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104. ::: Cronaca ::: Il testo dell'ordinanza...

Post n°122 pubblicato il 21 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

104. ::: Cronaca :::

Il testo dell'ordinanza che ha portato agli arresti e nella quale Bertolaso è indagato. I magistrati parlano di "corruzione gelatinosa". I rapporti con l'imprenditore Anemone -Balducci e i suoi amici, la cricca degli appalti
Ville, escort, assunzioni
e auto di lusso -Il capo della Protezione civile non disdegna i favori sessuali di una certa Francesca
"Oggi pomeriggio sono libero... Verrei volentieri
per una ripassata"di CARLO BONINI

 

Balducci e i suoi amici, la cricca degli appalti Ville, escort, assunzioni e auto di lusso

Guido Bertolaso

ROMA - Una "cricca dei banditi". Il gip di Firenze racconta la corruzione che ha governato gli appalti della Maddalena e la ricostruzione a L'Aquila. Le escort di Bertolaso e gli imprenditori che la notte del 6 aprile ridono pensando agli appalti.

Il sistema, scrive il gip Rosario Lupo, funzionava così: "Angelo Balducci e Fabio De Santis, pubblici ufficiali presso il Dipartimento per lo Sviluppo e la competitività del turismo della Presidenza del Consiglio dei ministri, incaricati della gestione dei "grandi eventi" (Mondiali di nuoto di Roma 2009, G8 della Maddalena, 150° anniversario dell'Unità d'Italia) insieme a Mauro Della Giovanpaola, pubblico ufficiale della struttura di missione per il G8 della Maddalena hanno asservito la loro funzione pubblica (alquanto delicata, attesi gli enormi poteri a loro concessi e i rilevantissimi importi di denaro e risorse a carico della collettività) in modo totale e incondizionato agli interessi dell'imprenditore Diego Anemone (e non solo). Tale asservimento veniva ben retribuito con vari benefit di carattere economico e non, anche di grande rilevanza patrimoniale: utilità indirizzate o direttamente ai tre pubblici ufficiali o a loro parenti o a soggetti a loro amici (in particolare Anemone e i suoi collaboratori si mettevano a disposizione dei tre, in particolare di Balducci per risolvere loro qualsiasi tipo di esigenza, anche la più banale)".

E il sistema, scrive ancora il gip, aveva un nome: "Gelatinoso". "Il caso in questione che ben potrebbe essere definito "storia di ordinaria corruzione" viene qui definito "gelatinoso". E non dagli investigatori ma dagli stessi protagonisti di tale inquietante vicenda di malaffare in una delle tante conversazioni telefoniche intercettate: "Il mio ragionamento è questo... Loro evidentemente stanno immersi in un liquido gelatinoso che è al limite dello scandalo" (...). Ma "sistema gelatinoso" non è l'unica definizione del Dipartimento per lo Sviluppo e la competitività del turismo della Presidenza del Consiglio dei ministri. Infatti la struttura cosiddetta della Ferratella (luogo dove ha sede il Dipartimento e di cui fanno parte Balducci, De Santis e Della Giovanpaola) viene definito - senza mezzi termini - dalle molto istruttive conversazioni telefoniche intercettate: "Cricca di banditi", "Banda di banditi", "Task force unita e compatta", "squadra collaudatissima", "combriccola", e i suoi componenti "bulldozer", "veri banditi", "gente che ruba tutto il rubabile", "persone da carcerare"".


Anche l'imprenditore Diego Anemone, del resto, a giudizio del gip, si dimostrava all'altezza della qualità della corruzione assicurata dal sistema in ragione del suo network di rapporti, a cominciare da quello con il Capo della Protezione civile e sottosegretario Guido Bertolaso: "È alquanto inquietante - si legge - che sussistano rapporti di collusione (che definire sospetti è mero eufemismo retorico) tra l'introdottissimo (nonostante la giovane età) Diego Anemone e il potente sottosegretario e capo della Protezione civile Guido Bertolaso (coinvolto nella gestione economica degli appalti aggiudicati con la normativa cosiddetta dei "grandi eventi") che, come risulta inequivocabilmente dalle intercettazioni telefoniche, frequenta spesso e volentieri Anemone e le sue strutture, per così dire, di "relax"".

Gli appalti e il prezzo della corruzione. Nell'elenco che ne fa il gip, sono almeno cinque gli appalti pilotati da Balducci e la sua "combriccola" della Protezione civile: "Lo stadio centrale del tennis del Foro Italico (Mondiali di nuoto Roma 2009); il Nuovo museo dello sport italiano di Tor Vergata (Mondiali di nuoto); il completamento dell'Aeroporto internazionale dell'Umbria Sant'Egidio di Perugia (Celebrazioni 150 anni Unità d'Italia); la realizzazione Palazzo della conferenza e area delegati (G8 Maddalena); la residenza dell'Arsenale (G8 Maddalena)". Il prezzo della corruzione sono ristrutturazioni di immobili, auto di lusso a sbafo, assunzioni di domestici e figli, favori sessuali con pagamento di escort a domicilio.

Balducci e i suoi amici, la cricca degli appalti Ville, escort, assunzioni e auto di lusso

Angelo Balducci



Scrive il gip: "Angelo Balducci: utilizzo di due utenze cellulari; personale di servizio nella proprietà di Montepulciano; uso di autovettura Bmw serie 5; messa a disposizione di Rosanna Thau (moglie di Balducci) di una Fiat 500; fornitura di mobili (un divano e due poltrone) per la proprietà di Montepulciano; esecuzione di lavori di manutenzione e riparazione negli immobili di Roma e Montepulciano; assunzione di Filippo Balducci (figlio di Angelo e della sua compagna Elena Petronela Buchila); messa a disposizione di Filippo Balducci di autovettura Bmw del valore di 71mila euro; lavori di ristrutturazione per l'appartamento di Filippo Balducci in via Latina a Roma con fornitura di materiali di arredo in legno e tessuti; viaggi a bordo di aerei privati; numerosi soggiorni su sua richiesta all'hotel Pellicano di Porto Santo Stefano; assunzione, su sua richiesta, di Anthony Smith e messa a disposizione di un'abitazione.

"Fabio De Santis: affidamento di lavori pubblici in subappalto a Marco De Santis; utilizzo di un'utenza cellulare; fornitura di mobili destinati alla sua abitazione; prestazioni sessuali a pagamento a Venezia (17 ottobre e 28 agosto 2008) e Roma (13 novembre 2008).

"Mauro della Giovanpaola: prestazioni sessuali a pagamento a Venezia tra il 17 e il 18 ottobre 2008; uso di un immobile con personale di servizio all'isola della Maddalena; messa a disposizione di tre autovetture Bmw; fornitura di mobili per la sua abitazione".

Bertolaso, il giovane Anemone, i contanti e i favori sessuali. L'iscrizione di Guido Bertolaso al registro degli indagati per concorso in corruzione ha - a giudizio del gip - un fondamento probatorio evidente. "Sono emerse dalle intercettazioni telefoniche conversazioni nelle quali il Bertolaso viene menzionato o è uno degli interlocutori (...) È emerso che lo stesso Bertolaso intrattiene rapporti diretti con l'imprenditore Diego Anemone con il quale si incontra spesso di persona e in previsione dei quali Anemone di attiva di persona alla ricerca di denaro contante, tanto che gli investigatori ritengono abbia una certa fondatezza supporre che detti incontri siano stati finalizzati alla consegna di somme di denaro a Bertolaso".

Il 23 settembre 2008 Anemone si sbatte per cercare 50mila euro in contanti in vista dell'incontro con il capo della Protezione civile, previsto per quella stessa sera. È l'unica traccia dell'ordinanza su un possibile passaggio di denaro. Ma non è chiaro, o quantomeno, gli investigatori non sono riusciti ad accertarlo, se effettivamente i due si vedano e se ci sia o meno consegna di contanti.

È certo al contrario che Guido Bertolaso goda dei favori sessuali messi a disposizione da Anemone. Il 21 novembre 2008 Bertolaso è al telefono con Simone Rossetti (il lenone di Anemone): ""Sono Guido, buongiorno... Sono atterrato in quest'istante dagli Stati Uniti, se oggi pomeriggio, se Francesca potesse... io verrei volentieri... una ripassata". "Perfetto". "Perché so che è sempre molto occupata... siccome oggi pomeriggio sono abbastanza libero, ti richiamo fra un quarto d'ora"". L'appuntamento viene fissato per le 16.

Una seconda prestazione sessuale è del 14 dicembre 2008 e ha luogo nel centro sportivo che è riconducibile Anemone ed è stato aggiudicatario della fetta più importante degli appalti per i Mondiali di nuoto 2009. "Tale prestazione - scrive il gip - è comprovata da intercettazioni con dialoghi del tutto espliciti e fortemente eloquenti e ha avuto luogo con una ragazza brasiliana presso il centro Salaria Sport Village".
Il 17 febbraio 2009, dalle 15 alle 16, Bertolaso è ancora allo Sport Village, per "fare terapia con Francesca", "per riprendermi un pochettino", "per uno dei soliti massaggi". Anemone lo aspetta fuori dalla cabina e al telefono si lamenta con il suo lenone perché il capo della Protezione civile tarda a congedarsi dalla massaggiatrice: "Mannaggia sto a morì de freddo".

Anemone, Balducci e la ricostruzione dell'Aquila. Le indagini - documenta l'ordinanza - accertano che Anemone "è di casa all'interno della Ferratella, dove oltre a Balducci, De Santis e Della Giovanpaola, ha rapporti con altri funzionari di rango minore che pure hanno piena consapevolezza dell'esistenza del "sistema gelatinoso": Maria Pia Forleo, Francesco Pintus e Fabrizio Ciotti. Fino al punto di alimentare una sorta di "cassa comune" per le piccole spese di rappresentanza". Naturalmente c'è dell'altro. A cominciare - scrive il gip - dai rapporti che si intrecciano tra Anemone e Balducci nella Erretifilm srl, società di produzione cinematografica che - come aveva scoperto un'inchiesta firmata da Fabrizio Gatti sull'Espresso del gennaio 2009 - vede come soci la moglie di Balducci (Rossana Thau) e la moglie di Anemone (Vanessa Pascucci).

L'11 aprile 2009, a pochi giorni dal sisma che ha devastato L'Aquila, Balducci, in una lunga conversazione con Anemone "fa pesare il fatto che si è fatto promotore per l'inserimento delle imprese di Anemone nei lavori post terremoto ("Ti rendi conto? Chi oggi al posto mio si sarebbe mosso?") ed esce allo scoperto pretendendo in cambio che il figlio Filippo goda di qualche ulteriore beneficio ("Tra qualche giorno compie 30 anni e io mi chiedo come padre: che ho fatto per lui? Un cazzo")". Filippo troverà una sistemazione.

D'altro canto, già il 6 aprile, in una conversazione tra gli imprenditori Francesco Maria De Vito Piscicelli, direttore tecnico dell'impresa Opere pubbliche e ambiente Spa di Roma, associata al consorzio Novus di Napoli e il cognato Gagliardi si capisce che c'è attesa per le mosse di Balducci sugli appalti: "Alla Ferratella occupati di sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito, non è che c'è un terremoto al giorno". "Lo so", e ride. "Per carità, poveracci". "Va buò". "Io stamattina ridevo alle tre e mezzo dentro al letto".
Le pressioni sulla stampa e il procuratore Toro

Nelle intercettazioni della primavera 2009 Anemone e Balducci discutono con grande preoccupazione delle inchieste di Fabrizio Gatti e dell'interesse di Annozero e di Milena Gabanelli (Report). Per provare a contenerle - si legge nell'ordinanza - muovono tale "Patrizio La Bella, amico del giornalista Gatti", che a sua insaputa li informa di quello che il cronista ha in animo di fare. Ma "i contatti tra gli indagati si fanno frenetici e fitti il 28 gennaio 2010, quando il quotidiano "La Repubblica" pubblica un'inchiesta a firma di Paolo Berizzi e Fabio Tonacci".

Gli indagati si muovono anche con Camillo Toro, commercialista e figlio del procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, responsabile del pool dei reati contro la pubblica amministrazione (entrambi sono indagati). Il contatto con il magistrato e suo figlio è l'avvocato Edgardo Azzopardi ("Devo parlare con lui", dice a Camillo, che risponde: "Lascialo perdere che ce la vediamo noi"). Azzopardi il 17 dicembre 2009 parla con Toro e fissa un incontro di persona. Il 10 gennaio scorso parla con il figlio Camillo e lo esorta: "Assumi informazioni". Il 30 gennaio l'avvocato, al telefono, sembra aver avuto le informazioni: "Ci sono grossi problemi giudiziari in arrivo".
Malinconico e Masi

Il giovane Anemone rendeva felice anche Carlo Malinconico, in quel momento segretario generale alla presidenza del Consiglio e poi presidente della Fieg. "Su richiesta di Angelo Balducci l'imprenditore contribuiva all'organizzazione e pagamento di più soggiorni vacanza presso l'hotel "Il Pellicano" di Porto Santo Stefano". Naturalmente Malinconico non deve pagare un euro: "Mi raccomando, non è che si distraggono e gli fanno il conto". Anemone asseconda anche le richieste di Balducci perché assuma tale Anthony Smith, un tipo di Anacapri che Mauro Masi, direttore generale della Rai, gli aveva chiesto di sistemare.





  (11 febbraio 2010)
 
 
 

103. ::: Lo speciale a 10 anni dalla morte -

Post n°121 pubblicato il 21 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

103. :::Lo speciale a 10 anni dalla morte -
Pubblicato il 7 Gennaio 2010

Il 19 gennaio 2000 Bettino Craxi moriva ad Hammamet. Dal maggio 1994 fino alla morte Craxi rimane nella sua casa in Tunisia e viene considerato un latitante. Protagonista della scena politica italiana almeno dal 1976 in poi, in campo con il Psi nella stagione del sequestro Moro, Presidente del Consiglio dal 1983 al 1987, autore del nuovo Concordato con il Vaticano nel 1984, vincitore del Referendum sulla Scala mobile, cardine del "CAF", nella stagione di Mani pulite diviene il simbolo della corruzione dei partiti. Radio Radicale ha documentato come sempre in modo integrale le vicende politiche che hanno visto protagonista Bettino Craxi, e in occasione del dibattito e delle celebrazioni per il decennale della sua scomparsa, ripropone un itinerario nel proprio archivio.

 

 
Le ultime interviste a Bettino Craxi

31 ottobre 1998: Il periodo in cui è stato Presidente del Consiglio e segretario del Psi, il sistema dei partiti in Italia, le dichiarazioni di Cossiga sul suo possibile ritorno in Italia

 

4 ottobre 1999: Il ruolo dei servizi segreti italiani nella vicenda dell’archivio Mitrokin. I finanziamenti sovietici al PCI e ad altri partiti della sinistra italiana

 

 

Argomenti:

 
 
 

102.1 / 2 ::: ARTE ::: VIDEO - Vincent ...

Post n°120 pubblicato il 20 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

102.1 / 2 ::: ARTE :::- VIDEO + TESTO -
Vincent - (Starry Starry Night)- Don McLean -

Vincent Willem van Gogh



www.youtube.com/watch?v=dipFMJckZOM&feature=related

Kirk Douglas & Anthony Quinn -- Lust For Life (1.) - (1956)



www.youtube.com/watch?v=4MxESaEh9pQ&feature=related

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ARTE-FIGURATIVA -

- Vincent Willem van Gogh
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Autoritratto, olio su tela, 42 x 33,7 cm, 1887, Art Institute, Chicago

Vincent Willem van Gogh

(Zundert, 30 marzo 1853Auvers-sur-Oise, 29 luglio 1890)

è stato un pittore olandese.

Autore di quasi 900 tele e di più di mille disegni, tanto geniale quanto incompreso in vita, si formò sull'esempio del realismo paesaggistico dei pittori di Barbizon e del messaggio etico e sociale di Jean-François Millet. Attraversata l'esperienza dell'Impressionismo, ribadì la propria adesione a una concezione romantica, nella quale l'immagine pittorica è l'oggettivazione della coscienza dell'artista: identificando arte ed esistenza, van Gogh pose le basi dell'Espressionismo.

Indice[nascondi]
Biografia [modifica]Gli studi interrotti (1868) [modifica]
La casa natale di van Gogh a Zundert: Vincent nacque nella stanza sotto il tetto, dalla cui finestra sventola la bandiera

Notizie dei van Gogh si rintracciano a L'Aja fin dalla metà del XVII secolo e a partire dal Settecento quella famiglia trasmise di padre in figlio il mestiere di orefice. Nel primo Ottocento si ha notizia di un Vincent Van Gogh (1789-1874) pastorecalvinista, padre di undici figli che praticavano diverse attività: tre di essi erano mercanti d'arte, mentre si sa che anche Theodorus van Gogh (1822-1885) dal 1º aprile1849 era pastore a Groot-Zundert, un piccolo paese del Brabante di seimila anime. Sposatosi nel 1851 con Anna Cornelia Carbentus, figlia di un rilegatore della corte olandese, questa diede alla luce il 30 marzo1852 un figlio morto, Vincent Willem.

Esattamente l'anno dopo nacque un secondo figlio, il futuro artista, chiamato ancora Vincent Willem: ne seguiranno altri cinque, Anna Cornelia (1855-1930), Théo (1º maggio1857 - 25 gennaio1891), Elisabeth (1859-1936), Wilhelmina Jacoba (1862-1941) e Cornelis (1867-1900).

