Creato da bibe.mt il 15/02/2007

RITORNI SENZA ANDATE

i fantasmi dell'arte

 

 

Sì, sì, lo so: è bello, però è brutto

Post n°146 pubblicato il 22 Dicembre 2015 da bibe.mt
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Da Giovedì 31 dicembre inizierà presso i banchetti sparsi per tutta la terra di Utopia la raccolta firme atta a cancellare l'uso della parola "però". 

"Però", infatti, è il grimaldello usato dalla "Coglionerias Multiformia" (patologia scoperta nei Pisellini Odorosi e spesso Rugosi analizzati da Mendel per le sue teorie sulla genetica) per scardinare le porte della ragione oggettiva e apparentemente inconfutabile. 

I Pisellini Odorosi e spesso Rugosi, quando sono posti davanti ad un qualsiasi caso ritenuto univoco ed indiscutibile, prima lo attestano e lo ribadiscono come tale, salvo poi ribaltarlo con la leva del "però". E con quella leva non solo sollevano il mondo, ma tutto l'universo dello scibile umano e dei Pisellini. 

Vediamo un esempio definito dagli studiosi "Elementare, Watson" (il medico che assieme all'amico Holmes studiò comportamento ed analisi fattuale attuati dai Pisellini Odorosi e Rugosi, contestualizzando il tutto al mondo della criminalità latente e patente).

Affermazione: "Hai capito. Pisellino? 2 + 2 fa 4. Non esistono alternative"

Risposta "Elementare, Watson" del Pisellino: "Certo è vero: 2 + 2 fa 4 (si noti la consacrazione, il doppio ribadimento e l'affermazione della Tesi apparentemente razionale od oggettiva), PERO' (inizio della catastrofe) sarebbe bello che facesse 5 o 7 (creazione spontanea dell'Antitesi Piselliana Odorosiana o Rugosiana), magari aprendo un dialogo o un tavolo di tratttative (Appendice variabile svolazzante per dare forza all'Antitesi)".

L'Antitesi Odorosiana o Rugosiana (d'ora in poi solo Antitesi) può presentare però forme più articolate e complesse. Il debole della Tesi Razionale (d'ora in poi solo Tesi) sta nel fatto che essa non muta, rimane, debolmente, sempre uguale come presunta verità assoluta.

Vediamo un secondo esempio definito dagli studiosi come "Complesso, Watson", dove la Tesi razionale può anche non essere ribadita letteralmente come premessa o proemio all'elaborazione dell'Antitesi, per raggiungere risultati inaspettati.

Affermazione: "Hai capito, Pisellino? 2 + 2 fa 4. Non ci sono alternative". (come già detto, la ripetizione pedissequa dell'Affermazione -o Tesi- la rende più debole, perché gia conosciuta dal Pisellino che può elaborare un'Antitesi più complessa).

Risposta "Complessa, Watson" del Pisellino: "Lo so, certo che lo so (eliminazione quasi radicale della Tesi che viene sostituita da un doppio presunto assunto), PERO' (solito incipit della catastrofe) sarebbe bello che 2 + 2 facesse giallo o una giornata di sole".

E davanti all'Antitesi Piselliana complessa (d'ora in poi solo Tesi) qualunque Tesi della Ragione (d'ora in poi solo Gustavo) viene a cadere. Fragorosamente.

Ogni assunto, ogni legge umana viene sostituita e ribaltata anche più volte.

Tutto è rapportato ad una sorta di divinità, quella del dio Pisellone, che senza pietà, dalla sua cappella mirabilmente decorata, schiaccia e ribalta ogni Gustavo ritenuto ormai inaffidabile.

Firmate tutti e diffondete la petizione, quindi, prima che i Pisellini invadano le nostre menti con i loro "Però", attraverso canali inimmaginabili ai più.

Salviamo tutti i Gustavi, che sono giusti,

PERO'...

 
 
 

Westfront

Post n°145 pubblicato il 17 Novembre 2015 da bibe.mt
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"Non ho niente contro Dio
è il suo fanclub che mi preoccupa"

Woody Allen

 

"Sento" molte cose su ciò che sta accadendo nel mondo, agli uomini che sembrano costretti ad abitarlo assieme ai loro simili.

