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TUTTA LA SZYMBORSKA DA FELLINI A VERMEER


Tutta la Szymborska da Fellini a Vermeer25/06/2009FRANCO MARCOALDI --------------------------------------------------------------------------------Ogni volta che si prende in mano un libro di poesie di Wislawa Szymborska si prova la strana, commovente sensazione che la grande poetessa polacca ci stia accanto, seduta con noi in cucina o in sala da pranzo, a regalarci in prima persona quelle perle di assoluta iridescenza, con aria sorniona e perfetta nonchalance. Sempre con l´intento fermo e preciso, che nove volte su dieci va a segno, di risvegliarci dal torpore in cui siamo caduti; invitandoci a osservare con rinnovato stupore il più piccolo dettaglio del mondo dentro il quale si nasconde, immancabilmente, il miracolo dell´esistenza. Una nube che passa, un cane che chiede una carezza, l´incontro con un vecchio professore.Quanto a lei, Szymborska compie il suo proprio miracolo grazie alla concentrazione ritmica ed emotiva di ogni poesia, grazie all´improvvisa accelerazione di immagini, domande e congetture che l´affollano, sì che nello spazio di pochi versi un evento qualsiasi, in apparenza trascurabile, spalanca al nostro sguardo le cose prime e ultime della vita. Affrontate sempre con semplicità, nitore, ironica pietas e una paradossale congiunzione di «incanto e disperazione». Ecco spiegato perché i suoi fan si contano a decine e decine di migliaia. Ecco perché le sue letture sono affollate come i concerti delle rockstar. E perché appaiono di continuo nuove edizioni, come accade ora con La gioia di scrivere. Tutte le poesie: 1945-2009 (Adelphi, pagg.771, euro 19) comprensiva dell´ultima raccolta pubblicata in Polonia, Qui. E curata, ancora una volta, dal suo massimo traduttore ed esegeta: Pietro Marchesani.Il tratto congetturale e ipotetico, tipico della poetica della Szymborska, ora si accentua ulteriormente. E i suoi versi ritornano su quelle due parolette, «non so», attorno a cui già ruotava l´indimenticabile discorso di investitura al Nobel. Più si procede nella vita, più crescono le domande e si offuscano le risposte. Realtà e sogno si intrecciano in modo inestricabile, il tempo si dilata e si rapprende a suo piacimento. E se ogni tanto alla poetessa polacca viene voglia di disfarsi del peso sempre più soffocante della memoria, ciò non le impedisce di pagare antichi debiti, come quello verso l´adorata Ella Fitzgerald, che ritrae mentre prega Dio, perché faccia di lei «una felice ragazza bianca». La supplica non verrà accolta, ma in compenso il Signore accarezza la cantante. E aggiunge: quando tutto sarà concluso, «mi allieterai venendo a me,/mia nera gioia, tronco colmo di canto». Erano anni che la Szymborska meditava di scrivere un omaggio poetico a Ella, ma le era sempre mancata l´ispirazione, che, a suo giudizio, non riguarda solo i poeti, ma tutti coloro che amano profondamente quello che fanno: «un qualcosa che all´improvviso penetra nel tuo cervello con una chiarezza e un´evidenza tali da riuscire a farti vedere quello che prima non c´era o era solo accennato».Quando il poeta non attraversa tale stato di grazia, sarebbe meglio che non scrivesse. E a questo imperativo lei si è sempre attenuta, come dimostra una produzione poetica piuttosto parca. Alla quale si affiancano cinque volumi di originalissime Letture facoltative, recensioni sui generis attorno a libri sui generis (di giardinaggio, memorialistica, economia domestica, eccetera). E, sempre in prosa, un libro di Posta letteraria, titolo della rubrica in cui per anni ha distribuito spassosi e puntualissimi consigli a poeti e scrittori in erba. Spesso invitati a soprassedere su una malposta vocazione letteraria. E a dedicarsi piuttosto a un´altra attività non meno gratificante: la lettura.Di Szymborska si sa che venera il riserbo, gioca con le parole (è abilissima nei nonsense e nei limerick), adora il collezionismo e gli animali. Ama Mark Twain, Fellini, Thomas Mann e Vermeer, al quale ha dedicato nell´ultima raccolta una piccola, straordinaria poesia. L´amore per il pittore olandese non è affatto casuale. Leggete i suoi versi e capirete il perché: vi si respira il medesimo senso di sospeso raccoglimento, di quieto e abbacinante silenzio, intriso di quotidiana metafisica. Il matrimonio tra la poetessa e il pittore è talmente ben riuscito che vale per la Szymborska quanto lei stessa scrive ammirata per la celebre donna di Vermeer che «versa un giorno dopo l´altro/il latte dalla brocca nella scodella». Sì, finché la signora di Cracovia scriverà poesia, «il Mondo non merita/la fine del mondo». da PROVINCIA DI GROSSETO
Finché quella donna del Rijksmuseumnel silenzio dipinto e in raccoglimentogiorno dopo giorno versail latte dalla brocca nella scodella,il Mondo non meritala fine del mondo. (da QUI - 2009)