Dal 1861 al 1864 Vincent frequentò la scuola del paese e dal 1° ottobre un collegio della vicina Zevenbergen dove apprese il francese, l'inglese e il tedesco e l'arte del disegno. Dal 1866 frequentò la scuola tecnica Hannik di Tilburg ma il 19 marzo1868, a causa dello scarso rendimento nonché di problemi economici del padre, ritornò a Zundert senza aver concluso gli studi.

(( CONTINUA ... ; ))

 
 
 

102.2 ::: ARTE ::: Il lavoro nella casa d'arte...

Post n°119 pubblicato il 20 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

102.2 ::: ARTE ::: 

Il lavoro nella casa d'arte Goupil (1869-1875) [modifica]
Vincent van Gogh fotografato nel 1871

La scarsità del suo profitto scolastico convinse la famiglia a trovargli un impiego: lo zio paterno Vincent detto Cent (1820-1888), già mercante d'antiquariato, nel luglio del 1869 lo raccomandò alla casa d'arte Goupil & Co. alla quale, per motivi di salute, aveva ceduto la sua attività a L'Aja; l'attività della casa Goupil consisteva nella vendita di riproduzioni di opere d'arte e il giovane Vincent sembrò molto interessato al suo lavoro, che lo obbligava a un approfondimento delle tematiche artistiche e lo stimolava a leggere e a frequentare musei e collezioni d'arte. Mantenne i contatti con la famiglia, che dal gennaio del 1871 si era trasferita a Helvoirt, dove il padre Theodorus svolgeva la sua attività pastorale. Vincent oltre ad incontrare frequentemente a L'Aja il fratello Théo, intesse con lui una corrispondenza che durerà tutta la vita.

Nel 1873 venne trasferito nella filiale Goupil di Bruxelles e a maggio in quella di Londra. Durante il trasferimento nella capitale inglese si fermò per alcuni giorni a Parigi, rimanendo affascinato dalla bellezza della città e dai fermenti culturali che la animavano: la visita del Louvre e delle esposizioni di quadri al Salon lo colpirono profondamente.

A Londra disegnò schizzi di scorci cittadini, che tuttavia non conservò (ne rimane solo uno, peraltro assai rovinato e scoperto nel 1977, raffigurante la casa dove visse). Nella pensione in cui alloggiava, si dichiarò un giorno ad una figlia della proprietaria, Eugenia Loyer (e non Ursula come si era sempre creduto), che, già fidanzata, lo respinse: caduto in una crisi depressiva, chiese ed ottenne di essere trasferito a L'Aja. Da questo momento iniziò a trascurare il lavoro: a poco servì il ritorno a Londra, nel luglio del 1874, insieme con la sorella Anna. I suoi interessi cominciarono a indirizzarsi verso le tematiche religiose, che si approfondirono anche dopo il suo trasferimento a Parigi, nel maggio 1875: qui tuttavia frequentò anche i musei, appassionandosi a Jean-Baptiste Camille Corot e alla pittura secentesca olandese. I dirigenti della Goupil erano sempre più scontenti di lui, che nel Natale del 1875 lasciò senza preavviso il lavoro, andando a trovare la famiglia, che allora risiedeva a Etten, un piccolo paese presso Breda. Vincent comprese tuttavia di non potere più continuare la sua collaborazione in un'attività che ormai sentiva profondamente estranea e si dimise dall'impiego il 1º aprile1876.

La missione sociale e religiosa (1876-1880) [modifica]

Il 16 aprile1876 partì per Ramsgate, il sobborgo londinese, dove lavorò come insegnante supplente presso la scuola del signor Stokes, ricevendo in cambio soltanto vitto e alloggio, e poi proseguì l'insegnamento a Isleworth, dove la scuola si era trasferita: qui collaborò anche con un pastore metodista che teneva un'altra piccola scuola e il 4 novembre pronunciò il suo primo sermone, che si ispirò a un quadro di Boughton, il Pellegrino sulla via di Canterbury al tempo di Chaucer. [1] Tornato in famiglia per Natale, venne dissuaso dai genitori, che spaventati si accorsero delle sue precarie condizioni psico-fisiche, dal ripartire per l'Inghilterra.

Lo zio Vincent gli trovò così un altro lavoro come commesso in una libreria di Dordrecht. Viveva da solo e frequentava la chiesa locale traducendo passi della Bibbia; convinse il padre a lasciargli tentare gli esami di ammissione alla Facoltà di teologia di Amsterdam, dove andò a vivere con lo zio paterno Johannes, frequentando anche uno zio materno, che gli fece impartire lezioni di latino e di greco. Non tralasciava tuttavia i suoi interessi artistici, visitando i musei, il ghetto ebraico e continuando a esercitarsi nel disegno.

La casa abitata da van Gogh a Cuesmes

Respinto agli esami di ammissione, dall'agosto del 1878 frequentò un corso trimestrale di evangelizzazione in una scuola di Laeken, presso Bruxelles, la quale tuttavia non lo riconobbe idoneo a svolgere l'attività di predicatore. Nonostante tutto, alla fine dell'anno si trasferì nella regione belga del Borinage, a Pâturage: qui, povero tra i poveri, si prese cura dei malati e predicò la Bibbia ai minatori. Autorizzato, nel gennaio del 1879, a predicare temporaneamente dalla Scuola di evangelizzazione di Bruxelles, si trasferì nel centro minerario di Wasmes, vivendo in una baracca: il suo zelo e la sua partecipazione, anche emotiva, all'estrema povertà dei minatori apparvero eccessivi alla Scuola, che decise di non rinnovargli l'incarico.

Vincent continuò tuttavia a svolgere quella che considerava una sua missione: si trasferì nel vicino paese di Cuesmes dove visse con un minatore del luogo e, pur indigente, cercò ancora di aiutare chi non stava in realtà peggio di lui, arrivando a cedere il proprio letto ai malati o a curare di persona i feriti delle esplosioni usando come bende i suoi stessi vestiti. Leggeva i romanzi popolari che descrivevano la miseria delle popolazioni delle città industriali, interruppe per qualche tempo la corrispondenza con il fratello Théo, che ora lavorava nella casa Goupil e lo disapprovava apertamente, cercando di distoglierlo da un'attività che sembrava aggravare il suo delicato equilibrio psichico, e si spostò frequentemente per il Belgio percorrendo a piedi centinaia di chilometri. Nel giugno 1880 arrivò fino a Courrières, nel dipartimento del Passo di Calais, desiderando conoscere il pittore Jules Breton, che lì abitava ed era da lui molto ammirato, ma poi s'intimidì alla sola idea d'incontrarlo (nonché alla vista del "suo nuovo atelier...di un'inospitalità agghiacciante") e ritornò indietro, dormendo sulla paglia nei casolari abbandonati.

In luglio riprese la corrispondenza con Théo che gli mandò del denaro e lo incoraggiò a indirizzare le sue generose pulsioni sociali religiose verso l'espressione artistica. Vincent accolse un suggerimento che non poteva lasciarlo indifferente e, nell'ottobre si stabilì a Bruxelles dove, comprendendo di aver bisogno di una scuola di tecnica pittorica, s'iscrisse all'Accademia di Belle Arti.


((  CONTINUA ... ; ))

it.wikipedia.org/wiki/Vincent_van_Gogh
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101. ::: SATIRA ::: Vignetta con B...

Post n°118 pubblicato il 20 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

101. ::: SATIRA :::

- Vignetta con B... -

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100.1 / 7 ::: La decisione diFacebook...

Post n°117 pubblicato il 20 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

100.1 / 7 :::

La decisione di Facebook

e la sconfitta dello Stato

di diritto ---

di Guido Scorza*, da guidoscorza.it

In molti - soprattutto nel Palazzo - in queste ore si staranno probabilmente rallegrando per la decisione di Facebook di chiudere tutti i gruppi pro Tartaglia e quelli - veri o “indotti” - di solidarietà a Silvio Berlusconi.

A costo di risultare impopolare e con riserva di tornare a spiegarne più diffusamente le ragioni, invece, non posso non rilevare che quanto accaduto costituisce la sconfitta dello Stato di diritto o, almeno, della speranza di applicare alla Rete le regole del diritto che governano - o dovrebbero governare - fuori dalla Rete la convivenza tra i cittadini.

Prima di proseguire è bene chiarire che Facebook ha, evidentemente, il diritto - che si riserva per contratto - di intervenire così come è intervenuto: a casa sua - anche se tutti, a tratti, ambiamo a considerarla un po nostra - fa ciò che vuole.

Il punto, tuttavia, è un altro: nessuno, in un Paese civile, dovrebbe potersi arrogare il diritto di sostituirsi ad un giudice nello stabilire cosa è lecito che i cittadini dicano e cosa, invece, è illecito o, peggio ancora, sconveniente.

E’ un potere che non compete al Governo e men che meno dovrebbe competere ad un soggetto privato che agisce secondo le regole del mercato.

Quando questa fondamentale regola di democrazia viene tradita il rischio è che l’espressione censura più volte evocata divenga concreta e finisca, addirittura, con l’essere esercitata da un soggetto privato in chiave “autodifensiva”.

La decisione assunta oggi da Facebook credo costituisca una sconfitta un pò per tutti.

Magistratura e Garante per la privacy stavano esaminando, ciascuno per quanto di propria competenza, l’eventuale sussistenza di condotte illecite perpetrate attraverso i gruppi su Facebook e lavorando all’individuazione degli eventuali responsabili.

Il governo, dal canto suo - per sindacabili che fossero le iniziative prospettate - stava ipotizzando di varare provvedimenti straordinari ed urgenti.

Si tratta di naturali reazioni e procedure - che le si condivida o meno nel metodo e nei contenuti - in uno Stato di diritto.

Ora, da molti, il pericolo è avvertito come superato ed in pochi si preoccuperanno di intervenire, domani, per restituire voce e parole ai milioni di cittadini italiani che avevano legittimamente deciso di utilizzare Facebook per discutere dell’aggressione al Capo del Governo.

Si sbaglierebbe, tuttavia, se si addossasse interamente la responsabilità dell’accaduto ai gestori del popolare socialnetwork perché si ometterebbe di considerare che quella che si è consumata nelle scorse ore è la più naturale reazione di un imprenditore privato che vede la sua attività criminalizzata da parte del governo di un Paese nel quale fattura milioni di euro: volendo continuare ad operare in Italia, Facebook si è naturalmente preoccupato di non entrare in rotta di collisione con l’Esecutivo.

Ovvio che così facendo ha però mostrato tutta la sua debolezza e la prossima volta che in un gruppo creato per organizzare una nuova manifestazione del popolo viola contro il premier - che sia quello di oggi o quello di domani - ci sarà un Ministro che si sentirà legittimato a richiedere, per le vie brevi, la chiusura di quel gruppo.

Un’ultima considerazione: il gesto di Facebook di questo pomeriggio non sarà a costo zero per il gestore della piattaforma di social network.

Da questo momento - ma in realtà Facebook non è nuovo a certi interventi - infatti, la piattaforma non può più considerarsi una piattaforma di mera intermediazione di contenuti con la conseguenza che non può più beneficiare della speciale disciplina dettata dalla disciplina sul commercio elettronico.

Se Facebook considera i contenuti degli utenti come suoi e ne rivendica il diritto di “vita o di morte”, ha scelto di essere un editore del nuovo millennio con tutto ciò che ne comporta.

* avvocato e esperto di diritto informatico

(16 dicembre 2009)

temi.repubblica.it/micromega-online/la-decisione-di-facebook-e-la-sconfitta-dello-stato-di-diritto/
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Niente leggi contro la libertà di tutti

di Massimo Russo e Vittorio Zambardino, da scene digitali

Alla fine non resta che aggrapparsi alle poche parole sagge di Pier Ferdinando Casini, pronunciate oggi alla Camera: “Mettere le mani su internet è pericolosissimo… guardiamo all’esempio degli Stati Uniti (…) dove Obama riceve intimidazioni inaccettabili su internet, ma dove a nessuno è mai venuto in mente di censurare, in un grande paese di democrazia liberale”. Pochi minuti prima il ministro Maroni aveva ripetuto, con qualche cautela rispetto a ieri per la verità, che ci si prepara a un provvedimento di legge che permetta di chiudere gli spazi di discussione dove si compia il reato di istigazione a delinquere.

Bisogna dirlo con chiarezza: con questi propositi l’Italia si candida a raggiungere il lotto degli Ahmadinejad e dei Castro in fatto di politica della rete. Come ha detto Casini, le leggi sulla responsabilità personale già esistono e in una democrazia liberale non verrebbe in mente a nessuno di mettere le mani – in modo preventivo – sulla libertà di espressione delle persone. Anche se non escludiamo che, nel delirio generalizzato di questi anni, possa capitare ad altri governanti democratici. Ma la strada è quella: si toglie alle persone uno strumento di espressione libera a priori, in nome di un “lato oscuro” della rete che viene enfatizzato, equivocato e di cui si ignora la grave responsabilità del potere nella sua nascita. Perché è vero che in altri paesi gli utenti internet sono più pacati. Ma è altrettanto vero che i loro governanti (e alcuni oppositori) tedeschi o francesi non si sono mai promessi “palle a 300 lire l’una”, non hanno mai invitato a buttare a mare o torturare gli immigrati, non hanno mai detto di voler strozzare con le loro mani gli autori di una fiction televisiva. La rete, in fondo, da questo punto di vista non è che un ventilatore che rispara in giro il fango che hai buttato dentro.

L’equilibrio e la lucidità dell’onorevole Casini non si ritrovano invece nell’editoriale di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera di stamattina. Addio posizioni terze, l’endorsement della linea Maroni non potrebbe essere più completo. Ed è un endorsement basato su una definizione del problema semplicemente sbagliata. Sarà bene ripeterlo: il lato oscuro non è maggioritario, il male che si denuncia non è la rete, che anzi matura sempre più come strumento di comunicazione politica. Che strano destino che un grande scrittore, nel giornale della tradizione liberale italiana, dimentichi il principio di diritto che la responsabilità penale è personale. Se Pinco apre un gruppo in cui si dice “Ammazziamo X”, Pinco va a processo. E le leggi per farlo già ci sono tutte. Per Stella e Maroni invece bisogna chiudere lo spazio dove Pinco si esprime, perché ci sono dei conti da regolare.

Proprio oggi, il giurista Michele Ainis, ha ricordato sulla Stampa il carattere leggero, di piazza e non di edicola, delle dichiarazioni che vengono fatte su internet. Aggiungiamo noi, l’avvicinamento difficile dei cittadini, finora deleganti di un rapporto con la sfera pubblica, che si provano per la prima volta all’espressione del loro pensiero, e quindi commettono errori, ingenuità, e cedono a meccanismi di rissosità autoritaria.

In un nostro recente saggio abbiamo scritto che la rete è in pericolo perché il potere, nel mondo, ha fretta di chiudere lo squarcio che internet ha aperto nel controllo sociale. E per poter ottenere consenso a questa ricucitura si producono rappresentazioni mostrificate della rete e delle persone che la frequentano. E’ brutto avere ragione, e vedere che l’Italia ha voglia di vincere questo campionato dell’illibertà.

Proprio mentre l’Unione Europea sancisce che internet è uno dei diritti inalienabili della persona, pensiamo che si debba agire punendo le responsabilità dei singoli (diffamazione, istigazione, apologia), dove ce ne siano, ma mai chiudendo spazi di manifestazione del pensiero in modo preventivo o mettendo in moto strumenti statali di monitoraggio, schedatura e conservazione dei dati della navigazione degli utenti che ledano le libertà personali. Internet è vita di tutti i giorni, per la quale vanno applicate le leggi che esistono. Non una legislazione speciale o d’emergenza.

Ma c’è un’ultima cosa da dire.

La rete ha anche messo in discussione la delega ad informare, a distribuire visione del mondo, che i media hanno avuto per anni. Questo dà grande fastidio a molti colleghi giornalisti. Non vorremmo che qualcuno stesse scambiando la libertà di espressione con la difesa dei propri privilegi castali. Sarebbe il caso d

i essere rigorosi sempre, quando si scrive di cose importanti. Le citazioni non bastano. La rete è un grande fenomeno sociale, non tecnologico, come dimostrano gli oltre 10 milioni di italiani che frequentano Facebook. Un po’ di arroganza in meno, un po’ di equilibrio terzo, non guasterebbero.

(16 dicembre 2009)

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100.2 ::: Gli apologeti del regime...

Post n°116 pubblicato il 20 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

100.2 :::Gli apologeti del regime: chi non lo ama è un cattivo maestro


Clima avvelenato. Campagna di odio. Si è scatenata la retorica mediatica. L’obbiettivo è chiaro: attribuire il gesto sconsiderato di una persona affetta da disturbi mentali a chi ha mantenuto fermo il principio della critica più severa all’operato del governo e del suo presidente.

Chi ha criticato le leggi ad personam, la promozione di interessi privati a danno di quello pubblico, la fuga dai processi, l’invenzione di processi brevi che, una volta morti, non daranno giustizia a decine di migliaia di parti lese; chi ha denunciato il dominio sempre più stringente del monopolista privato sulle reti pubbliche; chi non si è stancato di ricordare che per qualche anno si era tenuto in casa un capo mafioso riaccogliendolo anche dopo arresti e scarcerazioni; chi ha sostenuto che l’utilizzatore finale delle donne a pagamento nelle sue residenze non avrebbe più potuto organizzare un “Family Day”; chi si prepara a documentare quanto utile personale potrà ricavare dallo scudo fiscale; chi infine ha sempre sostenuto che in una qualsiasi democrazia normale è impossibile che il proprietario dei principali mezzi di comunicazione possa stare al vertice del potere politico: tutti costoro sono cattivi maestri, orchestratori della campagna di odio. Su di loro deve ricadere la condanna inappellabile dei buoni. Un genio dell’orchestra di regime arriva a dare la dimostrazione: c’è stato perfino il No B. Day!!

