Creato da: giancla56 il 27/11/2004
Una bacheca, appunto. Un posto dove attaccare foglietti, post-it, annotazioni. Dove appendere pensieri, foto, emozioni, immagini, riflessioni, sfoghi, sentimenti,sorrisi, incazzature e pianti. Ma non una bacheca privata, solo mia. Anche di quelli che, se vorranno, potranno usarla.

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spacciatori di comunismo.

Post n°711 pubblicato il 25 Settembre 2005 da giancla56


uno scambio di post con ghostdog, sull'argomento comunismo & comunisti, mi fornisce il destro per un ragionamento più generale, sulle etichette e le semplificazioni.
avviso: è uno dei miei famigerati pipponi mentali. dunque, chi non è interessato può tranquillamente chiuderla qui.

lui analizza quelli che comunemente vengono definiti comunisti in base a due criteri:
a) l'aderenza della teorìa (e quindi delle intenzioni) al "Manifesto".
b) il velleitarismo della prassi.
ne conclude che i comunisti non esistono. non solo: trascinato dall'amor del paradosso, ne conclude che i comunisti (veri) non sono mai esistiti.
e ne fa discendere che bisogna guardarsi dall'appiccicare etichette, dal fare generalizzazioni.

sulla prima conclusione non mi trova d'accordo, sulla seconda solo parzialmente.

il punto è che le etichette, le generalizzazioni, pur a volte sgradevoli e forse scientificamente infondate, ci servono.
non possiamo farne a meno.

le teorìe, le idee, la loro storia, il loro evolversi sono un fatto molto complesso. chi potrebbe affermare, senza tèma di ridicolo, che esista l'anarchismo? o il capitalismo? o il socialismo? o il liberalismo, o il fascismo? o il liberismo? o, vivaddìo, il cristianesimo e l'islamismo?
nessuno.
cos'hanno in comune i contadini di Thomas Munzer (di cui qui s'è gia parlato) con Don Baget Bozzo o con l'Archimandrita di Mosca o con i telepredicatori americani?
nulla, se non l'essere cristiani (o il tentare, o il ritenere, di esserlo).

ma, secondo i parametri di ghostdog, i cristiani non esistono. come non esistono i comunisti, i fascisti, i liberali, i socialisti, i liberisti, ecc.

tutto ciò, naturalmente, ha una sua solida base fondante. se non altro per il fatto che non esistono due uomini uguali (neanche i gemelli omozigoti lo sono).
ma ecco che le premesse teoriche (pure inattaccabili), se portate al paradosso, divengono delle non-idee perchè non utilizzabili nel comunicare.

ed ecco perchè, nel comunicare, noi non possiamo fare a meno di etichettare e generalizzare.

nel rispondere a ghostdog in quel thread concludevo ironicamente:
"facciamo così: non chiamiamoli più comunisti. chiamiamoli spacciatori di comunismo". e lui concordava (sorridendo, immagino).

ma eccoci di nuovo da capo:
non sarebbe, anche questa, una semplificazione, un'etichetta?
che passi avanti avremmo fatto?

fine del pippone domenicale.

:)

PS: l'idea dell'immagine l'ho rubata a ghostdog. perchè è l'unico Marx che mi piace. :)

 
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Commenti al Post:
72rosalux72
72rosalux72 il 25/09/05 alle 12:26 via WEB
spacciatori di comunismo è perfetto... però a me continuate a chiamarmi comunista ( anche di merda, fa lo stesso). ci tengo.buona domenica gian
(Rispondi)
 
 
giancla56
giancla56 il 25/09/05 alle 12:37 via WEB
per quanto mi riguarda, continuerò a chiamarti comunista, ma non di merda. eccheccazzo! etichettatore sì, ma sempre gentiluomo. buona domenica a te.:) PS: scusa per quel commento un po' "duro", ma se l'è proprio cercata.
(Rispondi)
 
 
gh0std0g
gh0std0g il 25/09/05 alle 17:33 via WEB
Manola, per te (ma solo per te) farò un'eccezione, e continuerò non solo a chiamarti, ma a pensarti comunista:)
(Rispondi)
 
