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LETTERA ALLE ISTITUZIONI

Post n°12 pubblicato il 14 Ottobre 2008 da osservpubblammin

Dall’Osservatorio sulla Pubblica Amministrazione

Ormai chi parla veramente? Il telegiornale. Ma per paura che qualcuno possa capirne il contenuto o ci mettono i tamburi africani come sottofondo alla lettura delle  notizie o fanno scorrere i titoli delle principali notizie in basso sul teleschermo, che catturando l’attenzione distraggono.

Ma il garante dell’informazione è soddisfatto? Così sembra.

Probabilmente  tutto si spiega con il fatto che i giornalisti ambiscono a passare a fare gli uomini di spettacolo nel senso vero e proprio e così si allenano.

In tutto questo giovanilismo la maturità delle relazioni sociali trova poco posto e mentre le mamme invecchiano  i figli non crescono. Però, si trovano in ufficio ad essere colleghi, e  esplode il mobbing, perché gli alti dirigenti la torta la posano indivisa e la battaglia fra colleghi inizia  buttando sul campo prerogative e privilegi.

Ma si sa , è  la sana competizione per gli incentivi, fatta come una guerra senza frontiere. Pare che la competitività agevoli le aziende e gli uffici pubblici, ma invece è chi vince che stabilisce i ritmi  di lavoro e i risultati, e questo spesso non è favorevole agli interessi del “padrun dalle belle braghe bianche” proprio perché ha lasciato sul terreno troppi scontenti e ha favorito i furbetti d’oratorio e i mediocri.

Un tempo si chiamava “capro espiatorio” oggi si chiama mobbizzato, ma è la stessa cosa.; accade alla bella ma riservata, al giovane garbato e studioso, all’uomo maturo non inserito ai vertici, ma dignitoso nel suo vestitino fatto di esperienza di vita, un po’ fuori  moda, certo, troppo per benino per piacere.

Per le fasce deboli della società vivere o sopravvivere è diventata sempre più un’arte da camaleonte. Il risultato è una società che va in giro impudicamente nuda nei suoi difetti, ma nessuno ha il coraggio di gridarlo, perché per lo stupore la massa lo considererebbe un pazzo e ne riderebbe tanto da morirne, facendo rischiare alla nazione per i troppi morti,  la più grave crisi demografica dal tempo delle due guerre mondiali:

La solidarietà  fra  i giovani e fra questi e le vecchie generazioni è stata sostituita dalla legge del branco.

Ma i capi non sono fieri capo-branco, ma i più omologati alle mode della ritrovata barbarie – soggetti che al momento di pagare gli errori del gruppo si defilano nell’anonimato e con opportunismo e vigliaccheria scaricano colpe e responsabilità, dopo aver indicato il male da compiere e aver partecipato – e per quell’apparenza si essere insignificante viene creduto  innocente, perfino talvolta dagli altri componenti del branco, che non avendo espresso il proprio dissenso si sono resi responsabili di azioni riprovevoli e pertanto forti del comune sentire si sono considerati al di sopra di ogni legge civile e morale.

In fondo , come diceva Pirandello la realtà riesce  a superare i confini che non osa varcare per pudore un romanziere, dedito all’invenzione di storie verosimili. E tutti inebetiti, frettolosi di voltar pagina, guardiamo una società dove a più di un individuo, come il greco  Archiloco  potremo dire:

“E tu spossato, con ansia della riva,  tu rimanga a ciglio della frangente, nel freddo, stringendo i denti”,

e pazienza  – aggiungiamo    se la parcella del dentista sarà altissima, l’importante  è che non si evadano le tasse, perché lo Stato ridistribuirà a tutti secondo i bisogni di ciascuno; in fondo  siamo tutti “servi di scena” di questo spettacolo indecoroso, che si recita a soggetto, e beati e ridicoli coloro  che,  per dirla con le parole di Shakespeare, messe in bocca ad un personaggio femminile, diranno  “Felice soltanto di non essere tanto vecchia da non poter imparare: e anche più felice di non essere così sciocca da non poterlo fare” – e speriamo che essi erediteranno la terra e ciò che  contiene …. Altrimenti chissà …

(Fine)

                                                                                              ANGELA BARRESI

   

 

 

 

 

 

 
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