Capite? Organizzare una manifestazione, che più grandiosa e allo stesso tempo tranquilla e pacifica non avrebbe potuto essere, significa essere corresponsabili di un atto che oggi l’autore stesso confessa prontamente come vigliacco e inconsulto. Sarebbe elementare per chiunque non sia schiavo di un preconcetto originario capire e dimostrare che si tratta di fenomeni opposti. Invece no: il conformismo imperante obbliga all’atto di contrizione e segna a dito chi non si adegua. Capita così che anche una mente satirica intelligente e simpatica come Elle Kappa indulga a rimbrottare Di Pietro per aver ricordato l’innegabile contributo personale di Berlusconi alle campagne di odio.

Ma perché poi in politica si dovrebbe ragionare di odio e amore? Già accettare lo schema non è soggiacere a una logica plebiscitaria? Si può capire che a Berlusconi venga facile: perfino quando visita i suoi amici dittatori il suo tributo principale è sostenere che sono tanto amati dai loro popoli.
A questo si ridurrebbe la rappresentanza politica: affatturarsi un popolo, come dice Cordero, con lo schermo televisivo, farsi eleggere e infine farsi amare.

Lui pretende di essere amato. Vede comunisti perfino in Famiglia Cristiana, vuole imbavagliare la magistratura, progetta di sventrare la Costituzione, dei giudici della Consulta sopporta solo quelli che lo invitano a cena, su tutti gli altri getta anatemi, i Presidenti della Repubblica sono sospetti perché “di sinistra”, gli italiani che non votano per lui (la maggioranza degli italiani, al contrario di ciò che ripete abitualmente) sono coglioni. Ma pretende di essere amato. Dai suoi vuole essere adorato. Dagli altri, anche dai coglioni, pretende di essere amato.

Nella sua Milano (registrate quanta insistenza: nella sua Milano) il tiratore disturbato apre una falla nella sua logica e mostra, a meno che non finga, la sua ingenuità. Potrebbe considerarlo un caso singolo e irripetibile, invece no: vuole vedervi una ratio più vasta. Ma se il lanciatore è punta estrema di un’ostilità collettiva, allora si apre il problema angoscioso: perché non tutti lo amano? Non gli viene il dubbio che qualcuno possa non amarlo perché impoverisce la scuola pubblica e privatizza l’acqua. E qui attenzione. Per gli apologeti di regime, non può esserci spiegazione razionale. Poiché è impossibile non amarlo, chi non lo ama è preda di una devianza inesplicabile. Fanatismo, misantropia? Chissà.

Nel cammino irresistibile verso il peggio, questa melassa dolciastra dell’amore coatto per il capo fa venire la nostalgia dei vecchi politici ancora incardinati alla freddezza machiavellica. Sospettavano di chi esibiva di amarli. Con insuperata saggezza preferivano essere temuti e, con ghigni di autentica soddisfazione, accettavano il segno estremo del potere: essere odiati.

(15 dicembre 2009)

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100.3 ::: L'opposizione non si fara'...

Post n°115 pubblicato il 20 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

100.3 :::Lopposizione non si farà ridurre al silenzio ---

Abbiamo espresso, tra i primissimi, la nostra solidarietà al presidente del consiglio colpito al volto da un oggetto scagliato da un signore che tutte le cronache, ma proprio tutte, definiscono una persona malata, afflitta da gravi disturbi psichici Per quali ragioni questo signore sia riuscito ad arrivare a pochi centimetri da un presidente che già si sentiva in pericolo, sarà compito degli inquirenti riuscire a farcelo capire. Resta comunque la gravità di un gesto che non può trovare forma alcuna di giustificazione e neppure di comprensione Fatta questa doverosa premessa, non si può tuttavia fingere di non vedere e di non sentire la cinica e bieca strumentalizzazione in atto da quel lancio. Sono scattati politici d’assalto, giornali di famiglia, direttori Rai al grido convenuto di: “La colpa è di chi semina odio, di chi critica Berlusconi, di chi sfila contro il governo..”. Si ripete il copione di sempre: un gesto orrendo, ma isolato e senza collegamenti politici, viene sfruttato per infangare, umiliare, insultare milioni di persone che non intendono accettare a capo chino leggi ad personam, esaltazioni dei vari Mangano, demolizione della Costituzione, avvertimenti contro la corte costituzionale e persino contro la presidenza della Repubblica e contro la presidenza della Camera.

In queste ore, in modo plateale e persino volgare, si sta tentando di ridurre al silenzio chi ama la Costituzione e non intende accettare la costruzione di una repubblica presidenziale a reti unificate. Per raggiungere questo traguardo non si esita a ricorrere alla menzogna, alla denigrazione dell’avversario, all’uso di parole violente che finiranno per alimentare un pericoloso clima di tensione. Guai a cadere in questa trappola ben architettata, ma guai anche a farsi intimidire, a chiudersi in casa, a rinunciare a manifestare in modo pacato, civile, fermo,la propria contrarietà ai progetti che, ancora ieri, prima dell’incidente Berlusconi aveva annunciato, senza nulla concedere alla moderazione e alla pacatezza. Non a caso era tornato a insultare i giudici, la corte costituzionale, quei pochi giornalisti e giornali che ancora sfuggono al suo diretto. Ora vorrebbero mettere sotto tutela anche la rete, considerata un covo di pericolosi sovversivi.

Le prossime ore, i prossimi giorni saranno difficili, ma bisognerà reagire, rompere l’assedio politico mediatico, non rinunciando a manifestare il proprio punto di vista e rifiutando la logica dello stato d’emergenza. La costituzione è un bene troppo grande per lasciarlo in balia del cinismo e della arroganza di chi vorrebbe metterla in soffitta. Le vicende di queste ore, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, ci rendono ancora più convinti della necessità di promuovere una grande iniziativa nazionale che metta insieme quanti ancora amano la legalità repubblicana e credono in quei valori di tolleranza, rispetto reciproco, e divisione tra i poteri che rappresentano l’anima della nostra Costituzione.

(15 dicembre 2009)

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De Magistris: No alla criminalizzazione del dissenso

di Luigi De Magistris, da luigidemagistris.it

L'aggressione al presidente del Consiglio è un atto esecrabile e criminale, sul quale la magistratura deve fare piena luce e che va condannato perchè la politica, anche nella sua forma più aspra e conflittuale, non ha nulla a che vedere con la violenza fisica, indegna di un Paese civile e democratico.

Al tempo stesso, questa stigmatizzazione di un gesto non può comportare in alcun modo la rinuncia ad un'opposizione ferma e decisa alle politiche di Berlusconi e del suo Governo, ad una resistenza pacifica senza se e senza ma, oppure alla denuncia di quel clima di scontro manicheo alimentato anche dalle dichiarazioni dello stesso Presidente del Consiglio, il quale quotidianamente scalfisce la democrazia e lo Stato di diritto puntando l'indice contro la magistratura, gli organi di garanzia istituzionale, la Carta costituzionale, la critica proveniente dai partiti e dalle piazze.

Un Presidente del Consiglio che non fa nulla nei confronti dei bisognosi ma pensa solo a sè, agli amici ed agli amici degli amici. La persona umana - prima ancora che il politico - non può essere trasformata in bersaglio della violenza fisica e la sconfitta del peronismo berlusconiano, di un disegno golpista e razzista che da sempre l'Italia dei Valori denuncia e combatte, va attuata sul piano politico.

Gli strumenti per farlo sono tanti e vanno decisi insieme, coinvolgendo la società civile, in un grande patto politico. Sicuramente i cardini sono una cultura e una pratica non violente che si fondino sull'elaborazione di idee, progetti e azioni alternative al sistema-Berlusconi, che guardino sempre ad un' altra Italia. Un Paese che difende e vuole vedere attuata la Costituzione, che sceglie il mondo del lavoro e la tutela dei più deboli, che ha come faro di riferimento la partecipazione democratica.

Quello che dunque si deve evitare è che questo sogno sia in qualche modo "silenziato", in un momento in cui certamente si infuoca il clima politico e sociale ed il passaggio storico appare delicato. Va scongiurata la criminalizzazione del dissenso e della voce di chi è sempre stato, ed è anche oggi, contro il progetto antidemocratico della maggioranza che ci governa. L'obiettivo di criminalizzare l'opposizione al regime e chi dissente dal manovratore è infatti uno dei punti del peronismo nostrano.

Per questo l'unica strada è continuare a lavorare con caparbietà al cambiamento non violento, come fatto fino ad ora, sempre ricordando che la forza della ragione diventa debolezza se si trasforma nella ragione della forza.

(14 dicembre 2009)

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100.4 ::: L'aggressione a Berlusconi...

Post n°114 pubblicato il 20 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

100.4 :::L’aggressione a Berlusconi e l’ineccepibile posizione di Di Pietro

Si potrebbe almanaccare a lungo sul valore simbolico di quel gadget a forma di duomo di Milano (se le testimonianze riferite dicono il vero) scagliato sul volto dell’uomo che dalla Madunina ha cominciato il suo viaggio verso il potere. O meglio, l’onnipotenza. Un volto che artifici cosmetici e chirurgici vorrebbero conservare intatto nel tempo, e che in un attimo viene prostrato dal sangue che copioso sgorga dalla ferita. E il sovrumano rientra nei limiti dell’umano.

Un cavalletto prima, il duomo in miniatura ora – con danni evidenti, stavolta – hanno dimostrato, insomma, che non c’è onnipotenza che tenga. Tutti siamo vulnerabili, anche i capi supremi, anche nelle città poste sotto assedio, nei treni blindati, negli aerei sorvegliati e protetti. E dunque perché gridare allo scandalo se un tale – uno non proprio con tutti i venerdi – aggredisce il simulacro del potere? Quanti capi di Stato e di governo, quante personalità pubbliche sono stati colpiti, talora a morte, e in qualche caso mai si è avuto notizia degli autori delle aggressioni?

E, soprattutto, perché gridare allo scandalo se un uomo politico – in questo caso Antonio Di Pietro, che ha il pregio di dire talora ad alta voce, magari in modo non forbito, o persino sgangherato, quello che altri sussurrano – ha commentato condannando il gesto, ma ricordando il ruolo di fomentatore di discordie del nostro presidente del Consiglio? Non abbiamo forse imparato che chi semina vento raccoglie tempesta? E invece ecco il coro dei laudatores che si prostrano, si strappano i capelli, si lacerano le vesti, e piangono il capo caduto. E, naturalmente, subito rialzatosi, a dimostrazione delle sue qualità eccezionali, che nei giorni scorsi aveva vantato.

Insomma, si può dar torto a Di Pietro? Come invece tutti stanno facendo, ostentando scandalo. Basti riascoltare il tono, prima ancora che i contenuti, dell’ultimo comizio del cavaliere, in quella piazza Duomo che egli ha il torto di considerare “sua” come “sua” è la città, e “suo” è il “popolo delle libertà”. E la giostra di un grottesco servidorame, nella livrea ora di parlamentari, ora di giornalisti, è immediatamente partita. E già v’è chi ha invocato le leggi speciali. Come con gli attentati a Mussolini, come con ogni provocazione: a cominciare dalle bombe di Piazza Fontana di quarant’anni or sono, che ancora attendono verità e giustizia, dietro le frasi rituali, e nel fatale oblio che sta coprendo quella strage.

Ora, “l’attentato” al nuovo duce (il signor Bossi ha parlato senza pudore di “terrorismo”), che cosa dovrebbe comportare? I campi di concentramento, per chi osi ancora dire qualcosa di poco encomiastico sul cavaliere? Il confino di polizia? E dimenticheremo, sotto la maschera improvvisamente da ridanciana divenuta tragica, le nefandezze dette nei giorni scorsi da quest’uomo che si crede Napoleone, e Cesare, e Augusto, e Cristo stesso?

Già, l’onnipotenza. La sindrome dell’onnipotenza, ha da tempo colpito l’uomo che sta guidando la nave Italia verso il suo iceberg, nell’afasia o nel mesto balbettio di quasi tutta l’Opposizione, e nel disinteresse di gran parte del Paese. Che dimentica che quell’uomo è Silvio Berlusconi, già membro della Loggia segreta o deviata “P2”, guidata dal Maestro Venerabile Licio Gelli, il cui programma di “rinascita” per l’Italia è stato sostanzialmente posto in essere, per quello che gli è riuscito finora. Un uomo, la cui fortuna finanziaria si perde ormai nei decenni alle nostre spalle e puzza di marcio. Il cavalier Berlusconi, tra Craxi e amicizie di mafia, tra fidi scudieri e giornalisti conniventi, si è insignorito del controllo del Paese, nella sostanziale indifferenza, quando non complicità di larga parte degli opinion makers.

Si dirà: mica siamo alle barricate. No. Non ancora, forse. Ma siamo di sicuro all’emergenza nazionale. Che ci costringe a ergerci, nella modestia delle nostre forze, ma nella nostra ferma volontà, a difesa dei princìpi di legalità – quelli minimi, già piuttosto scarsi – nella vita pubblica. Ci obbliga a porci a tutela delle istituzioni di garanzia, davanti all’uscio del Quirinale (anche se ne abbiamo criticato talora le esitazioni), dinnanzi al Palazzo dei Marescialli (sede della Corte Costituzionale), e, idealmente, davanti a ogni procura della Repubblica a ogni Tribunale, o Corte d’Assise tra le tante, sparse e disfunzionanti, in quanto vengono loro negati i fondi minimi necessari per funzionare: per potere poi dire che i magistrati non lavorano, e che la giustizia va a rilento, e dunque occorre “abbreviare” e “velocizzare” i processi, mettendo in libertà i delinquenti, a cominciare dai delinquenti potenti, ma lasciando marcire in carcere gli immigrati, il cui “reato” di clandestinità evidentemente è considerato socialmente assai più pericoloso del falso in bilancio, o delle omesse o infedeli dichiarazioni dei redditi.

Ebbene, il silenzio della gran parte degli opinionisti o il loro afasico cerchiobottismo sconcerta. Ora, “l’attentato” li toglierà dall’imbarazzo. Potranno parlare. Ma parleranno per la “vittima”. E deprecheranno il clima di violenza. E saranno evocati gli anni di piombo e così via. Qualcuno, invece, oserà ricordare le responsabilità del cavaliere e dei suoi giannizzeri? Si pensi alle scandalose performance televisive degli Sgarbi o dei Ghedini, dei La Russa o dei Gasparri, dei Belpietro e delle Santanché (finalmente tornata fresca fresca sotto l’ala protettiva del padrone)…

E come possiamo non ricordare certe uscite che hanno fatto il giro del mondo? Un presidente del Consiglio che dichiara di essere il migliore della storia nazionale; europea; mondiale; o che lui ha fatto contro la mafia (!) quello che nessun altro ha fatto (in effetti…). E come possiamo dimenticare il disgusto di aver sentito un manutengolo del Cavaliere, piduista come il suo capo, tale Cicchitto (già socialista “lombardiano”!!), che si è spinto a paragonarlo nientedimeno che a Piero Calamandrei?

Dobbiamo attenderci, dopo “l’attentato” con il miniduomo, il confronto, ovviamente vincente per il Cavaliere, con i martiri dell’antifascismo? Del resto chi ha osato dargli del matto furioso quando questo bel tomo si è permesso di dare dei malati di mente ai magistrati italiani?

Quando, in definitiva, l’Opposizione proverà a unirsi e a chiedere l’impeachment per quest’uomo – oggi vestito con il bianco mantello dell’innocente che è stato miracolato dalla Divina Provvidenza (così egli stesso ha avviato la costruzione mitopoietica dell’episodio) – che sta compiendo ogni giorno un attentato alle basi stesse del sistema liberale?

Angelo d'Orsi

(14 dicembre 2009)

temi.repubblica.it/micromega-online/chi-semina-raccoglie/

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Il sangue dei tinti

da spinoza.it

Milano, Berlusconi ferito da un oggetto lanciato ad personam. 

(o anche: psicopatico colpisce a morte le speranze del centrosinistra)

Berlusconi colpito al volto da un souvenir del Duomo. Subito annullato il comizio di Matera.

La prognosi di Berlusconi è di venti giorni. Quella dell'Italia un'altra legislatura.

(Venti giorni? Agli italiani basterà molto meno per dimenticarsi di Spatuzza) 

Il premier dovrà sottoporsi a un intervento per rimuovere dal volto la scritta "onaliM id odrociR".

In un certo senso, Berlusconi ha accontentato quanti gli chiedevano un faccia a faccia con la Chiesa.

L'aggressore è incensurato. Subito esclusa la pista che porta all'Udc.

(L'uomo è risultato essere uno psicolabile. Votava Pd)

"Non sono nessuno", ha dichiarato Tartaglia quando è stato preso, cercando di farsi passare per Rutelli.

Il padre: "Votiamo Pd, ma in casa nessuno odia Berlusconi". Anche se usare due volte la stessa giustificazione suona sospetto.

Tartaglia non risulta iscritto ad alcun partito, ma rifiuta di mostrare i calzini.