Le solite posizioni, le solite argomentazioni, Il solito sciacquarsi nel melmoso laghetto dell'ipocrisia.

I soliti sensi di colpa dei soliti Romoli Augustoli.

Per chi crede in qualcosa, se si va indietro nel tempo per capire e per rinfacciare le origini e le colpe degli spargimenti di sangue attuati e subiti dall’umanità, si arriva a Caino.

Il quale, essendo il sopravvissuto dei due fratelli, è teoricamente il padre di tutti noi.

Hitler, Mussolini, Stalin, i regimi del Vietnam, della Corea, quelli di Gengis Khan e di Tamerlano, le Crociate in Oriente e in Europa.

Le eresie, i fascisti, i nazisti. Lo zar, i Bolscevichi.

E i nemici sono uomini, che diventano il corpo delle ideologie diverse.

E gli amici, i "fratelli" sono uomini che diventano il corpo delle ideologie uguali.

Figli di qualcuno. Figli di nessuno.

Dresda, Hiroshima, Londra, Coventry, Nagasaki, Beslan, Auschwitz, Siberia, Lubjanka, Berlino, New York, Gerusalemme, Bagdad, Beirut...

Sono posti dove vivevano e vivono persone. Sono posti dove persone sono morte ammazzate.

Uomini. Donne. Bambini.

Mi fanno schifo i moralismi di facciata. Mi fa schifo la satira di facciata.

E’ facile disegnare vignettine contro la nostra società e i suoi (dis)valori, contro ciò che di noi appare, non contro ciò che realmente siamo.

Sono comode, 'ste vignettine, perché nessuno ne chiede il conto. Perché chi le crea "si chiama fuori", pur pubblicandole, pagato, dai media autoflagellanti del Sistema. 

Sono stanco di ascoltare i moralisti schizzinosi, spesso razzisti e disprezzanti verso questo o quel sistema di vita. Compreso il nostro. Specialmente il nostro.

Sono stanco di sentire i capipopolo razzisti che vogliono sparare a vista verso tutto ciò che di diverso si muove. E verso il diverso più piccolo che il diverso tiene in braccio.

Viviamo in un sistema che, teoricamente, permette a tutti di esprimersi, di fare politica, di farne parte, ma anche di sputargli e vomitargli addosso. Quasi legalmente.

Il miglior Sistema che l’imperfezione dell’uomo può esprimere.

"Contrordine Compagni!" "Facciamo autocritica!" "Gott mit Uns!" "Deus vult!"

Invidio molto chi sa sempre quale posizione prendere in qualunque momento.

Che sempre è una posizione “anti”, non “per”. Invidio molto quelli che dicono sempre che il problema è un altro, quando esso non sia addirittura “a monte”.

Quale monte? L’Ararat, il Sinai?

La difesa della Libertà non la si fa “a monte”, magari assumendoci tutte le colpe di tutti coloro che ci hanno preceduto, magari facendolo dal salotto di Bruno Vespa dove tra una pubblicità e l’altra si smontano i plastici delle case degli orrori, dove i vari psicologi di turno, avvolti nei loro maglioncini in cashmere tinta pisello, chiamano mostri e vittime per nome proprio.

La difesa della Libertà la si fa parlando. Ma anche scegliendo di tacere.

Qesto post non dice nulla. E dice il contrario di nulla. Manifesta il mio vuoto riempito fino all'orlo del niente della forma, delle grida, delle piccole, ipocrite posizioni.

Vogliamo vivere? Vogliamo morire? Se in coscienza affermo di non avvertire le colpe generate dalle generazioni che mi hanno preceduto e da chi mi vive attorno, sono sbagliato?

Non è razzista, come molti sedicenti antirazzisti fanno, dire che “l’Occidente bombarda e quindi è il minimo che può capitargli"?

Io sono Occidente? Voi siete Occidente? Loro sono Occidente? Il luogo diventa persona?

Io sono un uomo. Un Individuo. Che vive, che è nato qui e oggi casualmente.

