Selva condannato per truffa

Post n°45 pubblicato il 07 Marzo 2008 da pierrot2006
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6/3/2008 (11:57) - IL CASO
Roma, Selva condannato per truffa:
"Finse malore e usò un'ambulanza"
Usufruì del mezzo per raggiungere gli studi televisivi di La7.
La pena: sei mesi di reclusione e 200 euro di multa
ROMA
Si fece portare da un’ambulanza per raggiungere gli studi televisivi de La7 e partecipare a un dibattito sulla manifestazione anti Bush a Roma: per questa vicenda che risale al 9 giugno 2007, il senatore Gustavo Selva è stato condannato a sei mesi di reclusione, più 200 euro di multa, dal gup Maria Giulia De Marco, al termine del giudizio con rito abbreviato chiesto dagli avvocati Paola Rizzo e Alfredo Biondi. Il giudice ha accolto le richieste avanzate dal pm Leonardo Frisani che contestava al parlamentare il reato di truffa ai danni dello Stato aggravata dall’abuso di potere e dall’interruzione di pubblico servizio.

La replica della difesa
Per i difensori di Selva, presente in aula, la truffa pluriaggravata «è insussistente. È un reato contro il patrimonio e in questa vicenda non ci sono elementi costitutivi della truffa. Quell’ambulanza era a disposizione dei parlamentari - hanno argomentato gli avvocati Rizzo e Biondi - era stata comandata per la presidenza del consiglio in caso di eventuali emergenze sanitarie dei politici e non era destinata ad essere utilizzata dai cittadini».

«Dopo le Brigate Rosse, mi salverò anche da questo»
«La mia coscienza è a posto». Lo ha detto Gustavo Selva, dopo la sentenza di condanna emessa dal gup per la vicenda legata all’uso dell’ambulanza durante la manifestazione romana anti Bush. Il senatore, dal canto suo, si è limitato a un breve commento: «Mi sono salvato dalle Brigate Rosse, mi salverò anche da questo».

 
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Corona abbandona l'Italia

Post n°44 pubblicato il 07 Marzo 2008 da pierrot2006
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Riusciremo a farcene una ragione ?

 
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L'ira della Rossa: "Tre seggi soli? ..."

Post n°43 pubblicato il 29 Febbraio 2008 da pierrot2006
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L'amaro risveglio della Brambilla
GIGI PADOVANI
A Ferragosto dell’anno scorso pareva destinata a salvare il centrodestra, l’unta del Signore (Berlusconi) che doveva sostituirlo (in prospettiva) alla guida del suo nuovo partito e (forse) persino a Palazzo Chigi. Faceva persino tremare i maggiorenti di Forza Italia. Ieri mattina la rossa di Calolziocorte, quando ha letto quella cifra sui giornali, ha capito tutto. Tre su 340. Michela Vittoria Brambilla non serve più alla causa, vale pochi seggi, da considerare nel computo dei 182 che Fi conta di avere alla Camera. Naturalmente nel caso che il Pdl vinca le elezioni con 340 deputati.

La vendetta si è consumata in sei mesi. «Chi crede di essere, Mvb?». E così a Lecco sono arrivate le prime telefonate dei suoi: «Ma come? E il posto in Parlamento che mi avevi promesso?». Niente, cancellato. Eppure lei aveva una lista pronta con 36 nomi. Lei reagisce con la solita grinta e cerca di tranquillizzare tutti: «Stanno dando i numeri del lotto? Dobbiamo ancora cominciare la trattativa, noi. La manfrina con Fini e quelli di An è andata avanti fino a notte fonda l’altra sera, c’erano di mezzo anche i finanziamenti elettorali...».

In realtà, ieri Mvb si è data per malata. A Roma non si è fatta vedere, al comitato Pdl che al Plebiscito tratta per le candidature, dove c’è un grande esperto di questi tavoli, il presidente del Copaco ed ex ministro Claudio Scajola. Il quale dice: «Beh, i Circoli della libertà non sono un altro partito, stanno all’interno della quota di Forza Italia. Se ci sono dei candidati validi, li prenderemo in considerazione. Ma soltanto se sono di serie A. Se sono di serie C, preferiremo i nostri». Chiaro? Eppure lei non molla. «Va avanti da un anno, là dentro: Berlusconi sa benissimo che senza di noi il Pdl non può vincere “bene”, come spera di fare lui. Noi siamo determinanti: con quali soldati faranno la campagna elettorale del Pdl? Con i nostri, che sono sempre in piazza. No, non mi fermeranno le beghe con i soliti noti di Forza Italia».

