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Creato da dibiasefrancesco il 04/03/2008

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Caravaggio Informazioni Biografiche

Post n°2 pubblicato il 04 Marzo 2008 da dibiasefrancesco

Michelangelo Merisi detto il Caravaggio nacque secondo alcune recenti documentazioni a Milano e non a Caravaggio, da Fermo Merisi e Lucia Aratori,nell'ottobre del 1571.
Nel 1584 entrò come apprendista nella bottega di Simone Paterzano che segnò la sua prima formazione artistica in area veneto-lombarda tramite lo studio di artisti come il Savoldo,Moretto Lotto,Campi e Cremona.Trasferitosi a Roma nel 1590 venne a contatto con il pittore Antiveduto Grammatica presso il quale collaboro e dipinse numerose tele devozionali.Le sue condizioni di salute si aggravarono e fu ricoverato all'ospedale della consolazione.Dopo il periodo di malattia,nel Nel 1593 entrò nella bottega romana del Cavalier Giuseppe Cesari d'Arpino,dal quale fu messo a dipingere fiori e frutti.Si trattava di opere dalla qualità artistica elevatatissima."Tanta manifattura gli era fare un quadro buono di fiori,come di figure",affermerà più tardi il Giustiniani in una lettera al cardinale Borromeo.Questo periodo gli procurò subito una certa fama negli ambienti del collezionismo che contavano.Alcune opere di questo periodo sono: Bacco,Ragazzo morso da un ramarro, Il fruttarolo,Giovane che monda un frutto, Bacchino malato,Suonatore di liuto,I bari,La buona ventura,(due versioni),e varie nature morte attribuitegli da Federico Zeri.Si tratta di opere caratterizzate da una eccellente resa naturalistica e che si discosta notevolmente dagli impianti cromatici e compositivi tardo manieristi.Il giovane Caravaggio ritrae le cose al naturale, tenendo conto dei vari significati allegorici che gravitano intorno a tematiche della giovinezza,dell'amore e dell'eros , spesso di matrice moraleggiante con schemi compositivi che in certi casi ricalcano opere di argomento mitologico allegorico e tardo classicistica;ed avvia così il Naturalismo, uno degli orientamenti artistici più importanti e significativi dell'epoca.Con tali opere Caravaggio mostrava un certo interesse per la pittura di cosiddetta di genere e quindi per certi versi "inferiore" ,evitandone la trivialità,ed elevando i connotati morali e descrittivi dell'arte del tardo cinquecento.
In quegli anni Caravaggio era vicino all'ambiente culturale del cardinale Del Monte ,la cui fama di "uomo licenzioso" ha messo in discussione (stando ad alcuni biografi) certe propensioni pederastiche dell'artista,peraltro mai provate direttamente o indirettamente.In pratica si tratta di volute illazioni dovute all'imperizia di tale o tal'altro biografo.Illazioni spesso suggerite anche dalle figure giovanili dai lineamenti androgini ritratte dal  Caravaggio durante il suo primo periodo.
Quasi tutte le opere di questo periodo sono nella maggior parte dei casi degli autoritratti.Tali opere erano destinate prevalentemente ad ecclesiastici e cardinali.Il bacchino malato della galleria Borghese è un 'autoritratto del Caravaggio,il quale dopo aver trascorso un periodo di malattia si ritrae con un colorito pallido ed emaciato.C'è grande attenzione dell'artista per i motivi naturalistici posati sul tavolo,ognuno con una precisa valenza simbolica.I frutti,alcuni sani,altri bacati verrano ripresi con grande passione descrittiva nel Bacco degli Uffizi.Tale capolavoro  fu probabilmente portato a termine per il cardinale Del Monte.Il dipinto è un'insieme di valenze simboliche riconducibili sia ad una matrice profana che sacra.Ad es. la tazza denota "la grazia divina", l'uva ha una valenza cristologica, gli stessi frutti nell'insieme alludono ai cicli stagionali.La stessa scelta del tema mitologico del Bacco(il greco Dionisio, morto e risorto)  allude al mistero della redenzione.Nel Ragazzo morso da un ramarro,invece  prevale un ammonimento a sfondo morale,riguardo le insidie (il morso dell'animale) nascoste tra le delizie e i piaceri della vita.Il vas di vetro, perfettamente dipinto in tutta la sua trasparenza è stato uno dei punti di partenza per attribuire al Caravaggio un gruppo di nature morte oggi ubicate in luoghi differenti.