L'Economist: "Berlusconi inadatto a sanguinare".

È polemica sui social network: nessuno aveva notato il crescente numero di iscritti al gruppo Facebook "Feriamo lievemente al labbro Berlusconi".

Su Facebook già nati numerosi gruppi che simpatizzano per lo squilibrato. Fra i più quotati "Rimettiti presto Silvio".

Ora si temono gesti di emulazione. E se qualcuno assalisse Napolitano con un grissino?

Minacciati anche altri esponenti della maggioranza: recapitata a Brunetta una busta contenente una gondola.

Immediata la risposta del Pdl: Gasparri lancia una statuetta di Silvio contro il Duomo.

"Ora va eliminata l'opposizione" dice Ali Khamenei dall'Iran.

Centrodestra compatto: "È una conseguenza del clima di odio". Finalmente un po' di autocritica.

Per non alimentare il clima di violenza, da oggi Berlusconi avrà sempre ragione.


(14 dicembre 2009)


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100.5 ::: Silvio tu sei la luce...

Post n°113 pubblicato il 20 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

100.5 :::

Silvio tu sei la luce,

fiamma dei nostri cuor ---

di Andrea Scanzi ---

Pensavo che il confino fosse peggiore. Invece alle Azzorre non si sta poi così male. Mi sono mancate poche cose: la canasta con Luigi Amicone, i giri di cedrata guatemalteca con Pio Pompa, i film hard con la Pimpa vestita da Massimo D’Alema mentre cazza la randa al largo di Panacea col suo due-alberi turchese.

Per ammazzare l’attesa, mi sono scritto una lettera di minaccia da solo. La prima volta l’ho firmata Pierino Vanesio. Mi ha chiamato subito la Questura azzorriana: “Non è credibile, questo nome non l’abbiamo mai sentito”. Umf.

Allora ho riprovato. Ho scritto un’altra lettera di minaccia e l’ho firmata Filippo Facci. Mi ha chiamato di nuovo la Questura azzorriana: “Non è credibile, è scritta troppo bene e ha quasi una logica”. Umf.

Allora ho riprovato. Ho spedito una lettera in bianco, senza firma, senza inchiostro, senza niente. Vuota. La questura azzorriana mi ha chiamato un’altra volta. Stavolta era allertatissima: “C’è un problema, le ha scritto una lettera di minaccia Fabio Fazio”.

Uh.

Vedo che in queste settimane non avete avuto problemi ad ammazzare l’attesa, solidarizzando con un killer efferato e sprecando tempo in cortei viola. Siete senza speranza, nient’altro che amici di Spatuzza (cit). Voi e i vostri testimonial dai nomi esecrabili: Ulderico Pesce, Moni Ovadia, Dario Fo. Siete sbagliati anche all’anagrafe, ve ne rendete conto?

Punto primo: le manifestazioni, in Italia, servono solo ad allungare il weekend (infatti le fate solo di sabato e quando c’è buon tempo, oggi non si sta mai fermi un momento, cit). Punto secondo: il viola non è il colore dell’autodeterminazione dei popoli, ma solo il colore degli sfigati e della Fiorentina (entità che peraltro tendono a coincidere). Punto terzo, sul No B-Day (nome ridicolo come voi) ha ragione Laura Ravetto – va da sé che io, ovviamente, non so cosa abbia detto Lady Blackberry in mezzo alla vostra gita romana, ma so che un telegiornale libero come il Tg2 l’ha intervistata la domenica successiva alla manifestazione, all’ora di pranzo. E questo mi basta per dormire sereno, sognando Livio Turco travestita da Flavia Fortunato a Sanremo 1983, quando eseguì Casco blu di fronte a una platea trasversalmente abbacinata.

Io mi erotizzo così, anche questo l’ho imparato da Amicone.

L’arringa del mejo Condottiero del bigoncio

Voi, miserandi e sommamente esecrabili, vi aspettereste adesso la solita gragnuola (con la “u”: fa più monarchia sabauda) di critiche al potere precostituito. Vorreste che elargissi strali sui titoli di Littorio Feltri, sul prognatismo carnivoro di Belpietro, sullo stalagmitismo virulento di Capezzone. Vorreste che spargessi fiele su Boniauti e Cicchitto, Iva Zanicchi e Gabriella Carlucci, James Bondi e Occhiodibue Gasparri, senza dimenticare di plaudire alla ritrovata vena democratica del compagno Gianfri Fini (così, per atteggiarmi a un editorialista di Repubblica, o anche solo a Fiorella Mannoia).

E invece no. No, no e poi no. Io voglio parlarvi di Silvio Berlusconi e di quello che ha detto a Bonn. Un grandissimo momento di democrazia, di fratellanza, di solidarietà. Qualcosa che mi ha scaldato il cuore, come le smentite di Graviano, i gol del portiere Butt e gli editoriali di Minzolini.

Sia lode (e smettetela di solidarizzare con Massimo Tartaglia: è stato un gravissimo attentato alla democrazia, siete ancora ai tempi di Gaetano Bresci, vergogna).

Allora, contestualizziamo, che con voi tocca sempre partire dall’abc. C’è lui – Silvio – che parla al Congresso del Partito Popolare Europeo a Bonn. Il consesso è assiso (adoro le allitterazioni inutili) e, silente, ascolta il Tribuno. Il quale, dall’alto della sua statura rasoterra, trasforma un innocuo intervento nell’ennesima appendice degli strali mussoliniani da Piazza Venezia. Vamos (cit).

Lo si analizzi con la consueta dovizia.

“Consentitemi (ci mancherebbe altro) – visto che anche altri colleghi l’hanno fatto (tanto ne avresti parlato lo stesso, ti conosco mascherina) – di parlarvi un minuto del paese (e qui già tutti hanno pensato: oddio no, cazzo, ora questo qua ci fracassa la uallera un’altra volta con le sue arringhe sui kapò e le toghe rosse). L’Italia…siamooooo (ooooo) la terza economia d’Europa (certo, come no; e la quarta nel mondo, dietro Uganda, Burkina Faso e Far Oer), abbiamo vinto anche noi molto bene (molto bene, modulo 4-2-4. quadripletta di Bonaiuti, ammonito Cicchitto al terzo del secondo tempo per entrata sull’alluce valgo della Serracchiani) le elezioni (si guarda in giro, le braccia stentoree appoggiate sul leggio, l’occhio rivolto verso un imprecisato punto nello spazio)… abbiamo una maggioranza forte e coesa (molto coesa, e Fini sta lì a dimostrarlo), un governo molto operativo (che è anche vero, ma non so se sia un bene), un Premier (gesticola tipo Arlecchino colpito a mitraglia dalla Banda della Magliana) super (cioè lui: se lo dice da solo. Io sono super, er mejo figo del bigoncio e ce l’ho pure lungo come Big Jim modello Siffredi), oltre il 60 percento di apprezzamento (non si sa rivelate da chi) dopo le prove di efficienza date per la soluzione del problema dei rifiuti ereditato dalla sinistra in Campania (la monnezza la metteva lì Saviano, apposta, per fare un dispetto a lui) e l’organizzazione del dopo-terremoto in Abruzzo (lucrare sulle tragedie compatta il paese) abbiamo raggiunto il 68,8 percento (numeri a caso: in pochi secondi siamo passati dal 60 al 68.8. Neanche Usain Bolt una progressione così)… Poi dopo esiste naturalmente una sinistra (che già – naturalmente – sarebbe una notizia, se solo esistesse) forte dell’80 percento della stampa italiana (nella quota sono compresi anche la Pravda di Antonio Polito e il Ciclostile dei marxisti-leninisti di Aulla) che mi ha attaccato su tutti i fronti (carogne sovversive che non siete altro) inventandosi delle calunnie incredibili (tipo che Berlusconi è democratico) che tuttavia mi hanno rafforzato perché coloro che credevano in me, oggi sono ancora più convinti di quello che stiamo facendo (qui è inattaccabile: rassegnatevi, nipotini di Breznev) e soprattutto mi dicono: “Mamma mia, ma dove trovamo uno che è forte, duro e con le palle come Silvio Berlusconi” (dal che si evince che Berlusconi, nella vita reale, frequenta solo scaricatori di porto, camionisti de Testaccio e Daniela Santanchè)”.

Toghe rosse e catarri bolscevici

A questo punto l’assise (cit), sempre unita in un sol consesso (cit), è già attonita. E pensa: ma davvero gli italiani sono così imbecilli da credere in questa sagoma? Risposta: no. Gli italiani sono peggio. Molto peggio. Gli italiani sono dei Berlusconi ipotetici. Che, come tutte le ipotesi, tendono ad avere un debole per le tesi. Ancor più se concretizzatesi (vi ci si mi ci si vi, cit).

“Bene…hhhmghrrr (catarro bolscevico, espulso mediante gargarismo in mondovisione: son bei momenti). In I-ta-lia (scandito a mo’ di Duce, tu sei la luce, fiamma dei nostri cuor) però attraversiamo un momento di tran-si-zio-ne (vero, dura da 15 anni e funziona così: la democrazia è sospesa, la sinistra è morta e la destra sprizza salute da tutti i pori di Calderoli). Particolare (parola – riferita a transizione – detta in corsivo, Berlusconi ogni tanto si formatta il pensiero e sembra Baricco). Ve ne parlo (e noi tanto ci tenevamo) perché molti giornali dei vostri paesi hanno cambiato la realtà delle cose (ad esempio raccontando la realtà, che in Italia è una deriva populista inaccettabile). In Italia non c’è l’immunità parlamentare (e questo è un male, sia chiaro), in Italia i pubblici accusatori (?) non dipendono dal governo, dall’esecutivo (e questo è semplicemente immondo: un pm al soldo del Premier eviterebbe un sacco di grane – a noi e soprattutto a Ghedini) e si è formato via via nella sinistra un partito dei giudici (ahahahahahahahhahahaha) non riuscendo la sinistra che è divisa direi allo sbando (non meno della tua sintassi, Silvio) ehh ehhhh ghhhh ehhh (addio, l’embolo è in agguato) agggghadavereragione (boh) attraverso la politica, cerca di avere ragione del centrodestra attraverso i processi (okay, questa l’ho capita)”.

L’arringa, sin qui, è un po’ deludente. Lo so, lo ammetto, non c’è bisogno che me lo facciate notare con quelle espressioni da Anna Finocchiaro che ha letto l’ultimo pizzino di Latorre. Tutti si aspettavano di meglio, io per primo. Invece, sin qui, niente. Neanche un accenno a Betlemme, agli unti dal Signore e altre virtù messianiche assortite. Uffa.

Ma io sento che Berlusconi sta per dargni bragia (sempre perifrasi gergale, aretina, per l’esattezza chianina, che si suole utilizzare per indicare qualcuno e/o qualcosa che sta per dare gas, in senso eufemistico, laddove con ciò – per eufemistico – intendiamo il desiderio/coazione di metterci grinta, di esasperare la contesa, di esagerare il messaggio: insomma, dargni bragia vuol dire questo, spingere il pedale sull’acceleratore, anche se in quel momento non state guidando. Se ancora non lo avete capito, siete solo dei Facci).

(( CONTINUA ... ; ))

 
 
 

100.6 ::: Dagni bragia ( cit ), Silvio

Post n°112 pubblicato il 20 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

100.6 :::

Dagni bragia (cit), Silvio

“Io sono stato investito (sfortunatamente non da una mandria di facoceri imbelliti: la natura ha ben strane regole) da una serie di 103 procedimenti, 913 giudici (scioglilingua, provate a dirlo ad alta velocità: vale per 33 trentini entrarono a Trenta trotterellando etc) si sono interessati di me (a me, cribbio: a me), 587 visite della polizia giudiziaria e della guardia di finanza, credo – AH!!! (oddio, ora che ha fatto? Che accade? Un colpo apoplettico?) – 2520 udienze (fiuuu, fortuna che non era nulla. E’ d’acciaio, il Berlusca. Mica smidollato come voi). Credo che sia il record (gesticola mimando idealmente il mappamondo di Chaplin) universale della storia (sempre volare bassi, mi raccomando: a noi Norimberga ci fa una sega) però soltanto assoluzioni (e prescrizioni, e Mills, e leggi ad personam, e lodi, ma non stiam qui a fare i micragnosi) perché per fortuna è solo una parte dei giudici che sta con la sinistra, poi soprattutto i giudici del secondo e del terzo livello sono giudici veri come negli altri paese (si chiama Postulato Graviano: se un giudice o un pentito dice una cosa sgradita al Premier, è un minchione; se dice una cosa gradita, o meglio ancora non dice niente, è un eroe – che magari di cognome fa Mangano).

Bene (mica tanto) che cosa succede in questo momento in Italia? (eh, dimmelo, che io a furia di leggere Amicone ho perso qualche passaggio, miseriaccia di una miseria ladra). Succede un fatto particolare che chiamo di tran-si-zio-ne (sì, ma l’avevi già detto due minuti fa) e che dobbiamo rimediare (e vai, giù di ricino e Brachino). E cioè: la Costituzione italiana come tutte le nostre costituzioni (e qui tutti si guardano, mediamente sgomenti) dice: La sovranità appartiene al popolo (non dice esattamente questo, e soprattutto non dice solo questo, ma vai avanti che son curioso). Bene (eddai: ogni volta che dice Bene, mi prende un herpes alle gonadi). Il popolo vota, ed è il Parlamento che riceve dal popolo la sovranità (e fin qui te la passo). Il Parlamento fa le leggi, ma se queste leggi non piacciono al partito dei giudici della sinistra (ahahahahahahahhaahah), il partito dei giudici della sinistra si rivolge alla Corte Costituzionale, che ha 11 componenti su 15 che appartengono alla sinistra (numeri a caso), perché i 5 componenti di nomina del Presidente della Repubblica sono tutti di sinistra in quanto abbiamo avuto purtroppo (purtroppo: Gheddafi in quel momento era impegnato) tre Presidenti della Repubblica consecutivi tutti di sinistra (proprio sfiga nera), quindi da organo di garanzia la Corte Costituzionale si è trasformata in un organo politico (uno potrebbe fargli notare che, anche senza quei tre trotzkisti di giudici voluti da Marx Scalfaro, Engels Ciampi e Majakovskij Napolitano, la Corte aveva comunque la maggioranza a sinistra – 8 su 15 -, sempre secondo la sua ricostruzione, ma in fondo chi se ne frega. Ormai siamo alla Teoria del Fiasco: più la sparo grossa, più gni do bragia). E abroga (ABROGA) le leggi fatte dal Parlamento. Quindi la sovranità oggi in Italia… (qui fa una pausa, perché sa anche lui che sta per dirla troppo grossa: forse si ferma, forse si ferma. No, non si ferma)…non credo di dire una cosa eccessiva (no, quando mai? Che vai a pensare, vecchia sagoma) è passata dal parlamento al partito dei giudici (ahahahahahahahahahahahhahahah: I-D-O-L-O)”.

Sognando garrote (che due palle la Costituzione)

A questo punto basterebbe ricordargli, per dirne una, che l’uomo confonde il diritto legittimo a governare con la sovranità illimitata e l’impunità, ma noi non siamo comunisti come Gianfri Fini (io no, almeno: voi sì). Si potrebbe però replicare che, secondo Berlusconi, la sovranità popolare vuol dire vincere e fare il batacchio (sinonimo di “verga”, qui intesa non come scrittore realista bensì quale organo erettile maschile) che si vuole in Parlamento. E se – per dire – il governo, legittimamente legiferante (?), varasse la garrota per tutti quelli che si fanno meno di due seghine al mese, la Corte Costituzionale non potrebbe a ciò opporsi perché il governo ha la maggioranza? Funzionerebbe così, Silvio? Wow, figo. Mi ricorda Pol Pot, e a me Pol Pot non dispiaceva (anche se era comunista).

Però, all’interno dell’assise assisa, nessuno parla. Il consesso è alfine stremato. E c’è da capirli.

Leggi così giuste, così naturali, così necessarie

“Due esempi di leggi recentemente abrogate (o vai, giù: facce’ sogna’). Una legge per cui un cittadino, accusato di un reato, portato davanti a un Tribunale della Repubblica, assolto (pausa), la legge dice Basta, non puoi più essere richiamato in secondo e terzo grado, rimesso nel girone infernale (sempre parole misurate) dei processi che ti rovina la vita eggg checheche (?) e rovina la famiglia alla tua famiglia e ai tuoi cari, così come succede nelle altre grandi democrazie (ad esempio quella di Bokassa), una persona per un fatto si giudica una volta sola (e se è colpevole magari la si brucia fischiettando con le mani in tasca). Questa legge, così giusta (giustissima), così naturale (oserei dire biblica), così necessaria (oserei dire divina), è stata abrogata su richiesta dei pubblici accusatori di sinistra dalla Corte Costituzionale. Altra legge (si sbadiglia a più non posso, intanto, tra i banchi ormai neanche più assisi). Presidente della Repubblica, della Camera, del Senato e il Presidente del Consiglio (che casualmente è lui) durante il loro mandato, dovendo dedicarsi completamente alla cura degli interessi del paese (AHAHAHAHAHA: questo è veramente un gigante, ragazzi – anche se non sembra), devono vedere i loro processi sospesi (e prescritti, e annullati, e cancellati: altra legge così giusta, così naturale, così necessaria – e pure un po’ orgasmica). Si sospende anche la prescrizione (ma anche no), i processi riprendono alla fine dell’incarico (ahahahahahahahahah). Anche questa legge (perdindirindina) ha stata abrogata (HA STATA ABROGATA?????) dalla Corte Costituzionale (di sinistra) che praticamente ha detto ai pubblici accusatori Riprendete la caccia all’uomo nei confronti del Primo Ministro (ha detto proprio così, testuale). Bene (eddai: “bene” una mazza), questa è una situazione che voi dovete sapere (lo sapevano anche prima: non guardano solo Minzolini all’estero – anche se spopola nelle catacombe di Ankara) perché molto spesso nei vari paesi i giornali rappresentano la situazione in modo completamente ho detto (?) diverso (diversa: situazione è femminile) dalla realtà. E’ una situazione transitoria, certamente (menomale: io non vedo l’ora che si arrivi direttamente alle leggi razziali, la repubblica di Arcore e soprattutto al momento in cui Capezzone interpreta Galeazzo Ciano). Abbiamo una grande maggioranza in Parlamento (oddio che PALLE, ora ricomincia), stiamo operando per cambiare questa situazione (menomale, va’) anche attraverso la riforma della nostra Costituzione (DAJE)”.

