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ArteNet nasce dal desiderio di condividere l'interesse per l'arte intesa nel suo significato più ampio: dalle arti figurative alla musica, al cinema, al teatro e ai libri, nella convinzione che, come scrive Brecht, “tutte le arti contribuiscono all'arte più grande di tutte: quella di vivere”.

 

Messaggi di Febbraio 2009

MOZART A BOLOGNA

Post n°305 pubblicato il 28 Febbraio 2009 da Margherita2411
 

mercoledì 4 marzo

ore 17.00

Sala delle Conferenze del Baraccano


via Santo Stefano 119

 

Conferenza di Loretta Secchi

Mozart a Bologna (1770). Davanti a Santa Cecilia

 

e in maggio, presso la sala "Falcone Borsellino" al Quartiere Reno
in Via Battindarno 123,

"I Maestri del Rinascimento"

Relatrice Dr.ssa Loretta Secchi

Venerdì 22 Maggio 2009 ore 20.45
Andrea Mantegna e Sandro Botticelli
La riscoperta dell'antico nella pittura del Quattrocento italiano

Venerdì 29 Maggio 2009 ore 20.45
Raffaello Sanzio e Michelangelo Buonarroti
Classicismo e anticlassicismo nel Cinquecento italiano

 
 
 

BELLA NATURA

Post n°304 pubblicato il 28 Febbraio 2009 da Margherita2411
 

 

Bella natura è lo splendore di un giovane corpo femminile, è la sensazione di immortalità che la giovinezza ci consegna per un attimo; bella natura sono i sentimenti di amore, di tenerezza, di mestizia che attraversano i pensieri e le azioni degli uomini. Bella natura è il mito che si fa carne e diventa accessibile ai sogni e ai desideri di ognuno. Nessuno ha saputo capire questo aspetto dell'arte di Canova meglio di Ugo Foscolo il quale, di fronte alla Venere italica inaugurata a Firenze nel Maggio del 1812 in sostituzione della Venere dei Medici portata a Parigi da Napoleone, scrisse: "Io ho dunque visitata e rivisitata, e amoreggiata e baciata, e - ma che nessuno il sappia - ho anche una volta accarezzata questa Venere nuova ... Canova abbellì la sua nuova dea di tutte quelle grazie che ispirano un non so che di tenero ma che muovono più facilmente il cuore ... Insomma se la Venere dei Medici è bellissima Dea, questo che io guardo è bellissima donna; l'una mi faceva sperare il paradiso fuori di questo mondo e questa mi lusinga del Paradiso in questa valle di lacrime ...".

 

 

 

 

 

 

 

 

Di fronte ai seni dolcemente modellati della Ebe di Forlì, giovinezza gloriosa e teneramente coinvolgente,

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di fronte alla Danzatrice di San Pietroburgo, di fronte al sontuoso splendore della Venere italica, noi sappiamo che Ugo Foscolo aveva ragione.
Come Raffaello, tre secoli prima, Canova regalò al mondo la consolazione della Bellezza. I grandi della terra lo capirono e gli dimostrarono immensa gratitudine. Nei tempi drammatici e calamitosi che videro la fine dell'Antico Regime, la Rivoluzione, l'Impero, le atroci guerre napoleoniche e la Restaurazione, Antonio Canova fu per tutti lo scultore, senza altre specificazioni. Lo fu per i papi di Roma come per Napoleone, per i parenti, per le donne, per i marescialli dell' Imperatore; lo fu per i milords inglesi come per i granduchi russi, per l'autocrazia degli zar come per la democrazia virtuosa d'America.
Quando Canova morì fu a tutti chiaro che l'equiparazione con Raffaello era l'unica necessaria e che mai più, sotto il cielo, sarebbe apparsa una incarnazione altrettanto alta della "bella natura".

da L'IDEALE CLASSICO di Antonio Paolucci

 

 

 


Copia della VENERE ITALICA è anche al
MUSEO TATTILE OMERO di Ancona:

 


Venere al bagno o Italica

Autore: Antonio Canova
Data: 1812.
Materiale: originale in marmo, copia in gesso.
Dimensioni: originale 110 centimetri in altezza, copia al vero.
Luogo di conservazione originale: Firenze, Galleria Pitti.

