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APPUNTI DI VIAGGIO - ERRORI DI PERCORSO


Non sono sicura di quanto sia possibile generalizzare su questa cosa, ma basandomi sulle varie casistiche che mi è capitato finora di osservare, posso dire che un vero percorso spirituale, parte solitamente da un qualche tipo di incontro con Dio. In quell'occasione, si riceve una visione o una rivelazione particolare, una verità riguardante alcuni aspetti dell'esistenza, e/o della condizione umana. Questo incontro è una svolta irreversibile per la propria vita, nulla sarà mai più come prima, da quel momento in poi il cammino comincia in maniera naturale, sviluppandosi attraverso gli innumerevoli stati d'animo, convinzioni, le opinioni, gli atteggiamenti che iniziano inevitabilmente a susseguirsi, cambiare, rielaborarsi, evolversi, purificarsi in risposta a quanto accaduto e alla lotta tra il vecchio uomo (carne) e lo spirito appena nato. Inizialmente, ad esempio, si pensa che quella visione rimarrà per sempre viva e vibrante nella nostra consapevolezza come nel momento in cui è stata ricevuta, e si possono provare profonde contrizioni seguite da violenti slanci di onnipotenza. Poi, appena la nostra natura riprende il sopravvento, ecco che improvvisamente tutto intorno a noi compare un deserto sterminato. Non sappiamo come abbiamo fatto a trovarci li, è una condizione nuova e del tutto inaspettata, alla quale siamo completamente impreparati. Per la prima volta sperimentiamo la nudità, la fame, lo smarrimento, l'aridità, l'impotenza, la solitudine, la più totale cecità interiore. E' un incubo da cui non ci si può svegliare, ma più vero della realtà. Non sai com'è arrivato, né quando, né come, né SE finirà. Ovunque provi a cercare, nessuno ti può capire, né aiutare. Può volerci molto tempo per riuscire ad accettarlo e a riprendersi dallo shock. Nel deserto si incontrano diverse situazioni, persone, si possono raggiungere bassezze più terribili di quelle conosciute in precedenza, ed emozioni così estreme da condurre talvolta vicino al baratro della follia. La visione, la forza interiore, e la piena consapevolezza che l'incontro con Dio avevano generato in noi sembrano solo più un lontano e doloroso ricordo. Sono offuscate, inutilizzabili, come qualcosa che è accaduto in un'altra vita, e che non ci appartiene più. Si può credere di averle perdute, chissà forse per sempre. Ma in realtà non è così. I precetti che Dio ci ha trasmesso continuano inspiegabilmente a vivere da qualche parte dentro di noi, a guidarci, ad ammonirci, a perseguitarci, ad esasperarci. E' solo che non riusciamo a padroneggiarli, né a vivere in base ad essi. La frustrazione e l'umiliazione che questo stato interiore ci fa provare, ci può facilmente portare a commettere uno degli errori più comuni e comprensibili: il tentativo di conformare noi stessi a quei precetti attraverso le nostre forze, le uniche che possediamo e di cui abbiamo padronanza. La volontà mentale, lo sforzo, l'impegno del nostro ego. Questo è un errore in cui si può cadere tante volte, prima di cominciare a rendersene conto. E' molto probabile che questo sia l'errore che sta alla base di tutta la religiosità esistente sulla faccia della terra. Lo si commette per paura di sbagliare davanti a Dio, per paura delle proprie ombre, per paura di arrendersi, e per chissà quante altre sfumature della stessa paura. Ma questa paura è un peccato di orgoglio, che prima o poi conviene abbandonare.Bimba_colorata