88. ::: Rime :::
il papello
di Carlo Cornaglia
Qui si narra di mafia e del papello,
di capi, di pizzini e di picciotti,
di Spatuzza che parla di Marcello
e a Berlusconi agita le notti.
Il papello è comparso finalmente,
un documento semplice e conciso
che, sempre dato come inesistente,
al comparire gela ogni sorriso.
Non è il contratto in bollo del caimano
che vide Vespa in veste di notaio,
ma un foglietto di carta scritto a mano
che più di quello suscita un vespaio.
E’ l’elenco stilato da Riina
delle richieste fatte dai mafiosi
per porre fine alla carneficina
e far di Mafia e Stato una simbiosi.
“Non trattiam con la mafia!” hanno gridato
i politici tutti a destra e a manca,
ma con la mafia tutti hanno trattato
ed ora rischian di non farla franca.
Non era solo il povero Lunardi
a dire “Con la mafia si convive”,
eran tanti i politici bugiardi
che in segreto facevan trattative.
A sentire Spatuzza e Ciancimino
c’erano pure Dell’Utri e il Cavaliere
e il siculo Marcello era il postino
che i messaggi al caiman faceva avere.
Parole di pentiti, certamente
e come tali da prender con le molle,
ma parole che spiegan chiaramente
del nostro Cavalier la fretta folle
di cercar di evitare il tribunale.
La corruzion di Mills, infatti, è nulla,
il falso in Mediaset è un minor male
in confronto a un premier che si trastulla
trattando con la mafia ed i mafiosi.
Ne sa qualcosa il povero Marcello
che una banda di giudici faziosi
si appresta a condannar pure in appello.
Per evitar per mafia la prigione
è pronto a tutto il nostro Cavaliere,
qualunque obbrobrio è la soluzione,
qualunque scappatoia può valere.
Inoltre il far saltar tanti processi
pur di fare saltare quelli suoi,
vuol dir che non fa solo i suoi interessi
e nessun potrà dirgli: “Cristo, e noi?”,
come nella storiella di Pierino.
Il tema è Cristo e noi e lo studente
racconta il suo week end da cittadino:
“Con tutta la famiglia, finalmente
partimmo per la solita grigliata,
puntando con la Stilo alla campagna,
felici, pregustando l’abbuffata
coi tanti cibi dentro la cavagna.
Giunti che fummo, prima di mangiare,
lasciati mamma, nonni e sorellina,
andai col babbo in giro per cercare
le more e qualche frutto di rapina.
Quando tornammo, stanchi ed affamati,
ci accolse una terribile sorpresa:
trovammo i famigliari che, sfacciati,
s’eran mangiati tutto nell’attesa,
lasciando poche briciole soltanto.
Urlava il babbo: “Maledetti voi! –
mentr’io deluso mi scioglievo in pianto –
tutto avete mangiato…Cristo e noi?”
Carlo Cornaglia
(22 novembre 2009)
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