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T A N O

Post n°3 pubblicato il 13 Febbraio 2009 da batanifrancesco0

T A N O

 

La sala d’attesa dello Studio dentistico Dott.Giulio Zanardi quella sera era particolarmente affollata,ma non c’era certo l’atmosfera che di solito si incontra in questi ambienti:musica soffusa,timidi saluti,la lettura di un settimanale per vincere la tensione e quant’altro.L’aria era piuttosto quella di una sommossa popolare anche se i protagonisti non erano certo figli del popolo visto che lo Studio in questione era il più quotato della città.Comunque ricchi o poveri la rabbia è rabbia ed una settimana di assenza del Dottore era troppo anche per una città di Provincia come Civitavecchia.Il lavoro nonostante l’impegno dei collaboratori si era veramente bloccato;con tutti i soldi che sborsavano gli interventi più delicati li esigevano da lui che in città era veramente il numero uno.La povera segretaria non sapeva proprio più cosa dire:su consiglio della famiglia Zanardi aveva iniziato con l’inventarsi un Congresso a Bologna,passando poi al funerale di un inesistente vecchio zio di Salerno per finire con la classica influenza,ma alla fine nessuno le credeva più:una settimana era veramnerte troppo!

Ad un tratto il vociare educato ma deciso venne interrotto:io so dov’è il Dott.Giulio Zanardi!Tutti si voltarono di scatto verso quella voce rauca che proveniva dalla porta d’ingresso della sala  d’attesa dello Studio.Lo stupore fu grande d’altronde vedere un barbone in un ambiente simile non è cosa che capita tutti i giorni,ma la cosa stupefacente che saltò agli occhi di tutti era la sua dentatura,una dentatura perfetta,chiaramente rifatta di recente,che contrastava con l’aspetto non certo curato dell’uomo con la sua barba lunga ed i capelli unti raccolti in una coda.Era Tano,un clochard siciliano che periodicamente sostava in città,mèta invernale del suo continuo peregrinare per la Penisola,assai noto nell’ambiente portuale dove nella sala d’aspetto aveva la sua dimora.Non dava fastidio a nessuno e tutti o quasi gli volevano bene e lo rispettavano.

Io so dov’è il Dott.Giulio Zanardi!Ripetè quasi a voler richiamare all’ordine i sempre più stupiti astanti,d’altronde sono stato,disse orgogliosamente mostrando la sua dentatura,l’ultimo paziente che ha avuto l’onore e la fortuna di essere curato da lui,ma prima di dirvi dov’è il Dottore dovete stare ad ascoltare la sua storia così come lui l’ha raccontata  a me…..

A quel punto la curiosità ebbe il sopravvento sul ribrezzo che Tano scatenava nella quasi totalità delle persone che aveva davanti,le quali mantenendo le debite distanze,ad uno ad uno si sedettero sui soffici divani che arredavano l’elegante Studio.Tano chiese alla segretaria di abbassare ulteriormente il volume dell’impianto stereo ed iniziò a parlare.Quando il padre di Giulio,uno dei più famosi Dentisti di Roma,decise che il figlio avrebbe seguito le sue orme iscrivendolo alla Facoltà di Medicina,lui non reagì più di tanto sapendo che comunque non l’avrebbe spuntata.Albergava in lui,nei confronti del genitore una sorta di rassegnazione che gli dava nel contempo sicurezza e frustrazione:avrà ragione lui pensò rinunciando a quella parte di sé che voleva andare in un'altra più scomoda direzione.Al Liceo aveva dimostrato,evidentemente solo a se stesso,un grande interesse per la Letteratura,la Filosofio,gli piaceva scrivere,leggere,sognare viaggi in Paesi lontani,ma come tradurre in soldoni tutto ciò?Impossibile!Avrà ragione lui pensò.La vita è fatta di cose concrete:cosa darò da mangiare ai miei figli se non avrò un buon lavoro ed una sicurezza economica?Il suo grande senso del dovere gli fece raggiungere la Laurea in brevissimo tempo e dopo la specializzazione iniziò la sua attività a Civitavecchia dove nel frattempo si era trasferito raggiungendo quella che sarebbe diventata sua moglie.

Esci anche stasera?Chiese il figlio quindicenne,il maggiore dei tre,che capiva forse più degli altri

Che qualcosa nel padre stava cambiando.Cinquant’anni sono un traguardo importante per

