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LA BELLA SCRITTURA TI FA INTELLIGENTE


LA BELLA SCRITTURA TI FA INTELLIGENTEIl 50% degli italiani ammette di non aver perso il dono di una bella calligrafia e di amare i caratteri tracciati a penna "Le lettere legate tra loro riproducono il ritmo del pensiero"FABIO SINDICI
Il segreto, come in un libro poliziesco, è nei dettagli. Nell'apostrofo sulla lettera O in senso antiorario, come una spettinatura. Nella zampetta finale della Emme, con uno scattino verso l'alto. O nei ghirigori della Zeta, croce e passione di tutti gli antichi studenti delle elementari. E forse dei prossimi. Già, la bella scrittura, quella a mano, in corsivo, ripetuta fino all'esasperazione sui banchi di scuola, con sofferenza di dita e gomiti. Poi abbandonata, in favore delle tastiere dei computer e dei cellulari, che hanno quasi raggiunto gli asili nido. Ora la calligrafia sta conoscendo una nuova stagione di gloria. Il merito è in parte di una serie di ricerche scientifiche che vengono dall'America, la culla dell'era digitale. Alcuni test condotti attraverso la risonanza magnetica nell'Università dell'Indiana hanno dimostrato che i bambini che hanno dimestichezza con la scrittura a mano dimostrano una maggiore attività neurologica nell'area del cervello predisposta all'apprendimento rispetto a quelli abituati alla tastiera del computer.Altri esperimenti hanno tracciato la mente degli adulti. Anche qui le tecniche di MRI (Magnetic Resonance Imaging) hanno messo in relazione l'abitudine alla scrittura manuale con le regioni cerebrali connesse all'immaginazione e alla creatività. «Sembra che ci sia una relazione importante tra la capacità di manipolare manualmente simboli bidimensionali e la nostra attività cerebrale», spiega Karin Harman James, del Dipartimento di Psicologia e Neuroscienze dell'Università dell'Indiana, che ha guidato la ricerca, appena pubblicata.Scrivere a mano aiuta ad imparare anche secondo una ricerca dell'Università di Washington. Ed è una ginnastica per le sinapsi. I bambini che hanno sudato sulla calligrafia nei temi esprimono idee più originali dei maghetti del computer. Gli adulti possono invece avere beneficio nell'imparare nuovi alfabeti, dal cirillico agli ideogrammi del mandarino, fino alle diverse complicatissime calligrafie islamiche, considerate dai fedeli un modo di avvicinarsi a Dio. Intanto, l'associazione calligrafica italiana ha lanciato un allarme sulla poca attenzione alla scrittura a mano nelle scuole primarie. Umberto Eco lo aveva anticipato sul «Guardian»: «I bambini, e non solo loro, non sanno più scrivere a mano. La nostra generazione ha imparato a scrivere a forza di ricopiare in bella grafia le lettere dell'alfabeto», ha denunciato il semiologo, sostenendo che la bella scrittura ha perso la sua anima già con l'arrivo della penna a sfera.Ma oggi l'attenzione degli educatori comincia a guardare indietro: alla scrittura ritrovata. In Inghilterra, alcune scuole hanno preteso che i bambini mettessero negli zainetti anche la stilografica, che richiede una certa destrezza. In Francia, nelle classi è tornato il dettato. E in Italia, sempre più insegnanti sono sensibili a un corsivo scorrevole e comprensibile nelle loro valutazioni. Proprio al corsivo il magazine americano «Time» ha dedicato, un anno fa, un lungo reportage. Con una scoperta: la scrittura in corsivo, con le lettere legate le une alle altre, riproduce il fluire del pensiero. I caratteri separati, in una tastiera, portano a una frammentazione artificiale. Di recente, invece è stato il «Wall Street Journal» ha fare il punto sul ritorno della scrittura a mano. Negli Usa, le librerie si riempiono di manuali. E le aziende cominciano a chiedere ai candidati curricula da far valutare al grafologo. Un addio al computer? Tutt'altro. Tanto che sia i cellulari che l'iPad hanno applicazioni per la scrittura manuale direttamente sugli schermi. E i due metodi possono convivere. Per dirla con Umberto Eco: «Le persone non viaggiano più a cavallo ma molti vanno a scuola di equitazione. Sarebbe una buona cosa se i genitori iscrivessero i figli alle scuole di calligrafia».da LA STAMPA del 21 ottobre 2010