Non sono un mostro collettivo, onnipresente ed eterno.

Non sono un dannato perché vivo in Occidente.

Perché io spero di essere pronipote di Platone, di Voltaire, di Martin Luther King.

 

Non di Caino.

 

 

 

 
 
 

Classificazioni

Post n°144 pubblicato il 06 Novembre 2015 da bibe.mt
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Davanti all'unicità della Meraviglia, molti cercano disperatamente una sua classificazione consueta, per timore di non avere una scatola adatta a contenerla nel piccolo ripostiglio della propria intimità.

Davanti allo Stupore, è consolante applicare l'esperienza propria, o cercare quella "di quelli che sanno".

Quelli del "Barocco logistico nel Salento sabbioso", del "Manierismo cromatico intrecciato", del "Romantico neogermanico flambè nell'area settentrionale della Sassonia", del "Gotico infiorettato nei culmini ogivali delle polifore palatine", quelli dell'"Interpretazione poliforme della sferica onirica nella sua scansione rettile ed erettile".

Solo per trovare nel proprio interiore o in quello dei loro devoti apostoli solchi consueti e tranquillizzanti, per dare un numero, un'esperienza, un già umanamente vissuto all'inspiegabile.

 

A tutto ciò che non appartiene loro.

 

Per dare una classificazione e una terapia anche ai mali e ai bisogni dell'anima.

 

"Che dipinto! Che parole! Che fenomenologia! A che stile sono assimilabil... Da che Scuola proven... E' lei l'autore?

Suppostina?"

 
 
 

Luoghi

Post n°143 pubblicato il 23 Ottobre 2015 da bibe.mt
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Persone che un tempo hanno condiviso assieme a te i luoghi privi ormai di loro nel tuo presente, li fanno rivivere mille volte.

Contemporaneamente.

 
 
 

Il Pianeta Selvaggio

Post n°142 pubblicato il 21 Ottobre 2015 da bibe.mt
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"...Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo"

Eugenio Montale

 

 

Ho letto alcuni dei commenti ai miei post. Ho letto anche i commenti ai commenti e le risposte ai commenti dei commenti. Ci ho riflettuto...

Da ragazzino ho visto un film d'animazione intitolato "Il pianeta selvaggio". Mi è rimasto impresso perché parlava una lingua che non comprendevo ma che comunque mi affascinava. Un'atmosfera che adesso so definire dechirichiana, metafisica. Adesso.

Non ho più voluto rivederlo, quel film. Temo il "progresso" tecnologico che è avvenuto anche nella mia mente. Un "progresso" che trasforma un trenino agognato da piccolo a Natale in una scatola multiaccessoriata di vagoncini che costa poche decine di euro e con istruzioni multilingue, eccettuata quella dei bambini.

Un "progresso" che trasformerebbe quel sogno in un superato filmettino d'animazione, che trasformerebbe il significato percepito in uno reale, che tradurrebbe il film in un oggetto ormai estraneo. 

Racconto in maniera succinta la trama. In un pianeta coesistono due razze. Una è dominante, l'altra è schiavizzata e massacrata dai più forti. Alcuni schiavi si impadroniscono di un razzo costruito dai padroni e arrivano su un altro pianeta, il pianeta selvaggio. Qui trovano dei corpi scolpiti giganteschi, monumentali, ma privi della testa. Poi vedono arrivare alcune sfere volanti. Colorate, bellissime, diafane, che si appoggiano sui colli recisi dando vita alle statue. Esse si muovono allora con grazia, con eleganza, con una dolcezza infinita, irreale. Ma i fuggitivi si accorgono che le sfere sono le menti e lo spirito dei padroni da cui sono fuggiti, e allora colpiscono quei corpi che si rivelano deboli, fragilissimi come i sogni, come le anime, come le sfere stesse. Distruggono così quei corpi e quelle menti e, successivamente, trovano la pace con gli oppressori di un tempo, scoperti nella loro dimensione più gelosamente nascosta. 

Gli schiavi hanno trovato la loro Libertà, la loro Dimensione, distruggendo l'anima dei loro violentatori. Una violenza necessaria, quindi, ma pur sempre violenza. Questo è ciò che ricordo di quel film.