Il tramonto annunciato di Michela la Rossa, che ha fatto scrivere fiumi di commenti e ritratti ammirati da tutti i giornali annunciati, è servito. Eppure lei reagisce. Mvb: «Mica siamo come Rotondi, che non conta niente... Nei Circoli ci sono gli elettori dell’Udc, che con i nostri candidati voteranno Pdl e non Casini. Questo il Presidente (con la P maiuscola, ovviamente) lo sa! Io mi fido, sappiamo che alla fine deciderà Lui: e ha bisogno di noi per fare le “liste pulite” di cui parlano i giornali, per rinnovare l’immagine. Ci sono fior di imprenditori pronti a scendere in politica con noi».

Michela Vittoria Brambilla è furiosa, ridotta sulla difensiva. Non può accettare che i Circoli fossero un’idea usa-e-getta, della quale il Cavaliere si è già stancato. Il suo staff parla di 6500 sedi aperte dopo i pullman in giro per l’Italia a fare già la campagna elettorale. Ma chi li ha visti davvero? Domani a Milano tornerà in piazza, nei gazebo dove si svolgono le primarie sul programma Pdl. Ammette: «Siamo un po’ indietro, dobbiamo darci una mossa». In effetti il progetto dei Circoli poteva portarli ad avere un ruolo più importante in tempi lunghi e magari con un’altra legge elettorale. Adesso sembrano quasi inutili nella battaglia con Veltroni.

Alessandra Ghisleri, di Euromedia Research, ascoltata consigliera di Berlusconi per i suoi sondaggi (aveva previsto la rimonta del 2006 sull’Unione) ha la sua spiegazione: «Una nuova forza politica non ancora stabilizzata sul territorio, come sono oggi i Circoli della Brambilla o la Destra della Santanchè, non è affatto favorita da questo sistema elettorale: fatica ad affacciarsi sulla scena politica. Risulta persino difficile capire quanto pesano elettoralmente. Altra cosa è per un nome come Michela Vittoria Brambilla, che invece appare ben consolidato».

Tradotto: non conta nulla. Bocciata. E il senatore azzurro Paolo Guzzanti, che nell’agosto 2006 stava scrivendo il programma del nuovo Partito del Popolo, con il vicepresidente dell’Ue Franco Frattini a fare il tifo da Bruxelles insieme con i nemici della diarchia Bondi-Cicchitto, ora è molto freddo: «Se Prodi avesse resistito fino a fine legislatura, con Berlusconi ormai all’età di 75 anni, avrebbe avuto un senso poter presentare un volto nuovo per Palazzo Chigi, come Mvb. Forse il Cavaliere aveva in mente questo, in agosto. Ma la rivoluzione del predellino ha cancellato tutto». Si vedrà al tavolo di Palazzo Grazioli. E qualcuno azzarda la cifra: 10 seggi. Più di Rotondi. Questa pare la linea del Piave di Michela Vittoria.

 
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Inchiesta Mediaset, sospeso processo

Post n°42 pubblicato il 25 Febbraio 2008 da pierrot2006
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Accolta richiesta dei difensori di Berlusconi

(ANSA) - MILANO, 25 FEB - I giudici della prima sezione penale di Milano hanno sospeso fino al 21 aprile il processo per i presunti fondi neri di Mediaset. I magistrati hanno cosi' accolto la richiesta dei difensori di Silvio Berlusconi, imputato del processo, che avevano chiesto infatti la sospensione, con il contestuale 'congelamento' dei termini di prescrizione, per i 45 giorni precedenti alle elezioni politiche per ragioni di 'opportunita''.

Ha senso questa cosa ? Se uno è un delinquente, non deve presentarsi...


 
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FINI: NO a inquisiti nel PDL

Post n°41 pubblicato il 22 Febbraio 2008 da pierrot2006
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Allora devono trovare almeno il 90% di nomi nuovi....

