Creato da blog4job il 27/12/2013
La nuova faccia del lavoro..Il talento prima di tutto!

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Lingue e specializzazioni

Post n°11 pubblicato il 30 Dicembre 2013 da blog4job

Quello che piace ai recruiter.

Più dell'esperienza, saper creare networking e avere spiccate capacità di business fanno guadagnare punti agli occhi dei recruiter. Ma anche conoscere la terza lingua come il cinese o il polacco. Insomma, il mercato del lavoro è cambiato e profili cercati e tecniche di selezione si evolvono. 

Agli occhi di un recruiter, flessibilità e capacità di adattamento contano più delle esperienze acquisite. Così come il saper creare networking e avere spiccate capacità di business. È il risultato di un’analisi condotta da Hays Italia, società di recruiting in middle e top management. “Istruzione ed esperienza continuano a essere una discriminante importante in fase di colloquio – precisa Carlos Manuel Soave, managing director di Hays Italia –, ma non sono gli unici fattori su cui ci si basa per valutare l’idoneità di un professionista”. Tra le caratteristiche che fanno di un candidato quello ideale ci sono anche le conoscenze linguistiche. Cinese, portoghese, russo e polacco, su tutte.

Soave, come sono cambiate le tecniche di selezione?
“Negli ultimi anni c’è stata un’evoluzione molto rapida e il panorama, per chi si occupa di recruitment, è completamente cambiato, così come i profili ricercati dalle aziende. Per intenderci, se fino a pochi anni fa colloqui e test attitudinali erano finalizzati a individuare i candidati con un determinato percorso accademico e con una specifica esperienza alle spalle, oggi le leve della selezione sono differenti. In questi ultimi anni, inoltre, le aziende hanno imparato a ragionare secondo nuovi criteri e a bilanciare il contenimento dei costi con la necessità di salvaguardare figure di talento”.

Cosa significa?
“Che, in parallelo alla selezione di nuovi candidati, le aziende hanno cominciato a ricercare internamente al proprio organico professionalità da ‘ricollocare’ in altri ruoli. Con un cambio di mansioni e un giusto affiancamento, un professionista può trasformarsi da una semplice risorsa in un assett essenziale per l’azienda”.

Quali sono le regole che devono seguire i responsabili delle risorse umane?
“Alcuni si presentano freddi e distaccati durante i colloqui, mentre altri cercare di creare un clima empatico con il candidato. Non c’è un modus operandi giusto e uno sbagliato: a volte, i selezionatori più esperti sono in grado di alternare questi due atteggiamenti in base a chi si trovano di fronte. Ci sono però regole che è meglio rispettare. Per esempio, prima di affrontare un colloquio, il responsabile della selezione deve rileggere (e se possibile verificare) le informazioni contenute nel curriculum vitae del candidato, memorizzandone i punti salienti. Chi seleziona, inoltre, deve avere ben chiaro quali sono i punti che dovranno essere toccati durante il colloquio, quali le domande da porre ed essere preparato a rispondere a eventuali richieste. Infine, chi tiene le redini dei colloqui deve essere competente: se, ad esempio, si cerca un business intelligence analyst è bene che chi si occupa dei colloqui abbia familiarità con il mondo dell’IT”.

Quali sono, quindi, i fattori per valutare l’idoneità di un candidato?
“Non si cerca più un candidato perfetto ‘sulla carta’, ma la tendenza è a delineare un profilo il più completo possibile, prendendo in considerazione una quantità sempre maggiore di specializzazioni e competenze. Oltre a istruzione, carriera e obiettivi raggiunti, si valutano positivamente conoscenze linguistiche (soprattutto la terza lingua), attitudine alla leadership, scioltezza nel public speaking e doti organizzative”.

A proposito di lingue, quali sono oggi quelle più richieste?
“È in ascesa la richiesta da parte delle aziende di candidati con conoscenze linguistiche che vadano ben oltre l’inglese. Benché siano sempre ricercati i candidati che hanno familiarità con tedesco, francese e spagnolo, si registra un’impennata nel volume di richieste di professionisti in grado di parlare fluentemente in cinese, portoghese, russo e polacco”.

Che ruolo giocano i nuovi strumenti tecnologici nella selezione dei candidati?
“Dopo il boom di Internet, le modalità di ricerca dei candidati si sono letteralmente trasformate, diventando più efficaci e mirate. Per esempio, grazie ai social network, la fase di screening è diventata più semplice. Ed è diventato possibile anche verificare referenze e informazioni contenute nei curricula. Sempre grazie alla tecnologia, la rosa dei potenziali professionisti adatti a ricoprire una posizione lavorativa può diventare virtualmente infinita: grazie a sistemi di videochat e messaggistica online è possibile valutare professionisti che vivono a centinaia di chilometri dal luogo di selezione”.