Compio uno sforzo enorme a "spersonalizzare" i miei post. Solo i primi e uno o due degli ultimi hanno parlato del "forte", del "dominanate". Di me nella vita che vivo ogni giorno, rispetto alla fisicità mia e degli altri.

Gli altri messaggi sono manichini apparentemente acefali, perché vorrei che essi possano diventare i corpi per le tante sfere che sono in noi. Molti di voi sanno chi sono, io non vi conosco tutti, e voi non vi conoscete l'un l'altro di persona. Tutti vi firmate, come me, con nomi inventati, che a me già dicono qualcosa sulle base di partenza delle vostre sfere. Nomi, diminutivi, numeri che sono date di nascita, scherzosi soprannomi. Sfere oniriche, di anima, di ironia, di sfogo... 

C'è già la vita di tutti i giorni che ci codifica, che ci costringe ad ostentare un lato forte, rigido, disincantato. Un codice fiscale. Una patente. 

Non serve farlo anche qui. Scrivo questo perché tengo a voi, a ciascuno di voi, per quello che sinceramente mi mostrate, senza difesa. Perché ogni sfera che mostriamo qui è in noi, nostro malgrado. Non commentiamo i commenti, quindi, non colpiamo le statue di intimità altrui per conquistare una libertà che già possediamo, senza dover vincere sugli altri. Parliamo di noi, se lo vogliamo, e ascoltiamo gli altri, se lo vogliamo. Non esistono fraintendimenti se ciò che scriviamo non è tradotto da ciò che di noi vogliamo mostrare.

Nessuno deve essere considerato piedistallo per i monumenti altrui.  

Rileggete per piacere ciò che è scritto a destra, in alto, ovvero la "dichiarazione d'intenti" di Ritorni senza Andate. L'ho scritta anni fa, per questo vi prego di non fare dei commenti un continuo, degenerante, distruttivo "botta e risposta" tra persone.

Vi prego di restate qui, alle condizioni poste. Come anime anonime.

Accettiamo con serenità che questo blog diventi il vostro, il nostro, "Pianeta selavaggio"... 

 

 
 
 

Ci sono giorni...

Post n°141 pubblicato il 20 Ottobre 2015 da bibe.mt
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Ci sono giorni che vengono prima, giorni in cui i vestiti sono tolti velocemente, e lasciati alla rinfusa, sul letto, su una poltrona, perché tante cose ci attendono...

Perché c'è molto da fare.

Ci sono giorni che vengono dopo, giorni in cui i vestiti sono tolti con cura, e sistemati sugli attaccapanni, o piegati nei cassetti, perché poche cose sono arrivate...

Perché c'e molto da vivere.

 
 
 

Misure

Post n°140 pubblicato il 15 Ottobre 2015 da bibe.mt
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Che strano... Passi una vita a tarare le tue preoccupazioni, le tue gioie, i tuoi obbiettivi con un tipo di misurazione.

Un metro di ideali, due litri di tristezza, un chilo e mezzo di soddisfazione.

Poi,i mprovvisamente, scopri che tutto è sbagliato: i valori sono  diversi, sono sempre stati diversi. Contano le Iarde, le Once, i Galloni...

E quando credi di aver finalmente compreso, tutto si mescola e tornano le vecchie convenzioni.

E i millimetri...  

 
 
 

Scrivere, diciamo così

Post n°139 pubblicato il 03 Ottobre 2015 da bibe.mt
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Non tutti i giorni mangio per il piacere di farlo.

Non sempre dormo per riposare.

Quasi mai sorrido perché mi diverto.

Raramente penso per poter vivere, spesso vivo per non pensare.

Molti, qualche volta, sanno stare in apnea nel profondo limaccioso, fingendo di possedere una forza che non hanno per affermare il proprio superamento disincantato sugli altri.

Sono quelli che affogano prima.

 

Sempre scrivo per dire.
Sempre scrivo per ascoltare.

 
 
 

Vita (2)

Post n°138 pubblicato il 14 Settembre 2015 da bibe.mt
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La percezione della vita non è stabile.