( Si veda a tal proposito il celebre saggio di Federico Zeri raccolto in Diari di lavoro 2 - Einaudi , in precisione nel capitolo :Sull'esecuzione di nature morte nella bottega del Cavalier D'arpino e sulla presenza ivi del giovane Caravaggio)
Per il giovane Caravaggio iniziarono anni burrascosi che lo videro protagonista di alcune processi,sia come testimone sia come imputato.Fatti e vicende che si complicavano con il passare dei giorni e che non gli diedero tregua se non alla morte.
Verso il 1598 Caravaggio poteva vantare di importanti committenti come i Doria e i Giustiniani.Inoltre la sua persona rientrava nelle attenzioni del cardinale Del Monte.L'artista abbandonò le tele di piccole dimensioni a carattere simbolico e moraleggiante e dipinse "Riposo nella fuga in Egitto" definita una interpretazione lombarda delle tematiche sacre , tenendo conto anche di tonalità cromatiche di derivazione veneta.L'anno dopo, tramite il cardinale Del Monte,ottenne la commissione di due grandi tele per la cappella cantarelli in San Luigi dei francesi : Vocazione di S.Matteo e Martirio di S.Matteo(secondo le iscrizioni sul pavimento dela cappella in S.Luigi tale commissione venne portata a termine nel 1590).Si trattava di una commissione tra le più prestigiose del mondo artistico dell'epoca,così,Caravaggio portò a termine i soi capolavori.Grandi opere dalle tonalità scure dove la luce,proveniente da una sorgente posta in alto, genera un taglio netto delle ombre,genera i volumi ed assume una valenza simbolica :la luce è il simbolo della grazia redentrice, l'ombra l'esatto contrario,cioè la tenebra.I personaggi indossano tutti abiti contemporanei e si atteggiano in una sorta di ritualità gestuale che esalta la componente drammatica della scena.Tuttavia i capolavori per la chiesa di s.luigi furono inizialmente rifiutate per la mancanza di decoro e per l'impronta notevolmente "popolare" delle opere.Così l'artista portò a termine altre due versioni.Lo stesso accadde per la Conversione di S.Paolo, sostituita per l'eccessivo affollamento della scena con una seconda versione,in precisione quella della collezione Balbi Odescalchi.La fama conquistata con queste tele di grandi dimensioni,posero il caravaggio tra i maggiori pittori dell'epoca.Altre commissioni per edifici pubblici non tardarono ad arrivare.Nella Vocazione di S. Matteo viene raffigurata "la chiamata" di Matteo(che a quei tempi faceva l'esattore delle tasse) tra gli apostoli.Matteo è in parte immerso nell'ombra ma rivolge con dubbio e stupore l'attenzione verso il Cristo.Mentre il vecchio con gli occhiali e  il giovane anche lui con la testa avidamente chinata sulle monete bene in vista sul tavolo, rappresentano l'inclinazione alla cupidigia terrena,e che non rispondendo all'appello divino,un richiamo che  in questa scena è rappresentato anche dal taglio di luce netta proveniente dalla sommità della stanza.La luce ,infatti, ha nelle opere di Caravaggio una forte valenza simbolica, in quanto rappresenta la grazia divina, che si contrappone lla tenebra, qui rappresentata con ombre cupe dal taglio netto.Il gesto teatrale di Cristo che indica Matteo è una citazione da Michelangelo.