E dal punto di vista di chi cerca lavoro?
“Da quando i social network sono diventati parte integrante della vita di tutti i giorni, poter contare su una reputazione solida e ben documentata sta diventando uno dei plus più utili per chi è a caccia di un nuovo lavoro. Sempre più spesso, infatti, i responsabili della selezione affiancano a un attento esame del cv anche uno screening di ciò che trapela dai profili virtuali del candidato. E se è vero che l’imperativo dell’online è ‘condividere’, è anche vero che bisogna prestare attenzione a cosa si pubblica, al livello di privacy impostato e a quali amicizie o collegamenti è bene includere all’interno del proprio network. Se si lascia un profilo completamente ‘aperto’, anche ai non amici, il rischio è perdere il controllo di informazioni sensibili o delicate che potrebbero influenzare l’esito di un’eventuale selezione”.

Ma l’istinto conta ancora nella scelta di un candidato?
“Gioca un ruolo fondamentale e, dopo anni di colloqui, un reclutatore esperto capisce già dopo pochi minuti se la persona che si trova di fronte è adatta o meno a ricoprire la posizione lavorativa per cui si è candidata. Naturalmente, come in ogni cosa, è necessario trovare la giusta via di mezzo: quindi un colloquio o una scelta non deve basarsi sul solo istinto. L’istinto è uno strumento in più su cui un responsabile delle risorse umane può fare affidamento durante la selezione”.

 
 
 

Gli introvabili del lavoro

Post n°10 pubblicato il 30 Dicembre 2013 da blog4job
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Tra informatica e sanità

Tra i laureati i responsabili del personale fanno fatica a trovare gli esperti di software e di gestione aziendale e gli analisti programmatori. Tra i diplomati, ricerca non facile per gli sviluppatori di software, i disegnatori tecnici e gli assistenti socio-sanitari. I dati di Unioncamere e ministero del Lavoro sulle professionalità poco diffuse sul mercato

Le imprese italiane hanno difficoltà a trovare, e quindi assumere, personale adeguato. Si fa fatica a crederlo in un periodo di crisi occupazionale come quello attuale, ma è così: ogni 100 assunzioni, 13 si rivelano particolarmente complesse. A rivelarlo è l’analisi annuale del sistema informativo Excelsior condotto da Unioncamere e dal ministero del Lavoro. Le aziende, infatti, richiedono, oltre a precise competenze tecniche che spesso però mancano, anche capacità di lavorare in gruppo, di problem solving, di flessibilità e di adattamento. Caratteristiche che non tutti sembrano avere.

Nel 2013, le aziende avevano previsto di assumere 367.500 persone. Di questi, 47mila (il 12,8%) sono stati di difficile reperimento. Un calo rispetto allo scorso anno, ma se si considera che nel 2012 c’erano ben 40mila posti in più, i conti tornano. La mancanza di professionalità richieste si riscontra sia tra laureati che tra diplomati. Per i primi, occorrerebbero più esperti di software (con 260 assunzioni difficili su 550, il 47,4% del totale), più esperti di gestione aziendale (350 su 930, pari al 37,8%) e più analisti programmatori (250 su 690, pari al 36,4%). Tra i diplomati meno presenti sul mercato, i primi sul podio sono gli sviluppatori di software (con 200 assunzioni di difficile reperimento su 580, il 34,6%), al secondo posto i disegnatori tecnici (29,3%), terzi gli assistenti socio-sanitari con funzioni di sostegno nelle istituzioni (22,1%).

Il disallineamento tra offerte e richieste ha una causa ben precisa, secondo gli operatori economici: la sostanziale distanza tra mondo del lavoro e sistema della formazione, che non “sforna” abbastanza diplomati e laureati per i settori in cui sono maggiori le possibilità occupazionali né da loro quel bagaglio di competenze, capacità ed esperienze indispensabili per lavorare. “È un problema sostanziale, che investe quasi in pari misura laureati e diplomati” denunciano da Unioncamere e del ministero del Lavoro.

