VoglioBallareLaVita!

Il posto sbagliato


 In trasferta a Kuala Lumpur (Malesia). Non sono in vacanza. E' sabato. Mi sono svegliato alle 17. Un leggero jet lag.Volevo dare un'occhiata a come si balla da queste parti. Sono andato a Bukit Bintang. Un ammasso di locali che non serve certo a creare un'esperienza culturale. Praticamente non ci sono malesi (a parte i taxisti che aspettano per fottere come sempre i turisti). Direi che forse sto cercando nei posti sbagliati. Io non sono un turista. Ma ormai sono qui. Entro in un locale pagando 40 ringgit malesi: un'enormità, conoscendo i prezzi da queste parti.E' evidentemente il posto sbagliato. Ma mi va così.E' evidentemente il posto sbagliato, perchè bastava un'occhiata per capire che le ragazze (tante e belle) che adocchiavano senza alcuna schermaglia, erano tutte (tutte!) lì per un motivo preciso. Un motivo di tipo professionale. Quindi ero assolutamente nel posto sbagliato. La musica è dal vivo: cover band, come al solito da queste parti. Bravini, vitali, forse FIlippini.Idioti occidentali e medio orientali importunano le ragazze che cantano. Ma senza nemmeno esagerare.Pochi ballano in realtà; pochi sono qui per questo. Forse solo io? Eppure sto bene. Mi faccio la mia birra pagata a caro prezzo e poi mi tengo la bottiglia vuota in mano, per evitare che i camerieri mi rompano le balle. Ovviamente come se non fossero addestrati a capire da chilometri di distanza la quantità residua di liquido in un bicchiere. Sto bene anche se non faccio nulla. Forse per il fatto che sono continuamente abbordato da ragazze giovani, belle, disponibili? Mmmm... a meno che io no creda veramente che questo posto esalta il mio irresistibile fascino latino... un tantino improbabile? Quindi ormai è conclamato. SONO NEL POSTO SBAGLIATO. Invece, forse no: soprattutto se l'essenziale è come mi ci sento io qui. Ed io ci sto indubbiamente bene.Forse ci sto bene perchè in Asia bisogna sempre stare attenti a come stanno le cose e lasciar perdere i giudizi affrettati. Non solo in Asia: ma il Asia lo vedo meglio. In posti come questo si possono incontrare persone interessanti. Con maggiore probabilità che lavorando per una banca, direi. Quasi mai le persone interessanti sono i clienti (escluso me, ovviamente): molto più probabilmente interesanti sono proprio quelle ragazze. Le professioniste. Ognuna di loro (o forse qualcuna di loro) ha una storia, una vita da raccontare. Quasi tutte conoscono le persone come nessuno psicologo potrà mai sperare. Le conoscono da dentro, le conoscono per quello che sono. Non per la loro giacca e cravatta.... le conoscono dopo la giacca e la cravatta. E, incredibilmente, molte di loro conservano una innocenza ed una dolcezza che non troveresti mai in una brava-ragazza-delle-mie-parti. Come se il fatto di fare sesso per soldi, non le riguardasse realmente. Cioè "puttana" non riguarda loro ma solo quello che fanno. Ho fatto una serie di incontri. Brevi e nemmeno intensi. Ma interessanti. Ho sfiorato altri mondi. Rimbalzo gentilmente una sassaiola di ragazze.  Ci sono tante ragazze ghanesi: non avevo mai visto così tante ragazze nere in Asia. Probabilmente "servono" per gli occidentali. Gli orientali sono troppo razzisti con chi ha la pelle nera. In Asia si vendono regolarmente le creme sbiancanti! Poi arriva Luisa. Evidentemente è stato consigliato a queste ragazze di semplificare i loro nomi con qualche nome d'arte: hanno tutte nomi simil- italiani. Luisa è nera del Ghana. E' giovane. Mi approccia più o meno come le altre. Più o meno come alle altre, le rispondo che non starò con lei questa notte. E lei mi chiede: "why don't you pay a drink to me?" "Why? Just because you are nice?" "Yes, because I'm nice" "Right answer!" E le pago una birra ad un prezzo inconcepibile (per gli standard di qui): 30 RYM. Poi bye bye. E questo fatto, chissà perchè, mi piace per una sorta di costosa gratuità.Dopo altre proposte rifiutate, mi sposto dal bordo pista. La musica dal vivo è finita e quella del DJ fa cagare. Mi sposto verso la periferia del locale. Rimango sul confine tra il dentro ed il fuori, così questa cazzo di musica non è troppo forte e posso vedere come vanno le cose, come funziona questo mercato. Il marketing e le decisioni di acquisto. I budget e le strategie di prezzo.Io ho ancora in mano la mia bottiglia di birra prosciugata e continuo a rimbalzare ragazze. Poi una ragazza si frappone fra me e la pista. Frapporsi è un termine che non è adeguato: la sua corporatura scriccioliforme non può servire a frapporsi. Mi guarda... ma rimane a distanza. Poi mi da le spalle. Ma continua ad avvicinarsi. Balla e si avvicina. Quando mi è ormai vicinissima, mi guarda con uno sguardo che non ha nemmeno idea di cosa possa essere la malizia, mi sorride e mi dice:        "No worry" Rassicurante. E' difficile essere preoccupato dalla sua presenza: l'unica preoccupazione può essere quella di farle del male, urtandola inavvertitamente. Peserà forse 40 chili...  