Nel 1600 le opere di Caravaggio si fecero ancora più monumentali e più drammatiche.Di questo periodo sono: Crocifissione di S.Pietro, Conversione di S.Paolo,Deposizione di Cristo (Pinacoteca Vaticana) e La morte della Vergine (Louvre).Tali opere hanno un'impronta decisamente monumentale rispetto alle precedenti, soprattutto la Deposizione, che risulta essere una delle tele più influenti dell'epoca,la più citata e copiata fino all'ottocento,riguardo l'impianto compositivo e l'assetto cromatico e luministico.Tra le ultime opere del periodo romano citiamo La Madonna de palafrenieri e La morte della Vergine.Quest'ultima tela in particolare fece scandalo per la totale (secondo i dettami dell'epoca) mancanza di decoro, in special modo nella rappresentazione della Vergine.L'opera,infatti,sebbene innovativa sotto ogni aspetto, non non rispondeva ai dettami della committenza ecclesiastica dell'epoca.La Madonna,infatti,fu rappresentata come una donna popolana, gonfia,con le gambe parzialmente e quindi scandalosamente scoperte.
Nel 1603 Caravaggio venne incriminato per aver scritto e fatto circolare alcune poesie diffamatorie ai danni del pittore Giovanni Baglione,suo futuro Biografo.Fu arrestato per due giorni.Ci fu un 'interrogatorio al quale seguì il ben noto processo, i cui atti ci sono pervenuti fino ad oggi.Caravaggio definva "valent'uomini" gli artisti che sapevano dipingere "al naturale" .Fece un lungo elenco degli artisti da lui conosciuti disse che Giovanni Baglione non godeva alcuna stima tra i pittori e che l'unico suo amico definito l'angelo custode era Tommaso Salini,altrimenti detto Mao,pittore di nature morte.Caravaggio respinse le accuse dichiarando di non aver composto , nè d'aver mai letto poesie o prose contro il Baglione.
Ribelle di istinto violento nella vita,ma geniale e rivoluzionario nell'arte,Caravaggio aggravò la sua posizione sociale conducendo un'esistenza torbida,con risse continue,processi,condanne,finchè durante una rissa scaturita durante una partita di pallacorda (il tennis di allora) uccise (o almeno fu accusato di tale crimine) un certo Ranuccio Tomassoni da Terni.Il fatto avvenne nella zona di Campo Marzio per una rissa nata da un giudizio errato dato su un fallo.Alla rissa parteciparono anche i suoi amici Onorio Longhi e un cert Antonio da Bologna che rimase pure ucciso.Sicuramente parteciparono anche altri amici del Caravaggio;tutti in precedenza indiziati per la loro indole violenta.Lo stesso Caravggio non uscì indenne dalla rissa ,perchè riportò una grave ferita alla testa.
Questo grave episodio per alcuni fu casuale ed involontario da parte di Caravaggio,ma questi,per aggirare la giustizia decise di fuggire nei dintorni di Roma,nella campagna feudale di Don Marzio Colonna,poi nei pressi di Palestrina,Zagarolo e Palliano.Vi restò nell'inutile attesa di un indulto,tuttavia continuò a dipingere ed inviò a Roma alcune tele tra le quali la Cena in Emmaus.In questo dipinto(la versione ora a Londra),Caravaggio ricorre all'uso dei simboli.Il contenuto principale della scena è il riconoscimento del Cristo risorto dai discepoli, che lo scoprono nel momento in cui benedice il pane istituendo il sacramento dell'eucarestia.Il volto di Cristo si rivela nelle fattezze di un volto androgino,come attestano le immagini paleocristiane del Buon Pastore.Inoltre lo stesso cardinale Federico Borromeo,uno dei più importanti committenti dell'epoca  e che in questo caso fu il committente della tela, raccomandava di dipingere il volto di Cristo con sembianze vicine a quelle di Maria.Questo per fare riferimento ad alcuni scritti del XI secolo, dove la resurrezione di Cristo dal regno dei morti non fu in senso corporeo,ma soltano nell'uomo (nè maschio ,nè femmina). Sul tavolo ci somo nolti riferimenti allegorici:il pane ,naturalmente inteso come corpo di Cristo, e la canestra di frutta che conferisce connotazioni drammatiche alla scena per la sua posizione all'estremità del tavolo,contiene  elementi significanti come  le melagrane  e l'uva, simboli del martirio di Cristo e i pomi che alludono al peccato originale.