Così, se la disponibilità di ingegneri elettronici e informatici (duemila assunzioni difficili, pari al 26,5% delle 7.600 previste) è numericamente poco consistente, per il laureati ad indirizzo scientifico, matematico e fisico (pari al 30% delle 1.430 assunzioni programmate) le aziende lamentano una carenza relativa alle competenze esperienziali e formative. Discorso analogo per gli ingegneri industriali (troppo pochi e senza le capacità richieste), mentre tra i diplomati ci sono soprattutto quelli del settore agrario-alimentare (difficile il 32,5% delle 1.070 assunzioni previste), informatico (27,6%) ed edile (21,4%) a fare le spese del divario tra il mondo del lavoro e il mondo della scuola.

“Ancora una volta Excelsior dimostra quanto sia importante lavorare sui due fronti dell’orientamento e dell’alternanza tra studio e lavoro – spiega Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere –. Per quanto la difficoltà di reperimento segnalata dalle imprese sia quest’anno molto contenuta, essa continua a interessare soprattutto i profili tecnici e specialistici di cui già da tempo abbiamo segnalato la carenza”. Ci vogliono, insomma, più formazione e più orientamento per evitare che, tra i laureati che le imprese vorrebbero assumere, uno su 5 sia difficile da trovare (vale a dire 11mila persone) e che siano “introvabili” 21mila diplomati (il 12,9% delle 160mila assunzioni possibili).

“Oggi ancora di più occorre mettere in mano ai nostri giovani le carte per scegliere, con consapevolezza, la strada che apra loro un futuro di lavoro e di soddisfazione” continua Dardanello. Come farlo? “Affiancando alla scuola l’impresa, in maniera che i ragazzi possano acquisire un’esperienza da far valere al momento della selezione del personale da parte dell’impresa” conclude il presidente di UNIONCAMERE

 
 
 

Aziende farmaceutiche, oltre 230 opportunità

Post n°9 pubblicato il 30 Dicembre 2013 da blog4job
Foto di blog4job

I profili? Informatori, controller, periti e venditori

L’industria farmaceutica rimane strategica nonostante la crisi. Riguarda infatti il comparto con la crescita più alta (tra il 2007 al 2012), con i suoi 26 miliardi di euro all’anno di produzione di cui il 67% dovuti all’export (dati Farmindustria). «Sebbene la flessione del numero degli addetti (-11.500 in sei anni) abbia colpito soprattutto gli informatori scientifici, le opportunità professionali ci sono, offrono buone possibilità di sviluppo e stipendi al di sopra delle medie di mercato - commenta Angelo Cusina responsabile Medical and Science di Adecco -. Riguardano soprattutto laureati senior e junior in farmacia, chimica e tecnologie farmaceutiche, biologia ingegneria biomedica e medicina, junior e senior». Ed ecco infatti 45 ricerche, tutte per contratti a tempo indeterminato, per posizioni nell’area del «regolatorio», della «qualità» e della «farmacovigilanza» (medicalescience@adecco.it).

Stefano Scabbio, ManpowerStefano Scabbio, ManpowerDato interessante: «Oggi la tendenza è valutare anche candidati con esperienze al di fuori del settore healthcare, è il caso dei product manager e dei brand manager che provengono dalla grande distribuzione organizzata», commentano da Manpower dove hanno in corso 120 ricerche. Sessanta sono gestite dalla società di ricerca e selezione Experis (market access, health economics and outcomes research, medical advisors, medical liaisons, key account, regulatory affairs manager, brand manager, responsabili di produzione, coordinatori e specialist di quality assurance) e altre 60 dall’agenzia per il lavoro (farmacisti, parafarmacisti e periti tecnici) (www.experis.it, www.manpower.it).

Francesca Contardi, Page PersonnelFrancesca Contardi, Page PersonnelEcco alcune tra le altre offerte. Diciannove opportunità arrivano anche da Page Personnel (venditori per il canale farmacia junior, business development, medici neo specializzati, commerciali, product manager, manutentori, tecnici di laboratorio e addetti al controllo qualità, www.pagepersonnel.it). Per quanto riguarda invece direttamente il fronte aziendale: Bayer cerca senior (veterinary drug promoter, area manager, technical sales representative) e propone 6 stage (logistica, tecnologia, comunicazione, marketing e risorse umane) (www.mybayerjob.it); Boiron offre opportunità nell’ufficio stampa e 2 stage nella ricerca clinica e per i progetti speciali (www.boiron.it); Johnson & Johnson ha aperte posizioni nelle aree: operations, marketing e commerciale, amministrazione e finanza a cui si aggiungono stage negli affari regolatori e nella ricerca e sviluppo (www.jnjmedical.it). Giorgio Milesi, Johnson & JohnsonGiorgio Milesi, Johnson & JohnsonE Pfizer ha aperte alcune ricerche a Catania (dirigente della qualità, analista dell’automazione e specialista della produzione), ad Aprilia (specialisti della qualità e addetto al customer), a Milano (addetto o esperto nella farmacovigilanza e medico per l’oncologia), a Roma (addetto alla logistica). Inserisce inoltre continuativamente stagisti nelle diverse funzioni (una quarantina all’anno) con possibilità di conferma.

