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L'ira di Berlusconi: «Banditismo»

Post n°34 pubblicato il 13 Ottobre 2006 da pierrot2006

«Non siamo più una democrazia, ma in Parlamento non passerà»
La Stampa 13/10/2006 di Ugo Magri

Siamo al regime, grida la sua protesta Silvio Berlusconi. Sì, perché «una democrazia non è più tale quando una parte politica, arrivata al governo, aggredisce il leader dell'opposizione e prende di mira le sue proprietà private, le sue aziende». Siamo al regime, suona l'allarme il Cavaliere, perché «con la Finanziaria e il decreto Visco-Bersani il cittadino è controllato da uno Stato di polizia che ne conosce la vita e le spese in ogni dettaglio, cosicché può insidiarlo, intimorirlo». Siamo al regime, è l'appello alla rivolta dell'ex-premier, in quanto non si può più nemmeno manifestare liberamente contro l'esecutivo: «Cosa vuol dire far circondare i professionisti che dimostrano in piazza da uno schieramento così compatto, così fuori misura, che praticamente impedisce di entrare o uscire dal corteo?».

Emergenza democratica: ci voleva il disegno di legge Gentiloni, ovvero lo sgambetto di Romano Prodi a Mediaset, perché Berlusconi ritrovasse di colpo la grinta di un tempo. Mesi di rassegnata apatia, di autoesilio in Sardegna, di trono vacante, sono finiti tra i ricordi di fronte al rischio che alla ditta di famiglia venga sottratto, insieme con Rete4, il 25-30 per cento dei profitti. «Sarebbe un atto di banditismo», aveva manifestato incredulità il Cavaliere, appena sbarcato ieri mattina a Campobasso per sostenere la campagna di Michele Iorio, presidente uscente della Regione Molise. Durante il viaggio aveva letto i giornali che annunciavano il provvedimento, il tono dell'umore era andato deteriorandosi, «ma stento a credere che davvero per legge si voglia massacrare Mediaset», era stato il commento appena sceso dall'auto, «sarebbe veramente il colmo...». Un colpo d'avvertimento tirato proprio mentre stava riunendosi a Roma il Consiglio dei ministri, forse nella speranza di causare un ripensamento. Inutile, però. Perché il Professore è andato avanti lo stesso, a costo di scatenare una guerra che si annuncia sanguinosa, anzi forse proprio «per ritrovare il nemico di sempre», denuncia Paolo Bonaiuti, «nel tentativo di ricompattare la sua maggioranza in nome dell'anti-berlusconismo». Il primo bollettino di guerra è stato recato al Cavaliere mentre sedeva a tavola dopo le visite a due ospedali, con codazzo di primari e foto coi piccoli degenti («Sono un bambino anch'io. Di settant'anni...»). S'è sfogato con Iorio, seduto allo stesso desco: «Visto? E' bastata la proposta di legge per fare perdere al titolo Mediaset quasi due punti in Borsa». Dall'azienda del Biscione gli hanno fatto eco: «Per anni sono state criticate leggi definite ad personam», recita un comunicato Mediaset, «oggi il governo ne ha presentata una che appare tagliata su misura come vendetta politica».

E' stato un crescendo, poiché Berlusconi, prima di recarsi al comizio di piazza, ha sfoderato davanti ai cronisti toni che riportano indietro le lancette del tempo: alle invettive della campagna elettorale («Avevo ragione a sostenere che di questa sinistra, ahimè, dobbiamo avere paura»), alla rabbia del dopo voto («Vorrei parlare della nostra certezza dei brogli che ci sono stati, per cui riteniamo che la sinistra non sia legittima maggioranza in Parlamento»), alla delusione delle sconfitte sulle cariche istituzionali («Hanno messo con arroganza le mani su tutto, oggi non ci sono più i pesi e i contrappesi necessari perché una democrazia sia tale»).

Invano i consiglieri hanno provato a suggerirgli prudenza, poiché l'urlo dell'uomo ferito è la miglior prova del conflitto d'interessi, un regalo a Prodi. Ma la provocazione era troppo grande da mandar giù. E Berlusconi non s'è trattenuto. Sulla legge Gentiloni ha detto: «Mi rifiuto di pensare che il Parlamento possa approvarla. Ricordo soltanto che c'è stato già un referendum in cui il popolo italiano ha dato la sua risposta quando le sinistre volevano attaccare un'azienda solo perché da me fondata». Sulla Finanziaria: «Apre la via fiscale al regime». Sulla protesta sociale: «Quando è la sinistra a protestare in piazza, è democratica; se lo fa qualcuno contro il governo della sinistra, è eversivo». Sulle qualità morali di Prodi: «Chi è il grande bugiardo?», ha chiesto al comizio, «io o lui?». Ovvia la risposta.

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Commenti al Post:
lubely
lubely il 17/10/06 alle 23:45 via WEB
La cosa più sensata l'ha detta Confalonieri: "Vogliono mettere il bavaglio a Berlusconi". Dando per scontato che le sue reti gli servono per fare campagna elettorale
(Rispondi)
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