Il tempo in cui si formulano dei Giudizi relativi alla propria esistenza varia, muta.

Non può essere che così: i Bilanci intimi vengono redatti istante per istante, non alla fine  dell'anno solare, come nelle imprese commerciali.

Profitti... Perdite... Attivo... Passivo...

Valori non eguali tra loro compensano o ridimensionano gli altri.

Prendere o perdere un motoscafo o un bus di linea aiuta a superare la Paura.

A non pensare.

Si può vivere grazie agli altri.

Si deve vivere anche per gli altri.

Anche se l'entità che vive non sempre è completa.

 
 
 

Vita

Post n°137 pubblicato il 12 Settembre 2015 da bibe.mt
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La Vita non comincia.

Non ricomincia.

La Vita nasce.

Rinasce...

 
 
 

Incomprensioni

Post n°136 pubblicato il 07 Settembre 2015 da bibe.mt
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"Come sono sfortunato! Tutti non mi capiscono!"

"Come sono fortunato! Non capisco tutti!"

 
 
 

Andiamo!

Post n°135 pubblicato il 04 Settembre 2015 da bibe.mt
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Ammiro chi sa rinunciare agli altri, senza apparenti problemi.

Invidio chi sa pensare solo a sè, trovando nel proprio villaggio barbiere, amante, dentista e maniscalco.

E tutti nello stesso locale.

Desiderei essere come chi non cerca alcun confronto, come chi ritiene inutile esprimersi, come chi pensa che nessuno sia degno della sua attenzione.

Ma ognuno paga dazio alla linea di confine. Ed io l'ho appena superata.

"Niente da dichiarare?"

"Ammirazione, Invidia, Desiderio..."

"Li lasci pure qui, prego. Sono inutili."

"Ecco tutto, signori. Posso andare adesso?"

"Prego signore... E tutta quella gente?"

"E' parte di me."

"Allora andate. Tutti."

Allora andiamo.

Tutti insieme.

 

Andiamo!

 

 
 
 

Modestia

Post n°134 pubblicato il 17 Agosto 2015 da bibe.mt
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Secondo l'ottica comune, la modestia è un valore positivo.

Ma la modestia è ombra, è massa, è il non mostrare.

L'arte, invece, è ostentazione, elevazione, superamento.

Superbia.

Quindi, secondo l'ottica comune, questi modi di concepire la vita potrebbero apparire come valori non positivi.

L'artista adopera e subisce i propri sensi e il proprio corpo come strumenti, spesso autonomi da se stesso.

Strumenti adoperati e subiti in modo che molti possono reputare distorto, esagerato, a tratti deforme.

Ogni flebile suono, ogni sfumatura di colore, ogni piccola parola diventano per l'artista sensazione da cogliere, da trasformare, da metabolizzare, da condividere. Tempeste di emozioni che scuotono. squassano. Che creano Arte.

Che diventano anima.

Egli non può fare altrimenti: comprimere nella modestia ciò che per lui è naturale lo renderebbe incompleto, infelice.

Anche chi ama o si sente amato non può essere modesto, realmente modesto.

Perché l'Amore è identità, affermazione dell'Io.

E anche se il mondo del "politically correct" troverebbe "politically scorrect"* cio che mi accingo a fare, io affermo con gioia:

Sono un Artista e amo.

Nonostante me.

 

*Risparmio ai precisini la fatica di scrivermi: lo so che scorretto in inglese si traduce incorrect, ma l'Artista è anche ironico e parla di sé in terza persona.

 

 
 
 

Oltre il Confine

Post n°133 pubblicato il 30 Luglio 2015 da bibe.mt
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Mi guardo indietro. Ho superato un check point, una linea di confine. 

Sono in un altro Stato.

Vitale.

In tanti mi hanno accompagnato alla frontiera, dicendomi: andrà tutto bene! Non preoccuparti!

E io a dire loro, prima di salutarli: andrà tutto bene! Non preoccupatevi!

Pareva che tutti conoscessimo la fine della storia, senza averla letta prima.

E io l'ho fatto. Pagina per pagina. parola per parola. Ed è finita come tutti ci aspettavamo.

