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Creato da dibiasefrancesco il 04/03/2008

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Capire l'Arte del novecento

Post n°3 pubblicato il 05 Marzo 2008 da dibiasefrancesco

Non è possibile definire la parola "arte" in modo esauriente e univoco: di secolo in secolo le manifestazioni, gli oggetti e i manufatti che ascriviamo al suo campo semantico sono diversi e quasi inconciliabili.
Oggi siamo disposti a chiamare arte un vaso greco, che però era nato per scopi decorativi quando non meramente utilitaristici. Il mondo delle forme cambia spesso la sua natura, in risposta alla continua evoluzione del nostro modo di vivere. Ogni qual volta esso cambia, di norma in seguito a sostanziali mutamenti scientifici, tecnologici e relativi al mondo della produzione, cambia anche ciò che siamo disposti a chiamare "arte".
Secondo lo studioso americano George Kubler, erede teorico di Henri Focillon, le opere d'arte e i manufatti in generale rappresentano la "forma del tempo", ovvero danno un aspetto visibile a quel trascorrere invisibile della storia che conduce da un'epoca a un'altra, da un insieme di valori a uno successivo, da un novero di tecniche a uno nuovo.
La storia dell'arte, parte di una più vasta storia delle forme, ci racconta come cambia non solo che cosa l'uomo vede, ma anche come vede, con quale sensibilità, con quali parametri percettivi, con quali conoscenze, con quale visione del mondo alle sue spalle.
Non si comprende l'arte del Novecento se non si inizia da questo punto: in nessun secolo l'umanità è cambiata tanto radicalmente, nel suo modo di vivere così come di pensare.
Non c'è praticamente ambito dell'esistenza, almeno nell'area geografica che definiamo Occidente e che è quella di cui stu¬diamo la tradizione artistica, che non abbia subito alterazioni memorabili. La standardizzazione dell'agricoltura, la medicalizzazione del corpo col conseguente aumento della vita media, la nascita di strumenti informatici e comunicativi che sono diventati vere protesi del nostro corpo, lo spostamento della produzione dall'artigianato all'industria e la nascita di un settore dei servizi, cosiddetto terziario, sempre più prepotentemente presente nei processi economici, l'assunzione di un nuovo ruolo da parte della donna, la liberazione della sessualità dal fine prettamente riproduttivo, la nascita di nuove forme di famiglia, la costruzione di armamenti dagli enormi potenziali distruttivi... questi e altri elementi possono darci un'idea di quanti cambiamenti l'uomo abbia dovuto affrontare e metabolizzare. E con lui l'arte.
La produzione artistica del Novecento si è posta come una reazione a tale cumulo di mutamenti. C'è stata una vasta fase di rifiuto della tradizione precedente, che si avvertiva come poco consentanea ai tempi nuovi: già la fine della pittura di storia e di mitologia, segnata dall'Impressionismo e dai movimenti immediatamente seguenti, aveva risposto a una rivalutazione volontaria del quotidiano, del qui e ora, del momento presente rispetto al "sempre" e all'"assoluto" celebrati da un'arte più accademica.
Nel 1900 Sigmund Freud pubblica L'interpretazione dei sogni, libro in cui, attraverso il concetto di inconscio, si mette in dubbio che un individuo possa pervenire a una vera conoscenza di sé. Il 1905 vede la prima formulazione da parte di Albert Einstein della teoria della relatività: in questo caso l'incertezza non riguarda l'interno della persona ma il mondo in cui ci si trova a vivere, di cui vengono messe in crisi persino le leggi fisiche più assodate.
Rivolta e ripensamento della tradizione sono i due poli tra cui si svolge, quindi, la ricerca artistica del secolo. I tempi corrono veloci e i movimenti artistici si accavallano, nel primo quarto del secolo, con una rapidità che non sarebbe più stata raggiunta. Sono le cosiddette Avanguardie storiche: dal Fauve (1905) all' Espressionismo (1907), al Cubismo (1907), al Futurismo italiano (1909) e poi russo, al Suprematismo di Malevic e al Costruttivismo di Tatlin (1913), al Dadaismo (1913/7), alle ricerche astratte (1910) che compresero il Neoplasticismo di Mondrian e De Stijil (1917) e il Bauhaus (1918). E ancora Metafisica (1917) e Surrealismo (1924), e molti altri movimenti di cui è impossibile dar conto con una data precisa (Nuova Oggettività, Realismo Magico) e molti protagonisti che scelsero di rimanere isolati.
In questo inseguimento di pratiche e di teorie artistiche, davvero all'ultimo respiro, si avvertiva la volontà di dare una forma al mondo e di pensare la storia come un tutto coerente e sensato. La Prima Guerra Mondiale fu l'ostacolo che annunciò tutti gli altri, verso una progressiva decadenza delle ideologie e quindi anche di una filosofia della storia che gli artisti potessero fare propria. Fino a che si potè credere nel futuro, si accanirono a firmare manifesti e a formulare teorie.
Dopo l'era atomica, dopo Auschwitz, dopo il crollo dei comunismi, dopo che inevitabilmente l'idea di progresso si è scissa in molte sfaccettature per le quali non è possibile giudicare facilmente cosa sia bene e cosa male, anche gli artisti visivi hanno iniziato a elaborare un lungo disorientamento.
Quelle tecniche nuove che con tanto entusiasmo erano state abbracciate negli anni Dieci e Venti - collage, assemblaggio di oggetti trovati, estensione dell'opera nell'ambiente, performance che coinvolge il corpo, utilizzo della fotografia e della cinepresa -vengono poi rigettate in favore di un "ritorno al mestiere", ma anche rimeditate nel corso di tutto il Secondo Dopoguerra. Periodo, questo, che potremmo definire come il lungo svolgimento di intuizioni che erano state già messe sul piatto dalle prime Avanguardie, anche se molto sinteticamente.
La messe di innovazioni e di stimoli accumulata nel primo Novecento fu tale che ci volle tutto il resto del secolo per sondarne a fondo le conseguenze, anche includendo in questo lavoro di scavo l'apporto di tecnologie prima impensabili. Matura nel contesto dei Secondo Novecento, infatti, la rinascita e la crisi dell'idea di Avanguardia.
Nonostante   le  perplessità  che  ancora esprimono molti commentatori, come del resto già al tempo degli impressionisti, la storia si è incaricata di definire arte anche le opere nate da questa rivoluzione del linguaggio visivo. Ed è nel primo, decisivo quarto del Novecento, che essa pone le sue radici e incomincia a dare forma al tempo nuovo.

Storia dell'Arte volume 4 Atlas
GilloDorfles - Angela Vettese

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