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Una storiella ch'è tutta una storia

Post n°10 pubblicato il 12 Marzo 2014 da almacel

Stavo congelando perdiana.
Il freddo era intensissimo e senza che me ne rendessi conto pienamente, mi conquistava poco a poco il corpo ed intontiva la testa e con una velocità di cui non avevo precedenti.
Il suo avanzare in me era inesorabile ed inarrestabile.
Indi dovevo fare qualcosa, però obiettivamente non è che avevo molte possibilità di riparo nudo e preso com'ero.
Nel frattempo i fiocchi continuavano a cadere ed io vagavo da qualche ora privo di meta, solo e sperduto, per quella steppa di radi bassi cespugli e virgulti pungenti.
Mi devo inventare qualcosa pensai.
Se non che la neve fresca non era sufficiente per costruirmi un riparo ed anche raccogliendo fasci d'erba secca mai avrei potuto accendere un fuoco privo d'accendino.
E che tipo di trovata dunque potrebbe mai venirmi? mi chiesi.
Serve una cosa atta al concentrare energia decisi.
Quindi mi metto seduto a meditare conclusi.
Al che mi resi conto immediatamente di non possedere, in quei momenti, la predisposizione necessaria per applicare tale pratica.
Allora pregherò continuai.
Pertanto scoprii presto di non aver voluto imparare nessuna preghiera e di non essere nemmeno in grado d'inventarne una su due gelati piedi.
Che il cervello andava lesto verso la disperazione e l'irrazionale.
Così andai avanti del tempo nel propormi ipotesi man mano più sbandate finché... finché non mi sembrò di vedere una luce lampeggiante laggiù in fondo, dove la nebbia diventava spessa pari alla panna mondata.
E mi ci diressi e perfino correndo, solo che invece inciampai e caddi rovinosamente e naturalmente aggiungendo pena a pena.
Tuttavia mi tirai su ed alchimia? ritrovai fra le mani un bastoncino biforcuto.
Una specie di pezzo di ramo, lungo un metro circa, che mi stupì cavolo.
Mi stupì tantissimo.
E m'attirò... m'attirò curioso per via del modo in cui era stata incisa la sua corteccia.
Dei segni stranissimi e di varie dimensioni infatti la solcavano incredibilmente scavati e disposti.
Mi misi ad osservarli rapito.
Sembravano voler illustrare un testo.
Quasi a copiare delle scritte d'amore sui tronchi al parco.
Ma non si distinguevano lettere o numeri.
No no.
Erano tipo caratteri d'un codice piuttosto.
Un messaggio che nelle intenzioni doveva rimanere incomprensibile a tutti, meno a chi conosceva le coordinate buone per decifrarlo.
Tra l'altro considerai pure che stava proprio strano un rametto in quel posto abbandonato da dio e dagli alberi.
E ciò aumentò se possibile l'interesse.
Ergo il dilemma dell'interpretare i segni mi divenne "oltre" complesso.
Ed oramai loro m'avevano pressoché rapito e stregato.
E continuavo a studiarli ed osservarli.
A "rigirarlo" fra le mani sempre maggiormente coinvolto.
A fare ipotesi.
A congetturare.
Ad immaginare quale animale avrebbe potuto rosicchiarlo in quel modo perfetto.
O che agente atmosferico fosse stato in grado di compiere un simile prodigio.
O su dove poteva essere ora l'uomo che l'aveva inciso.
E con che attrezzo l'aveva manipolato.
Aspetta rilanciai.
Potrebbe contenere una mappa o magari indica "la" direzione o probabilmente è un calendario, una pianta del cosmo, un oroscopo, un messaggio divino a me rivolto.
Il mio testamento spirituale.
Uno scritto ancestrale.
E via di questo passo insomma durante non so quanto tempo.
"Ah!
Durante quanto tempo te lo so dire io amico.
Che t'ho trovato e soccorso.
Minimo... minimo settantadue ore, tutte chiare in questo periodo qui nel circolo polare, sei rimasto là fuori in quelle condizioni ed in aggiunta so un'altra cosa fondamentale.
Quell'attacco d'interesse irrazionale verso il bastoncino t'ha certamente salvato la vita, distraendoti dal fatto di percepire unicamente il freddo.
Manco se catturando intera la tua attenzione lui fosse riuscito a riscaldarti, per dentro, meglio di qualsiasi fuoco da fuori o qualsivoglia altra soluzione logica del tuo problema.
T'ha salvato la vita.
E questa, vale a dire l'importante non è la regola bensì l'eccezione, direi è una morale bastante buona.
Che altrimenti, tra l'altro, il racconto mi rimaneva insulso".

 
 
 
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