Consecutio temporum che grondano sangue

Siamo quasi alla fine, ancora un attimo di pazienza. Risciacquatevi la bocca con queste stille di saggezza libertaria. E smettetela di leggere Rodotà e Casini: con questo uomo bisogna dialogare, garantiscono D’Alema e Peppino Caldarola. Altro che Comitati di Liberazione Nazionale. Qua non ci sono più né partigiani, né passeri sul ramo (cit). Solo repubblichini tracimanti.

“Ultima notizia (non vedevo l’ora). In Italia il Popolo della Libertà che è il mio partito (ah sì? Credevo che il Silvio militasse nelle milizie d’assalto di Fabio Mussi) è davvero il rappresentante totale e completo del Partito Popolare Europeo (e qui l’assise ha pensato, all’unisono: ecchecazzo, le disgrazie non vengono mai sole). Abbiamo avuto l’onore e il piacere di adottare come nostra carta dei principi e dei valori, integralmente, la Carta dei valori del nostro Partito Popolare Europeo (la frase, fateci caso, non vuol dire NIENTE e ha una consecutio temporum che gronda sangue). Un partito ehhhh (ehhhh) che rappresenta la forza dell’Europa, che rappresenta anche lasciatemelo dire (vai vai) la speranza dell’Europa e in cui tutti noi qui abbiamo l’onore di riconoscerci perché crediamo davvero di poter fare bene per… i nostri paesi (sta cercando una chiusa forte, l’applauso, ma si è incartato manco fosse il Pandoro Melegatti con la glassa al cedro celiaco) e per il nostro popolo europeo (pausa: ma l’applauso non scatta. Per forza, non gni dà abbastanza bragia. Il ragazzo mi sta accusando una flessione)”.

La barzelletta, le matte risate e lo zaino-Italia

Gran finale, però. E qui si vola. E’ il momento della barzelletta. Il nonnetto sta seduto al focolare e ci obbliga a ridere, pena la passata alle armi.

RIDETE, ordunque.

“Sono stato un po’ troppo serio (io avrei usato un’altra parola) e allora finisco raccontandovi l’ultima storiella di Berlusconi (che sarebbe lui: ‘sto qua è più autoreferenziale di Mourinho) che è stata data da una televisione privata ieri sera (immagino raccontata da Meluzzi, magari). C’è un aereo (accusa un vago tremito, forse un reflusso esofageo trotzkista. Poi però passa). A bordo Obama, Berlusconi, il Papa, un assistente del Papa. L’aereo si guasta, i piloti decidono che ci si deve gettare col paracadute. Ma ci sono solo cinque paracadute, ahimé (no no, può essere una buona notizia, per certi versi). I piloti ne prendono due (e ci sta) e dicono ai quattro passeggeri: Ci sono tre paracadute, fate voi (chi erano i due piloti, Olindo e Rosa?). Obama prende il primo, Naturalmente – dice – sono l’uomo più potente del mondo, questo spetta a me (si noti la bella immagine altruista che viene data del presidente abbronzato). Berlusconi, sapete com’è, prende il secondo e dice: Io sono l’uomo più intelligente d’Europa e quindi spetta a me (questa parte è credibile). Il Papa dice Io sono il Papa ma tu sei giovane, prendilo tu. Il giovane dice: No Santità, sono rimasti due paracadute. Come mai? Perché l’uomo più intelligente d’Europa si è buttato col mio zainetto (ahahahahahahahahahahahah)”.

Ahahahahahahahahahah.

Ahahahahahahahahahah.

Ahahahahahahahahahah.

Le matte risate. Soprattutto pensando che, dentro quello zainetto, ci siamo noi.

P.S. E ora scusate, ma vado a chiedere l’amicizia al sottosegretario Casellati. E’ una che mi gasa.


scanzi-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/12/14/silvio-tu-sei-la-luce-fiamma-dei-nostri-cuor/

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Spinelli: “Una dittatura nel cuore dell’Europa”

di Wanda Marra, da "Il Fatto Quotidiano", 12 dicembre 2009

Cita Churchill ai tempi del nazismo e la Repubblica di Weimar, non esita a usare le parole “regime” e “dittatura”, critica l’Europa e sprona l’Italia. Barbara Spinelli, tra le più riconosciute osservatrici dei fatti politici italiani, fa un’analisi secca e lucida della situazione politica e dello scontro istituzionale a cui stiamo assistendo. Partendo da una questione di fondo. “Siamo di fronte a una crisi acuta ma ormai è anche finito il tempo di chiedersi ‘cosa accadrà’. Ci siamo un po’ tutti abituati all’idea che avverrà qualcosa di ancora peggiore. Ma da anni, e in particolare in quest’ultima legislatura Berlusconi, siamo in una fase estrema. Vorrei ricordare il discorso fatto da Churchill ai Comuni nel ‘36: mentre le potenze europee si chiedevano ‘cosa avesse in mente Hitler’, lui affermò che era finito ‘il tempo delle mezze misure, degli espedienti, dei sedativi, ma si era già entrati nel tempo delle conseguenze’”. La Spinelli sottolinea l’importanza della reazione di Napolitano, un presidente “che finora non è che abbia detto molto sul tipo di regime messo in piedi da Berlusconi”. Ma individua in Fini “la chiave di volta della situazione” perché “il regime autoritario può essere scalzato soltanto dalla maggioranza”. Per l’ex missino Fini ricorre all’immagine di “Grandi nel Gran Consiglio del fascismo il 25 luglio del ‘43”.

Ieri Bersani ha denunciato il fatto che Berlusconi ha creato “un caso Italia nel mondo”, con “un danno rilevantissimo per il paese”. Ma la Spinelli preferisce sottolineare la reazione “abbastanza scandalosa” del Partito popolare europeo, dove “non si è alzata una voce contro ciò che ha detto Berlusconi: in parte si tratta di una forma di appeasement, la tendenza a raccomodarsi con i regimi autoritari. In parte, se l’Europa fa un esame di democrazia ai paesi che entrano, non richiede altrettanto a quellichesonogiàdentro.Sel’Italianonfosse già nell’Unione europea, non potrebbe avervi accesso”. Ma non trova scandaloso “che Berlusconi parli di Italia piuttosto che di Europa. Quel che è grave è che Berlusconi utilizzi una sede internazionale per fare un attacco molto pesante alla Costituzione e alle istituzioni del proprio paese”. Altrettanto grave però il fatto che l’Europa, che potrebbe intervenire “di fronte a queste frasi golpiste resti in silenzio: per quel che riguarda l’euro siamo tutti affratellati, e questo ha reso meno importante la politica. La Merkel dovrebbe vergognarsi dei baci con Berlusconi, che si trovavano in tutte le foto. È come il bacio tra Breznev e Honecker”.

Sugli scenari futuri Barbara Spinelli ha uno sguardo deciso:“Berlusconi dice in maniera chiara cosa vuol fare, cambiare la Costituzione a maggioranza semplice, la sua”. Ma, spiega: “Ciò che mi sembra positivo è che in realtà la Costituzione ne esce enormemente rafforzata: la consapevolezza è ormai diffusa che non si sia nessun bisogno di cambiarla, come si è invece sostenuto negli ultimi 10-15 anni”. Anche se possiamo parlare di “stato d’eccezione”, come scriveva Ezio Mauro ieri su Repubblica, “la differenza è che la nostra Costituzione ci tutela più di quanto quella della Repubblica di Weimar tutelasse la democrazia tedesca”. E dunque, rispetto alla minaccia più o meno ventilata, di un nuovo predellino che porti il Cavaliere direttamente alle elezioni anticipate, la Spinelli fa notare che “non è che Berlusconi può sciogliere da solo le Camere. È più difficile, in un’aula parlamentare, saltare su predellini”. Peraltro, “Casini ha detto che in 5 minuti si creano degli scenari alternativi”. Possibile questo sia vero, in una situazione in cui pare invece non ci siano maggioranze alternative? “Se Berlusconi dal punto di vista delle uscite televisive e della piazza è imbattibile, non so se lo sia altrettanto dal punto di vista del gioco parlamentare. Minaccia continuamente le elezioni anticipate, ma poi ritira tale minaccia. Perché non è così che funziona: il Parlamento non è un predellino, non è lo scenario perfetto per un tg di Minzolini, né una fiction. E tanto per cominciare, Napolitano potrebbe certo dare l'incarico a qualcun altro della stessa maggioranza di Berlusconi”.
 
Se l’impressione è a volte che si stia assistendo a una deriva psichiatrica, oltre che populista, l’editorialista nota che “tutti i dittatori hanno una deriva psichiatrica, ma l’aspetto politico è molto più importante. La psichiatria non è di nessun aiuto per le vittime delle dittature”. Nessun dubbio nell’utilizzare la parola dittatura o per codificarla dovrebbe avere altre caratteristiche? “Questo tipo di dittatura agisce profondamente nelle teste della gente, nei comportamenti, negli interessi e nei disinteressi. In questo senso, si tratta di una battaglia già vinta. Non c'è bisogno di galere”. Qualche via d’uscita, però, esiste. A cominciare dal ruolo di Napolitano: “Dovrebbe rifiutare le leggi anticostituzionali e ad personam che si stanno preparando”.

Poi, c’è il Pd, che “dovrebbe smettere di far capire che è pronto ad approvare leggi che garantiscano l’impunità al presidente del Consiglio. Si tratta di un partito che non è stato capace di fare una legge sul conflitto d’interessi quando era al governo, né una vera opposizione in 15 anni. È il caso inizi adesso”. E i giornali, “che potrebbero descrivere di più ciò che accade e trarne le conseguenze”. Infine, una notazione sui processi di mafia: “Non credo che verranno fuori grandi cose. Penso che i capi della mafia in carcere si guarderanno bene dal dire cose compromettenti. Ma è interessante vedere come le posizioni rispetto ai pentiti cambino: vengono considerati farabutti e uomini che sciolgono i bambini nell’acido quando tirano in ballo i politici, e se ne fanno elogi sperticati quando tacciono (come Mangano chiamato un eroe, o Filippo Graviano descritto da Dell’Utri come uomo di grande dignità)”.

(12 dicembre 2009)

temi.repubblica.it/micromega-online/spinelli-una-dittatura-nel-cuore-dell%E2%80%99europa/

(( CONTINUA ... ; ))

 

 
 
 

100.7 ::: Rodota': "Un errore il dialogo...

Post n°111 pubblicato il 20 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

100.7 :::Dopo le minacce eversive da Bonn ---
Rodotà: “Un errore il dialogo. Adesso Berlusconi va isolato” ---

Andrea Fabozzi intervista Stefano Rodotà,

da "il manifesto", 11 dicembre 2009 ---

«Siamo al punto: dopo aver praticamente chiuso il parlamento, dopo aver ridotto il Consiglio dei ministri a un comitato di affari del presidente del Consiglio, ecco che Berlusconi annuncia la sospensione dei diritti costituzionali. Perché è questo il significato dell'attacco alle istituzioni di garanzia». Stefano Rodotà commenta con preoccupazione le parole di ieri di Silvio Berlusconi. E aggiunge: «Qualcuno mi aveva detto che ero stato eccessivo a scrivere che in Italia c'era il rischio dell'estinzione dello stato costituzionale di diritto ma è esattamente quello che sta succedendo. Nella cultura di Berlusconi non c'è la democrazia. È un padrone delle ferriere con l'attitudine a identificare l'interesse generale con il suo interesse personale».

L'interesse e la volontà generale, spiega Berlusconi, si è manifestato al momento del voto. Bisogna lasciarlo governare.
Il voto popolare non scioglie dall'osservanza dalle leggi. È un postulato elementare dello stato di diritto. Viceversa dobbiamo parlare di stato monarchico o assoluto che evidentemente è quello che ha in testa Berlusconi quando propone le riforme istituzionali. Dunque stiamo attenti. Per il cavaliere i poteri indipendenti non esistono. Sono automaticamente opposizione. Ossessivamente comunisti. E così la corte Costituzionale diventa un partito della sinistra ma Berlusconi neanche sa qual è la provenienza dei giudici costituzionali, se lo sapesse non parlerebbe così. Il discorso di ieri è chiarissimo: o si sta con chi ha vinto le elezioni ed è in testa nei sondaggi oppure si sta fuori. Ecco perché dice che è finita l'epoca della ipocrisia: è partito all'assalto delle istituzioni d garanzia.

Lei vede un salto di qualità in questi attacchi? Siamo al punto di non ritorno?
C'è un effetto reiterazione, questo è innegabile. Gli attacchi ci sono già stati, giusto un anno fa Berlusconi lanciò il suo affondo contro il capo dello stato a proposito del decreto per Eluana Englaro. Questa da una parte è la conferma di un atteggiamento consolidato ma dall'altra è il segnale gravissimo di una escalation che non si vuole in nessun modo arrestare. E così ieri, dopo aver detto mille volte che non si deve denigrare il nostro paese, in una sede istituzionale all'estero ha denigrato le massime istituzioni di garanzia del paese, il presidente della Repubblica e la Consulta.

Ma quest'ultimo affondo lo ha travestito da difesa del parlamento. Lì si fanno le leggi - ha detto - e i giudici della Consulta si mettono di traverso.
La risposta è molto semplice. Giudicare le leggi è il mestiere della corte Costituzionale. Se non lo facesse tradirebbe la sua missione. Diciamo pure che la Consulta si muove sempre con grandissima prudenza e se stanno crescendo le sue occasioni di intervento è perché c'è un'escalation nel mettere da parte la Costituzione. Non è la Corte che va sopra le righe ma il parlamento che sta uscendo dal circuito costituzionale corretto.

Di fronte a una situazione del genere la Costituzione prevede qualche rimedio o garanzia?
No, non ce ne sono perché la Costituzione è stata scritta da persone che avevano la democrazia nel sangue. Mentre adesso assistiamo a un'estraneità totale alla dimensione costituzionale. Se Berlusconi avesse il minimo senso della legalità costituzionale non direbbe queste cose.

E dunque che fare?
In questo momento tutti coloro che hanno un qualsiasi ruolo all'interno delle istituzioni devono prendere una posizione esplicita e pubblica per misurare la distanza tra chi ritiene che le istituzioni siano questo e chi ancora crede che le istituzioni siano il cuore della democrazia. E soprattutto, lo dico senza mezzi termini, con Berlusconi che segue questa linea devastante di politica istituzionale non si può avere nessun dialogo. Serve un cordone sanitario, fino a oggi l'atteggiamento del cavaliere e dei suoi pasdaran è stato troppo sottovalutato. Pensi alla discussione che si fa ogni volta che viene presentata una nuova legge, è davvero un fatto inedito. La prima preoccupazione è: «Napolitano la firmerà?». E la seconda: «Supererà l'ostacolo della Consulta?». Non c'è prova migliore di quanto il riferimento alla Costituzione sia ormai fuori dalla logica parlamentare. La maggioranza è un gruppo politico che come il capo Berlusconi ha da tempo deciso di vivere ai margini della legalità costituzionale. Non parlo di un rischio, parlo di quello che è già avvenuto.

(11 dicembre 2009)

temi.repubblica.it/micromega-online/rodota-un-errore-il-dialogo-adesso-berlusconi-va-isolato/

 
 
 

99.a ::: VIDEO + Testo - Il piu' amato dagli...

Post n°110 pubblicato il 20 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

99.a :::

VIDEO + Testo -

- Il più amato dagli italiani -
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Marco Travaglio
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www.youtube.com/watch?v=rQxiQMw9mqY&feature=player_embedded

Buongiorno a tutti. Di cosa parliamo mi sembra ovvio, cerchiamo di vedere con freddezza, se è possibile, le cose che sono successe e di separare i vari piani, che invece vengono volutamente intrecciati e mescolati: perché  vengono intrecciati e mescolati? Perché non si deve capire e non si deve sapere, non ci si deve concentrare, tanto per cambiare, su un punto: che cosa è successo ieri? Non è banale ripetere che ieri c’è stato un attentato che può anche essere derubricato in incidente, in incerto del mestiere, nel senso che le persone, più sono famose, più sono soggette alla possibilità di attirare l’attenzione deviata di qualche squilibrato e infatti quello che è successo ieri è che uno squilibrato ha colpito violentemente il Presidente del Consiglio Berlusconi.

