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18 ore di insegnamento: Perle ai porci

Post n°21 pubblicato il 01 Aprile 2010 da Artemide.75
 

Riporto di seguito una pagina che ho letto tempo fa e che mi colpì particolarmente. Infatti, mentre leggevo, non solo mi si illuminava lo sguardo, ma  pensavo a tutte quelle volte che – da insegnante – mi è stato detto da amici liberi professionisti o impiegati d’ufficio: «eh… ma voi lavorate solo 18 ore a settimana!!!! e vi lamentate pure!!!».
Mi si illuminava lo sguardo mentre leggevo, perché un collega di inglese sotto il deamiciano pseudonimo di Gianmarco Perboni ha scritto un libro dal titolo Perle ai Porci in cui spiega ai non addetti ai lavori perché noi facciamo SOLO diciotto ore settimanali (che SOLO diciotto non sono) e perché non dovremmo essere invidiati!

«[…] L’orario di insegnamento è di diciotto ore settimanali. Pochine, è il commento unanime. Diciotto ore in cui tenere a bada classi selvagge non sono affatto poche. Se suona male, posso tradurlo in “didattichese”: la gestione delle dinamiche del gruppo classe richiede un impegno e un dispendio di energie e risorse tali da non rendere proficua la sua estensione su un monte orario più elevato.
Ma poi chi l’ha detto che l’attività dell’insegnante comincia e finisce quando entra ed esce di classe? Vediamo: ogni settimana un’ora di ricevimento per i genitori. E siamo a diciannove. Una legge della didattica recita che a ogni ora di lezione corrisponde un’ora di preparazione; sarebbero altre diciotto ore settimanali. Troppe? Va bene. Consideriamone pure la metà, nove, e arriviamo pure a ventotto. Riunioni di programmazione, collegi docenti, ricevimenti generali dei genitori: per legge quaranta ore annue. Siamo a trenta settimanali. Scrutini: per legge non può esistere un monte orario, perché debbono comunque essere espletati fino a conclusione; consideriamo un’altra ora settimanale e siano a trentuno. Le diciotto ore settimanali difficilmente sono consecutive, in mezzo si frappongono le ore buche, che poi diventano ore lavorative perché, dovendo comunque rimanere a scuola, l’insegnante ne approfitta per fare fotocopie per le lezioni, redigere verbali delle sedute, eccetera. Calcolando tre ore di buco siamo a trentaquattro ore settimanali. Un normale orario di lavoro caratterizzato dallo svantaggio di non essere fisso perché gli impegni pomeridiani sono variabili, a volte imprevisti e con poco preavviso
[…].
Il fatto che gli insegnanti guadagnino poco è uno di quei rari csi in cui un luogo comune corrisponde pienamente alla verità […]. Euro accreditati questo mese: 1.298,75 […] ».
da Gianmarco Perboni, Perle ai Porci, Rizzoli.

Vi consiglio la lettura di questo libro (io l'ho divorato) vi farà ridere sicuramente, anche se a me lascia un po’ di amaro in bocca: è descritta la fatiscente e decadente situazione socio-culturale, logistica e strutturale in cui versa la scuola pubblica italiana, nonché le scempiaggini di alcuni alunni delle scuole superiori impegnati a ottundere i loro pochi neuroni nel seguire le trasmissioni della De Filippi e svariati reality.

 
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ilvate2008
ilvate2008 il 03/04/10 alle 11:36 via WEB
Non ho fatto l'insegnante,nonostante sia laureato in lettere,proprio perché è un lavoro che "umilia" l'essere umano.Devo dire pero'che non è che ci si "ammazzi".Due mesi di ferie estive e molti pomeriggi liberi chi potrebbe vantarli in ambito professionale?
 
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