Fini: "Solo candidati al di sopra di ogni sospetto"...
Come faranno in pratica a rifare completamente le liste in tempo ? Quasi tutti quelli che arrivano da forza italia (e anche da AN) hanno qualcosa in corso con la giustizia. Vedremo se Fini dice sul serio...

 
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Times: Berlusconi non merita chance

Post n°40 pubblicato il 08 Febbraio 2008 da pierrot2006
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Ha lavorato per se stesso tranne due frammenti di riforma

(ANSA) - LONDRA, 8 FEB

Il quotidiano conservatore britannico Times e' contrario alla possibilita' di un ritorno di Silvio Berlusconi al governo. 'Non merita un'altra chance', e' il titolo di un commento di Brown Maddox, la principale columnist di politica internazionale del giornale. 'Due frammenti di riforma delle pensioni e del lavoro', 'non ci sono altri casi in cui Berlusconi ha agito per il beneficio dell'Italia, invece che per il suo'. 'Ha anche tagliato alcune tasse peggiorando le finanze'.

 
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LE FREQUENZE RAPINATE

Post n°39 pubblicato il 31 Gennaio 2008 da pierrot2006
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La nemesi storica del Cavalieredi GIOVANNI VALENTINI

SARA' una coincidenza o magari una nemesi storica, per dire una vendetta ordita da un destino beffardo. Ma la decisione della Corte di Giustizia europea arriva nel momento in cui Silvio Berlusconi si accinge a raccogliere i frutti dell'opposizione e a ritornare verosimilmente al governo.

Per un tycoon televisivo che in questi ultimi quindici anni s'è reincarnato prodigiosamente in un leader politico, può essere un colpo o un colpo di fortuna. Un colpo, perché il verdetto europeo rappresenta un intralcio sulla strada per palazzo Chigi; un colpo di fortuna, perché dalle stanze del potere quell'intralcio si può rimuovere o comunque aggirare più agevolmente. Proprio com'è accaduto ieri retroattivamente per il caso Sme, dove Berlusconi è stato assolto per il semplice motivo che il suo precedente governo aveva provveduto ad abolire il reato di falso in bilancio.

Con buona pace di tutti i pontieri, dunque, la "questione televisiva" torna prepotentemente all'ordine del giorno, come una maledizione biblica, un incubo, un'ipoteca sulla vita politica nazionale. E questa volta, non c'è un complotto delle "toghe rosse" da denunciare, una macchinazione o una persecuzione giudiziaria, ai danni del Cavaliere e della sua azienda. C'è una sentenza emessa dalla Corte del Lussemburgo che convalida le riserve già espresse dal nostro Consiglio di Stato e impone all'Italia di correggere l'assetto della tv.

Sono passati ormai dieci anni da quando "Europa 7", l'emittente-fantasma che fa capo all'imprenditore Francesco Di Stefano, ottenne formalmente una concessione nazionale senza mai ricevere tuttavia le frequenze per trasmettere. Un'ingiustizia o un sopruso da imputare anche ai governi di centrosinistra che nel frattempo si sono alternati a quelli di centrodestra.


Ora quelle frequenze, indebitamente occupate da Retequattro in virtù di autorizzazioni compiacenti rilasciate "in via transitoria", dovranno essere assegnate al legittimo titolare: altrimenti, l'Italia rischia di essere condannata a pagare una maxi-multa che può arrivare fino a 400 mila euro al giorno.

Non è certamente un viatico né tantomeno un buon auspicio per il futuro Berlusconi III. Entrato in politica per difendere le sue reti televisive, adesso il Cavaliere deve riprendere a tutti i costi il governo per cercare di conservarne l'integrità. Forse riuscirà anche a sottoscrivere le "larghe intese" per fare le riforme bipartisan, ma difficilmente accetterà quella televisiva che ormai reclama anche la Corte di Giustizia europea.

(31 gennaio 2008)

 
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Poor Italy...

Post n°38 pubblicato il 31 Gennaio 2008 da pierrot2006

The Economist boccia Mr Berlusconi: "La sua priorità sarebbe quella di proteggere i propri interessi"
www.libero.it - Giovedí 31.01.2008 15:12
 L'Italia vacilla e all'orizzonte si ripresenta con forza la possibilità che Silvio Berlusconi torni a guidare il paese. Il settimanale britannico The Economist nel numero in edicola questa settimana si occupa della crisi di governo italiana e, boccia un Mr Berlusconi "redux", rimanendo sulla linea del 2001 segnata dalla storica copertina che dichiarava il tycoon dei media "Unfit to lead Italy" (inadeguato a guidare l'Italia).

