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Poesie di B.Z. n. 18 e 19 I tradimenti - I Topi umani
I TRADIMENTI
Sono i tuoi figli che vigliaccamente sparano alle spalle, in vili attentati, mascherati da falsi proletari. Tu lu hai educati: la resistenza, i falsi miti, le celebrazioni, inutili, gli orpelli e le bugie ingigantite. Di delinquenti ne hai creato eroi gli assassini sono stati decorati. Ora pagano con la stessa moneta I tuoi macabri insegnamenti. Coccodrillesche lagrime vengono versate sul sangue di vittime innocenti come allora: e come allora devi giustificare i tradimenti. Lassù, uomini veri aspettano Il giorno che i fratelli, non dimentichi, bucheranno le notti tempestose con il raggio della verità
I TOPI UMANI
A lungo ho taciuto; lunga notte , fosca, ha coperto per anni , come pietra che nasconde il silenzio, o come oceano che nasconde i suoi abissi; ma da quale delle molte porte che si aprono, la luce intensa che penetra accecando i topi umani pronti ad uscirne, colpirà ed illuminerà i ciechi per far trovar loro la strada abbandonata? Usciron lenti e mesti Come predati in guerra, come prigionieri di un tempo lontano. I si affollarono intorno, urlando, imprecando, alzando bandiere, pugni chiusi e rutti immondi che appestavan l’aria. Come la violenza dell’inferno, la grande furia che ancora grondante e madida nel corpo, si asciugava al dardeggiar cocente; ma non la mente ancora umida e bagnata di tutta la ruggine accumulata nei lunghi anni tetri nascosti dalla pietra; e ancora non vedevano, ma stravolti, dall’accecante luce del giorno, vagavano cercando un appiglio, un appoggio e molti ancora cadevano calpestandosi, mentre da tutte le gole erompe il grido d’angoscia, come un lamento incessante, crudele. E dopo l’accanimento dei pipistrelli, ecco volteggiare e piombare voracemente sulla marea, gli uccelli predatori, avvoltoi e falchi rapaci pronti a togliere dalle orbite quegli occhi bruciati dall’accecante bagliore, ma pronti ad aprirsi alla verità della terra. Ancora tanti restaron ciechi, ed il sangue scorreva a rivoli, come si tagliassero le vene del giorno. E noi ancora impotenti A fermare la carneficina, mentre la lama si abbatteva ancora violentemente e storpiava, squarciava, mutilava orrendamente.
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Poesie di B.Z. n. 16,17 A mia madre - Poundiana A MIA MADRE
Sei rimasta sola, mamma E nella tua solitudine Hai potuto ricostruire Passo per passo, giorno dopo giorno, la tua esistenza e quella dei tuoi cari. Forse vi è stato un momento felice nella tua vita, non vado a cercarlo io. Io con tè ho potuto conoscere tutto il tragico bagaglio che può accompagnare la vita; ma orgogliosamente e dignitosamente hai superato le sferzate di un avverso destino. Forse nell’altra vita potrà arriderti la gioia di ritrovare quella presenza di chi ti lasciò troppo presto. La terra dei tuoi ultimi anni che avrebbe dovuto darti il raccolto da te seminato ha riservato, nel tuo peregrinare, frutti se non amari nemmeno dolcissimi. Ogni uomo nella sua esistenza Deve passare attraverso prove che lo consumano e che gli danno in un tempo futuro la vera dimensione della vita.
POUNDIANA
Nascosto lì dietro, con il “pack” un gelido richiamo per scaldare il deserto dei pensieri e delle notti. Chiama Marcuse, quando scorpione si congiunge con Venere e la rabbia si costruisce con merda. e la pseudo rivoluzione in provetta, robot viaggiante dalle torri del cremlino ci porta nell’incommensurabile nirvana della distruzione totale. Là dove ci chiamano i feticci, Lenin, Gramsci, la distesa dei teschi, le steppe ucraine, le foibe titine, i massacri “radiosi”, le strade di Ho-ci-min e co il ticket si viaggia sino ai paradisi cambogiani e vietnamiti. Ma qui, già pronti a liquare per il falso profeta e per il mistificante cantautore borghese capitalista, che blenorragia e sifilide rossa portano nelle sgangherate e immonde immagini trasudanti e longicome antenne. Dove, con il pedagogo invertito il mellifluo unguento è pronto a cospargere Petronio, per i suoi luridi progetti con Berlinguer pronto come roffia ad imbrattare di pus virulento e fetido le metastasi della società. E li omini di Ezra pronti a ripulire con melaina. Dal forese con forcule e forcelle a passar di spazio, sui lambrecchini e le psefite abbandonate. Gli stucchi e gli orpelli, centrosinistra, libertà, comunismo, democrazia, pluralismo, convergenze, Sciascia, Laiolo, Andreotti, bacherozzi, serpi, veleni, rabdoceli, sparsi in ogni posto, scioperi, sindacalisti , ruffiani, ministri, prostitute, lenoni, ridicoli accaparratori, socialisti ambigui e rigurgito di vomito di donne incinte.
