Creato da: giancla56 il 27/11/2004
Una bacheca, appunto. Un posto dove attaccare foglietti, post-it, annotazioni. Dove appendere pensieri, foto, emozioni, immagini, riflessioni, sfoghi, sentimenti,sorrisi, incazzature e pianti. Ma non una bacheca privata, solo mia. Anche di quelli che, se vorranno, potranno usarla.

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« a volte, la candid cam... è lunedì mattina. e pi... »

primarie dei programmi o programmi delle primarie?

Post n°729 pubblicato il 03 Ottobre 2005 da giancla56



EDITORIALE
lunedì 3 ottobre 2005
Sdoganamenti. I sette «voglio» di Rifondazione che nessuno contesta
Ma se voto Prodi, voto anche Bertinotti?


Tra due settimane i popoli dell’Unione anti-berlusconiana saranno chiamati a votare nelle primarie. Per quanto questa consultazione si svolga in una logica proporzionale, visto che non serve a decidere chi è il leader ma solo che percentuale di voti potranno far pesare nei successivi equilibri i vari leaderini che vi partecipano, si tratta comunque di una prima assoluta nel sistema bipolare italiano. Bisogna dunque prenderla sul serio, e decidere se andare a votare e per chi.

La prima difficoltà è che, per partecipare, bisogna preventivamente impegnarsi a votare per il centrosinistra, comunque vadano le primarie. Questa scelta di campo a prescindere è possibile per chi vota per disciplina di partito o per senso di appartenenza, impossibile per chi vota sulla base dei programmi e del leader chiamato ad applicarli. E’ probabile, per esempio, che ci sia una buona quota di elettori del centrodestra oggi disposti a votare centrosinistra se il candidato premier sarà Berlusconi, ma domani pronti a ripensarci se fosse Fini o Casini. Allo stesso tempo, ci sono elettori orientati verso il centrosinistra che però avrebbero molti dubbi a votarlo se dalle primarie Bertinotti uscisse come vincitore, cioè con una percentuale di voti tale da pesare in misura decisiva sul futuro governo. Aggiungiamo che il programma del centrosinistra verrà discusso e reso noto solo dopo le primarie. Dunque il giuramento di fedeltà esclude quell’elettorato mobile e pragmatico che dovrebbe essere il sale della democrazia bipolare.
L’altro elemento che fa diffidare delle primarie dell’Unione è il sospetto fair play con cui si sta giocando la partita tra i candidati. Ognuno copre l’altro, e Prodi copre tutti. Sembra di capire che i programmi in lizza non sono considerati alternativi tra loro, ma pezzi di uno stesso puzzle che verrà assemblato dopo, senza scontentare nessuno. Così, mentre infuria nel centrosinistra il dibattito per decidere se si può sdoganare Pannella, il cui programma è temuto da molti come inconciliabile con il centrosinistra, è stato già sdoganato Bertinotti, il cui programma viene evidentemente ritenuto perfettamente compatibile con l’azione di governo futura.

Però bisogna prendersi la briga di leggerlo, quel programma. Che già dal titolo è minaccioso, perché si chiama «Voglio», non «Sogno», o «Propongo». Che vuole, dunque, Bertinotti? Bertinotti vuole:
 a) «il ritiro immediato dell’Italia dalla guerra di occupazione in Iraq e dagli altri luoghi dove è presente in forme di occupazione militare, come l’Afghanistan e i Balcani»;
 b) «l’indicazione di una forbice massima tra le retribuzioni nel sistema pubblico e privato in modo che non possa esserci chi guadagna oltre 10 volte quanto chi prende il minimo contrattuale»;
 c) «l’introduzione di un sistema di adeguamento automatico di salari e pensioni all’inflazione reale» (scala mobile, n.d.r.); d) «l’abbandono della politica delle grandi opere»;
 e) l’«abrogazione della legge Biagi»;
 f) «una tassazione per le transazioni finanziarie internazionali (tobin tax)»;
 g) «tassare tutte le ricchezze finanziarie e patrimoniali».
Questo è ciò che c’è.
 
Poi c’è una cosa che manca, ed è un’assenza sorprendente per chiunque abbia qualche dimestichezza con la storia dei partiti di sinistra: nel programma di Bertinotti non è mai citata, nemmeno una volta, la parola «occupazione». L’obiettivo storico dei movimenti operai, dare lavoro. Di conseguenza non è mai nemmeno una volta citata la parola «sviluppo», o la parola «crescita» o la parola «pil». E’ come se questa nuova sinistra antagonista avesse completamente rinunciato all’obiettivo dello sviluppo delle forze produttive, capitale e lavoro; come se ritenesse ormai di operare in una società condannata a un gioco a somma zero: la ricchezza non va prodotta, ma solo distribuita; ai disoccupati bisogna dare un salario sociale, perché non c’è speranza di dargli un salario vero; più che creare nuovo lavoro bisogna stabilizzare quello che c’è, trasformando i lavoratori parziali, temporanei, occasionali, in titolari di un posto fisso a vita. Un radicalismo sociale in salsa autarchica, che immagina un paese senza vincoli di bilancio, la cui industria non ha vincoli di competitività sui mercati, e l’unica cosa che resta da fare è spartirsi diversamente le briciole.

