...iNSiDe Me...
X guardarmi dentro,x ridere di me,x piangere 1 pò...
L'UOMO DELLA MIA VITA (LUI NON LO SA ANCORA)
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Il Karma è un "principio universale" secondo il quale un' "azione virtuosa" (che non produce sofferenza) genera benefici nelle vite successive, mentre un'azione "non virtuosa" (che produce sofferenza) genera malessere e disagi nelle vite successive. Il Karma, dunque, vincola tutti gli esseri senzienti al ciclo del Samsāra poiché tutto ciò che l'essere farà, si ripercuoterà nella vita futura. Quando viene compiuta un'azione non virtuosa, viene depositatato nella vita stessa dei "semi" o "residui" (sans. vāsanā) ) in seguito alla produzione di karma negativo. Quando viene compiuta un'azione virtuosa invece, viene prodotto karma positivo. Questi residui allungheranno la permanenza dell'esistenza nel Samsāra. È talora contemplata l'esistenza di un tipo di Karma che non è né positivo né negativo ma eticamente neutro, quello che è compiuto da un essere completamente vigile, attento e consapevole, ossia da un risvegliato. Ogni manifestazione degli esseri senzienti possiede una certa quantità di "semi del Karma", che finché non verranno esauriti, li costringeranno a permanere nel ciclo del Samsāra. Questi "semi" sono frutto di azioni compiute da innumerevoli vite precedenti. Essi non possono diminuire ma possono essere distrutti con il raggiungimento dell'"illuminazione" (Bodhi). Con l'estinzione del debito karmico, l'essere non sarà più vincolato al Karma e quindi al Samsāra e potrà raggiungere il Nirvana. Il significato e il ruolo attribuito alla dottrina del Karma varia a seconda degli insegnamenti delle differenti scuole buddhiste. La qui presente definizione copiata da Wikipedia è recente causa di mie ponderate riflessioni. E se fosse vero? E se il fatto che ultimamente non me ne va bene una derivasse dal "male" fatto a qualcuno (anche inconsapevolmente)? Non che mi stia improvvisamente convertendo al Buddhismo, è ovvio, ma queste filosofie mi hanno sempre affascinata quindi ho deciso che proverò a fare un "esperimento", ovvero quello di scusarmi e chiarirmi con tutti coloro a cui avrei potuto causare qualche danno o sofferenza e diventare "santa" nei confronti dell'intera popolazione umana. Che dite, la mia anima ne uscirà purificata (Almeno in questa vita!!!)? Vedendo lo scema qui sotto questa cosa non sembra così sbagliata, o no? |
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PERDERE E' UN'ARTE_ELISABETH BISHOP
Perdere è un'arte e non vuole maestro;
son tante le cose che naturalmente
si perdono, e perderle non è disastro.
Perdi un cosa al giorno. Accetta il maldestro
di chiavi perdute, di un'ora insipiente.
Perdere è un'arte e non vuole maestro.
Poi prova a perdere ancora, perdere presto:
i luoghi e i nomi, una meta imminente
e niente di ciò ti sembrerà un disastro.
Ho perso l'orologio di mia madre. Tosto
ho perso tre case: non ho più niente.
Perdere è un'arte e non vuole maestro;
Ho perso due belle città. E tutto il resto,
i miei regni, due fiumi e un continente.
mi mancano, certo, ma non è un disastro.
--Anche perdere te (gli scherzi, un gesto
che amo). Non m'inganno. E' evidente
Perdere è un'arte e non vuole maestro.
anche se all'occhio sembra (scrivilo!) un disastro.
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