72rosalux72
72rosalux72 il 25/09/05 alle 12:47 via WEB
forse lo dovevo dire sul mio diario, anzi, togli il forse, ma non sono riuscita a trovare parole adatte. quelle che mi venivano, insomma... mi sono censurata. leggendo quel commento sono rimasta a bocca aperta.
(Rispondi)
 
 
giancla56
giancla56 il 25/09/05 alle 14:59 via WEB
non importa, c'ho pensato io (pur senza fare il maggiordomo...). l'assenza di reazioni mi fa pensare di aver còlto nel segno. :)
(Rispondi)
 
gh0std0g
gh0std0g il 25/09/05 alle 17:30 via WEB
Caro Giancla, il tuo argomentare è raffinato ma non mi farò incastrare. In primo luogo, la conclusione secondo cui i comunisti non esistono non è mia (non dico questo nel mio post), ma è la conclusione che tu trai dal mio discorso. Non ho detto (salvo nella mia risposta, evidentemente paradossale, al tuo commento) che i comunisti non esistono, ma che quelli che esistono ed operano realmente non sono quelli che si presentano come tali. Se le parole hanno un senso, per me comunista, in senso (dio mi perdoni) oggettivo, è uno che crede nella fine del capitalismo ed opera in questo senso. Tutti quelli che si adoperano per "migliorare", "riformare", "correggere" il capitalismo, e non per ABBATTERLO (o meglio, per assecondarne il rovesciamento, dovuto alle proprie contraddizioni interne), a mio avviso non sono comunisti, e se usano il termine è per un discorso identitario o affettivo che poco ha a che fare con la loro azione reale. Questo non significa che non esistano effettivamente persone che credono nell'inevitabile fine del capitalismo e agiscono di conseguenza. Questi sono comunisti nel senso pieno dell'espressione: il fatto è che io, ad esempio, non ne conosco molti. Quasi nessuno. Forse nessuno proprio. Altra questione è quella dell'uso delle etichette. Le etichette e le generalizzazioni servono, e siamo d'accordo, per comunicare. Ma bisogna sempre aver presente il carattere intrinsecamente fallace di ogni generalizzazione. Specialmente quando i termini vengono utilizzati per formulare giudizi o (peggio) per orientare la propria azione politica. Esistono i cristiani. I cristiani hanno bruciato gli eretici, in passato. Ergo, tutti i cristiani bruciano eretici? E' ovvio che no, ma è l'argomento che viene usato per i comunisti che mangiano i bambini. E funziona. Tu non apprezzi Marx (non quello della foto: l'altro, quello più noioso), e immagino ne abbia letto qualcosa. Ma la maggior parte delle persone che ritengono Marx l'incarnazione del male lo conoscono solo attraverso l'etichetta semplificatrice (e quindi in sé fallace) di padre del comunismo e nonno dell'Unione sovietica. In realtà, la rivoluzione sovietica ha ben poco a che fare con la fine del capitalismo di cui parla Marx, se non altro perché ha luogo in una società in cui il capitalismo non esisteva. In realtà, a leggerlo, Marx è molto più ricco di sfumature di quanto non sembri. E alla fine della sua vita era perfettamente consapevole di come lo sviluppo del capitalismo stesse prendendo strade diverse da quelle ipotizzate nelo Manifesto. Non smise mai di interrogarsi sul reale, anche quando questo andava fuori dai suoi schemi. Questo è un atteggiamento che rispetto. Mi dà sempe fastidio quando una realtà complessa viene ridotta a pochi schemi. Nella politica questo accade quotidianamente, e mi pare sempre di più negli ultimi anni. Non sempre generalizzare serve a comunicare, spesso serve a consentire alle persone di smettere di pensare. E a proposito del senso delle parole, sei consapevole che da ora in avanti sei anche tu socialista? Ora incominceremo a scannarci su cosa vuol dire essere socialisti? Ciao Compagno:)
(Rispondi)
 