Berlusconi va sconfitto alle urne
E’ stato un atto di violenza, la vista di una persona con la faccia fracassata e insanguinata è una vista, per quanto mi riguarda e spero anche per voi, disgustosa e preoccupante, non c’entra niente quello che si pensa del Presidente del Consiglio, non è quella la fine politica che gli può augurare una persona sana di mente e, una persona sana di mente, ovviamente si augura che Berlusconi venga sconfitto dai cittadini nelle urne, che Berlusconi venga processato e, se ha commesso dei reati, condannato e se viene condannato che sconti la pena, ma non è quella faccia insanguinata e devastata l’approdo che qualcuno deve cercare. Infatti chi ha provocato quella scena è un pazzo, è uno psicolabile che, purtroppo, è in cura in un centro di igiene mentale o come diavolo si chiamano adesso, al Policlinico di Milano, da una decina di anni. Non è uno stupido, abbiamo visto che ha fatto anche degli allestimenti artistici di un certo rilievo, è uno squilibrato e quindi ogni tanto sbrocca.

Penso che sia abbastanza imbarazzante e umiliante dover ribadire e ripetere che non si fanno gli attentati, che non si picchia la gente, che non si distrugge la faccia di nessuno, neanche del tuo peggiore nemico, che la violenza ripugna chiunque abbia la testa sul collo, che non è in quel modo lì che si combatte la battaglia politica: queste sono cose talmente banali che, ovviamente, devono accomunare tutte le persone che non abbiano perso completamente il bene dell’intelletto, ma è bene ripeterlo che quello che è successo ieri deve essere, ovviamente, censurato e riprovato, riprovato nel senso della riprovazione ovviamente, non nel senso del riprovare.

Chi è  l’aggressore? L’aggressore è uno squilibrato come tanti squilibrati che, nella cronaca, nella storia del mondo si sono avvicinati e hanno cercato di colpire, alcuni per eccesso di dissenso e altri per eccesso di affetto addirittura, succede pure così per gli squilibrati, la persona famosa che li ossessiona. E’ successo a John Lennon, è successo a Gandhi, è successo a Reagan: cito tre esempi di tre Paesi dove non va in onda Annozero, tre Paesi dove non escono Il Fatto Quotidiano, La Repubblica, l’Unità, insomma tre attentati dove forse è difficile intravedere come mandanti Santoro, Scalfari o il sottoscritto e lo dico non a titolo di battuta, lo dico perché ieri sera, per chi avesse avuto lo stomaco di tenere acceso il televisore su quella merda di trasmissione che è Speciale Tg1, ha potuto assistere al linciaggio in contumacia prima di Scalfari e di Annozero da parte del piduista Cicchitto e poi al linciaggio personale di Santoro e del sottoscritto, additati come mandanti morali del pazzo che aveva appena lanciato un souvenir sulla faccia del Presidente del Consiglio, a opera del vicedirettore di Libero che, naturalmente, risponderà in Tribunale di quello che ha detto, perché non credo sia ancora lecito dare delle mandanti di un tentato omicidio a persone che fanno semplicemente, a differenza sua, i giornalisti e non i servi, non i killers prezzolati.

Chiusa la parentesi, succede spesso che ci siano degli squilibrati che avvicinano al Vip, soprattutto se questo Vip, per motivi diversi, o di grande popolarità o di grande impopolarità, suscita e eccita gli animi, indipendentemente dalla sua volontà. Può capitare che il Vip sia oggetto di controversie, Reagan era un Presidente molto controverso, che la sua opposizione, la stampa e le televisioni accusavano di affamare i poveri, di sostenere i dittatori, di essere un guerrafondaio e di avere le smani sporche di sangue, non è che ci andassero leggeri, del resto non ci vanno leggere nessuna opposizione e nessuna informazione nelle democrazie, nei confronti di chi detiene il potere a quei livelli, eppure nessuno si sognò mai di dire che i mandanti del pazzo che aveva sparato a Reagan erano i giornalisti o i politici dell’opposizione, sebbene Reagan avesse un’opposizione, a differenza di Berlusconi, che ha la fortuna di non averne una.

Berlusconi è sempre lui
Chi è  Berlusconi? Abbiamo visto che cosa è successo: una cosa gravissima, da condannare, chi è l’attentatore? Uno psicopatico, senza collegamenti con niente e con nessuno da quello che si sa, altrimenti se gli avessero trovato un lembo di un giornale di opposizione in casa, un pezzettino, un angolino di un giornale con cui magari aveva incartato i carciofi l’avrebbero già ingigantito e avrebbero detto “ ecco che cosa legge questo signore, prima di lanciare..”, in realtà non era collegato con nessuno, almeno da quello che ci si dice, ma era semplicemente uno cui dava fastidio Berlusconi e che ha deciso di combatterlo nella maniera non solo più turpe e più sbagliata, ma anche più controproducente per la causa che, eventualmente, nella sua mente malata questo qua pensava di sostenere, perché almeno la storia d’Italia ci insegna che qualunque ricorso alla violenza non fa altro che rafforzare colui che, in quel momento, diventa vittima della violenza. Pensate soltanto agli anni 70 e a quanto ci hanno campato i politici della Prima Repubblica sul terrorismo: hanno lucrato almeno altri dieci anni di vita, quelli della Prima Repubblica, sulla solidarietà nei loro confronti, perché erano rimasti vittime del terrorismo, che cominciarono a combattere non appena si rivoltò contro di loro, mentre quando il terrorismo si occupava di colpire soltanto sindacalisti, operai, giornalisti, magistrati lo Stato non fece nulla, esattamente come la mafia, che fu combattuta soltanto quando cominciò a colpire i politici.

Ma chi subisce violenza in politica ci guadagna: questo non vuole dire, naturalmente, che Berlusconi l’attentato se lo sia organizzato da solo, perché si leggono anche queste farneticazioni su Internet, purtroppo di matti ce ne sono molti di più che non quello che ha tirato la Madonnina, ci sono anche quelli che pensano che tutto ciò che accade è parte di un complotto di un grande vecchio etc. etc., insomma basta vedere quello che è successo per rendersi conto che si tratta di un caso circoscritto, per fortuna, e isolato, ma evidentemente non organizzato. Non è a questi signori che ci si rivolge, se ci si vuole fare gli attentati da soli, perché sono persone incontrollabili, che potrebbero parlare e quindi leviamoci dalla testa che sia una montatura dei servizi segreti etc., però è la dimostrazione che questo è doppiamente matto, perché se pensava di fare un danno al Presidente del Consiglio tirandogli una statuina, ha ottenuto esattamente l’effetto opposto, in quanto Berlusconi era in un momento di grave difficoltà, stava precipitando nei sondaggi, aveva perso cinque punti nell’ultimo mese: sto parlando dei sondaggi veri, quindi non i suoi, ovviamente. Era pesantemente contestato all’interno della sua coalizione, proprio ieri mattina uno dei fedelissimi di Fini aveva detto che, se il Presidente del Consiglio si provava a portare il Paese alle elezioni anticipate, Fini sarebbe andato da solo, portandogli via un tot di punti che, per quanto pochi, avrebbero potuto far pesare l’opposizione più della maggioranza, visto che comunque in Italia si vince sempre con due o tre punti di vantaggio, quando si va alle elezioni, cose così. E’ chiaro che il matto è doppiamente matto, proprio perché ha fatto la cosa che più si auguravano nell’establishment, perché ci sono dei momenti nei quali, se sei in difficoltà, tiri un sospiro di sollievo, nel momento in cui riesci a catalizzare tutta la solidarietà nazionale, ricominci a parlare con il Capo dello Stato, con cui non parlavi da settimane, susciti giustamente l’affetto materno anche di persone che magari non starebbero proprio dalla tua parte, proprio perché quella scena traumatica della faccia insanguinata è scioccante, non soltanto per i fans di Berlusconi, ma anche per quelli ragionevoli che stanno dall’altra, per quelli umani che stanno dall’altra parte. Per cui il pazzo abbiamo capito che è proprio fuori, ma di parecchio. Adesso vediamo chi è la vittima: la vittima non è che cambi natura a seconda del momento, quindi non è che Berlusconi sia un altro solo perché ieri gli hanno tirato una Madonnina in faccia, Berlusconi è sempre quello che conosciamo nel bene e nel male; né i suoi fedelissimi, né i suoi avversari possono cambiare il giudizio su di lui in base a quello che ieri gli è successo e che non dipende da lui, perché dipende appunto dal matto che gli ha lanciato la Madonnina.

Berlusconi è un signore che sta distruggendo la democrazia in Italia, Berlusconi è un signore che ha avuto rapporti con la mafia, Berlusconi è un signore che ha avuto pesanti storie di corruzione giudiziaria e non, è un signore che, nella sua vita, ne ha combinate di tutti i colori e che, mentre gli tiravano quell’oggetto in faccia, aveva appena smesso di insultare tutti i poteri di controllo che ci sono nella democrazia o in quel poco che resta della democrazia italiana. Aveva di nuovo insultato la magistratura, aveva nuovamente insultato la Corte Costituzionale, aveva nuovamente insultato la stampa libera, poi ce l’ha sempre con due trasmissioni e con due o tre giornali, mica di più. Insomma, aveva fatto il suo compitino quotidiano di insultare tutti quelli che non sono lui, o che non sono suoi, questo è il suo passatempo preferito da quindici anni.

Stiamo parlando della persona - ecco perché dicevo che è bene staccare chi è l’attentatore, che cosa è successo, chi è la vittima: Berlusconi è vittima di un grave attentato, ma chi è questa vittima? Non è che la vittima diventi meglio soltanto perché ha subito un attentato, la vittima è quella che era prima e che, per fortuna, essendo sopravvissuta, sarà anche dopo, cioè è Berlusconi, quello che conosciamo e non ci dobbiamo mai dimenticare di chi è Berlusconi in virtù del fatto che adesso è oggetto di una giusta solidarietà da parte di chi rifiuta la violenza, noi compresi: è quella roba lì che, ovviamente, un cittadino democratico deve augurarsi che, democraticamente, venga sbattuto fuori dalle istituzioni al più presto, perché ogni giorno che ci rimane è un giorno in meno per la democrazia e per la legalità. Anche il livello dell’indignazione per quello che lui è e per quello che lui fa non deve minimamente diminuire, sotto il ricatto del dire “ ah, ma allora tu sei tra quelli che..”: assolutamente no, uno può dissentire nella maniera più decisa e, nello stesso tempo, condannare l’attentato.

(( CONTINUA ... ; ))

 
 
 

99.b ::: VIDEO + Testo - Il piu' amato dagli italiani

Post n°109 pubblicato il 20 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

99.b :::

VIDEO + Testo -

- Il piu' amato dagli italiani -

La politica non prevede la categoria del sentimento
Guardate, arrivo a dire una cosa paradossale che naturalmente verrà usata contro di me, ma non me ne importa niente: l’ha già scritta Massimo Fini diverse volte, questa categoria per cui si parla di odio politico è una categoria del sentimento che viene applicata alla politica, la politica e il sentimento non c’entrano niente, la politica è un fatto tecnico, per cui ti voto affinché tu faccia delle cose, ma tu non puoi chiedermi di amarti, tu puoi chiedermi di votarti, ma non mi puoi chiedere di amarti, non esiste l’amore dell’elettore per il suo eletto, esiste soltanto nelle dittature, quando appunto il populismo carismatico del capo riesce addirittura a attirare l’amore degli elettori, che non sono più neanche cittadini, sono proprio sudditi, sono un’altra cosa, sono acritici, sono pecore che adorano il capo. Il fatto che sia tornata la categoria dell’odio e quindi dell’amore nei commenti dei giornali - leggete le stupidaggini che scrive oggi Battista su Il Corriere della Sera sul clima di odio etc. etc. - bisognerebbe rispondere, come fa Massimo Fini, “ e ‘mbe? Chi l’ha detto che non posso odiare un uomo politico? Chi l’ha detto che non posso augurarmi che se ne vada al più presto? Chi l’ha detto che non posso augurarmi che il Creatore se lo porti via al più presto?”, guardate che questa cosa qua, che sembra orrenda, dice “ oddio, c’è qualcuno che lo odia!”, è assolutamente normale: ognuno a casa sua, nel suo intimo, è libero di odiare e di amare chi gli pare e non esiste in democrazia che i cittadini siano obbligati a amare coloro che li governano, anche perché se tu ami una persona perdi lo spirito critico e il cittadino elettore deve sempre mantenere uno spirito critico. Per cui leviamoci dalla testa questo ricatto, che non bisogna odiare e che bisogna amare coloro che ci governano, o che bisogna rispettarli: ma per quale motivo dovrei rispettare uno che insulta tutti quanti, compreso me tra l’altro, in continuazione da quindici anni?

E’ importante questo: la condanna ferma, fermissima dell’attentato e il dire che queste cose non si devono fare e che chi le fa deve essere punito e, nello stesso tempo, dire “ io quello lì non lo voglio più vedere, io quello lì non lo voglio come Presidente del Consiglio, quello non mi rappresenta, speriamo che se ne vada presto da Palazzo Chigi”, queste cose sono cose.. oppure “ lo detesto, lo odio”, personalmente non lo odio, ma non vedo per quale motivo qualcuno non potrebbe invece odiarlo: l’importante è che si limiti a odiarlo senza fargli niente di male, non esiste il reato di odio, esiste il reato di violenza, di aggressione, di lesioni, di tentato omicidio, di omicidio, quelli sono reati, ma il reato di odio non esiste, dire a una persona “ io ti odio” non è un reato, se Dio vuole, altrimenti altro che in un regime, saremmo in Bielorussia, Paese per altro da poco indicato come modello di democrazia dal nostro Presidente del Consiglio nella visita a Lukashenko, dove ha detto “ la gente ti ama e quindi è giusto che tu stia lì”, vedete come nascono le dittature? Nascono nella testa del dittatore o dell’aspirante dittatore ben prima che nella testa dei cittadini, o meglio dei sudditi. Quindi c’è qualcosa di strano in quello che dicono Rosi Bindi, che l’ha detto meglio e Antonio Di Pietro, che l’ha detto in modo più sgangherato, cioè nel definire la vittima di quell’attentato vergognoso, che tutti condanniamo etc., un noto provocatore, uno che se le va a cercare? Non c’è niente di strano a dire una cosa del genere, è nella biografia del Presidente del Consiglio, è nel suo DNA, credo che in qualche momento di lucidità - ogni tanto ne avrà anche lui - ammetterà sicuramente, in cuor suo, di essere un grande provocatore: lo fa apposta, se non fosse un provocatore non farebbe e non direbbe tutte le cose che dice e che fa, non se la prenderebbe ogni santo giorno con tutti i tribunali che ci sono in giro per il mondo, tranne probabilmente Forum di Canale Cinque; non se la prenderebbe con la Costituzione, non se la prenderebbe con la Corte Costituzionale, non se la prenderebbe con tutti quelli con cui se la prende, compresi quelli che non esistono e che vede solo lui, tipo tutti questi complotti dell’opposizione; insomma, basta guardare le facce di quelli dell’opposizione, per rendersi conto che, anche se volessero, non sarebbero in grado di fare nessun complotto, ma comunque neanche vogliono farlo e quindi stiamo tranquilli. Lui è un grande provocatore e alcuni suoi alleati peggio di lui: immaginate che cosa c’è di male nel dire che questi signori provocano da quindici anni il Paese, quando abbiamo sentito un Ministro come Bossi parlare di fucili, di kalashnikov , di 200 /300. 000 uomini armati nelle valli pronti a imbracciare i fucili e a marciare per l’indipendenza e la secessione, ma queste cose ce le ricordiamo o no?! A qualcuno è mai venuto in mente di attribuire a questi signori dal linguaggio violento un qualsiasi episodio di violenza accaduto nelle loro valli? Pensate soltanto alla violenza che ha seminato Berlusconi in questi anni, forse è l’uomo politico più violento che si sia mai visto nella storia repubblicana e italiana: fatevi venire in mente qualche Presidente del Consiglio, come De Gasperi, Moro, Andreotti, erano tutte persone che, almeno nel linguaggio, erano piuttosto mansuete. E’ l’uomo politico più violento che ci sia stato nella storia repubblicana e conseguentemente dire che è un provocatore e che è più predisposto nell’eccitare gli animi di un eventuale squilibrato mi sembra una banalità assoluta, per cui non capisco quale sia il problema in quello che hanno detto la Bindi e Di Pietro, i quali per altro hanno precisato entrambi che, ovviamente, condannavano l’attentato e davano la solidarietà umana al Presidente del Consiglio, che resta un provocatore anche se gli hanno tirato una Madonnina in faccia, perché basta leggere i suoi discorsi e uno se ne rende perfettamente conto.

Dov'era l'apparato di sicurezza?
Quarto punto, che è il primo punto su tutti i giornali d’America e internazionali: la sicurezza del Presidente del Consiglio; se ci fate caso, il punto più controverso sulla stampa internazionale e più occultato nelle televisioni di regime e sulla carta stampata stamattina è il funzionamento, o meglio il non funzionamento dell’apparato imponentissimo di sicurezza che circonda il Presidente del Consiglio, il quale è circondato da un centinaio di uomini presi dai corpi speciali, fatti assumere dai servizi segreti, ma alle sue dipendenze, è una sua sicurezza privata e non è secondario il fatto che risponda a lui e che comandi lui, perché sono suoi uomini, suoi gorilla che sono stati immessi nel servizio di sicurezza dello Stato. E’ fondamentale chi comanda la scorta: se la scorta te la dà lo Stato comanda il capo scorta, non comandi tu, Presidente del Consiglio, il Presidente degli Stati Uniti non può andarsene a zonzo dove gli pare, ma deve fare esattamente quello che gli dicono i suoi servizi, che lì si chiamano i servizi segreti e sono, in realtà, il suo corpo di sicurezza.

