Nido del Basilisco

Indovinate chi, anche quest'anno, non pagherà le tasse?


Due giorni fa si è svolta in Senato la seconda giornata di votazioni sulla finanziaria. L'Unione, fortunatamente, è riuscita a tenersi salda malgrado il clima tempestoso, ed è riuscita a far passare i primi due articoli della manovra. I punti approvati sono vari, quelli più importanti invece sono 3:- ICI: Sconto fino a 200 euro per i proprietari della prima casa, ad esclusione di ville, palazzi storici e abitazioni di lusso- Affitti: Sono previste delle detrazioni IRPEF per gli inquilini a basso reddito, 300 euro in meno per chi ha come reddito 15.500 e 150 euro se il reddito è di 30.000. Lo sconto inoltre sarà maggiore per i cosidetti "bamboccioni", ovvero i giovani di 20-30 anni che vivono ancora nella casa dei genitori. Per loro è previsto un bonus di quasi 1.000 euro se affittano una casa e hanno un reddito basso. - Tasse: Gran parte del tesoretto di quest'anno andrà a a ridurre le detrazioni dei lavoratori dipendentiFin qua non si sono avuti grossi problemi e i primi passi che sta compiendo la manovra sembrano anche abbastanza condivisibili, tanto chè la maggioranza pare decisa a non porre la questione di fiducia per la finanziaria, a meno che l'opposizione non faccia ostruzionismo. L'unico momento di crisi al Senato si è verificato quando i due sanatori "indipendenti" si sinistra (ma de facto appartengono all'opposizione) Rossi e Turigliatto, hanno presentato un emendamento per lo sgravo totale dell'ICI sulla prima casa. La CdL ha colto la palla al balzo e ha votato compatta si, sperando in questo modo di far andare sotto l'Unione almeno una volta. Ed in effetti ci è andata molto vicino dato che la votazione si è conclusa con 158 no e 157 si, solo un voto di scarto quindi. Dopo questa votazione le altre non hanno avuto grossi intralci, fino a quando non si è arrivati a parlare del perchè i porporati debbano ancora evadere l'ICI legalmente. Sull'argomento il gruppo dei socialisti, con in testa Angius e Montalbano, ha presentato un emendamento all'articolo 2 della finanziaria. Emendamento in verità severissimo, dato che prevedeva l'annullamento dell'esenzione da l'ICI anche per le attività del Vaticano non a fini di lucro, tra le quali figura anche la Caritas, ad esempio. Com'era prevedibile in aula scoppia il casino: accuse di "anticlericalismo di principio", di "dibattito ottocentesco" e di "laicismo deteriore" echeggiano da destra a sinistra a palazzo Madama, fino a quando il relatore della finanziaria, Legnano, invita Montalbano a ritirare l'emendamento. Montalbano com'era ovvio non segue il consiglio e lascia l'emendamento, ma decide comunque di ammorbidirlo togliendo il riferimento alle strutture non a fini di lucro, ma lasciandolo l'annullamento per quelle a fini commerciali. La situazione purtroppo non cambia di molto, anzi non cambia affatto, e il momento del voto lo conferma: con ben 240 voti contrari (Cdl ed Unione), 48 astenuti (la sinistra radicale) e 12 favorevoli la proposta affonda che nemmeno il Titanic. In effetti la bocciatura dell'emendamento era abbastanza prevedibile, consci del fatto che siamo in Italia. Ma una batosta così grande non me l'aspettavo affatto. i 48 astenuti della sinistra (ricordo che l'astensione in Senato è praticamente uguale al voto contrario) portano come scuse il fatto che la loro scelta è stata data per ragioni di responsabilità, seppur approvino il contenuto della proposta. Inoltre pare che ci siano già degli accordi Stato-Vaticano per risolvere il problema, come ricordano gli esponenti più sinistroidi del PD (esclusi i "teodem" dell' ex-Margherita quindi, i quali probabilmente sarebbero anche felici di non far pagare assolutamente nulla al clero, benzina e luce compresi). E, a quanto pare, sembra questa la strada che i partiti della Sinistra e i componenti pro-laicità del PD (praticamente gli ex Ds) hanno scelto per porre rimedio al problema. Sia chiaro, sono contrario a far pagare l'ICI anche a tutte le strutture senza fini di lucro che, in effetti, svolgono un ottimo lavoro di solidarietà come appunto la Caritas o altre associazioni no-profit gestite dalla chiesa, tipo alcune comunità di recupero. Mi sembra ovvio che queste debbano effettivamente continuare ad avere l'esenzione, se non altro come premio per il servizio che svolgono. Ma se penso che tutte le altre attività della chiesa, come le varie radio, i vari giornali diocesani o le "bancarelle" di proprietà del Vaticano, con le quali egli accresce il suo già pingue patrimonio, resteranno allegramente fuori dalle tasse alla faccia di chi si sbatte al lavoro per pagarsi l'ICI mi fa incazzare. E due giorni fa si è persa un'altra occasione per rimediare a questo errore, senza contare che al potere ci dovremmo essere noi. O almeno chi ci dovrebbe rappresentare. E dimenticando allegramente per l'ennesima volta che lo stato Italiano, come recitano gli articoli 7 e 8 della nostra Costituzione, dovrebbe essere uno stato laico. Per fortuna che l'Unione Europea non ragiona con la logica dell'inginocchiarsi di fronte al clero e, già tempo fa, ha inviato una lettera nella quale si richiedeva chiarezza circa le agevolazioni date allo stato Vaticano da parte di quello Italiano, che puzzano tanto di finanziamenti illeciti. Speriamo che qualcosa si muova, se non dall'interno (a quanto pare è impossibile) almeno dall'esterno...