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Creato da Asianalux il 13/01/2005

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La frustrazione della partenza

Post n°696 pubblicato il 06 Giugno 2010 da Asianalux

Non so quanti di voi sanno di cosa parlo, non so se è mai stata provata o se sono io l'aliena.
Avete presente quando è arrivato il giorno in cui devi lasciare tutto ciò che hai per tornare alla "catena di montaggio" in un'altra città lontana da casa od in un altro stato? Tutto a un tratto ti rendi conto che è arrivato "quel momento" e capisci che effettivamente sei solo un numero, sei solo una risorsa, alla gente non frega un cazzo di cosa vogliono gli altri, di quali siano i veri bisogni. Mi trovo ogni giorno a sopportare gente che non ha la minima idea di cosa voglia dire star lontani da casa e, al contrario, nel posto dove vivo sono costretta a sopportare gente che sa cosa significa e parla come se i "lontani da casa" fossero solo loro, come se quelli stanchi fossero solo loro non rendendosi conto che parlano con me, una che lavora con uno stipendio inadeguato, che vive in un posto inadeguato e che non sta affatto bene nè con se stessa nè con gli altri.

Per di più a lavoro devo sopportare cose che vanno fuori dal normale, vedo gente che non fa un cazzo dalla mattina alla sera ed io che mi devo fare il culo solo perchè a differenza loro non ho il posto assicurato e non posso nemmeno permettermi di mandarli a quel paese perchè, come cantava Gerardina Trovato, "tutto questo non è un film" ed il lavoro non ti cade dal cielo. In tutti i posti di lavoro è così, è vero, ma la cosa per me sarebbe più sopportabile se fossi a casa mia, li sono sola, con una sensazione di umiliazione perenne, un senso di soffocamento perchè non posso parlare e segnalare le cose che non vanno. Ti danno lavori su lavori senza rendersi conto che sono satura di cose da fare e sono costretta a lasciare lavoro in arretrato, prendono personale in "aiuto" solo quando io non ci sono ed al mio ritorno c'è sempre una nuova menata. Poi devo sentirmi fare anche dei discorsi assurdi da parte dei fancazzisti che non ce la fanno a seguire le mail, ed io dentro me urlo "ti lamenti per 80 mail di merda?Io cosa dovrei dire che ho quelle 80 mail più 5 lavori di altrettanti uffici che devo smazzare io da sola?" ma in realtà sto in silenzio perchè la gente parla senza pensare a chi ha davanti... e piano piano io mi spengo, sono un automa, un numero, una risorsa che viene sommersa dal senso di frustrazione quando arriva il giorno in cui devi lasciare casa...

 
 
 
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