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"Tu, luna luna tu, luna caprese, ca faie sunnà l’ammore ‘a ‘e ‘nnammurate, adduorme ‘a Nenna mia ca sta scetata e fall’annammurà cu’ ‘na buscia ". Sono versi di Augusto Cesareo, scolpiti sul marmo, quelli che accolgono il turista appena approdato a Capri.
E che canzone! Sulla pietra è incisa una delle più belle melodie degli anni Cinquanta
Lanciata da Nilla Pizzi nel 1953, fu rivisitata nel 1960 dalla metallica voce di Peppino Di Capri, che ne fece un successo da hit parade. Vera e propria canzone-monumento, il brano composto da Luigi Ricciardi è il simbolo musicale di un’isola cara al turismo internazionale che, anche grazie a questi piccoli gioielli della creatività, alimenta i propri miti rievocandoli in ogni tempo e luogo.
Augusto Cesareo (1905-1961). si guadagnava il lesso come giornalista e dopo aver tenuto sul "Roma" una rubrica che firmava con lo pseudonimo Pickwick e che gli dette una certa notorietà, passò al "Mattino" di Napoli come cronista mondano. Fu anche direttore dell'Ente turismo di Napoli e si dilettava come "paroliere" di canzonette in dialetto napoletano. Peppino Di Capri, che indossava le sue sgargiantissime giacche di lamé luccicanti sotto i riflettori dei night, ci trasmetteva, accompagnato dai suoi "Rockers", le malie del golfo di Napoli cantando: "na fascia 'argiento sott'e Faragliune, e nu mistero 'int'a'sta notte chiara".
Quella lontana sera del 1953, dal bordo della piscina de “La Canzone del mare”, se ne levarono per la prima volta le note, portate dalla voce di Nilla Pizzi (veramente le cronache dicono che la prima volta, sia stata cantata ad Anacapri, ma a me sembra più suggestivo immaginarla mentre viene presentata complice la protagonista “Luna” proprio accanto al mare, e con sullo sfondo, i Faraglioni).
Augusto Cesareo e Luigi Ricciardi, nel 1955, presentarono "Marina Piccola", ma non sfiorarono nemmeno il successo del loro capolavoro in assoluto.
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