Non tutti coloro che leggono questo Blog mi conoscono, e non tutti quelli che mi conoscono sanno ciò che mi è successo.

Voglio raccontarlo non per eccesso di protagonismo, ma per condividere un'esperienza che sarà una delle spinte motrici principali del mio pensare.

Un pensare che da anni condivido on line. Un paio di occhiali indispensabili per leggere anche tra le mie righe, se mai ci saranno.

Mi hanno estratto un male dal cervello. Un corpo estraneo.

Era una sorta di ossimoro: era un mostro gentile, un male benigno.

Una realtà ormai irreale che, nel suo e nel mio piccolo, ha fatto sì che sia esistita una vita vissuta prima che io sapessi di lei, e che ci sia una vita ancora da vivere, dopo il suo forzato addio.

Alla frontiera non mi hanno sequestrato niente: riparto con tutto ciò che avevo portato nella mia borsa di pelle e d'ossa, sfregiata dalle guardie.

E ne userò il contenuto ancora, dopo.

Come prima.

Mi guardo indietro.

Sono felice.

Per il confine attraversato e per non aver sprecato una vita.  

Prima.

 
 
 

Puttane e Puttanieri

Post n°132 pubblicato il 04 Aprile 2015 da bibe.mt
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Giacere con una persona, toccarla, baciarla è amore detto con il corpo, senza il bisogno delle parole usate anche da milioni di altri. Occhi chiusi, sospiri, profumi e fragranze. Frasi uniche, non dette, fatte di immagini, tatto, gusto e tutto ciò che si può offrire all'altra persona. Per se stessi e per l'altro. Perchè ognuno riveste con lealtà un ruolo pari.

Pagare o essere pagati per avere questo, è creare illusione di amore. Un fatiscente surrogato. E' sfogo, desiderio, egoismo, ipocrisia, rivalsa, bisogno di sconfiggere la solitudine. Si paga per essere accettati, si viene pagati per accettare l'inferiorità, fisica o morale, dell'altro.  

E l'amore, la passione si manifestano a ciascuno in tutte le manifestazioni dell'anima. Sempre.

Amare è ballare, cantare, dipingere, scrivere...

Ma andare ad esibirsi in posti tristi solo per i soldi, leccare tutto il leccabile del potente di turno per accedere a palchi che il tuo valore reale non meriterebbe, far parte dei direttivi di istituzioni che organizzano concorsi per poi parteciparvi e vincere il premietto di turno, scrivere un libro e pagare l'editore per pubblicarlo...

Sì: ne conosco tanti di puttanieri e di puttane che si vantano di aver trovato l'amore.

 
 
 

Come si fa?

Post n°131 pubblicato il 12 Febbraio 2015 da bibe.mt
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E' sempre più difficile il confronto con gli altri.

Viviamo in un epoca di "selfie", di auto-profili, di condivisione dell'ego. dove non si ascolta l'altro, dove non si guarda l'altro: gli si parla solamente. Ad alta voce.

Gli si parla meccanicamente, magari ripetendo concetti già detti, temprati negli anni e non bisognosi di alcun arricchimento.

Ed è difficile, in un confronto, partire da concetti condivisi, da punti di partenza comuni. La debolezza è diventata forza, e paventare l'ipotesi di un proprio sbaglio di comportamento fa adattare la realtà circostante a proprio uso, distorcendola, come fosse un paio di scarpe di cui trovare il numero.

Discorso, confronto, espressione di concetti diversi...

Tutto inutile se non si riparte da zero, con un metodo quasi socratico, dove la realtà deve essere riconsiderata e riconosciuta con gli occhi e i sensi di entrambi. Bruciare i propri diversi punti di vista per farne sorgere uno comune e da lì porre le basi per la costruzione del confronto.    

Per evitare questa "sindrome della Fenice", in questi anni mi sono sforzato di adattare il mio comportamento ad una realtà oggettiva, quasi asettica, cercando quella correttezza, quella eticità non discutibili perché mai legate alla convenienza personale.

