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Andy Warhol, artista di origine cecoslovacca nato a Pittsburgh nel 1928, nella sua vita ha sempre inseguito il successo.
Trasferitosi a New York, inizia a lavorare nel campo della pubblicità per riviste come Vogue e Glamour, soprattutto per le scarpe.
Fin da subito si può notare come cerchi di allontanare qualsiasi accento soggettivo dalla sua arte. A questo proposito realizza delle opere con la tecnica chiamata blotter: disegna con inchiostro su un foglio di carta poco assorbente e lo stampa poi su uno assorbente.
I suoi primi soggetti sono le malattie e l’aspetto fisico, per motivi legati alle sue insicurezze, infatti, lui non accettava il suo aspetto, in particolare a causa della calvizie precoce e del suo naso.
In un secondo momento inizierà a lavorare sui fumetti, che in principio realizzava con tecnica espressionista. Tuttavia, dopo aver conosciuto Liechtenstein, che trattava questi stessi soggetti con maggiore abilità rispetto a lui, decise di cambiare nuovamente soggetti passando prima al ballo poi a prodotti di consumo.
Tra le varie serie di prodotti di consumo non possono non essere ricordate le famosissime Campbell soup: dipinte a mano, ne fa 32, una per ogni tipo di zuppa. Poi c’è il periodo dei dollari (anch’essi dipinti), che in seguito vengono moltiplicati e rappresentati in massa e delle bottiglie di Coca Cola, con le quali fa la stesa operazione.
Perché moltiplica questi oggetti? Perché nella massa emergono le differenze tra una bottiglia e l’altra e, di qui, Warhol propone il parallelismo tra queste e la realtà umana: la coca cola è uguale per tutti, chiunque la beve, i ricchi come i poveri; allo stesso modo, nonostante le differenze e le peculiarità di ciascun individuo, tutti facciamo parte della massa.
Importante per completare il suo pensiero sulla società di massa è la serie su Marilyn Monroe: è una persona, ma ciò che conta per la gente sono i suoi attributi e per questa ragione Warhol le toglie la sua soggettività inserendo a collage bocca, occhi, naso non perfettamente posizionati o colorandola con colori innaturali … pubblicitari direi. La massa è indifferente alla sua persona, vede solo un’icona o, come dicevo prima, un banale insieme di attributi.
A ribadire quest’idea ci sono poi i “Désastres”: infatti, persino i disastri e le disgrazie del mondo vengono assimilati dalla massa con grande indifferenza (a questo proposito è da ricordare anche la sua serie delle sedie elettriche).
Un uomo alla ricerca del successo, senza dubbio (basti pensare alla sua serie di Mao Tze tung , realizzata appositamente per un periodo di calo della sua notorietà), ma che al contempo lo meritò pienamente, riuscendo a criticare impietosamente quella stessa massa che è poi fautrice del suo successo: la sfrutta così come essa sfrutta i suoi simboli (quale lui era!). Tutto è perfettamente coerente.
In ultima, un aneddoto: nel suo periodo di notorietà dovuto alle Marilyn, molti personaggi dello spettacolo e dell’alta società gli chiedevano di realizzare opere simili con il loro volto protagonista. Una vera e propria moda. Beh, Warhol le accettava tutte, certo, bastava solo che i clienti gli portassero una foto già pronta e gli dessero le indicazioni su come la volevano!
…e la gente si faceva così prendere in giro pur di ottenere l’oggetto di moda… di massa.
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