Questa settimana al termine delle consultazioni, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha chiesto al presidente del Senato Franco Marini di formare e guidare un governo ad interim che possa portare a termine la riforma elettorale. Per l'ex democristiano non sarà facile, come lui stesso ha ammesso, trovare i numeri per portare a termine la missione. Tanto più che un Berlusconi "affamato" di potere chiede a gran voce di andare alle urne. La cosa più bizzarra sarebbe che l'Italia - scrive il settimanale - andasse a votare con l'attuale sistema elettorale. Mr Berlusconi risulta il favorito, anche se il successore di Romano Prodi, il sindaco di Roma Walter Veltroni potrebbe ridurre il suo vantaggio.

Il problema principale dell'Italia, tuttavia, scrive TheEconomist nell'articolo di commento "Unsteady as she goes" (che tradotto significa più o meno l'Italia "instabile in corsa"), è che mancano dei genuini riformatori che facciano le liberalizzazioni. Forse un Veltroni potrebbe essere più coraggioso del passato governo, ma le sue credenziali riformiste non sono state testate e il controllo di una qualsiasi coalizione di centro sinistra potrebbe rivelarsi non tanto più fermo di quello di Prodi.

Sul ritorno di Berlusconi il settimanale non ha invece dubbi: non v'è un barlume di speranza che un suo nuovo governo possa dare una prova migliore di Prodi. Di sicuro bloccherebbe la riforma fiscale avviata con successo dal governo uscente. Mr Berlusconi ha messo in chiaro che la sua priorità sarebbe quella di proteggere i propri interessi, rendendo più difficile l'uso delle intercettazioni come prove nei processi. Per quanto sia stato un uomo di successo nel business, rimane 'unfit' (inadeguato) per il lavoro a cui aspira. Poor Italy.


 
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Silvio Berlusconi assolto al processo Sme

Post n°37 pubblicato il 30 Gennaio 2008 da pierrot2006
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Silvio Berlusconi assolto al processo Sme perché il fatto (falso in bilancio) non è PIU' reato. 

E certo, la legge l'ha modificata lui nel 2002!

da LIBERO Community - 30 gennaio 2008 - 12:00
Erano leggi ad personam?
 
«I fatti non sono più previsti dalla legge come reato»: con questa formula i giudici della I Sezione penale del Tribunale di Milano hanno prosciolto Silvio Berlusconi dall'accusa di falso in bilancio nell'ultimo stralcio del procedimento sul caso-Sme. Mentre l'accusa chiedeva la prescrizione, la difesa ha insistito per l'assoluzione, vincendo. I fatti contestati all'ex premier risalivano al periodo tra 1986 e 1989, (quindi sarebbero comunque finite in prescrizione), ma i giudici hanno deciso di prosciogliere il Cavliere perché il fatto non è più classificato come reato.

Visto però che la derubricazione del falso in bilancio è stata decisa nel 2002 proprio sotto il Governo Berlusconi, in quella che ora appare come un lampante caso applicato di legge ad personam, immediata è scoppiata la "rivolta" della Rete.
Il Vassa si limita a un laconico «No words», Emc argomenta: «La motivazione della sentenza è stata: «il fatto non è più rubricato come reato dall'aprile 2002». Ovvero da quando è stata modificata la normativa relativa al falso in bilancio. Dal governo presieduto da Silvio Berlusconi... Devo aggiungere altro?».

Poche parole anche per
Gambo 80: «Alla fine, tutti i nodi vengono al pettine...», mentre Marco Vallari ha scovato un "riassunto" della carriera giudiziaria dell'ex imputato: «Ecco l’elenco dei procedimenti in cui Berlusconi è stato processato, elenco dal quale si può arrivare a contare fino a 4 prescrizioni, 2 amnistie, 1 assoluzione con formula dubitativa, 1 multa. Non un bel curriculum per un qualunque cittadino, figuriamoci per uno che ci ha governato e che continua a sedere in Parlamento».