gh0std0g
gh0std0g il 25/09/05 alle 23:19 via WEB
E se posso aggiungere una postilla, direi che questo discorso mi conferma la validità di una frase che ho letto tempo fa su un libricino dal titolo "contro la comunicazione" (titolo coraggioso, visti i tempi) e che diceva, grosso modo, che la comunicazione è l'opposto della conoscenza. Ciò che serve tanto bene a comunicare (generalizzazioni, convenzioni, etichette, ecc.) è quello che ci manda fuori strada quando si tratta di conoscere la realtà di qualcosa. Mi sembra interessante, quando mi passa il mal di testa ci penso meglio:) Notte
(Rispondi)
 
 
giancla56
giancla56 il 26/09/05 alle 18:27 via WEB
ciao. non volevo incastrarti: solo sostenere un mio punto di vista (che rimane esclusivamente mio, naturalmente). e cioè che tutto nella vita, TUTTO, è relativo. il discorso sui comunisti (veri o presunti che siano) vale anche per le etichette. è sterile, da parte dei destri (che etichetta, eh?), bollare di comunismo chiunque non sia della loro idea. ma è altrettanto sterile tentare di dimostrare che TUTTI quelli che si AUTODEFINISCONO comunisti, in effetti non lo sono. è un problema definitorio: non ci fa fare alcun passo avanti. è sciocco appiccicare etichette senza sapere, senza conoscere, senza approfondire, solo per comodo. ma sarebbe altrettanto sciocco negare, per principio, l'esistenza e l'uso di alcune categorìe. esistono i "riformatori"? esistono i "conservatori"? forse, a rigor di logica, no. nel senso che, ad esempio, quasi nessun conservatore accetterebbe l'etichetta. e, forse, dal suo punto di vista, a buon diritto. (nessun riformatore rifiuterebbe l'etichetta per dirsi conservatore, ma questo è un altro discorso...). eppure, per me, ci sono alcuni che tendono a "conservare", altri che tendono a "riformare". in sostanza, intendevo dire che, purtroppo per tutti noi (diversamente, la vita sarebbe MOLTO più facile), non esiste LA verità. spesso uso l'immagine della scultura per definire la verità: una statua bellissima, ma che assume le forme più diverse a seconda del punto di osservazione. d'altronde, da un lercio relativista come me, cosa ti aspettavi? :) veniamo all'argomento "comunicazione". non sono un esperto, pratico l'argomento artigianalmente per motivi di lavoro. mi sconcerta, però, l'affermazione (di nuovo, piuttosto ab-soluta): "la comunicazione è l'opposto della conoscenza". non sono d'accordo: in primis, perchè (ancora) vorrei capìre cosa sarebbero LA comunicazione e LA conoscenza. poi, penso che la comunicazione abbia, fondamentalmente, il còmpito di favorire la circolazione delle idee e lo scambio di opinioni. in questo senso, quindi, FAVORISCE la conoscenza. la conoscenza di quel che accade altrove, la conoscenza dell'altro da sé, la conoscenza di luoghi, situazioni, persone, contesti sociali, politici, scientifici dei quali potremmo ignorare l'esistenza. in questo senso, dunque, credo proprio che l'affermazione, come tutte le affermazioni ab-solute, e per quanto (non dubito) sostenuta da un apparato logico di spessore, lasci il tempo che trova. ciao. PS: il socialismo è un'altra storia complessa quant'altre mai (e più lunga, mi pare, del comunismo), quindi soprassediamo. non temere, io mi autodefinisco radicale, quindi non ho problemi a dirmi anche socialista (il tutto per la parte, se hai presente...). e non ho mai avuto problemi ad usare la parola compagno (nemmeno negli anni '80 e '90, figurati!), anzi: è una parola che mi piace molto. nell'accezione, naturalmente, di chi condivide un percorso comune (cum-panis). :-)))
(Rispondi)
 
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