Qui Fini non può fare quello che vuole: fa quello che gli dice il caposcorta, quelli che hanno la scorta fanno ciò che dice loro il caposcorta, non vanno in giro a fare i bagni di folla, a baciare i bambini, ma vanno solo dove gli dice che possono andare gli agenti di scorta. Berlusconi no: Berlusconi fa esattamente il contrario di quello che dovrebbe fare, perché? Perché non comanda il capo scorta, comanda lui: la scena l’avete vista ieri, no? C’è un signore che, come i pallanuotisti che stanno cercando il piazzamento migliore per infilare la palla, sta aspettando il momento giusto per tirare questa voluminosa Madonnina, intorno ci sono decine di uomini addetti alla sicurezza del Presidente del Consiglio, i quali non dovrebbero fare altro che guardare se c’è qualcuno dal comportamento sospetto; vi pare sospetto o no, uno che sta cercando di piazzare una Madonnina sulla faccia del Presidente del Consiglio? Ci sono addirittura delle telecamere e dei telefonini di gente che sta riprendendo la scena, è possibile che la sua scorta, ogni volta che gli tirano, scompaia? Guardate che due tiri ha subito Berlusconi, due centri: il cavalletto e stavolta la Madonnina, ma vi sembra normale che il Presidente del Consiglio italiano sia così vulnerabile, con tutto quello che spende o ci fa spendere per la sua sicurezza? C’è un problema: o i suoi uomini si aprono ogni volta che c’è una minaccia e scappano, e allora forse sarebbe il caso di sostituirli, oppure c’è qualcosa che non funziona, infatti gli attentati ai Presidenti degli Stati Uniti non avvengono mai con uno che cerca di tirargli da pochi metri qualcosa, perché non possono avvicinarglisi con una statuetta in mano, ci sono sempre scene, anche nei film nessuno immagina che il Presidente degli Stati Uniti venga preso a ceffoni dal primo che passa, perché non ci si può arrivare e infatti si immaginano sempre scene tipo quelle del caso Kennedy, di persone appostate con fucili a alta precisione sui tetti e ancora lì c’è sempre il sospetto che ci siano delle coperture, perché? Perché addirittura si vanno a sorvegliare tutte le abitazioni che stanno nel raggio di qualche chilometro dal punto in cui il Presidente passerà. Ma vi pare normale la scena? E’ uno smash, più che un attentato. E allora è possibile una roba del genere? E’ questo che si domandano all’estero, dice “ ma come è che così facile colpire il Presidente del Consiglio italiano?”, sono stupefatti tutti quanti, giustamente. Aggiungiamo che Bonaiuti ieri sera ha rivelato che Berlusconi, profetico - è anche profeta, lo sapete, tra le altre doti ha anche quelle divinatorie! - gli aveva confidato di temere il gesto di una sconsiderato. A maggior ragione ci dovrebbe essere più attenzione, una guardia più alta: di più, sappiamo che da qualche giorno il Copasir (Comitato di Controllo per i Servizi Segreti) gli aveva detto che c’era il rischio di uno sconsiderato, di un pazzo: perché? Perché il clima sovreccitato, che naturalmente è stato creato da lui e dai suoi giornali, non certamente da chi fa il suo mestiere di informare sugli scandali, il clima sovreccitato l’hanno creato quelli che hanno linciato Dino Boffo raccontando il falso, ossia che era omosessuale e poi chiedendo scusa tre mesi dopo averlo fatto fuori, hanno sovreccitato gli animi quelli che hanno mandato a pedinare il giudice del caso Mondadori fin sotto i calzini, hanno sovreccitato gli animi quelli che hanno insultato e aperto la caccia a fini e a tutto il dissenso, questi sono quelli che sovreccitano gli animi, chi racconta la verità come i casi Noemi, i casi D'Addario, i casi Spatuzza, i rapporti con la mafia etc., non sovreccita gli animi, ma fanno il proprio mestiere di giornalista. In ogni caso, se era vero che il Copasir gli aveva detto “ stai attento, state attenti”, è evidente che ci sarebbe dovuta essere più prudenza, più protezione, non certamente meno e nessuno di noi credo si ribellerebbe se venisse aumentata ulteriormente la protezione, ove servisse per garantire ai rappresentanti delle nostre istituzioni il minimo, l’incolumità fisica, qualcosa di grave non ha funzionato l’altro giorno e quindi bisognerebbe che Maroni, invece di sproloquiare e delirare su chiudere Facebook, chiudere le piazze o stupidate del genere, spiegasse per quale motivo e quali sono le responsabilità. C’è un Questore, c’è un Prefetto, ci sono delle autorità di Polizia, ci sono dei responsabili del servizio di scorta e c’è il Presidente del Consiglio, che sicuramente è difficilissimo da scortare, perché appunto sguscia di qua, sguscia di là. Avete visto che, dopo che l’hanno colpito e gli hanno portato i primi soccorsi in macchina, il caposcorta voleva andare via immediatamente: perché? Perché c’è anche il rischio che, se c’è un attentato “ serio”, cioè terroristico, cioè organizzato non dal pazzo singolo individuale, magari tira la roba per creare il diversivo e poi scoppia la bomba, per cui è evidente che lui immediatamente doveva essere portato via a tutta velocità e invece no, hanno dovuto fermarsi lì, perché lui ha riaperto la portiera, si è issato sul solito predellino per far vedere la sua faccia insanguinata in giro. Magari è stato anche positivo, perché il fatto di vederlo in discreta salute forse ha risparmiato la pelle a quel poveraccio, che altrimenti qualcuno poteva pure linciarlo, ma nello stesso tempo, anche quella scena dove nessuno sembrava capire quello che stava succedendo e sapere quello che doveva fare è abbastanza preoccupante; entra in macchina, riapre la macchina, sale sul predellino, ridiscende, meno male che c’era soltanto un pazzo, perché se c’era il diversivo più la bomba era fatta. Queste sono le cose che dovrebbe spiegare il Ministro degli Interni, invece di annunciare strette poliziesche su Facebook, come se fossimo nel regime cinese!

Naturalmente in televisione di questo non sentirete parlare, perché bisogna creare il presepe, no? Il bambinello, i re magi, la Madonna, San Giuseppe etc. etc.. Aggiungo altre due cose e poi la faccio finita.

Nei prossimi giorni ci proveranno a criminalizzare tutto quel poco di opposizione che c’è, ci proveranno a utilizzare questo episodio per intimidire le forme di protesta e di contestazione e di opposizione spontanea, ci proveranno a dire “ allora adesso quelle trasmissioni televisive non devono più parlare, di mafia non bisogna più parlare”, perché? Perché poi se parli di mafia il matto tira la Madonnina: ci troveranno in tutti i modi, perché erano in difficoltà e lo sono, perché non è che siano mutate le condizioni per le quali sono in difficoltà, Berlusconi farà la sua legge per proteggersi dai processi, la farà con le medicazioni ma la farà, non sono cambiate le cose, ci sono ancora le ragioni per le quali bisogna fare una strenua e irriducibile intransigente opposizione politica e è per questo che, per poterla fare fino in fondo come e più di prima, bisogna continuare a ripetere che non si deve usare la violenza e guardate che, quando uno ripete che non si deve usare la violenza, non lo deve ripetere soltanto quando tirano le statuine in testa al Presidente del Consiglio: lo deve ripetere anche quando vengono manganellati gli studenti in Piazza Esedra o in Piazza Navona, quando vengono manganellati gli operai che fanno proteste perché stanno perdendo il lavoro, quando vengono mandati a morire in guerra i nostri soldati, ai quali è stato raccontato che andavano in missione di pace a regalare i fiori ai bambini afgani, cose di questo genere. La violenza va condannata sempre: anche in questo senso il nostro Presidente del Consiglio è il più grande provocatore e il più grande violento nella storia dei Presidenti del Consiglio italiani del dopoguerra, perché non dimentichiamoci che cosa è successo a Genova, al G8 di Genova, che cosa succede ogni volta che qualcuno tenta di protestare. Per cui la condanna della violenza in realtà non solo è la condanna dell’attentatore pazzo di Berlusconi, ma è anche la condanna della politica di Berlusconi e della sua violenza verbale e, ogni tanto, poliziesca, però bisogna condannarla tutta la violenza, altrimenti non si riuscirà a fare l’opposizione che lui si merita. Per avere l’opposizione che lui si merita il Presidente del Consiglio ci serve in ottima salute, perché quando se ne andrà da Palazzo Chigi - e prima o poi se ne andrà, se ne andrà maledetto dagli stessi che l’hanno votato - ci serve in ottima salute, perfettamente compos sui, perché si possa rendere conto fino in fondo del male che ha fatto alla gente. Per farlo andare via da Palazzo Chigi bisogna diventare addirittura la sua scorta e proteggere la sua incolumità fino in fondo, ci serve lucido quando gli dovremo dire perché l’abbiamo cacciato di lì e perché non ce lo vogliamo più! Passate parola, buona settimana e giovedì ricordatevi.. anzi venerdì, ricordatevi che, insieme a Il Fatto Quotidiano, c’è un DVD con l’ultima intervista di Paolo Borsellino, che ci parla proprio dei rapporti tra il famoso stalliere e il famoso Cavaliere, oltre che di altre cose e poi avrete la telefonata di cui avete sentito un pezzettino a Annozero e altre telefonate, nelle quali si capisce chiaramente quali sono i rapporti tra Dell’Utri, Berlusconi e il mafioso Mangano, venerdì insieme a Il Fatto Quotidiano, passate parola e buona settimana.

voglioscendere.ilcannocchiale.it/post/2399966.html

www.youtube.com/watch?v=rQxiQMw9mqY&feature=player_embedded

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98. ::: Le parole vili e sciagurate...

Post n°107 pubblicato il 20 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

98. ::: Solidarietà con Travaglio, il Fatto Quotidiano e il gruppo Repubblica-Espresso ---

Aderisci al testo di Paolo Flores d'Arcais

in solidarietà con Marco Travaglio, il Fatto Quotidiano

e il gruppo Repubblica-Espresso. ---

Le parole vili e sciagurate

dell'on. Cicchitto ---

di Paolo Flores d'Arcais ---

Facendosi vilmente scudo dell’immunità di casta, l’on. Cicchitto ha accusato Marco Travaglio, uno dei rari giornalisti-giornalisti ancora in piedi in questo paese, di essere un “terrorista mediatico”, e uno dei mandanti morali, insieme a “Il Fatto Quotidiano” e l’intero gruppo Repubblica-Espresso, dell’aggressione di uno psicolabile a Berlusconi.

Con queste ignobili accuse il disonorevole Cicchitto ha fatto compiere alla maggioranza del malgoverno un ulteriore passo nell’imbarbarimento della lotta politica e nella campagna di odio contro la Costituzione repubblicana, le sue istituzioni, i cittadini che la difendono.

Se ci abbassassimo alla mostruosa illogica del disonorevole Cicchitto, dovremmo accusarlo di “terrorismo parlamentare”. Cosa che non faremo. Il suo è solo piduismo, dispiegato e di regime.

Siamo certi che chi nella maggioranza ha ancora un residuo di rispetto per i valori della democrazia liberale stigmatizzerà “senza se e senza ma” l’inqualificabile gesto che ha disonorato il parlamento italiano. Il resto è complicità.

(15 dicembre 2009)

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temi.repubblica.it/micromega-appello/?action=vediappello&idappello=391124

 
 
 

97. ::: Piduismo di regime

Post n°106 pubblicato il 20 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

97. :::
Piduismo di regime ---

Le parole vili e sciagurate
dell'on. Cicchitto
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di Paolo Flores d'ArcaisFacendosi vilmente scudo dell’immunità di casta, l’on. Cicchitto ha accusato Marco Travaglio, uno dei rari giornalisti-giornalisti ancora in piedi in questo paese, di essere un “terrorista mediatico”, e uno dei mandanti morali, insieme
a “Il Fatto quotidiano” e l’intero gruppo Repubblica-Espresso, dell’aggressione di uno psicolabile a Berlusconi |

COMMENTA


BARBACETTO
Fabrizio Cicchitto, l'ultrà di Silvio ferito

Firma in solidarietà




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( 16 dicembre 2009 )

temi.repubblica.it/micromega-online/le-parole-vili-e-sciagurate-dellon-cicchitto/

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Fabrizio Cicchitto, l’ultrà di Silvio ferito

di Gianni Barbacetto, da societàcivile.it

Altro che “abbassare i toni”. Fabrizio Cicchitto suona la carica: «A condurre la campagna d’odio contro Silvio Berlusconi è un network composto dal gruppo editoriale Repubblica-L’Espresso, da quel mattinale delle procure che è il Fatto, da una trasmissione di Santoro e da un terrorista mediatico di nome Travaglio, oltre che da alcuni pubblici ministeri che hanno nelle mani alcuni processi, tra i più delicati sul terreno del rapporto mafia-politica e che vanno in tv a demonizzare Berlusconi». Poi Cicchitto ha qualche parola buona anche per Antonio Di Pietro: «È un partito come l’Idv, con il suo leader Di Pietro, che in questi giorni sta evocando la violenza, come se volesse trasformare lo scontro politico in atto in guerra civile fredda, che coinvolge anche settori più giustizialisti del suo partito, caro onorevole Bersani». Dunque, conclude Cicchitto, «la mano di chi ha aggredito Berlusconi è stata armata da una spietata campagna di odio: ognuno si assuma la propria responsabilità. Ci auguriamo che questa aggressione e questo ferimento servano a qualcosa di più e che dal male venga qualcosa di bene». Come? «Da questa situazione si esce solo disinnescando con leggi funzionali quell’uso politico della giustizia, un cancro che ha distrutto la prima Repubblica e sta minando anche la seconda».

Ecco quindi il programma. Approfittare del gesto di uno squilibrato per attaccare la libera informazione (avete notato? Tutti i “mandanti” indicati da Cicchitto sono, se si esclude Di Pietro, non politici, ma giornali e giornalisti). E poi stravolgere la Costituzione, puntando diritto all’autonomia della magistratura da colpire a morte, per rendere la politica improcessabile.

Quanto tempo è passato da quando Cicchitto era un militante massimalista e movimentista del Partito socialista, lombardiano e antiamericano. Sentite che cosa scriveva negli anni Settanta, quando il “clima d’odio” c’era davvero e lo scontro politico era feroce. Nell’introduzione a un libro uscito nel 1975 (“Sid e partito americano”. Sottotitolo: “Il ruolo della Cia, dei servizi segreti e dei corpi separati nella strategia dell’eversione”, scritto da Marco Sassano ed edito da Marsilio), gli avversari politici li chiama, senza mezzi termini, “mostri”: «I mostri sono i servizi segreti, una struttura sempre più corposa e dinamica che interviene in modo continuo, massiccio, oppressivo sulla realtà politica e sociale». E ancora: «Nel 68-69 la contestazione del sistema ha fatto tremare l’ordine costituto e esso, a sua volta, ha cercato di recuperare in diversi modi, uno dei quali è stata l’organica attività terroristica, provocatoria, violenta di precisi settori dei corpi separati dello Stato». Infine: «I mostri fabbricano gli opposti estremismi: la pupilla del regime, la Rai tv, si occupa di amplificare la distorsione, obiettivizzandola; Sid e Rai tv, due realtà molto lontane eppure così vicine quando si tratta di sorreggere, nelle scelte drammatiche, il regime Dc». In questo scenario, anche le Br sono manovrate dallo Stato: infatti, «puntuali all’appuntamento, le Brigate rosse ricompaiono in ogni vigilia elettorale».

Poi Cicchitto si ravvede. Fulminato da Licio Gelli sulla via di villa Wanda, nel dicembre 1980 s’iscrive alla P2. A presentarlo al Venerabile è Fabrizio Trifone Trecca, che della loggia segreta è capo del “gruppo 17”, quello in cui sono inquadrati molti giornalisti (da Maurizio Costanzo a Gustavo Selva, da Roberto Ciuni a Giorgio Zicari) e che ha il controllo di fatto del Corriere della sera. Il “gruppo 17” ha il seguente organigramma: numero uno Trecca; numero due Franco Di Bella, che del Corriere è il direttore; numero tre un costruttore emergente, tal Silvio Berlusconi.

L’anno prima, Bettino Craxi aveva proposto la sua “grande riforma” costituzionale: cioè il passaggio dalla Repubblica parlamentare alla Repubblica presidenziale. E aveva ottenuto così l’appoggio degli uomini della P2, che individuano nell’ “anticomunista” Craxi l’uomo che può realizzare il Piano di rinascita democratica. Proprio nel 1979 Craxi incontra Gelli al Raphael. È l’autunno di quell’anno tumultuoso, e nel paese è in corso la tempesta dello scandalo Eni-Petromin (una complicata faccenda di petrolio arabo con annessa supertangente e connesso scontro feroce dentro il Psi tra Craxi e Claudio Signorile). Sullo scandalo si allungheranno prima le ombre della P2, poi il segreto di Stato.