L'accanimento della giustizia nei suoi confronti fu anche incrementato dai vasti contrasti suscitati nell'ambiente artistico per la sua pittura rivoluzionaria ed anche dai numerosi precedenti che lo avevano visto coinvolto in risse e aggressioni talvolta anche per futili motivi come un pitto di carciofi menato in faccia ad un garzone d'osteria .Fu incarcerato due volte per porto d'armi abusivo e insulti agli "sbirri".E qualche mesi prima fu denunciato per aver aggredito un notaio,tale Mariano Pasqualone.Perciò con tutto questo ambiguo retroterra,l'attesa per un indulto si rivelò decisamente inutile.Secondo alcune fonti storiche, l'artista fu processato in contumacia per l'omicidio e ritenuto colpevole e quindi condannato a morte.Così Caravaggio continuò la sua disperata fuga continuamente braccato dalla giustizia.
Fuggì subito a Napoli dove dipinse alcune tele che manifestano apertamente il clima spagnolesco e orientale della capitale mediterranea.I soggiorni a Napoli furono due ,il primo nel 1606-1607 ,il secondo fu quello di ritorno dalla sicilia.Risalgono al primo soggiorno le tele:Opere di misericordia, la Madonna del Rosario, la Flagellazione di Cristo .Forse al secondo soggiorno,relativo alla ritorno (un viaggio che s'interromperà con la morte dell'artista) risalgono la Flagellazione di S.Domenico e la Resurrezione a Sant'Anna di Lombardi.In Davide con la testa di Golia , una delle ultime opere dipinte a Napoli e spedite al cardinale Svipione Borghese,Caravaggio forse in segno di presagio e per una forma acuta di autolesionismo ritrae la sua testa tagliata in mano al giovane David.
Successivamente Caravaggio, forse su consiglio dei Colonna raggiunse l'isola di Malta (luglio 1607).Dopo un'anno di soggiorno,a La Valletta il pittore fu ammesso nell'Ordine dei Cavalieri di Malta per i meriti riguardo la sua attività artistica nell'isola.Tra le opere del periodo il Ritratto al gran maestro dell'ordine (Louvre),La decollazione del Battista, San Girolamo.
Ma il mandato di cattura arrivò anche a Malta e Caravaggio venne "scoperto" anche come omicida,così fu costretto a fuggire ancora una volta,questa volta in sicilia.Le opere di questo ultimo periodo (Il seppellimento di S.Lucia-1608,La resurrezione di Lazzaro-1609,L'adorazione dei pastori-1609) hanno caratteristiche che si discostano dalle precedenti,più cupi nelle tonalità cromatiche e per certi versi più estremi in tutte le componenti compositive della scena.I personaggi si stagliano su uno sfondo rarefatto che consiste in un grande muro la cui parte vuota occupa più della metà della scena.Le tonalità è tendente verso il monocromo.In tutti gli ultimi dipinti il Caravaggio partecipa in forma esistenziale conferendo un 'impronta notevolmente drammatica alla composizione,sicuramente con l'incubo persistente dell'esecuzione esecuzione capitale che gravava sulla sua persona. La sua fuga continuerà tra Siracusa,Messina,Palermo e quindi di nuovo a Napoli,dove subì un ' aggressione da uomini armati nei pressi di un'osteria.Venne gravemente ferito al volto.Secondo alcune fonti Caravaggio  fu tratto in arresto da guardia spagnole che tuttavia gli riservarono un trattamento di riguardo consentendogli di dipingere ,probabilmente per impossessarsi delle sue ricercatissime opere.Infatti,il vicerè J.Alonso Pimentel y Herrera, partì in Spagna con due opere del Caravaggio.Altre due opere furono "esportate" da altri ufficiali spagnoli e un 'altra ancora confiscata dopo la morte dell'artista.
Nel 1610 ottenne finalmente la grazia dal papa,tramite l'intercessione del cardinale Gonzaga,ma le sue condizioni di salute, forse anche per la violenta aggressione subita,peggiorarono notevolmente,così , sulla via del ritorno,presso Porto Ercole Caravaggio morì,secondo la critica,per un attacco di malaria.