Nel 1781 Antonio Canova, uno dei più grandi scultori neoclassici, giunge a Roma da Venezia dove, entrando in contatto con le teorizzazioni della cultura classica del Winckelmann, sviluppa la sua ricerca sul bello ideale: la sua ammirazione e il gusto per l'antico si consolidano e si arricchiscono grazie alle numerose statue antiche che venivano alla luce dagli scavi archeologici.
Nel 1800 il suo straordinario talento trova debito riconoscimento nell'acquisto, da parte del governo pontificio, di alcune sue opere, le uniche realizzate da un artista moderno ad essere ammesse accanto a quelle antiche nelle sale del Museo Vaticano.
La statua della Venere Italica presa in esame fu commissionata al Canova da Ludovico Primo di Borbone e doveva essere una copia della celebre Venere Medici del secondo secolo avanti Cristo. Canova non eseguì una copia identica all'originale, ma reinterpretò liberamente il soggetto dando vita ad un'opera del tutto inedita e singolare. La statua raffigura Venere appena uscita dal bagno.

La divinità è rappresentata in piedi coperta da un drappo che scende fino a terra tenuto sul ventre con la mano destra, mentre con la sinistra un lembo viene premuto sul seno destro; il seno sinistro rimane scoperto. Completamente nuda rimane la parte posteriore del bellissimo corpo. Il capo della dea è girato verso sinistra mostrando uno splendido profilo all'osservatore che si pone in posizione frontale.
L'acconciatura dei capelli, raccolti sulla parte alta del capo in una piccola coda, è alla greca. Il busto è proiettato in avanti così come la gamba destra dando la sensazione di un leggero e cauto incedere.

La statua poggia su di un piedistallo rotondo che sembra invitare lo spettatore a girare intorno alla bellissima figura per osservarla da tutte le parti. Le sculture di Canova, infatti, non hanno mai un punto di vista privilegiato ed è necessario cambiare posizione per godere appieno delle stupende forme.
Rispetto alla Venere Medici l'opera del Canova appare sicuramente più sensuale sia per l'atto candido e semplice con il quale la dea cerca di coprire la sua nudità che per la sua movenza, appena accennata, leggera e aggraziata. Della statua esistono altre due versioni realizzate da Canova: una si trova a Monaco, nel Residenzmuseum, mentre di un'altra, venduta a Londra nel 1930, si sono perse le tracce.

 
 
 

UNA STELE FUNERARIA DEL CANOVA

Post n°303 pubblicato il 28 Febbraio 2009 da Margherita2411
 

CANOVA
L'ideale classico tra scultura e pittura

curata da Antonio Paolucci, Fernando Mazzocca e Sergéj Androsov e con l'allestimento di Wilmotte e Alessandro Lucchi.

Forlì, Musei San Domenico
25 gennaio - 21 giugno 2009


L'ideale classico
di Fernando Mazzocca

Forlì può definirsi con orgoglio città "canoviana". Il grande scultore ha infatti eseguito -fatto davvero eccezionale- tre capolavori per personaggi forlivesi. Prima di tutto la nuova versione della Ebe, una delle sue opere più popolari, realizzata tra il 1816 e il 1817 per la contessa Veronica Guarini, arrivata nella prima metà del Novecento, dopo avventurose vicissitudini, nei Musei Civici di Forlì. Era stata preceduta nel 1814 dalla Danzatrice col dito al mento destinata, per interessamento del piacentino Pietro Giordani, uno dei più grandi amici e certamente il maggiore interprete critico di Canova, al banchiere Domenico Manzoni e andata dispersa dopo la morte del proprietario in un atroce fatto di sangue, il cui mistero rimane ancora insoluto. La vicenda verrà sublimata dallo stesso Canova nella bellissima Stele funeraria di Domenico Manzoni ancora conservata nella chiesa della Santissima Trinità, inserita nella sezione della mostra dedicata allo "scultore filosofo e il tema della morte".