Ma intanto anche Cicchitto capisce che, se non vuole restare ai margini di un processo ormai irreversibile, deve fare le sue scelte. Entra nella P2, tessera 2232. Quando le liste della loggia diventano pubbliche, lui ammette l’affiliazione e il vecchio Riccardo Lombardi lo schiaffeggia davanti a tutti. Poi fa qualche anno di purgatorio, finché Bettino lo recupera. Ma Mani pulite gli blocca la seconda carriera. La terza, la fa nelle schiere di Forza Italia. Alla grande. Il suo numero tre d’un tempo è diventato numero uno.

(16 dicembre 2009)

temi.repubblica.it/micromega-online/fabrizio-cicchitto-lultra-di-silvio-ferito/

 
 
 

96. ::: RADIO RADICALE

Post n°105 pubblicato il 20 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

96. :::

RADIO RADICALE

-   www.radioradicale.it

la trasmissione assicurata come sempre da Radio Radicale ai principali avvenimenti giudiziari ha ieri consentito ai cittadini italiani di ascoltare in diretta la deposizione di Spatuzza nel processo d'appello per concorso in associazione mafiosa nei confronti di Marcello Dell'Utri.

La diretta, linkata dai principali siti di informazione e dal blog di Beppe Grillo, è stata seguita da decine di migliaia di utenti anche sul nostro sito internet, e grazie ad una speciale applicazione, anche sull'iPhone.
Diretta Radio Radicale

L'udienza è già disponibile online nella sua integralità dove è andata ad aggiungersi alle registrazioni di tutte le udienze precedenti del processo Dell'Utri, e complessivamente agli oltre 15.000 dibattimenti registrati e archiviati dal 1977 ad oggi.

I file, rilasciati con licenza Creative Commons, saranno scaricabili per 3 settimane e poi resteranno disponibili gratuitamente, nell'ambito del servizio pubblico che Radio Radicale svolge anche su internet.

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Michele Lembo, Simone Sapienza, Diego Galli
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RadioRadicale.it

Via Principe Amedeo, 2
00185 Roma
Tel (+39) 06  488781
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95. ::: Iran : " L'opposizione sara' eliminata...

95. ::: Il giro di vite invocato dalla guida suprema religiosa, dopo "l'oltraggio" all'immagine di Khomeini, bruciata durante una trasmissione in televisione ---
Iran: "L'opposizione sarà eliminata"
L'annuncio di Khamenei alla Tv di Stato 

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Iran: "L'opposizione sarà eliminata" L'annuncio di Khamenei alla Tv di Stato

Khamenei e Ahmadinejad

TEHERAN - La Guida suprema iraniana, Ali Khamenei, ha invocato un immediato giro di vite contro l'opposizione che - ha annunciato - "Sarà eliminata". Ed ha aggiunto: "La questione delle elezioni è finita",ed ha esortato i leader riformisti, Mir Hossein Moussavi e Mehdi Karroubi (di cui alcuni blog danno per imminente l'arresto) a "tornare sulla retta via".

Non solo. Per Khamenei l'opposizione ha incoraggiato i nemici della Repubblica islamica e ha insultato la memoria dell'ayatollah Khomeini, del quale è stata bruciata un'immagine durante una trasmissione della Tv di Stato. La suprema autorità religiosa iraniana ha poi chiesto alle autorità di identificare chi ha oltraggiato le immagini del padre della patria ed ha infine legittimato, una volta per tutte, il presidente Mahmoud Ahmadinejad, ribadendo che il risultato delle elezioni del 12 giugno è stato corretto e quindi "il caso è chiuso"

Ali Khamenei, ha affermato ancora che i leader dell'opposizione "hanno fatto contenti i nemici" della Repubblica islamica e ha aggiunto che sono stati loro sostenitori a dare alle fiamme nei giorni scorsi una fotografia dell'ayatollah Ruhollah Khomeini.

Il discorso di Khamenei, trasmesso dalla televisione di Stato, era particolarmente atteso dopo che nelle ultime ore erano circolate notizie insistenti, sui siti dell'opposizione, secondo le quali sarebbe imminente l'arresto di Mir Hossein Mussavi e di altri leader del movimento di protesta.

Arresti che, secondo le stesse fonti, potrebbero essere giustificati proprio dal video trasmesso dalla televisione, in cui si vede una fotografia di Khomeini data alle fiamme. Un atto di cui, secondo i fondamentalisti, si sarebbero resi responsabili studenti dell'opposizione.

Altre fonti invece, tra le quali l'istituto controllato dalla famiglia del defunto ayatollah, che cura la pubblicazione delle sue opere, hanno messo in dubbio tale versione e hanno ipotizzato una messinscena per colpire l'opposizione.L'erede diretto del fondatore della Repubblica islamica, Hassan Khomeini, ha finora mantenuto il silenzio sulla vicenda.

Intanto, i Pasdaran iraniani hanno avvertito di essere pronti ad "affrontare i nemici", anche all'interno del Paese. "Affronteremo i nemici sulla scena della guerra di velluto o aperta", si legge in un comunicato emesso dai Guardiani della rivoluzione e riportato dall'agenzia Ilna, dopo la trasmissione in Tv delle immagini di persone che bruciavano la fotografia di Khomeini.

I Guardiani della rivoluzione chiedono "l'immediato processo e la punizione degli elementi che stanno dietro le quinte e di coloro che hanno compiuto quest'atto vergognoso". "Dobbiamo cercare le radici di tutto questo - si legge ancora nella nota - nei circoli dei nemici stranieri della rivoluzione e del sistema e in alcuni circoli sediziosi all'interno del Paese".

In precedenza, il sito Kaleme del leader dell'opposizione Mir Hossein Mussavi, ha chiamato gli oppositori alla vigilanza, affermando che l'episodio della fotografia bruciata sembra poter essere usato per stroncare il movimento di protesta con "metodi non convenzionali".

Alcuni siti dell'opposizione hanno scritto che il regime potrebbe decidere di arrestare Mussavi con l'intento di porre fine alle proteste di piazza prima dell'Ashura, la ricorrenza sciita del martirio dell'Imam Hossein, che quest'anno cade il 26 e 27 dicembre. In quella occasione l'opposizione potrebbe approfittare delle grandi processioni religiose che attraversano le città iraniane per tornare a protestare.

Il sito Kaleme chiede a "tutti i sostenitori del movimento verde (cioè dell'opposizione) di essere vigili e continuare a seguire le notizie" poiché "qualcosa sta per accadere in seguito allo scenario pianificato sull'insulto all'Imam Khomeini".

(13 dicembre 2009)

www.repubblica.it/2009/11/sezioni/esteri/iran-9/khamenei-discorso/khamenei-discorso.html

 
 
 

94. ::: Fini da' Berlusconi in ospeda...

Post n°103 pubblicato il 20 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

94. ::: Il presidente della Camera a Milano dal premier ferito. La presidente del Pd: "Sul clima politico siamo tutti responsabili. Anche il Cavaliere"Fini da Berlusconi in ospedale
Bindi: "Solidale ma non faccia
la vittima"

Fini da Berlusconi in ospedale Bindi: "Solidale ma non faccia la vittima"

Gianfranco Fini

ROMA - Ginfranco Fini, Renato Schifani, molti ministri. Mentre al San Raffaele continua la sfilata delle alte cariche dello Stato che vanno personalmente a portare la loro solidarietà a Silvio Berlusconi ferito dopo un'aggressione a Milano, Rosy Bindi riaccende gli animi. "Solidarietà al premier ma non faccia la vittima" è il senso della sua dichiarazione. parole che scatenano il Pdl. "E' peggio di Di Pietro dice il protavoce del partito di Berlusconi Daniele Capezzone.

La presidente del Pd ha ribadito la sua
"solidarietà piena e senza ombre al presidente del Consiglio". E, ha assicurato è "altrettanto ferma e incondizionata la condanna dell'aggressione e di ogni forma di violenza". Berlusconi, ha sottolineato, "è vittima del un gesto isolato di una persona psicologicamente fragile che - è del tutto evidente - non ha mandanti nè morali nè costituzionali.
Se si vuole fare una onesta riflessione sul clima politico tutti devono sentirsi responsabili. Anche il presidente del Consiglio e la sua maggioranza che da mesi cercano di dividere il Paese con pesanti attacchi al presidente della Repubblica, alla Corte Costituzionale, alla magistratura e a Parlamento".

Ora, ha aggiunto, "auguro al presidente del Consiglio una pronta guarigione e spero che ciascuno faccia la propria parte per ristabilire le condizioni di un confronto democratico, senza demonizzazioni reciproche, per affrontare i gravi problemi economici e sociali del Paese".

"Le dichiarazioni di Rosy Bindi lasciano esterrefatti, perché sono ancora peggiori di quelle di Di Pietro", dice Capezzone. "Che la vicepresidente della Camera - prosegue - oltre che la presidente del Pd, pronunci parole di questo tipo fa pensare che nella politica ci siano irresponsabili desiderosi di gettare benzina sul fuoco. Spero che Pierluigi Bersani voglia dissociarsi. Se non lo farà, sarà una pagina bruttissima per il Pd e per la sinistra italiana. Che altro deve succedere perché tra i dirigenti della sinistra si faccia strada un comportamento minimamente responsabile?".

(14 dicembre 2009)

www.repubblica.it/2009/12/sezioni/politica/giustizia-21/bindi-reazioni/bindi-reazioni.html

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Il premier stava tornando verso la macchina dopo il comizio per il tesseramento
In ospedale è stato sottoposto
ad una Tac. Resta in osservazione per 24 ore ---
Berlusconi aggredito in piazza Duomo
arrestato uomo
con problemi mentali ---
A Emilio Fede ha detto: "Sono miracolato,un centimetro in più e avrei perso l'occhio"
L'aggressore, Massimo Tartaglia, accusatodi lesioni aggravate. Con sé aveva sprayal peperoncino
Berlusconi aggredito in piazza Duomo arrestato uomo con problemi mentali

Berlusconi dopo l'aggressione

MILANO - Un colpo al volto. Un viso insanguinato che le televisioni immortalano. E' appena finito il comizio in piazza Duomo. Silvio Berlusconi ha lanciato il tesseramento del Pdl, attaccato i giudici e avuto un battibecco con alcuni contestatori. Tra gli applausi il premier si avvia verso la macchina. Cammina tra due ali di folla dei sostenitori del Pdl. Stringe mani e firma autografi. L'atmosfera è rilassata. Il battibecco avuto dal palco è dimenticato. Poi, all'improvviso, viene colpito da un oggetto. Si saprà poi che si tratta di una miniatura souvenir del Duomo di Milano.

Il premier barcolla, il viso si riempie di sangue. Sono momenti drammatici. La scorta prende il Cavaliere e lo trascina nell'auto blindata. L'aggressore, Massimo Tartaglia di 42 anni, resta come pietrificato. Contro di lui si scatena la rabbia dei manifestanti, gli agenti lo prendono e lo trascinano via. "Ho corso con gli agenti di polizia per allontanare l'aggressore, che rischiava un possibile linciaggio" commenta il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. Berlusconi si volta verso la folla per rassicurarla. Un cenno della mano per dire "sto bene".

Sono momenti di grande concitazione. Le prime ricostruzioni parlano di un pugno al volto, poi si capirà meglio che il premier potrebbe essere stato colpito dalla statuetta di ferro lanciata da distanza ravvicinata. La dinamica dei fatti, peraltro, agli investigatori appare più vicina ad un gesto isolato che ad un tentativo di aggressione organizzato.

Tartaglia viene portato in Questura. Non è un'attivista politico, la Digos non lo conosce e si viene a sapere che è in cura da 10 anni per problemi mentali. Dopo l'interrogatorio l'uomo è stato arrestato con l'accusa di lesioni pluriaggravate dalla qualifica di pubblico ufficiale della parte offesa e dalla premeditazione. Tartaglia, infatti, aveva in tasca un altro souvenir, un piccolo crocifisso, ma soprattutto una bomboletta di spray urticante al peperoncino.

Berlusconi, invece, va al San Raffaele dove i medici parlano di un'abrasione al labbro inferiore. "Sta bene - dicono i fedelissimi del Cavaliere - aveva una borsa di ghiaccio sul volto ed appariva cosciente".

Poi arrivano notizie più certe che parlano di una perdita copiosa di sangue con lesione lacero-contusa interna ed esterna, una infrazione al naso e due denti lesi, di cui uno superiore fratturato. Le stesse fonti riferiscono che il premier, rimasto sempre cosciente, è stato sottoposto ad una Tac precauzionale e sarà in prognosi per 15-20 giorni.

Ed è lo stesso premier a tranquillizzare, nuovamente, chi gli è intorno: "Sto bene, sto bene" dice mentre viene portato fuori dal Pronto Soccorso per essere trasferito in una stanza di ospedale. Comunque Berlusconi, riferisce chi gli ha fatto visita, si è detto "amareggiato" per "questa campagna di odio nei miei confronti. Questo è il frutto - ha spiegato - di chi ha voluto seminare zizzania. Quasi me l'aspettavo...". Berlusconi a tutti ha ripetuto di essere stato nei giorni scorsi nel mirino di una campagna di veleni. "Tutti dovrebbero capire che non è possibile oltraggiare un presidente del Consiglio, questa è la difesa delle istituzioni". Al di là dell'amarezza, il Cavaliere ha sottolineato di non voler minimamente farsi impressionare dall'episodio. "Sono ancora qui e non mi fermeranno". Poi, secondo la testimonianza di Emilio Fede, il premier ha detto: "Sono miracolato, un centimetro più su e avrei perso l'occhio".

(13 dicembre 2009)

www.repubblica.it/2009/12/sezioni/politica/giustizia-21/aggressione-premier/aggressione-premier.html

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In un'informativa di due mesi fa l'ipotesi di "gesti violenti" di individui "isolati"
Poche settimane fa Maroni
suggerì che era meglio pernottare a Palazzo Chigi ---
Rischio-mitomani segnalato dai Servizi Copasir: chiarire cosa non ha funzionatodi ALBERTO CUSTODERO
Rischio-mitomani segnalato dai Servizi Copasir: chiarire cosa non ha funzionato
ROMA - "Il rischio di un'aggressione da parte di mitomani era stato da tempo annunciato dai servizi di sicurezza. Al Copasir attendiamo una relazione dettagliata sull'esatta dinamica dell'aggressione a Berlusconi per verificare come mai i servizi segreti, deputati alla sicurezza del presidente del consiglio, non abbiano garantito in questo caso la sua incolumità".

Emanuele Fiano, deputato pd e componente del Comitato parlamentare per il controllo dell'intelligence, vuole vederci chiaro sull'aggressione di ieri a Berlusconi. Era stato lo stesso Fiano a metà ottobre, a presentare un'interrogazione urgente sull'allarme attentati al Cavaliere dopo aver letto a metà ottobre su Repubblica, la preoccupazione di Berlusconi di essere colpito durante un comizio. In quel periodo, il ministro della Giustizia Angelino Alfano, "profondamente turbato", aveva sollecitato un intervento della magistratura per mettere sotto inchiesta i gruppi Facebook intitolati "Uccidiamo Berlusconi". La procura di Roma aveva avviato un'indagine per minacce, mentre il gestore americano del social network aveva imposto di cancellare solo il titolo (giudicato offensivo), ma non i contenuti, ritenuti innocui.

"Questa campagna mediatica contro di me - s'era sfogato il premier durante l'ufficio di presidenza del Pdl il 9 ottobre - ha messo in allarme i servizi segreti. Mi hanno detto di stare in guardia, temono che possa essere vittima di qualche squilibrato in cerca di notorietà mondiale. E mi hanno invitato caldamente a non stare troppo in mezzo alla gente, ma come si fa?". Berlusconi, dunque, da due mesi era ben consapevole del rischio di essere aggredito da uno squilibrato durante un bagno di folla. Rischio che puntualmente s'è avverato, visto che (secondo la Digos), Massimo Tartaglia, l'aggressore di piazza del Duomo, risulta in cura da 10 anni presso i servizi psichiatrici di Milano.

Quell'allarme, del resto, era stato ufficializzato dal ministro dei Rapporti col Parlamento, Elio Vito, il 14 ottobre, rispondendo al question time alla Camera all'interrogazione di Fiano. Escludendo l'eventualità di un attentato organizzato da associazioni criminali o terroristiche, Vito aveva però confermato che "il presidente del Consiglio, in ragione della sua esposizione mediatica, avrebbe potuto essere oggetto di contestazione in occasioni di eventi pubblici, non escludendosi, come già avvenuto in passato, anche gesti violenti di mitomani isolati difficilmente individuabili in sede preventiva". Il ministro aveva anche rivelato una comunicazione spedita al governo dall'organo di coordinamento dei servizi segreti, il Dis, con l'invito rivolto a Berlusconi "di evitare contatti ravvicinati con il pubblico, soprattutto in circostanze occasionali e non pianificate che, per la loro natura, non consentono una puntuale e preventiva predisposizione di adeguati servizi di tutela". Alle raccomandazioni dell'intelligence s'era aggiunta la preoccupazione del ministro dell'Interno Roberto Maroni, che aveva suggerito al premier di dormire due notti a Palazzo Chigi, dopo l'invio all'Unità di un documento definito "un preoccupante manifesto programmatico" firmato dai "Nuclei di azione territoriale Luca e Anna Mantini".

(14 dicembre 2009)

www.repubblica.it/2009/12/sezioni/politica/giustizia-21/rischio-mitomani/rischio-mitomani.html

 
 
 

93. ::: SATIRA ::: Berlusconi andra' a ...

Post n°102 pubblicato il 20 Gennaio 2012 da Arkivio21
 

93. ::: SATIRA :::- Berlusconi andrà a Copenaghen
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