 
 
 

Carlo Borromeo

Post n°1 pubblicato il 04 Marzo 2008 da dibiasefrancesco

BORROMEO san CARLO
di Giberto II.
Nacque nella rocca d’Arona in una stanza detta “dei Tre Laghi”, poi detta “di san Carlo”, il 2 ottobre 1538 in mercoledì, tra le ore otto e le nove, da Margherita Medici, sorella del papa Pio IV. È tradizione che, allorché nacque, si vide nella stanza un raggio. Fu battezzato nella chiesa parrocchiale di Arona.
Deve esser stato ritratto* in fasce, ché dal 14 settembre 1684 al 17 marzo 1685 furono registrate queste spese: «Al pittore Donelli** per un ritratto di san Carlo in fascie, L. 11.2.6. Allo stesso pittore per il costo di tre copie dei quadri di san Carlo in fascie, L. 33.7.6». Con atto 28 novembre 1547 gli fu conferita l’abbazia di S. Felino e S. Graziano in Arona. Dalla lettera 28 dicembre 1547 del fattore di Guardasone, terra feudale Borromeo, rilevasi quanto segue: «Ho avuto piacere haver inteso del conte Carlo che ha mìsso la baréta del prete». Vestì l’abito clericale ed ebbe la tonsura il 13 ottobre 1547. L’8 e il 15 dicembre 1558 gli furono conferiti i seguenti benefici: il priorato di S. Maria di Calvenzano e l’abbazia di S. Silano di Romagnano. Dopo di aver fatti gli studii umanitarii si portò a Pavia a studiare il diritto civile e canonico. A 22 anni fu laureato dottore da Pio IV suo zio. Nel 1551 Tommaso Landriani scrisse da Pavia dove trovavasi il nostro san Carlo al padre di lui quanto segue: «Fin qui mi contento di Carlo, ed in vero il putto non cessa d’affaticarsi, ch’io mi credo che riuscirà, ben è vero ch’ei ha debole memoria, ma col tempo la farà». Nello stesso anno fu a Melegnano a far visita allo zio cardinale Medici, il quale gli regalò il “Corpo di ragione canonica”. Lo stesso Landriani scrisse al padre da Pavia in data 17 novembre 1552: «Sin a quest’ora monsignore [=Carlo Borromeo] si porta   ritrattato  bene così nel studio com’anco nelle altre cose. Egli ogni mattina per tempo si leva a studiare, studiato che ha tre ore o più o meno secondo ch’aviene, se ne va alla messa, poi va alla scuola sempre accompagnato dal bidello». Nello stesso anno il padre gli raccomandò di non conversare se non con gente della professione sua, e che fossero buoni cattolici. Il proposto di S. Ambrogio il 10 settembre 1554 gli scrisse quanto segue: «So che v.ra S.ria ill.ma e m. rev.ma piglierà quanto li scrivo in bona parte, send’io certo che sino alla culla sua nel latte ella dimostrava anzi dava promessa di esser nata al mondo dicata alla religione».
Il 31 gennaio 1560 fu fatto cardinale e arcivescovo di Milano, non che legato pontificio a Bologna e della Romagna. L’avvenimento fu straordinariamente festeggiato ad Arona con suo delle campane e collo sparo delle artiglierie della Rocca. Quattro anni più tardi (1564) fu creato conte palatino, mentre l’anno prima gli fu conferito il principato d’Oria. Nel 1566 raccomandò ai suoi dipendenti che non facessero alcuna ingiustizia ai sudditi sottoposti ai feudi Borromeo, dimostrando così buon cuore, tanto giudizio e sentimenti nobilissimi. Lo zio cardinale divenuto papa Pio IV, scrisse più volte che riteneva il nipote Carlo Borromeo come suo figliolo, tanto lo stimava e lo amava. Ebbe per precettore il prete Giacomo Merula, al quale fu tanto riconoscente e grato da raccomandarlo per una buona prebenda. Nel 1568 tentò di riunire i frati della Pace con quelli di S. Angelo e dare il monastero ai preti del Gesù, cosa che mise* di malumore i frati, i quali scacciarono dal monastero il prelato con male parole; dovettero però domandargli perdono.
Introdusse in Milano le Vergini di S. Orsola. Nel 1580 il granduca di Toscana gli donò il ritratto dell’Annunciata di Firenze, alla sua volta da lui donato all’altare di Nostra Signora nella Metropolitana di Milano. Nel 1574 eresse il Monte di Pietà in Arona. Morì il 4 novembre 1584 in seguito a febbre continua giusta l’attestato del medico curante d. Bartolomeo Assandri, e sepolto nella cattedrale.