da STUDIO ESSECI

 
 
 

CANOVA IN MOSTRA A FORLI'

Post n°302 pubblicato il 28 Febbraio 2009 da Margherita2411
 



Canova. L'ideale classico tra scultura e pittura

curata da Antonio Paolucci, Fernando Mazzocca e Sergéj Androsov e con l'allestimento di Wilmotte e Alessandro Lucchi.


Forlì, Musei San Domenico
25 gennaio - 21 giugno 2009

 

 

 

 

 

Approfondimenti relativi alla mostra ed elenco delle opere in STUDIO ESSECI

"Canova e la bella romagnola" di Antonio Paolucci nel sito de Il Sole 24 ORE

 

 

                      

 

primo video "Lo straordinario neoclassicismo di Antonio Canova a Forlì" da YouTube

secondo video "Bernini e Canova" da YouTube

Tra le meravigliose opere esposte in mostra, mi sono soffermata, in particolare, su quelle relative al mito di AMORE E PSICHE

AMORE E PSICHE

La "storia" di Amore e Psiche (propriamente dovremmo parlare di mito, ma - alla veneta - Canova la doveva chiamare una "storia", cioè una leggenda, una favola) è un inserto fortunatissimo entro l'opera Asino d'oro di Apuleio, scrittore latino di origine spagnola del II sec. d.C. che certo ha raccolto dalla viva voce del popolo questa narrazione sorta qualche secolo prima.
Amore, detto anche Eros o Cupido, era il dio greco che portava ordine nel caos; Platone lo definì come il dono che gli dèi fanno agli uomini che ne ricevono ispirazione al Bene e all'Eternità. Psiche era una giovane principessa, così bella che persino Venere ne era gelosa e anzi ordinò a suo figlio Cupido di ferirla con una delle sue frecce perché le sorgesse nel cuore l'affetto per un uomo bruttissimo. Ma Amore era il dio dell'ordine e delle cose belle e non poteva causare sofferenza e turpitudine; così quando vide Psiche si dimenticò dell'ordine impartitogli da sua madre e si innamorò della bellissima principessa; la fece trasportare dal vento Zefiro in un magico palazzo e i due si giurarono eterna fedeltà. Amore, spiegando le sue bellissime ali, tornava ogni notte a trovare la sua amata, ma le fece giurare che lei non avrebbe mai dovuto guardare il suo volto durante il sonno, altrimenti la loro relazione si sarebbe interrotta.
Ma Psiche non resistette: istigata dalle sorelle, tentò, malgrado il giuramento, di osservare durante la notte, alla luce di una lampada, il volto del suo innamorato mentre dormiva. Una goccia d'olio caduta dal lume risvegliò Amore che le rimproverò la sua curiosità e abbandonò la fanciulla. Psiche si trovò così costretta a vagare sulla terra alla ricerca del suo amante. Solo dopo una lunga serie di prove, Psiche ricevette il perdono e Amore tornò a rinnovare i suoi incontri felici con la bellissima principessa.
Canova raffigurò Amore e Psiche stanti, nell'atto in cui Psiche dona tutta se stessa (la farfalla simboleggia l'anima, cioè la psiche) nelle mani del dio; e rappresentò Amore e Psiche giacenti, nel momento dell'incontro affettuoso della divinità che è appena scesa dai cieli con la giovane donna stesa per terra.
Nel mito e nelle raffigurazioni canoviane (ma confronti anche Eros e Psiche al Museo Capitolino di Roma, Amore e Psiche di Raffaello e di Thorwaldsen, l' Amore e Psiche di Gérard al Louvre) Psiche rappresenta l'attività spirituale e razionale dell'uomo, mentre Amore è il sublime sentimento del cuore; se sono soli, sia la razionalità sia l'amore sono degli assoluti incompiuti: fredda e calcolatrice la ragione, impulsivo e irrazionale l'amore; quando invece l'intelletto e l'amore si abbracciano e si compenetrano creano la più alta sintesi bilanciata e formano l'equilibrio più profondo ed elevato, tipico del Neoclassicismo che ricercava il sereno dominio delle passioni.