E' completamente pazza, una pazzia minuta. Balla. Cioè si muove. Se azzeccasse solo per una volta il ritmo, anche solo per sbaglio, non mi sarebbe così tanto simpatica.Ha i capelli a caschetto, pantaloni neri ed una camicetta bianca. E' vietnamita. E' bella. Anzi, no, lei è molto molto carina. Poi mi dice una cosa. Non capisco ma a lei non importa. Comincia a parlare e continua, continua imperterrita. Non capisco assolutamente nulla del suo inglese quasi casuale, ma non sembra importarle. Lei parla con quella sua vocina, nel bel mezzo della musica da discoteca... un inglese casuale...Allora, mi chino leggermente: nonostante io sia un gradino più in basso è necessario, non dico per capire ma almeno per sentire la vocina emessa da quello scricciolo. E annuisco e faccio espressioni di quello che segue e capisce. Ma non capisco nulla. Ma a lei non importa che io capisca: lei parla."How old are you?" chiedo"26""You mean 19?"Mi mostra il passaporto due volte. E' inverosimilmente vero.Provo a leggere anche il suo nome: non c'è verso di ricordarlo.Continua a parlare. Senza dubbi. Senza cedimenti. Senza incertezze. Ed io continuo con la stessa assoluta sicurezza a non capire un cazzo.Poi balla. Di nuovoSenza senso, senza sensualità, con quel visetto sorridente sembra che sia da un'altra parte. I movimenti potrebbero anche risultare bellini. E' che sta ballando un'altra musica. Si allontana un po'... ... e arriva Jennifer. Una regina nera. Alta. Bella. Si ferma. Mi guarda negli occhi. Diretta.Mi piacerebbe credere che siamo qui, in questo momento, in quanto io-e-lei. Questa volta mi piacerebbe non sapere perchè è venuta qui dal Gana.E' nata il 13 agosto, un 13 agosto. E' leone. E su questo non ci piove. Non è la prima cosa che mi ha detto, ovviamente. Ma non serviva dirlo"You look like an African princess" E su questo non ci piove.Balla come una African Princess. Si muove e cammina come una African Princess.E' vestita come una African Princess: vestito nero, semplice, impeccabile su di lei. Borsetta nera. Catenina oro. Mi ricorda una mia amica indonesiana. Anche lei del leone. Ma con lei siamo stati io-e-lei.Poi esco, perchè alle tre la musica finisce. Non sono stanco: il jet lag a volte è utile. Arriva la piccoletta. Mi avvicino un po' mentre traffica con il cellulare. Mi parla come se non si fosse mai interrotta. Deve aspettare le 6 per andare in aeroporto: torna in Vietnam. Le offro di bere qualcosa. Non è convinta: forse pensa che c'è il tempo per un cliente? Forse sta aspettando un contatto da quello che le ha già pagato 1200 dollari per stare con lui due settimane, come se fosse la sua fidanzata. Alla fine un po' pensierosa, accetta l'idea che il tempo che la separa dal volo la passerà in modo improduttivo. Allora, di fronte ad un te al latte condensato, mi sembra di afferrare la chiave per il suo inglese casuale. Ha due figli, bellissimi. Ha le foto nel telefonino. Il marito se ne è andato e qui siamo in Asia: non esistono diritti per le donne.  E mi racconta dei suoi lavori, per cui lavorava per lavorare, mentre lo stipendio non bastava nemmeno per vivere.Dopo un po' di altro quasi soliloquio e di presentazione di foto e di video sul telefonino, è tempo di andare. Non mi sono annoiato, anzi. Se non fosse la prima ed ultima volta che la vedo mi preoccuperei di dover ascoltare altre volte soliloqui del genere. Ma non c'è rischio, mi posso rilassare.Allora mi chiede di accompagnarla a casa col taxi: ha paura ad andare da sola in taxi. Evidentemente conosce i taxisti malesi (che, quanto ad onestà, sono il peggio della malesia). Prendiamo il taxi e paga lei, prima che io possa anche solo dire nulla. Mi sento onorato che si sia fidata di me, questo scricciolo. Facciamo il tragitto e lei canta: canta per tutto il viaggio. Parla in cinese con il taxista cinese ed il taxista cinese ride sembrerebbe con simpatia. Parla e canta in cinese la piccoletta poi si interrompe e chiede al taxista cinese se sta cantando e parlando bene. Poi è tutta soddisfatta e continua. Non so se il suo cinese è come il suo inglese: il taxista ride.Scendiamo, lei mi abbraccia con tutto il suo peso e addio.Da dove è uscita questa creatura? Questa è una puttana?Era proprio il posto sbagliato?