Bacheca.

l'appuntamento è per le 12:00, ma arrivo in anticipo. l'occasione è di quelle ghiotte: voglio guadagnarmi un posto a sedere.

quando mi vede, la squinzia, più bella che mai, finge costernazione:
"alla fine, sei venuto"
"certo: non sarei mancato per nulla al mondo. ho preso il gommone per venire qui"
"ma io mi vergogno! - e la finta costernazione lascia il posto al suo sorriso malizioso - finora ero rimasta calma, ma adesso..."
"non preoccuparti, andrà benissimo. ci vediamo dentro" e mi avvio alla saletta.

vorrei trattenerla qualche minuto, ma è circondata di persone. un po' tesa, forse, parla del suo lavoro, della sua passione: è in splendida forma, uno scintillìo negli occhi. peccato per i capelli, arricciati dall'acquazzone romano.
che però le danno un'aria un po' selvaggia, tipo la tizia dei film appena uscita dalla doccia. uhm...
non voglio disturbarla: faccio un cenno ad un viso noto e vado a guadagnarmi una poltroncina.

fortunatamente, sono tra i primi. perchè la saletta è proprio etta. e l'affluenza, imprevista. finisce che c'è gente in piedi.
mi metto in fondo, per non crear disturbo. e quando s'inizia, un paio di volte mi lancia un sorriso un po' automatico attraverso venti metri di teste: bel gesto. che quasi mi fa dimenticare la giacca, la camicia, i pantaloni e financo i boxer bagnati di pioggia.

la squinzia introduce e subito mi stupisce.
legge, cosa si pretende?, ma mi sarei aspettato qualche inciampo, un tremor di voce.
e invece, niente.
tranquilla, pacata, relaziona sulle attività e sui progetti dell'Associazione. davanti a una settantina di còlti o quasi còlti operatori della cultura, procede senza intoppi, senza inciampi.
mi sta diventando una sindacalista della cultura e c'è di che esser fieri.

me ne rallegro, tra me. mai avrei voluto esser causa di imbarazzi.
ma lei è così, ormai la conosco: a volte preoccupata, prima.
poi, un treno.
son palle, queste: non è un caso che io l'adori.

applaudo sobriamente, ad evitare di essere individuato come interessata clacque.

poi arrivano il Libraio, l'Autore, l'Editore.
mi eclisso alla ricerca di una toilette, in omaggio al freddo patìto e agli anni che corrono, e le faccio dei cenni: "dopo-man-gia-mo-insie-me?"
annuisce.
ma io so che sarà difficile.

allo sciamare dei còlti, le faccio i complimenti.
tra una stretta di mano e un po' di public relations mi sorride.
"mi dispiace - dice - ma lo vedi com'è, oggi"
lo vedo, lo vedo: "è il tuo momento, gòditi il palcoscenico"
"io sono sempre sul palcoscenico"

"giusto - penso tra me e me - e non è un caso che io ti adori"
dopo una mezza dozzina di corridoi e di prolungate soste, saluto la compagnìa.

fuori, per fortuna, ha smesso di piovere.

vado ad asciugarmi.
ci vorrebbe una casa col camino, perdìo!

:)