testo da MUSEO CANOVA
foto da: SCULTURA ITALIANA

 

 

 e come dimenticare

 

LE ORE DANZANTI

di Carlo Finelli?

 

 

 

 

 

  

 

 
 
 

UNA PROPOSTA DELLA PROF.SSA LORETTA SECCHI

Post n°301 pubblicato il 26 Febbraio 2009 da Margherita2411
 

Michelangelo Merisi da Caravaggio, Vocazione di San Matteo
Roma, San Luigi dei Francesi

"Nel Caravaggio, invece, è la realtà stessa a venir sopraggiunta dal lume (o dall’ombra) per «incidenza»; il caso, l’incidente di lume ed ombra diventano causa efficiente della nuova pittura (o poesia). Non v’è vocazione di Matteo senza che il raggio, assieme col Cristo, entri dalla porta schiusa e ferisca la turpe tavolata dei giocatori d’azzardo.
In effetto, l’artista stagliò questa sua descrizione di luce, questo poetico «fotogramma», quando l’attimo di cronaca gli parve emergere, non dico con un rilievo, ma con uno spicco, con un’evidenza così memorabile, invariabile, monumentale, come, dopo Masaccio, non s’era più visto. La luce che rade sotto il finestrone, spartita dall’ombra come in un quadrante regolabile, lascia riflessi fiochi sulla sordida impannata: sospende nell’aria greve la mano del Cristo mentre l’ombra corrode il suo sguardo cavo; striscia sulle piume, si intride nelle guance, si specchia nelle sete dei giocatorelli; sosta su Matteo mentre, raddoppiando ancora con la destra la puntata, addita se stesso, quasi chiedesse: «Vuol me?» (e il viso scocca dall’angolo delle palpebre sbarrate il ciglio dell’ombra); spiuma confusamente la canizie del vecchio importuno in occhiali; per ultimo, fruga viso e spalle del giocatore a capotavola che vorrebbe immergersi nell’ombra lurida della propria perplessità.
Concepita dunque, di seguito alle cose più giovanili, come evento di costume moderno (…), la scena non poteva non intoppare nell’ostacolo del Cristo e dell’apostolo che pur bisognavano di figurarvi ma che, in quel costume, non si ritrovavano; e il Caravaggio si ridusse, su quel punto, a concedere alquanto a una storica drappeggiatura, non senza soffrire di un contrasto che, soltanto nel corso del lavoro, la sopraggiunta unità drammatica di luce-ombra riuscirà, otticamente, a velare; ma che non è ancora il modo in cui il pittore saprà risolvere il problema più tardi, dopo ben altre meditazioni di «contenuto»." 
(Roberto Longhi)

 
 
 

UN'INTERPRETAZIONE DELLA PROF.SSA LORETTA SECCHI

Post n°300 pubblicato il 26 Febbraio 2009 da Margherita2411
 

 
Caspar David Friedrich: Due uomini davanti alla luna, 1819, Dresda, Gemäldegalerie

CANTO NOTTURNO DI UN PASTORE ERRANTE DELL'ASIA di Giacomo Leopardi

Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
Silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi.
Ancor non sei tu paga
Di riandare i sempiterni calli?
Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga
Di mirar queste valli?
Somiglia alla tua vita
La vita del pastore.
Sorge in sul primo albore
Move la greggia oltre pel campo, e vede
Greggi, fontane ed erbe;
Poi stanco si riposa in su la sera:
Altro mai non ispera.
Dimmi, o luna: a che vale
Al pastor la sua vita,
La vostra vita a voi? dimmi: ove tende
Questo vagar mio breve,
Il tuo corso immortale?