E spesso mi chiedo se questo sforzo porti ai risultati attesi, dato che molti non hanno il dono del ricordo. Non serve essere corretti per anni, per decenni. Non esiste l'onestà intellettuale svincolata dal proprio tornaconto.

Se non hai abbastanza caramelle per tutti, nessuno ne ha diritto, neanche tu. Questo è il mio punto di vista.

E lo stronzo, invece, che per anni ha distribuito caramelle a chi gli pareva (generalmente per ottenere qualcosa), viene perdonato, compreso, accolto, anche da chi era stato escluso.

Forse perché spera di essere il prossimo a ricevere quella cazzo di caramella...

 
 
 

Attese

Post n°130 pubblicato il 16 Novembre 2014 da bibe.mt
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E' sempre più difficile il confronto con gli altri.

Semplificando all'estremo, potremmo affermare che il contatto, la relazione con le altre persone è la somma di ciò che si vuole, aggiunto a ciò che si mette a disposizione.

Semplificando ancora di più, potremmo stabilire che questa somma tra il dare e l'avere all'altra persona e dall'altra persona, deve raggiungere la quantità simbolica 100, da ripartire in parole, gesti, attenzione, stima, slanci, amicizia, amore...

All'inizio, se la persona interessa molto, le si da 70, 80 ed essa, prese le misure, risponde 20 o 30, fino a trovare l'equilibrio.

Con il tempo, se l'interesse per l'altra persona raggiunge la routine, si tende a donare sempre meno, e il contraltare, se ci tiene, pareggia con l'aumento del suo dare la somma da raggiungere.

Quando la somma ottenuta e donata da entrambi diminuisce gradualmente sempre più rispetto a 100, il rapporto si raffredda, si intristisce, cessa.

Dare e avere. Prima di imputare all'altra persona la rottura di un rapporto, ci si dovrebbe chiedere quando le si è donato, anche per una sola volta, 51.

 
 
 

Vivere. Rivivere.

Post n°129 pubblicato il 09 Agosto 2014 da bibe.mt
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Vivere. Rivivere.

Un meccanismo semplice, ma complicato.

Una macchina umana.

Un automatismo creativo.

Devo decidere di rivivere, non lasciare che il mio corpo viva nonostante me.

Una droga, vivere.

Non mi basta mai.

E la voglia cresce, cresce.

Un nido di uccellini con il becco spalancato, a urlare "Ancora! Ancora!".

Sempre di più, sempre di più.

Lasciare che la mente crei ricordi.

Simili, ma diversi.

Non cercare di ricreare rapporti forse mai esistiti con le persone.

Provare a ritrovare solo luoghi già vissuti.

Per poter rivivere i nuovi giorni.

Per poter...

Vivere.   

 
 
 

Agenda

Post n°128 pubblicato il 16 Luglio 2014 da bibe.mt
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Ogni tanto, quando la memoria Sim è piena, devo fare pulizia nella mia agenda telefonica.
Bisogna trovare spazio per i nuovi contatti, e buttare quelli ormai inutili.

Ed è strano vedere che butto via le schede di molte persone vive, e conservo, con amore, i numeri di amici che non sono più in questo mondo. Perché mi illudo di poterli risentire un giorno, in questa vita.

Quelli che elimino, per me non esistono più, e mi illudo di non doverli risentire. In nessuna vita.

 
 
 

Scendi?

Post n°127 pubblicato il 03 Luglio 2014 da bibe.mt
Foto di bibe.mt

Scendi? Non voglio andare più avanti...

Sei sceso? Io torno indietro...

E ringrazio chi mi ha fermato.

 
 
 

COS'è RITORNI SENZA ANDATE

Ritorni senza Andate è un Blog, non una testata giornalistica. Non va considerato un prodotto editoriale ai sensi della Legge 62/2001. Ritorni senza Andate propone riflessioni, cerca di analizzare le contraddizioni, le meraviglie e le ipocrisie dell'animo umano. Purtroppo per voi mi arrogo il diritto di esserne io il rappresentante e la voce. Il Blog non accetta commenti anonimi o chiaramente istigatori di potenziali scontri più che di discussione. Grazie a chi legge e a chi trova il tempo di interagire con me. 

 

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