Autoscatto

Ipotesi di trasformazione per una Medea transessuale


Andrà oggi in scena, al Teatro Vittoria di Torino, lo spettacolo teatrale “Olà Medea. Ipotesi di trasformazione e adattamento scenico alla vita”, tratto dalla tragedia greca euripidea riletta e diretta dal regista Gianluca Bottoni. Protagonista della piece, l’attrice transessuale Leila Daianis, rappresentante del consiglio direttivo ONIG (Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere), animatrice del progetto TESPIS per il laboratorio teatrale della Casa Circondariale di Rebibbia al braccio G8 (detenute transessuali), nonché presidente dell’Associazione Transgender Libellula Roma. La serata, che avrà luogo con il patrocinio del Consolato Generale del Brasile a Roma e della Città di Torino, in collaborazione con il Servizio LGBT della Città di Torino e il Circolo LGBT Maurice, proseguirà con un incontro attori-spettatori, pensato per attivare percorsi di riflessione e coscientizzazione fra tutti i partecipanti secondo i dettami teorici del “Teatro dell’Oppresso”, fondato in Brasile da Augusto Boal. La compagnia teatrale dell’Associazione Libellula porta in scena una Medea neo-donna, “pronta ad adattarsi alla sorte, a cambiare rotta, a rifare la valigia  per continuare a contestualizzarsi e ad allevare, orgogliosa di raccontarsi e destra a quelle magherie che solo la sofferenza, il distacco, l’esilio, la differenza, la mescolanza, allenano nella vita di tutti i giorni le donne di tutti i tipi... gli esseri umani di tutti i tipi... tutti i tipi di Medea”. L’eroina interpretata da Leila Daianis, “due volte straniera, nel proprio corpo prima e nel nostro mondo poi, da esule” è la Medea dell’estraneità. Una Medea straniera. “Lo straniero bisogna che s’adegui alla città che lo ospita/ ma non sta negli occhi la giustizia/ se uno detesta prima di conoscerlo a fondo/ un altro, per averlo visto/ senza aver subito nessun torto”, scrive Euripide. E Leila Daianis porta in scena questa condizione. La condizione di una persona che vive sulla soglia, eternamente in bilico, separata da una società che “non la accetta se non in privato e ne ignora l’esistenza. Oppure tollera facendo finta di niente”. Spiega Bottoni: “Gran parte delle persone tollerano senza accettare la ‘visibilità’ di ciò che è definito diverso: coi  pregiudizi in testa non si capisce perché la Natura è variegata, parla tante lingue e ha tanti colori. Come se ci fosse da capire qualcosa...” La scelta di Medea, eroina della cultura classica, emblema dell’alterità – in quanto donna, sapiente e straniera – nasce da una necessità: la necessità del teatro di lavorare sulla diversità. Una diversità che l’attore/trice, come si legge ne “Il basilico e l’altalena: note per una Medea transessuale”, deve “esplorare, trasformandola da divisoria che sembra, in un ricamo prezioso, attraverso il quale gli altri possono guardare, e ciascuno possa scoprire le proprie visioni”. La scelta, dunque, ricade su Medea per attivare una riflessione identitaria e approdare, infine, a un pieno riconoscimento e a una piena consapevolezza di sé. Teatro Vittoria. Via Gramsci, 4. Sabato 18 ottobre ore 21.00. Per informazioni:promozione.g.b.studio@gmail.com