Creato da AzioniParallele il 25/12/2010

Azioni Parallele

un montaggio non lineare di incertezze ipermediali

 

audiovisivo

Post n°32 pubblicato il 22 Febbraio 2011 da AzioniParallele

 
 
 

Stella distante

Post n°31 pubblicato il 15 Febbraio 2011 da AzioniParallele

C'era una volta un povero bambino cileno... Il bambino si chiamava Lorenzo, credo, non ne sono sicuro, e ho dimenticato il suo cognome, ma più di uno se ne ricorderà, e gli piaceva giocare e salire sugli alberi e
sui pali e si prese una scarica così forte che perse entrambe le braccia.
Gliele dovettero amputare quasi all'altezza delle spalle. Sicché Lorenzo crebbe in Cile senza braccia, il che rendeva di per sé la sua situazione piuttosto critica, ma in più crebbe nel Cile di Pinochet, il che trasformava qualsiasi situazione critica in disperata, ma questo non era tutto, perché ben presto scoprì di essere omosessuale, il che trasformava la situazione disperata in inconcepibile e inenarrabile.
Con tutti questi condizionamenti non fu strano che Lorenzo divenisse un artista. (Cos'altro avrebbe potuto essere?). Ma è difficile essere un artista nel Terzo Mondo se si è poveri, non si hanno le braccia e inoltre si è finocchi. Sicché Lorenzo si dedicò per qualche tempo a fare altre cose. Studiava e imparava. Cantava per le strade. E si innamorava, perché era un romantico impenitente. Le sue delusioni (per non parlare di umiliazioni, spregi, ingiurie) furono terribili e un giorno - giorno segnato da un pietra bianca - decise di suicidarsi. Una sera d'estate particolarmente triste, mentre il sole calava dietro l'Oceano Pacifico, Lorenzo si buttò in mare da uno scoglio usato esclusivamente dai suicidi (e che non manca mai in ogni tratto di litorale cileno che si rispetti).
Colò a picco come un pietra, con gli occhi aperti, e vide l'acqua sempre più nera e le bolle che gli uscivano dalle labbra e poi, con un involontario movimento di gambe, risalì a galla.
Le onde non gli permisero di vedere la spiaggia, solo gli scogli in lontananza gli alberi di alcune imbarcazioni da diporto o da pesca. Poi colò di nuovo a picco.
Neppure questa volta chiuse gli occhi: mosse la testa con calma (la calma di chi è anestetizzato) e cercò con lo sguardo qualcosa, qualsiasi cosa, purché fosse bella, per trattenerla nell'istante finale.
Ma il nero velava qualsiasi oggetto scendesse con lui verso le profondità e non vide nulla.
La sua vita allora, così come ricorda la leggenda, sfilò davanti ai suoi occhi come un film. Alcuni pezzi erano in bianco e nero e altri a colori....

.... Con un improvviso coraggio decise che non sarebbe morto.
Dice di aver detto adesso o mai più e che torno in superficie. L'ascesa gli sembrò interminabile; tenersi a galla quasi insopportabile, ma ci riuscì. Quella sera imparò a nuotare senza braccia, come un anguilla o un serpente. Uccidersi, disse, in questa circostanza sociopolitica, è assurdo e ridondante. Meglio trasformarsi in un poeta segreto.

Stella distante- Roberto Bolaño

 

Boccadasse, 12.1985

 
 
 

Percorsi invisibili

Post n°30 pubblicato il 15 Febbraio 2011 da AzioniParallele

“…basta capovolgere il piano sul quale di solito si vive. Si è circondati per lo più dalle molteplici realtà visibili che la realtà acustica accarezza. Questo assetto si può rovesciare, installandoci nella successione dei suoni e spingendo sullo sfondo tutto quanto colpisce l’occhio, che diventa accompagnamento, conseguenza riflesso delle frasi musicali. Soltanto così operando diviene chiaro e accettabile l’arcaico dogma secondo cui il visibile trae origine dall’acusticità. Si narrava  in epoche remote che all’inizio del tempo sorsero suoni dalla tenebra e presero un ritmo e a poco a poco divennero intelleggibili, tramutandosi in fili di luce ondulante per assumere poi la forma di corpi investiti dalla luce. Se si presta fede a questa genesi basterà chiudere gli occhi e concentrarsi sul suono… i vocaboli sono miseri sussidi, rispetto al ritmo che li lega, connette articola, atteggia, disponendoli in frasi musicali in versi. Il vocabolo significante denota e connota, il timbro e il ritmo imitano il significato. L’errore platonico fu di credere che le parole imitassero le cose denotate….peccato che Proust tanto impegnato ad analizzare la musica e i suoi effetti, ignori la sua capacità di trasporre al di là della sensazione.”

Elèmire Zolla, lo Stupore infantile.

 

Anni fa preparai questo video, ero curioso di capire quanto l'audio potesse pilotare lo sguardo, soprattutto in un contesto condizionante: avevo disposto una dozzina di filmati su una unica schemata video, erano tutte riprese fatte dal finestrino del treno in momenti diversi del viaggio, simili ma  diverse per luce paesaggi e inquadrature,  unite dall' unico semplice tema dello spostamento in treno.

I filmati scorrevano contemporanei e l'occhio poteva scegliere un montaggio, in modo autonomo selezionando quale o quale insieme di filmati guardare, la cosa curiosa era che mostrando il filmato con 3 colonne sonore diverse, lo spettatore seguiva un montaggio visivo diverso, quasi sempre agganciato al ritmo delle immagini (un susseguirsi di pali, o l'alternarsi di ombre e luci, o ancora immagini quasi ferme di un paesaggio in lontananza).
Interrogati nessuno si rese conto di aver visto per 3 volte la stessa cosa: era solo la colonna sonora a cambiare.

Questo è uno dei 3 identici... (consiglio visione a pieno schermo scegliendo da youtube 480p di risoluzione).

 

 

 
 
 

quindici anni fa

Post n°29 pubblicato il 14 Febbraio 2011 da AzioniParallele

http://video.libero.it/app/play/?id=5154af15f564dadd24c50d105f8d6ba4

 
 
 

L'amore il pomeriggio

Post n°28 pubblicato il 12 Febbraio 2011 da AzioniParallele

 
 
 

Gli uomini usano le parole per celare i loro pensieri, e i pensieri per giustificare le loro ingiustizie.
Voltaire

 

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