Vecchierel bianco, infermo,
Mezzo vestito e scalzo,
Con gravissimo fascio in su le spalle,
Per montagna e per valle,
Per sassi acuti, ed alta rena, e fratte,
Al vento, alla tempesta, e quando avvampa
L'ora, e quando poi gela,
Corre via, corre, anela,
Varca torrenti e stagni,
Cade, risorge, e più e più s'affretta,
Senza posa o ristoro,
Lacero, sanguinoso; infin ch'arriva
Colà dove la via
E dove il tanto affaticar fu volto:
Abisso orrido, immenso,
Ov'ei precipitando, il tutto obblia.
Vergine luna, tale
E' la vita mortale.

Nasce l'uomo a fatica,
Ed è rischio di morte il nascimento.
Prova pena e tormento
Per prima cosa; e in sul principio stesso
La madre e il genitore
Il prende a consolar dell'esser nato.
Poi che crescendo viene,
L'uno e l'altro il sostiene, e via pur sempre
Con atti e con parole
Studiasi fargli core,
E consolarlo dell'umano stato:
Altro ufficio più grato
Non si fa da parenti alla lor prole.
Ma perchè dare al sole,
Perchè reggere in vita
Chi poi di quella consolar convenga?
Se la vita è sventura,
Perchè da noi si dura?
Intatta luna, tale
E' lo stato mortale.
Ma tu mortal non sei,
E forse del mio dir poco ti cale.

Pur tu, solinga, eterna peregrina,
Che sì pensosa sei, tu forse intendi,
Questo viver terreno,
Il patir nostro, il sospirar, che sia;
Che sia questo morir, questo supremo
Scolorar del sembiante,
E perir dalla terra, e venir meno
Ad ogni usata, amante compagnia.
E tu certo comprendi
Il perchè delle cose, e vedi il frutto
Del mattin, della sera,
Del tacito, infinito andar del tempo.
Tu sai, tu certo, a qual suo dolce amore
Rida la primavera,
A chi giovi l'ardore, e che procacci
Il verno co' suoi ghiacci.
Mille cose sai tu, mille discopri,
Che son celate al semplice pastore.
Spesso quand'io ti miro
Star così muta in sul deserto piano,
Che, in suo giro lontano, al ciel confina;
Ovver con la mia greggia
Seguirmi viaggiando a mano a mano;
E quando miro in cielo arder le stelle;
Dico fra me pensando:
A che tante facelle?
Che fa l'aria infinita, e quel profondo
Infinito Seren? che vuol dir questa
Solitudine immensa? ed io che sono?
Così meco ragiono: e della stanza
Smisurata e superba,
E dell'innumerabile famiglia;
Poi di tanto adoprar, di tanti moti
D'ogni celeste, ogni terrena cosa,
Girando senza posa,
Per tornar sempre là donde son mosse;
Uso alcuno, alcun frutto
Indovinar non so. Ma tu per certo,
Giovinetta immortal, conosci il tutto.
Questo io conosco e sento,
Che degli eterni giri,
Che dell'esser mio frale,
Qualche bene o contento
Avrà fors'altri; a me la vita è male.