 
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Il Sismi: "Colpire i nemici di Berlusconi"

Post n°36 pubblicato il 27 Ottobre 2006 da pierrot2006
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di: Massimo Solani

Magistrati come Edmondo Bruti Liberati, Gherardo Colombo e Giovanni Salvi. E poi politici dell’opposizione come Luciano Violante e Massimo Brutti. Tutti membri di una struttura considerata «nemica» del governo Berlusconi e che, per questo motivo, andava «neutralizzata», «disarticolata» al più presto anche «con azioni traumatiche». È la clamorosa scoperta fatta dalla polizia giudiziaria negli enormi archivi scoperti all’ultimo piano di via Nazionale 230, nell’appartamento-ufficio del funzionario Sismi Pio Pompa. Un piccolo dossier di meno di venti pagine che la procura milanese (sono state le indagini dei pm Armando Spataro e Ferdinando Pomarici sul rapimento dell’ex imam della moschea di viale Jenner Abu Omar a portare fino al cuore della capitale, negli uffici di via Nazionale) ha inviato nella sera di martedì a Palazzo San Macuto nella sede del Comitato di Controllo Parlamentare di Controllo sull’attività dei Servizi Segreti e che i membri del Copaco hanno visionato fra lo stupore generale ieri prima dell’audizione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Micheli.
Un documento cartaceo con tanto di annotazioni a margine scritte a mano, uno delle centinaia di faldoni rinvenuti nel grande attico di via Nazionale fra le carte collezionate dal braccio destro del direttore del servizio segreto militare Niccolò Pollari assieme ai dossier su giornalisti, politici, magistrati e persino sul capo della Polizia Gianni De Gennaro. Poche pagine, una ventina in tutto, divise in due sezioni. La prima una lista di elementi ritenuti membri di una struttura nemica del governo Berlusconi comprendente politici e soprattutto magistrati: fra loro anche l’ex segretario dell’Associazione nazionale magistrati e oggi procuratore aggiunto di Milano Edmondo Bruti Liberati, l’ex pm e oggi consigliere presso la Corte di Cassazione Gherardo Colombo, l’ex vicesegretario generale nonché vicepresidente dell’Anm Giovanni Salvi, l’ex capogruppo diessino alla Camera Luciano Violante e l’attuale vicepresidente del Copaco Massimo Brutti. Personalità, è spiegato nella seconda parte del dossier in un linguaggio criptico tipico delle informative riservate e oscure degli spioni, considerate a diverso titolo membri di una struttura “nemica” del governo Berlusconi e potenzialmente in grado di “creare problemi” all’attività dell’esecutivo di centrodestra. E per questo motivo, una struttura da “neutralizzare”, da “disarticolare” anche ricorrendo ad “azioni traumatiche”. Un linguaggio allarmante, che aggiunge un inquietante tassello al vecchio e stantio refrain delle toghe rosse politicizzate e del connubio fra magistrati e sinistra uniti in un complotto contro l’ex presidente del Consiglio e leader di Forza Italia. Un documento che rende ancora più inquietante quanto emerso in questi mesi dalle inchieste della procura milanese su intercettazioni abusive, pedinamenti, investigatori privati al soldo di Telecom, servizi deviati, stampa compiacente e operazioni segrete targate Cia.
E se le poche certezze sul documento, almeno per ora, tratteggiano uno scenario ai limiti dell’emergenza democratica, molti sono invece i dubbi che circondano il dossier. Innanzitutto la sua collocazione temporale: perché se quasi certo è che l’inizio del lavoro di dossieraggio è riconducibile ai primi mesi del governo Berlusconi, quasi sicuramente le successive pagine sono state realizzate in un secondo tempo, forse anche a distanza di molti mesi. Difficile per ora anche attribuire una paternità al documento trasmesso dalla procura milanese al Copaco. Perché se le annotazioni scritte a meno margine dei fogli e la sua scoperta negli armadi del grande archivio (parzialmente rimasto ancora inesplorato) di via Nazionale 320 farebbero pensare ad un testo redatto proprio dal braccio destro di Polalri e addetto alla disinformazione Pio Pompa, non è da escludere che la mano nascosta dietro alle pagine del piccolo dossier possa essere quella di un qualche “zelante spione” ansioso di ben figurare con i vertici del Sismi e con il nuovo esecutivo.

 
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