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« L'ATTESALA PENA DI MORTE »

Fatti non foste per vivere come bruti

Post n°18 pubblicato il 06 Aprile 2006 da betterday76
 
Tag: POESIA
Foto di betterday76

XIII CANTO DELL'INFERNO (CONTRO LA SUPERBIA)

Mentre io andava, li occhi miei in uno
furono scontrati; e io sì tosto dissi:
"Già di veder costui non son digiuno";

per ch'io a figurarlo i piedi affissi:
e 'l dolce duca meco si ristette,
e assentìo ch'alquanto in dietro gissi.

E quel frustato celar si credette
bassando il viso; ma poco li valse,
ch'io dissi: "O tu che l'occhio a terra gette,

se la fazion che porti non son false,
Venedico se' tu Caccianemico:
"ma che ti mena a sì pungenti salse?"

Ed elli a me:"Mal volentieri lo dico;
ma sforzami la tua chiara favella,
che mi fa sovvenir del mondo antico.

I' fui colui che la Ghisobella
condussi a far voglia del Marchese,
come che suoni la sconcia novella.

E non pur io qui piango bolognese;
anzi n'è questo luogo tanto pieno,
che tante lingue non son ora apprese

a dicer "sipa" tra Savena e Reno;
e se di ciò vuoi fede o testimonio,
rècati a mente il nostro avaro seno".

Così parlando il percosse un demonio
della sua scuriada e disse:" Via,
ruffian! Qui non son femmine da conio".

I' mi raggiunsi alla scorta mia;
poscia con pochi passi divennimo
la 'v'u'no scoglio della ripa uscìa.

 
 
 
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