O greggia mia che posi, oh te beata,
Che la miseria tua, credo, non sai!
Quanta invidia ti porto!
Non sol perchè d'affanno
Quasi libera vai;
Ch'ogni stento, ogni danno,
Ogni estremo timor subito scordi;
Ma più perchè giammai tedio non provi.
Quando tu siedi all'ombra, sovra l'erbe,
Tu se' queta e contenta;
E gran parte dell'anno
Senza noia consumi in quello stato.
Ed io pur seggo sovra l'erbe, all'ombra,
E un fastidio m'ingombra
La mente, ed uno spron quasi mi punge
Sì che, sedendo, più che mai son lunge
Da trovar pace o loco.
E pur nulla non bramo,
E non ho fino a qui cagion di pianto.
Quel che tu goda o quanto,
Non so già dir; ma fortunata sei.
Ed io godo ancor poco,
O greggia mia, nè di ciò sol mi lagno.
Se tu parlar sapessi, io chiederei:
Dimmi: perchè giacendo
A bell'agio, ozioso,
S'appaga ogni animale;
Me, s'io giaccio in riposo, il tedio assale?

Forse s'avess'io l'ale
Da volar su le nubi,
E noverar le stelle ad una ad una,
O come il tuono errar di giogo in giogo,
Più felice sarei, dolce mia greggia,
Più felice sarei, candida luna.
O forse erra dal vero,
Mirando all'altrui sorte, il mio pensiero:
Forse in qual forma, in quale
Stato che sia, dentro covile o cuna,
E' funesto a chi nasce il dì natale.

 
 
 

I MERCOLEDI' CON LORETTA SECCHI

Post n°299 pubblicato il 24 Febbraio 2009 da Margherita2411
 

mercoledì 4 marzo 2009, ore 17.00

Sala delle Conferenze del Baraccano

via Santo Stefano 119

 

Conferenza della
prof.ssa Loretta Secchi

 

 

"Mozart a Bologna (1770). Davanti a Santa Cecilia"

Oggi, mercoledì 25 febbraio, alle 21.00, Loretta Secchi al Centro Civico Lame terrà la conferenza "Arte, letteratura e filosofia tra Seicento e Romanticismo"

 
 
 

LA COREA OSPITE D'ONORE A BOLOGNA

Post n°298 pubblicato il 23 Febbraio 2009 da Margherita2411
 

23 marzo - 24 maggio 2009

Antichi tesori dalla Corea

Museo Civico Medievale

 La Corea, fin dai tempi antichi, è conosciuta come una nazione con una ricchissima tradizione culturale. Storia, cultura e tradizioni della Corea non sono ancora sufficientemente conosciute in Europa.
Quest'anno la presidenza di turno della Fiera del Libro per ragazzi è stata affidata alla Corea del Sud. L'occasione è propizia per divulgare maggiormente in Europa la millenaria cultura coreana.

Al Museo Civico Medievale saranno esposte una sessantina di opere suddivise tra manufatti ceramici, ritratti di aristocratici dipinti su tessuti di seta, attrezzi e materiali di botteghe da tipografo, provenienti in larga parte dal Museo Provinciale di Gyeongi e da quelli di Silhak e Hiejoeng. All'interno del Museo verrà anche ricreato un piccolo ambiente domestico simile a quello nel quale un aristocratico coreano si dedicava allo studio, alla lettura ed alla scrittura. Inoltre si terrà una dimostrazione pratica che illustrerà le metodologie e le tecniche in uso nelle antiche tipografie coreane.


La Corea vanta una millenaria tradizione ceramica, dapprima influenzata dalla Cina, poi sviluppatasi in maniera autonoma fino a raggiungere connotati tipici coreani. La principale caratteristica della ceramica coreana risiede nell'estrema semplicità della forma, del decoro e dei colori che la rendono unica ed inconfondibile. Oltre ai due manufatti ceramici illustrati in fotografia, saranno esposti altri sette pezzi che, nell'insieme, rappresentano quanto di più caratteristico possa essere espresso nel settore della ceramica coreana nel corso di diverse epoche.
Per quanto concerne i dipinti, saranno esposti otto ritratti su seta di mirabile fattura che ritraggono aristocratici coreani.