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Poesie di B.Z n. 14,15,. -Tempo perduto - Humus - TEMPO PERDUTO
Quando il tuo sguardo corre lontano, e nello stesso tempo si porta là, nella zona trepidante, in cui amore e martirio sono gemelli tu mi aspetti, ed io cerco di arrivare puntuale all’ appuntamento onde, nel punto d’incontro trovarci e perderci e ritrovare assieme dopo i dolci, lunghissimi spasimi delle nostre membra, quella inebriante e sottile atmosfera di appagamento che si può sentire nell’ aria e che riporta l’aroma di legni e di meli, di frutti dolcissimi, di terra scavata, di anfore antiche, di chiostri lontani, di mare pescoso, di tempo perduto.
HUMUS
Mia tenera e dolce signora, abbiamo dovuto recuperare il tempo, e a ritroso nel tempo abbiamo recuperato le nostre vite. Raccogliemmo da un luogo nascosto ciò che abbiamo dato senza gioia, scoprendo la strada segreta del piacere e dell’amore a noi improvvisamente rivelatosi. Come in una ricerca affannosa Ci siamo scontrati e raccolti, ci siamo percorsi ansiosi, abbiamo cambiato tante volte cercando di trovare i nostri orpelli, le vecchie medaglie, le delusioni, i trionfi e tutto ciò che avevamo gettato nel fondo del mare. E l’abbiamo ripescato; ritornato in superficie ha ritrovato la sua lussureggiate condizione di humus favorevole. Ora fiorisce, germoglia in tutta la sua rigogliosa sensualità, lascivia, abbandono. Trasporta amore, languidezza, con ritmi travolgenti e spasmi acuti che raccoglie tutto il nettare che il fiore nella sua turgidezza, riesce ogni volta e sempre più prepotentemente, a gettare nel grande fiume che lo raccoglie e lo trasporta verso il mare. Letto grande ed accogliente.
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Poesie di B.Z. - n. 11,12, 13 La lunga Strada - Profanazione, - Schiava
LA LUNGA STRADA
La lunga strada del fiume mi portava te come una rutilante autostrada. Cercavo, affannosamente La tua bocca, affinché il calore e la tua generosità non venissero fermati; sentivo la mia anima a cascate, scendere e palpitare gorgogliando, mentre nasceva la gran febbre e le cose grandi si facevan piccole e giganti le piccole cose e tutte insieme si avvolgevano, si perdevano nella terra di versilia in una lunga esasperante disperazione.
PROFANAZIONE
Ti ero ancora vicino, sulla spiaggia ardente e il tuo corpo bruciava; la mia mente tormentata, sconvolta, vagava nei misteriosi abissi dell’uomo. Cercava la rabbia, la delusione, l’oblio, il perdersi nel nulla. Il tuo corpo nudo, color del bronzo brunito palpitava, come negli ardori del letto, cercando nella rena sottile il piacere intenso della struggente profanazione, che preghiera e misteriose fattucchiere lontano nel deserto del pensiero trafiggevano nel ventre, per tenerla lontana dalla violenza e dalla stupidità delle cose.
SCHIAVA
Tu sei la mia schiava; per quando ho sete, per quando ho fame, tu porti tutti frutti generosi della tua terra; tu li conservi gelosamente affinché io mi possa nutrire; tu li rendi più teneri più appetitosi per le mie brame. Tu mi fai bere nel calice più profumato e prezioso; tu semini il terreno con i miei chicchi di grano; ed io, dopo la lunga traversata nel deserto, ti trovo nell’oasi e assieme al cammello, possiamo rifugiarci dalla tempesta di sabbia, nella tua tenda. |
POESIE DI B. Z - - N. 8,9,10 -UOMINI E MOTORI -AGHI DI PINO -AUTUNNO
UOMINI E MOTORI
Non voglio girare intorno a una ruota che altri ha creato: sola comodità una semplice tenda, dove in modo acuto il rombo e la solitudine si insinuano e le mani ritrovano il loro mezzo, quando immersi nel fango uomini e motori scavano l’umanità.
AGHI DI PINO
Come lunghi aghi di pino i miei occhi trafitti dal pianto si immergevano nel buio della notte calda e sensuale della tua terra. Il rompersi delle onde sugli scogli portava dentro di noi il sapore del sale a lungo aspirato. E lo sciogliersi dei nostri pensieri, accompagnato dai lunghi silenzi, si congiungeva assieme a dolciastre volute di fumo.
AUTUNNO
Sento la dolcezza dell’autunno Sfiorarmi dolcemente con i suoi colori caldi e morbidi- Foglie ingiallite che il vento leggero innalza e poi fa lentamente cadere. Ricordi di ieri, momenti di vita. Forse è questo l’abbandono o il ritrovar se stessi per affrontare con rinnovato vigore, le angosce, i perigli, le gioie, gli affanni, le vittorie e le sconfitte, di ieri, di oggi e forse di domani.
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Inviato da: diletta.castelli
il 23/10/2016 alle 14:05