ArteNet
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Illustrazione di Davide Bonazzi
« UNA STELE FUNERARIA DEL CANOVA | MOZART A BOLOGNA » |
Bella natura è lo splendore di un giovane corpo femminile, è la sensazione di immortalità che la giovinezza ci consegna per un attimo; bella natura sono i sentimenti di amore, di tenerezza, di mestizia che attraversano i pensieri e le azioni degli uomini. Bella natura è il mito che si fa carne e diventa accessibile ai sogni e ai desideri di ognuno. Nessuno ha saputo capire questo aspetto dell'arte di Canova meglio di Ugo Foscolo il quale, di fronte alla Venere italica inaugurata a Firenze nel Maggio del 1812 in sostituzione della Venere dei Medici portata a Parigi da Napoleone, scrisse: "Io ho dunque visitata e rivisitata, e amoreggiata e baciata, e - ma che nessuno il sappia - ho anche una volta accarezzata questa Venere nuova ... Canova abbellì la sua nuova dea di tutte quelle grazie che ispirano un non so che di tenero ma che muovono più facilmente il cuore ... Insomma se la Venere dei Medici è bellissima Dea, questo che io guardo è bellissima donna; l'una mi faceva sperare il paradiso fuori di questo mondo e questa mi lusinga del Paradiso in questa valle di lacrime ...".
Di fronte ai seni dolcemente modellati della Ebe di Forlì, giovinezza gloriosa e teneramente coinvolgente,
di fronte alla Danzatrice di San Pietroburgo, di fronte al sontuoso splendore della Venere italica, noi sappiamo che Ugo Foscolo aveva ragione.
Come Raffaello, tre secoli prima, Canova regalò al mondo la consolazione della Bellezza. I grandi della terra lo capirono e gli dimostrarono immensa gratitudine. Nei tempi drammatici e calamitosi che videro la fine dell'Antico Regime, la Rivoluzione, l'Impero, le atroci guerre napoleoniche e la Restaurazione, Antonio Canova fu per tutti lo scultore, senza altre specificazioni. Lo fu per i papi di Roma come per Napoleone, per i parenti, per le donne, per i marescialli dell' Imperatore; lo fu per i milords inglesi come per i granduchi russi, per l'autocrazia degli zar come per la democrazia virtuosa d'America.
Quando Canova morì fu a tutti chiaro che l'equiparazione con Raffaello era l'unica necessaria e che mai più, sotto il cielo, sarebbe apparsa una incarnazione altrettanto alta della "bella natura".
da L'IDEALE CLASSICO di Antonio Paolucci
Copia della VENERE ITALICA è anche al MUSEO TATTILE OMERO di Ancona:
Autore: Antonio Canova
Data: 1812.
Materiale: originale in marmo, copia in gesso.
Dimensioni: originale 110 centimetri in altezza, copia al vero.
Luogo di conservazione originale: Firenze, Galleria Pitti.
Nel 1781 Antonio Canova, uno dei più grandi scultori neoclassici, giunge a Roma da Venezia dove, entrando in contatto con le teorizzazioni della cultura classica del Winckelmann, sviluppa la sua ricerca sul bello ideale: la sua ammirazione e il gusto per l'antico si consolidano e si arricchiscono grazie alle numerose statue antiche che venivano alla luce dagli scavi archeologici.
Nel 1800 il suo straordinario talento trova debito riconoscimento nell'acquisto, da parte del governo pontificio, di alcune sue opere, le uniche realizzate da un artista moderno ad essere ammesse accanto a quelle antiche nelle sale del Museo Vaticano.
La statua della Venere Italica presa in esame fu commissionata al Canova da Ludovico Primo di Borbone e doveva essere una copia della celebre Venere Medici del secondo secolo avanti Cristo. Canova non eseguì una copia identica all'originale, ma reinterpretò liberamente il soggetto dando vita ad un'opera del tutto inedita e singolare. La statua raffigura Venere appena uscita dal bagno.
La divinità è rappresentata in piedi coperta da un drappo che scende fino a terra tenuto sul ventre con la mano destra, mentre con la sinistra un lembo viene premuto sul seno destro; il seno sinistro rimane scoperto. Completamente nuda rimane la parte posteriore del bellissimo corpo. Il capo della dea è girato verso sinistra mostrando uno splendido profilo all'osservatore che si pone in posizione frontale.
L'acconciatura dei capelli, raccolti sulla parte alta del capo in una piccola coda, è alla greca. Il busto è proiettato in avanti così come la gamba destra dando la sensazione di un leggero e cauto incedere.
La statua poggia su di un piedistallo rotondo che sembra invitare lo spettatore a girare intorno alla bellissima figura per osservarla da tutte le parti. Le sculture di Canova, infatti, non hanno mai un punto di vista privilegiato ed è necessario cambiare posizione per godere appieno delle stupende forme.
Rispetto alla Venere Medici l'opera del Canova appare sicuramente più sensuale sia per l'atto candido e semplice con il quale la dea cerca di coprire la sua nudità che per la sua movenza, appena accennata, leggera e aggraziata. Della statua esistono altre due versioni realizzate da Canova: una si trova a Monaco, nel Residenzmuseum, mentre di un'altra, venduta a Londra nel 1930, si sono perse le tracce.
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Timidamente, mi affaccio alla rete con un blog creato per scambiare quattro chiacchiere con altri malati d'arte come me!
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Bologna, 27 luglio 2008
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