
 

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