Una persona:il bilancio della sua vita era apparentemente più che soddisfacente:stimato professionalmente da tutti,economicamente più che appagato,una famiglia,molti amici.Eppure qualcosa in lui non girava come doveva,i suoi sogni di adolescente mai cresciuto,nel corso degli anni non si erano necrotizzati,anzi aumentavano col passare del tempo,malamente contrastati con un Viaggio ai Caraibi o con l’acquisto di una nuova casa:l’agiatezza in fondo può essere un buon deterrente:come la morfina cura,ma non guarisce.Quando il titolare dell’Agenzia investigativa le disse:signora stia tranquilla suo marito non ha un’amante;lei ebbe un sospiro di sollievo,suo marito quando esce va giù al porto,parla con persone per lo più di passaggio cammina lungo la banchina e a volte va allo studio,nulla di più.In realtà Giulio un’amante l’aveva,la più dolce,disponibile e voluttuosa che si possa desiderare:era la sua fantasia,quella fantasia che ti va viaggiare senza confini anche camminando lungo l’anonima banchina di un porto quasi rapito dal fascino incomprensibile de quei cargo pieni di luci ed apparentemente senza equipaggio,con le scritte in cirillico e la bandiera panamense.Così passavamo le nostre serate,continuò il barbone Tano,lui mi portava sempre qualcosa da mangiare,e dopo aver girovagato su e giù per il porto,via allo studio a lavorare sulla mia bocca.Non deve essere sato un lavoro facile,i denti di un barbone sono una brutta gatta da pelare:alimentazione ed igiene approssimative,fumo,caffè.E più lavorava e più mi parlava di sé,mi raccontava i suoi sogni di adolescente delle sue scelte di vita dettate da quella cultura borghese così spesso ripudiata in cuor suo,ma che sempre aveva condizionato le sue scelte.Mano a mano che passavano i giorni aumentava il suo malessere e la mia preoccupazione,mi stavo affezionando a lui,mai nei miei venti e passa anni di vagabondaggio avevo trovato una persona così,vederlo soffrire mi faceva stare male con l’aggravante di non sapere come aiutarlo.Ma anche senza saperlo in realtà qualcosa di positivo riuscivo a trasmetterglielo,semplicemente raccontandogli

La mia storia,la mia vita,diametralmente opposta alla sua,il mio rifiuto totale delle convenzioni,la mia “anormalità” lo affascinava.Mi accorsi di questo vedendo i suoi occhi brillare ogni qualvolta gli parlavo di me,mi dava una gran gioia.Continuammo così per settimane,il lavoro del Dottore sulla mia bocca volgeva al termine e dentro di me cresceva la malinconia di chi prima o poi si deve distaccare da qualcuno.Cominciai ad inventare delle scuse per ritardare il lavoro con la certezza che mai e poi mai lo avrebbe lasciato incompiuto:Tano parlava e parlava ma non tutti erano disposti a starlo a sentire,in fondo a loro interessava solo in Dentista e non l’uomo:piano piano la sala d’attesa restò quasi vuota;oltre ai dipendenti dello Studio erano rimasti solo un’anziana donna coi suoi due nipotini che,coi loro occhioni sgranati,sembravano gli unici interessati alla vicenda.Tano non si scoraggiò,stava comunque portando a termine la sua missione,all’indifferenza della gente lui c’era abituato,semmai era amareggiato per il Dottore,dopotutto era di lui che stava parlando.Quando comunicò alla Capitaneria di Porto che quella notte avrebbe preso il mare,tutti lo guardarono come si guarda un pazzo suicida.Lui il mare ce l’aveva nel sangue;forte della sua esperienza e con una buona dose di incoscienza balzò sul pozzetto della sua barca,uno sloop di 12 metri che era la sua passione,quante avventure e quante emozioni avevano condiviso!Fuori dal porto turistico un forte vento di scirocco montava un mare forza 6-7,persino le motovani per la Sardegna erano ferme seppur piene di rassegnati viaggiatori.Quella sera non sarebbero partire.Lo stetti a guardare in silenzio mentre si infilava i pantaloni della cerata,non dicemmo una parola,il silenzio era rotto solamente dal rumore metallico delle drizze sugli alberi delle barche ormeggiate.Tolse i parabordi,e prima di mettere “marcia avanti”mi sorrise e mi disse:abbiamo fatto un bel lavoro,a presto Tano!

Partì col motore al minimo verso l’uscita del porto,la mia corsa fu inutile,quando giunsi difronte al mare aperto ebbi solo il tempo di vedere la luce in testa d’albero del Poseidon poi l’oscurità avvolse l’imbarcazione.Quella è stata l’ultima volta che ho visto il Dott.Giulio Zanardi,disse senza aggiungere altro dirigendosi verso l’uscita dello Studio.I giorni successivi alla partenza dell’amico,Tano li trascorse facendo la spola tra il Bar del Porto e la Capitaneria:Le ricerche erano state sospese quasi subito,le condizioni proibitive del mare non permettevano neanche all’elicottero della Guardia di Finanza di alzarsi,ufficialmente il Poseidon era naufragato;laconicamente gli fu detto:non sempre il mare restituisce alla terra chi osa sfidarlo.

Tano è per te disse il barista porgendogli la cornetta del telefono;il barbone ebbe un attimo di esitazione,incollato com’era da giorni a quella sedia del bar;stette al telefono 2-3- minutio al massimo,quasi non parlò,solo qualche monosillabo uscì dalla sua bocca.Ripose la cornetta al suo posto,uscì dal Bar e con passo spedito si diresse verso l’Aurelia.Atene non è proprio dietro l’angolo

soprattutto per chi viaggia con mezzi di fortuna.Sorrise come non aveva mai fatto in vita sua,pensando a quello che avrebbe provato vedendo da lontano i bianchi marmi dell’Acropoli.Accese l’ennesima sigaretta ed aspirò con soddisfazione la prima,lunghissima boccata.

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