Ieri sera, Venerdi 19 Febbraio 2016, se n'è andato
Umberto Eco, uno dei più importanti intellettuali italiani contemporanei. Filosofo, padre della semiotica, scrittore, docente universitario, giornalista, corsivista felice, esperto di libri antichi. Tra i suoi maggiori successi letterari «Il nome della rosa» del 1980 e «Il pendolo di Foucault» (1988). Il suo ultimo libro, «Numero zero», è stato pubblicato lo scorso anno da Bompiani. Oltre che di romanzi di successo internazionale, nella sua lunga carriera Eco è stato autore di numerosi saggi di semiotica, estetica medievale, linguistica e filosofia. l'ho sempre seguito nelle sue provocazioni che non sempre, secondo me, son state comprese, passando alcune volte per borioso: «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel.
È l'invasione degli imbecilli». E come non essere d'accordo con lui? ... lo vediamo quotidianamente l'uso che viene fatto del web, l'essere inconsapevoli propagatori di imbecillità .... Di lui ho anche apprezzato la voglia d'esserci sempre, di osteggiare l'arroganza di chi vuole monopolizzare l'editoria,
mettendosi in gioco come se la sua vita non avesse fine. Io l'ho sempre considerato un grande, anche umanamente parlando... ed ho condiviso la sua simpatia e la sua ironia, anche se non sono riuscita ad imparare da lui contravvenendo ai
suoi insegnamenti. Ciao Umberto, cercherò di scoprire anche quello che, ancora di te (ed è molto), mi è sconosciuto.