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COME MUORE LA MIA TERRA

Post n°4 pubblicato il 27 Febbraio 2008 da Astrea1982

Un'agghiacciante testimonianza sui danni alla salute provocati dall'inquinamento in un'area del napoletano compresa tra i comuni di Nola, Acerra e Marigliano.

La disonestà e l'avidità, unite all'ignoranza, generano un cocktail micidiale. Purtroppo in certe zone della Campania abbondano tutte e tre, producendo mostri. Nel caso specifico, mi riferisco ad un ormai forse insanabile inquinamento del territorio, che in una certa zona del napoletano provoca una percentuale di morti per tumore elevatissima, addirittura superiore a quella delle morti per infarto.

La disonestà e l'avidità sono i primi motori di questa dissennata catena di azioni inquinanti: per esempio il desiderio della camorra di guadagnare con il traffico sui rifiuti ha portato alla creazione di una gran quantità di discariche abusive, che rilasciano i propri liquami nel terreno, inquinando la terra e l'acqua da cui traggono nutrimento le popolazioni circostanti. La disonestà e l'avidità sono anche i motori che spingono tante industrie a versare fumi e scarichi tossici nell'aria e nell'acqua, evitando di affrontare le ingenti spese che servirebbero per acquistare la tecnologia che serve per trattare gli scarti indutriali in modo da diminuirne la tossicità.

Nel napoletano (ma anche in altre zone d'Italia) ai due fattori precedenti si aggiunge l'ignoranza. In un'area ad altissima densità di popolazione, tutti quelli che fanno parte della catena inquinante - camorristi, industriali, politici, funzionari pubblici corrotti - vivono fianco a fianco con le vittime della loro disonestà: mangiano la stessa mozzarella alla diossina, le stesse verdure nate in terreni contaminati, bevono la stessa acqua proveniente dalle falde acquifere in cui finiscono i liquami delle discariche abusive, respirano la stessa aria avvelenata da fumi industriali non trattati. Forse non se ne rendono conto, ma sono esposti al rischio di ammalarsi di tumore o di altre malattie causate da inquinamento proprio come i tanti poveri cristi a cui avvelenano l'ambiente.

A che pro dunque continuare a inquinare? E' possibile essere così stupidi, così ignoranti, così accecati dall'avidità da non capire che l'ambiente che stanno devastando è anche il loro ambiente? Che se ne faranno delle ricchezze accumulate, quando avranno ridotto tutto il territorio a un'immensa discarica agonizzante?

Sono pessimista. Non credo che le cose miglioreranno. Tuttavia, se a qualcuno dei responsabili del disastro ambientale è rimasto un briciolo d'intelletto, mi auguro che legga il brano che riporto qui di seguito. E' tratto dal blog di un napoletano emigrato molti anni fa a Roma e contiene alcune agghiaccianti testimonianze di persone che sono a contatto diretto con le morti e le malattie, prodotte dagli inquinanti che avvelenano il "triangolo maledetto" tra Acerra, Nola e Marigliano.

Sabato 18 febbraio 2006. Località imprecisata della provincia di Napoli, dove ho approfittato della mia augusta presenza per visitare dei vecchi amici persi di vista alla fine del secolo scorso (eh, ero giovane all'epoca...). Ci ritroviamo seduti, come un tempo, sul solito muretto, con la solita birra. Molti di noi non ci sono. Non ci sono più.

Giorgio: "Alex, non sai di Raf, vero?"
Io: "No... non lo vedo dal 1999. Come sta?"
Giorgio: "E' andato..."
Io: "Porc#@ Come caz! Quando?"
Piero: "Tre settimane fa. Non abbiamo neanche avuto la testa per mandare sms a voi che siete via, per avvisarvi dei funerali..."
Io: "Merda... adesso aveva... 33 anni, vero?"
Tiziana: "Già. 33 anni, ed una bambina di due."
Io: "....." (sorso di birra)
Giorgio: "E Rob... sai di Rob?"
Io: "Eh no cazzo! Non può essere andato anche lui! L'ho sentito per mail tre mesi fa!"
Giorno: "No non è andato, non ancora, ma manca poco. E' spacciato..."
Io (sorso di birra): "Ma è del '76... merda... in tre mesi?"
Tiziana: "No. In uno. Un mese solo."
Piero: "Già..."
Tiziana: "Ale... sai che.. sta toccando a me? Ho già finito tutti gli accertamenti... sto messa proprio come stava messa Robby due anni fa."
Io: "...."
Giorgio: "Hai fatto bene ad andare via, col senno di poi...", pausa poi mi fissa negli occhi quasi con rabbia, e urla verso di me: "ma che cazzo ci torni a fare, qui??"

 
 
 
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