 
 
 

Il lavoro che c'é

Post n°8 pubblicato il 29 Dicembre 2013 da blog4job
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Amazon Italia cerca esperti di logistica junior e senior per il nuovo centro di distribuzione di Castel San Giovanni (Pc). Ma il recruiting continua nel 2014

La prima spedizione è partita da lì l'8 ottobre scorso: era un Kindle Paperwhite. Ma è solo dalla prossima primavera che il nuovo centro di distribuzione di Amazon Italia a Castel San Giovanni, nel piacentino, entrerà completamente in funzione, sostituendo il vecchio. Un polo logistico enorme - da 60 mila metri quadrati, tanto quanto nove campi da calcio – che non è solamente un capolavoro della tecnologia, come ci hanno spiegato da Amazon, ma anche un investimento in grado di portare un migliaio di nuovi posti di lavoro nel giro dei prossimi tre anni tra stagionali e vere e proprie assunzioni.
«Il nostro primo centro di distribuzione italiano lo abbiamo aperto nel 2011 sempre qui, a Castel San Giovanni, in una zona d'Italia avvantaggiata per la posizione strategica, a cavallo tra Emilia e Lombardia e sull'autostrada che collega Torino a Brescia», racconta Stefano Perego, amministratore delegato di Amazon Logistica Italia che oggi dà lavoro a circa 700 persone (erano 30 nel 2011), di cui quasi 400 permanenti.

«Dovevamo fare un'operazione veloce, avvicinarci rapidamente al mercato italiano, per cui ci siamo adattati, prendendo in affitto il primo magazzino disponibile. Ora, però, Amazon è cresciuto. Ed è arrivato il momento di avere una sede tutta nostra, fatta proprio come noi vogliamo». Il gruppo Amazon, una delle aziende di e-commerce più famosa al mondo con i suoi 97 mila dipendenti, dall'inizio dell'anno a fine settembre ha fatturato 17,09 miliardi di dollari (+24% delle vendite rispetto allo stesso periodo dello scorso anno). In Italia ha cominciato a operare nel novembre 2010 dalla sede commerciale di Milano. Nel 2011 ha aperto il primo magazzino di Castel San Giovanni. A giugno 2013 è arrivato il customer service di Cagliari. E ora il nuovo centro di Castello, grande quasi il doppio, a sostituire il primo nella stessa cittadina. «Il segmento italiano è cresciuto tantissimo e la nostra offerta commerciale si è diversificata: non vendiamo più solo libri o film ma anche giochi, prodotti per l'infanzia o per la cucina. Naturale che avessimo bisogno di una base più grande in grado di assicurare spedizioni ancora più rapide», racconta Perego.
Tre le caratteristiche volute per il nuovo magazzino. «La qualità dell'ambiente è ottima - continua il manager - di solito i capannoni sono freddi d'inverno e caldi d'estate, il nostro, invece, può essere riscaldato e condizionato e ha un sistema di coibentazione che consente di ridurre i consumi energetici". Seconda novità: «la logica a tubo con cui il magazzino funziona: le merci entrano da un lato ed escono da quello opposto». Sembra una banalità, ma il primo centro Amazon non funzionava così. «Infine, la tecnologia di altissimo livello: le merci non sono trasportate da semplici carrelli ma da nastri trasportatori che rendono ogni area del magazzino connessa l'una all'altra».
Tantissime, dunque, le braccia e le teste necessarie a far funzionare una macchina del genere. «Oltre ai magazzinieri, stagionali, di cui abbiamo sempre bisogno soprattutto durante il picco di Natale, lavorano a Castel San Giovanni manager e figure di supporto che si occupano di gestione acquisti, finanza e controllo, risorse umane, sicurezza sul lavoro, logistica e tecnologia - ha detto Perego - Tra queste, quelle più preziose che cercheremo per i prossimi anni sono i responsabili di reparto logistico e gli operation manager, cioè chi si occupa della pianificazione e del funzionamento della struttura».
Ingegneri, dunque, o laureati in economia, a conoscenza dei sistemi informatici per la logistica, capaci di parlare bene l'inglese. «Perché se il camion con la merce che arriva da Monaco è in ritardo", continua Stefano Perego, bisogna saper interagire. In Italia, comunque, profili di questo tipo si reperiscono facilmente. Il problema è trovare chi abbina a un buon curriculum le soft skills per noi più importanti». Attenzione al cliente, alla qualità e alla sicurezza sul lavoro: «molte aziende considerano l'efficienza e la riduzione dei costi gli unici obiettivi da perseguire. Per noi, che facciamo commercio online, è diverso: il cliente a cui arriva un ordine sbagliato o in ritardo tende a non fidarsi più e a tornare ad acquistare nei negozi tradizionali. Ecco perchè cerchiamo persone che siano in grado di far arrivare la merce giusta al momento giusto, sempre, e che siano in grado di mantenere un ambiente di lavoro ordinato e pulito».
Al momento sono già aperte alcune ricerche di lavoro a Castel San Giovanni: per responsabile di reparto logistico, responsabile di reparto logistico junior e senior operations manager . Abbastanza lunga la selezione: almeno un paio di chiacchierate telefoniche, poi quattro o cinque colloqui in sede a Castel San Giovanni nell'arco della stessa giornata.
Per candidarsi a queste posizioni bisogna inviare il proprio curriculum tramite la pagina www.amazon.it/lavoro. Il consiglio è quello di continuare a inviare le candidature senza un preciso limite di tempo:«l'azienda cresce e le opportunità ci sono», assicura Perego