Fece l’orazione funebre il frate Francesco Panigarola Minore Osservante. Lasciò il testamento 9 settembre 1576 rogato Giovanni Pietro Scotti colla istituzione di erede a favore dell’Ospedale Maggiore di Milano, il quale conseguì una sostanza modestissima. Nella occasione della sua morte il papa scrisse quanto segue: «Habbiamo sentito estremo dolore della perdita del cardinale di Santa Prassede di bona memoria, per quello che ha perduto la Christianità, et in spetie questo sacro collegio. Et credo che l’habbiano sentito i re, i duchi, principi e marchesi e quanti sono al mondo». Si fecero pratiche vivissime presso il papa perché volesse conferire la sede arcivescovile di Milano al cardinale Federico Borromeo, cosa che non attecchì* avendo il papa ritenuto quello troppo giovane. Dalla cassa del conte Federico Borromeo fu registrato sotto la data 9 gennaio 1585 la spesa di L. 56.10 per altrettante restituite al conte Renato, da lui pagate al pittore Galeazzo per il ritratto del cardinale Carlo Borromeo. Dichiarato prima beato, fu proclamato santo il 1° novembre 1610 dal papa Paolo V, sopra istanza del cardinale Federico Borromeo e dietro il solito laborioso e costoso processo. Quattro anni dopo le registrazioni di cassa dei Mastri di Contabilità ci danno queste spese: «1614, 21 maggio. Cónti al Duchino pittore a bon conto del quadro di san Carlo in gloria, L. 29.-.-». «1614, 1° luglio. Cónti al Duchino pittore a conte dell’ancona di san Carlo in gloria, L. 57.10.-». «8 luglio, altro acconto di L. 49.10.- », e «10 luglio, altro di L. 34.10.-». Il re di Spagna donò la cassa di cristallo e la duchessa di Toscana il 22 gennaio 1619 donò al card. Federico Borromeo un reliquiario d’oro con diamanti e catena per mettere al collo al corpo di san Carlo.
Il 21 settembre 1751 il corpo stesso fu trasportato dal Duomo ad una cappella fatta costruire dal conte Renato Borromeo sulla piazza di S. Maria Podone ed in quest’occasione il frate Antonio Maria Perotti pubblicò alcuni versi in onore del santo. Dagli Annali della Fabbrica del Duomo del 1567 rileviamo che nel giugno cedette alla detta fabbrica per ornamento del tempio alcune tappezzerie assai belle, alcune delle quali tessute in oro e seta, per il corrispettivo di scudi 2135, che il cardinale destinò per la costruzione di tre casse per gli ordinari [=monsignori]. Fu lui che nel 1576 ideò la via sotterranea di comunicazione dal Tempio alla canonica degli ordinarii. Il Collegio Elvetico, che funzionava nel vasto caseggiato ora sede dell’Archivio di Stato e che aveva lo scopo di educare 60 chierici della Svizzera fu fondato da lui e dal cugino cardinale Altemps. Sarebbe superfluo rammentare la santità di sua vita e le prodigiose sue opere per la prosperità della cattolica religione, del culto e della pietà della sua diocesi, note e pubblicate colle stampe. Sulla di lui austerità scrisse il padre Giovanni Stefano Menocchio, nei suoi trattenimenti eruditi. Scrissero sulla vita di lui il Vescovo di Novara Carlo Bascapé barnabita, Pietro Agostino Giussani, Valerio cardinale vescovo di Verona e Giuseppe Ripamonti. Dall’opera “Detti memorabili di personaggi illustri” di mag.r Giovanni Bottero, togliamo quanto segue: «Il cardinale Borromeo diceva che è meglio che il principe molti buoni ministri abbia dei quali a luogo e tempo si serva, che egli sia per sé sufficiente».
«Egli diceva che la virtù non tanto consisteva nell’astenersi dalla cupidità e dai piaceri, quanto in far loro guerra offensiva ed in perseguitarli ed in privarsi di ricreamenti anche leciti». «Usava dire che per distruggere ognuno è buono, per fabbricare non ognuno».
«Un alemanno avendo secretamente nella terra di Locarno avendo visto il cardinale Borromeo solo in camera desinare a pane e acqua, ebbe a dire: “Si Germania Borromaeum episcopum habuisset, a fide non recessisset». «Soleva dire che un vescovo che vuol fare l’ufficio suo, non deve stare sul detto dei medici, perché non sogliono mai approvare né asprezze di penitenza e di astinenza, né continuazione di digiuni e di fatiche e sempre trovano qualche opposizione per conto della sanità».
«Egli era deditissimo agli studi delle lettere e in quelli consumava quotidianamente molte ore. Con tutto ciò diceva che le lettere si devono amare quanto comportano i carichi che si hanno e che non si deve dare agli studii più tempo di quello che ai negotii». Sull’Umiltà di san Carlo, incoronata come primogenita della Carità, Carlo Maria Maggi lasciò questo sonetto:

È carità delle Virtù regina
Santità d’amor re degli affetti
Ma de la Carità fra i primi affetti
Splende Umiltà, che al Sommo Ben s’inchina
L’amore umilia ed è d’un Dio dottrina
Innamorando umiliar gli Eletti,
Perché gloria mortal qui non gli alletti.
Innalzati a cercar sol la divina
Amano il ciel, e come il cor ne insegna.
Godono che sia la gloria, ov’hanno il core;
E in lor, come in cadaver si spegna.
Carlo fu pien di quel celeste ardore:
E perciò l’umiltade in Carlo regna
Così esaltata è l’umiltà d’Amore.
Il 21 settembre 1751 fu trasportata dal Cordusio alla piazza Borromeo la di lui statua. Sia per il trasporto, sia per la costruzione di una cappella provvisoria per la traslazione della statua stessa furono spese circa L. 9000 a risultanza delle registrazioni di cassa per gli anni 1751-1752.

 
 
 
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