Non è strano che questo programma non venga contestato e contrastato apertamente dal principale competitor, Romano Prodi? Noi vorremmo sapere se, una volta battuto Bertinotti alle primarie con qualsiasi percentuale, i sette punti che abbiamo elencato sono automaticamente cassati dal programma dell’Unione, o se vi saranno rappresentati in misura proporzionale ai voti che prenderà Bertinotti; vorremmo sapere se il ritorno della scala mobile o il ritiro dall’Afghanistan e dai Balcani sono considerati dal leader dell’Unione due bestemmie o un utile contributo al programma. E lo vorremmo sapere prima di decidere se e per chi votare.

da il Riformista

 
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Commenti al Post:
72rosalux72
72rosalux72 il 03/10/05 alle 23:48 via WEB
mò il riformista è diventato il meglio giornale?
(Rispondi)
 
 
giancla56
giancla56 il 04/10/05 alle 00:27 via WEB
il meglio in che senso? se intendi nel senso che lo leggo io, sì: è il meglio. :) a parte gli scherzi, il meglio non esiste, al contrario del peggio che, invece, non muore mai. è solo un giornale interessante. c'è chi lo accusa di essere dalemiano e chi dice che non è nemmeno di sinistra, pensa un po'. a me non me ne frega niente: mi piace e basta. diciamo che ha padroni meno grossi di Corsera e Stampa, è meno scontato del Manifesto e più stimolante del Messaggero. gli organi di Partito non li leggo per principio. :) PS: eppoi è smilzo: solo otto pagine e io sono pigro.
(Rispondi)
 
 
 
n.d.r
n.d.r il 04/10/05 alle 14:22 via WEB
.... p.s. con 'sta scusa finirai con leggere "solo" il foglio di ferrara (((( :
(Rispondi)
 
raul.raul
raul.raul il 04/10/05 alle 16:28 via WEB
Ottimo il programma di Bertinotti e NO AI RADICALI NELL'UNIONE.
(Rispondi)
 
 
giancla56
giancla56 il 04/10/05 alle 16:59 via WEB
bene. :)
(Rispondi)
 
gh0std0g
gh0std0g il 07/10/05 alle 11:21 via WEB
Questo post è troppo succulento per non intervenire, mannaggia a te:). Osservo i punti del programma di Bertinotti come sintetizzato dal Riformista, e mi viene da pensare che in molti casi costituiscono un tentativo di dare qualche risposta a problemi reali. Forse ritirarci dall'Afghanistan (si scrive così? Mah!) non è la scelta migliore, ma chiederci cosa andiamo a fare con i nostri soldati in giro per il mondo non mi pare sbagliato. Non per dire dei no a priori, ma per capire quali interessi reali andiamo a tutelare. Così non credo che il problema dei redditi sperequati, il fatto che l'inflazione ha eroso drammaticamente il potere di acquisto dei salari, l'esistenza di rendite improduttive, ecc. siano deliri di un estremista. Sono problemi reali. In molti casi le soluzioni sono discutibili (non ho mai avuto particolare stima per Bertinotti), ma i problemi ci sono. Ci sarebbe da discutere molto, poi, anche su questo mito della crescita e dello sviluppo, sui tanti dogmi indiscutibili del pensiero economico dominante, a cominciare dall'idea che la ricchezza di un paese si misuri solo sul PIL. C'era un bell'articolo di Giorgio Ruffolo - che non mi pare un estremista - a questo proposito su Repubblica di qualche settimana fa, in cui si parlava della possibilità di rivedere i criteri con cui leggiamo la ricchezza e la crescita di un paese. Può darsi che non sia inutile cominciare a porsi delle domande al riguardo. Una crescita continua è realmente sostenibile? E fino a quando? E a quale prezzo? E soprattutto, siamo così sicuri che lo sviluppo sia incompatibile con la ridistribuzione del reddito, che una società che si sviluppa sia inevitabilmente una società in cui le disuguaglianze crescono? O è quello che ci si vuol far credere? In ogni caso, per molto tempo nella storia dell'occidente industrializzato non è stato così, l'idea che lo sviluppo è incompatibile con la ridistribuzione del reddito mi pare idea recente, e assai ideologicamente orientata. Infine, non capisco questo giochino di alzare steccati a sinistra anziché lavorare su quello che può unire. La sinistra divisa perde, salvo in UK che però non credo sia un modello esportabile per tante ragioni. E la destra che vince non è una bella destra liberale, ma un'altra cosa. Se i signori che si autoqualificano riformisti pensano di poter governare decentemente questo paese da soli, lo dicano e agiscano di conseguenza. Ma poi non diamo la colpa a Bertinotti se ci becchiamo altri 5 anni di destra. Se, invece, ci si vuole alleare con Bertinotti, bisogna avere la pazienza di ascoltare quello che dice, senza trattarlo come un utile idiota. Io alle primarie voterò Prodi, ma non mi dispiace se Bertinotti ha un buon risultato, se questo serve a richiamare l'attenzione sui problemi di cui sopra. Così come non mi dispiace se entrano i radicali, se questo porta un'iniezione di spiroto laico e autenticamente liberale. Coi tempi che corrono, bisogna rimboccarsi le maniche senza perdersi in sterili menate. Ho finito. Saluti riformisti:)
(Rispondi)
 
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