 
 
 

Eliminare i vincoli al merito e liberare i molti talenti che abitano l'Italia

Post n°7 pubblicato il 28 Dicembre 2013 da blog4job
Foto di blog4job

Che l’Italia stia affrontando un periodo difficile, caratterizzato da una (temo peggiore del previsto) recessione e da una recrudescenza della crisi finanziaria che già l’aveva colpita alcuni mesi fa, non è un fatto nuovo. Anche nella ricerca delle cause di questa situazione di crisi, più grave di quella che ha colpito altri Paesi partner dell’Italia - europei o no - sono stati indicati negli anni elementi che non sono più nuovi. Il debito pubblico superiore al 120% del PIL, la burocrazia, le imposte e gli oneri previdenziali troppo alti, la rigidità del mercato del lavoro, il costo dell’energia tra i più alti d’Europa, la carenza di infrastrutture. Tutte cause effettive, e l’elenco non è ahimè esaustivo. Ma volendo trovare una ragione principale, la madre di tutti i problemi di un popolo straordinario capace di esprimere i più alti livelli di ingegno e di creatività estetica al mondo, si arriva alla conclusione che a mancare è la pratica della meritocrazia. Lo aveva già denunciato Roger Abravanel nel suo libro Meritocrazia del 2008, con prefazione di Francesco Giavazzi; un testo di rara lucidità nell’analizzare la nostra società «bloccata» quanto concreto nel proporre delle soluzioni per uscire dall’impasse.

Per queste ragioni quando, appena rientrato dalla breve pausa pasquale, ho trovato il Manifesto per il Talento che i promotori mi proponevano di sottoscrivere, non ho avuto esitazioni nell’afferrare la penna. La veloce lettura del testo quasi-one page, il cui sottotitolo è «Merito, Leadership, Valori», mi ha fatto ricordare che il nostro è il Paese dalla Legge elettorale senza preferenze, delle raccomandazioni, dei voti «politici», degli scatti di anzianità, delle poche donne ai vertici delle organizzazioni. Mi ha anche fatto pensare che eliminando questi vincoli ai meriti, liberando i moltissimi Talenti che vi abitano, l’Italia riuscirebbe a superare di conseguenza i pesanti svantaggi competitivi che la stanno allontanando dal resto dell’Europa e del mondo occidentale. La battaglia per l’affermazione del merito vale la pena di essere combattuta; partendo dalla scuola per arrivare al posto di lavoro - privato o pubblico che sia - passando per la politica. Ricordando che la vera uguaglianza fra gli uomini è quella di avere le medesime opportunità di successo, non il medesimo risultato garantito in partenza. E che il successo si ottiene con il merito che, a sua volta, è il prodotto delle proprie innate e acquisite capacità moltiplicate per l’impegno che profondiamo nel conseguire i nostri obiettivi.

RICCARDO ILLY, Presidente Gruppo illy

 
 
 
 
 

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