 

Potrà inoltre essere ammirata una delle più antiche scritture buddiste (1279 d.C.) stampata con una originale tecnica tipografica.
A riguardo delle antiche tecniche tipografiche coreane saranno esposti antichi tipi per la stampa, sia in metallo che in legno. Parallelamente, come sopra accennato, si farà una dimostrazione pratica di antica stampa tipografica, offrendo ai visitatori del Museo la possibilità di farsi stampare un breve testo, una frase o il proprio nome, da portar via come souvenir.

 

Domenica 29 marzo 2009, alle ore 16.30, nell'ambito di IMPARA L'ARTE..., è prevista una visita guidata con Ha Jung-sun

E a proposito di Corea... in BOOK FAIR calendario degli eventi in città

 

 
 
 

LORETTA SECCHI AL CENTRO CIVICO LAME

Post n°297 pubblicato il 23 Febbraio 2009 da Margherita2411
 

 
Loretta SecchiRACCONTARE L'ARTE

 Dott.ssa Loretta Secchi

 al Centro Civico Lame
via Marco Polo, 51 - Bologna

INGRESSO GRATUITO

 

Arte, letteratura e filosofia tra Seicento e Romanticismo


Mercoledì 25 Febbraio 2009, ore 21.00
 

Loretta Secchi racconta l'arte anche su

RADIO OLTRE, la radio dell'ISTITUTO CAVAZZA, a partire da mercoledì 28 gennaio, per 12 mercoledì consecutivi, alle ore 21 e, in replica, la domenica mattina alle ore 11

Raccontare l’arte

Conoscere le opere d’arte attraverso la radio

A cura di Loretta Secchi

 
 
 

COLLEGHI... MAMbo!

Post n°296 pubblicato il 21 Febbraio 2009 da Margherita2411
 

giovedì 12 marzo alle ore 18.30

visita alla mostra

GIORGIO MORANDI 1890 - 1964

con una guida d'eccezione: la nostra collega d'arte MONICA MANFRINI!

 

 

A seguire... pizza da
Il Pirata del Porto
via del Porto 42
Tel. 051552750

 

 



Un fortissimo
 a !!!



Info e prenotazioni
: scrivi  a Margherita o semplicemente indica il tuo nome sulla lavagna  della sala insegnanti.

 

 
 
 

Benvenuti in ArteNet!

Timidamente, mi affaccio alla rete con un blog creato per scambiare quattro chiacchiere con altri malati d'arte come me!

Mi auguro che ArteNet offra a tutti l'occasione per esprimere pensieri e opinioni e si configuri come un luogo virtuale in cui trovare informazioni e segnalazioni.

Grazie ai visitatori e a coloro che vorranno dare significato ad ArteNet con i loro contributi personali.

Bologna, 27 luglio 2008

 Margherita

 

UN GIOVANE ILLUSTRATORE

UN'ECCEZIONALE PIANISTA

CLAUDIA D'IPPOLITO

CLAUDIA D'IPPOLITO

BIOGRAFIA

I PROSSIMI CONCERTI

 

UN GRANDE PIANISTA

 

UN GIOVANE CREATIVO

Francesco Bonazzi il giorno della laurea in SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE

FRANCESCO BONAZZI

SETTEMETRI QUADRATI
SETTEMETRIQUADRATI
Via Malcontenti 9/a, Bologna
Apertura 10:30-13:30 - 16:00-19:30

Davide Bonazzi per SETTEMETRIQUADRATI

 

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I miei mici

Le cose che il bambino ama rimangono nel regno del cuore fino alla vecchiaia.
La cosa più bella della vita è che la nostra anima rimanga ad
aleggiare nei luoghi dove una volta giocavamo.

Kahlil Gibran

 

VIA CON ME

  

... non perderti per niente al mondo lo spettacolo d'arte varia di uno innamorato di te
... entra e fatti un bagno caldo c'è un accappatoio azzurro, fuori piove un mondo freddo...

 

UN RACCONTO DI ERRI DE LUCA

 Da Lampedusa uno splendido racconto dello scrittore napoletano sul tema dell'immigrazione.

PRIMA PARTE

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